Prima segnalazione di Dolichopoda geniculata
(O.G. Costa, 1836) in Svizzera (Orthoptera,
Rhaphidophoridae)
Grégoire Meier1, Patrick Scimè2, Patrick Kistler3 e Michele Abderhalden4
1 Via degli Orti 3, CH-6809 Medeglia
2
Via Maestra 3, CH-6930 Bedano
3
Corte di Sopra 1, CH-6917 Barbengo
4
Museo cantonale di storia naturale, Viale Carlo Cattaneo 4, CH-6900 Lugano,
michele.abderhalden@ti.ch
Riassunto: Nell’autunno del 2010 in una grotta alle pendici del Monte San Giorgio sono stati trovati casualmente durante
una gita erpetologica alcuni individui di Dolichopoda geniculata (O.G. Costa, 1836). L’osservazione risulta essere la prima
per il territorio svizzero e riveste una certa curiosità considerando che questa specie è distribuita nell’Appennino centromeridionale. Alcune analisi mostrano una corrispondenza genetica degli esemplari raccolti con la popolazione della grotta
di Valmarino che si trova nei pressi di Fondi vicino a Terracina (Latina).
INTRODUZIONE
I generi Dolichopoda e Troglophilus rappresentano gli unici Ortotteri cavernicoli della famiglia Rhaphidophoridae che abitano le grotte italiane. La distribuzione di
questi due generi è tipicamente mediterranea. Il genere
Dolichopoda conta circa 15 specie nell’Europa occidentale tra i Pirenei, il Sud della Francia e l’Italia (Bellmann
& Luquet, 1995; Di Russo & Rampini, 2012). In particolare nella penisola italiana sono presenti nove specie
distribuite dalle Alpi occidentali all’Appennino calabro
(ig. 1).
Figura 1: Carta di distribuzione delle specie di Dolichopoda in Italia e in regioni limitrofe. Viene riportata la popolazione svizzera di
Rancate. Cartina tratta da Massa et al. (2012), Allegrucci et al. (2005), Fontana et al. (2002), Harz (1969).
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G. Meier et al.: Prima segnalazione di Dolichopoda geniculata (O.G. Costa, 1836) in Svizzera
Le Dolichopoda sono insetti atteri, con il corpo convesso dorsalmente, gli arti piuttosto sviluppati da cui deriva il nome e le
antenne lunghe una volta e mezzo il corpo. Il colore del tegumento va dal giallo-bruno al rossiccio con bande trasversali più
scure sui margini posteriori dei segmenti dorsali (ig. 2). Esse
differiscono da Troglophilus per quanto riguarda la spinulazione
delle tibie posteriori e la forma dell’apparato genitale maschile. Quest’ultimo, nelle Dolichopoda presenta un epifallo (ig. 3)
ben sviluppato e piuttosto scleriicato a forma di Y con il ramo
impari curvo e appuntito all’apice. La determinazione delle specie
avviene attraverso l’analisi delle caratteristiche speciiche dell’organo riproduttore maschile (Baccetti, 1966; Baccetti & Capra,
1959, 1970; Harz, 1969; Rampini & Di Russo, 2003; Di Russo
& Rampini, 2012).
Figura 2: Habitus femmina (foto G. Meier).
Figura 3: Epifallo in visione dorsale (foto M. Rampini).
Sulla base delle loro caratteristiche morfologiche ed ecologiche le
specie di Dolichopoda possono essere classiicate come organismi
eutrogloili, cioè non strettamente obbligate alla vita nelle caverne, ma che in esse compiono le principali fasi del loro ciclo
biologico. Il loro grado di adattamento alla vita cavernicola è variabile anche tra popolazioni della stessa specie, tuttavia nessuna
presenta le profonde modiicazioni morfologiche che caratterizzano altri taxa cavernicoli strettamente troglobi come l’assenza
di occhi, la completa depigmentazione e l’allungamento delle
appendici. Le specie di Dolichopoda abitano sia cavità naturali sia
artiiciali, che differiscono per le loro condizioni ecologiche. Le
cavità naturali sono in prevalenza di origine carsica e di conseguenza possono essere state colonizzate da almeno decine di migliaia di anni, climaticamente sono piuttosto stabili e sono provviste di risorse troiche costanti tra cui il guano dei pipistrelli che
le frequentano. Quelle artiiciali invece sono tutte molto recenti,
cioè non sono più antiche di 3’000 anni, hanno un microclima
relativamente instabile e soprattutto hanno scarse risorse troiche interne. Le Dolichopoda hanno una dieta onnivora, durante
il giorno rimangono in grotta e alla sera, quando le condizioni
dell’ambiente esterno sono favorevoli, possono uscire per alimentarsi. Normalmente questi insetti si riproducono in grotta e
le femmine depongono le uova all’interno di queste cavità che,
per le condizioni di temperatura e umidità stabili, sono ideali al
loro sviluppo (Rampini & Di Russo, 2003; Di Russo & Rampini,
2012).
Scoperta della popolazione svizzera
Durante un sopralluogo nel laghetto della Grotta del
Mago (G. Meier, P. Scimè, P. Kistler) per veriicare la
presenza di anibi, il 31 ottobre 2010 abbiamo notato
la presenza di Ortotteri cavernicoli. Scattate alcune fotograie, abbiamo provato a identiicare la specie e per
conferma abbiamo spedito alcuni esemplari a Mauro
Rampini (Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “C.
Darwin” - Università “La Sapienza” di Roma), specialista di questi Ortotteri. Da notare che durante alcune
visite successive abbiamo potuto contare una ventina
d’individui per volta. Un esemplare maschio e uno
femmina sono ora depositati presso il Museo cantonale
di storia naturale di Lugano.
Oltre alla determinazione morfologica, Rampini ha
proceduto con Giuliana Allegrucci (Dipartimento di
Biologia - Università di Tor Vergata, Roma) all’analisi
genetica di tre esemplari al ine di confermare l’identità
tassonomica.
La Grotta del Mago, luogo del ritrovamento nel territorio di Rancate, è una piccola grotta descritta ampiamente in Cotti (1952) e Cotti & Muggiasca (1956)
ma già citata nel 1859 da Giorgio Bernasconi nel suo
poema “Fra Bonagiunta e le streghe di Mendrisio”.
Alcuni aspetti naturalistici erano stati trattati già da
Pavesi (1874) e Ghidini (1902, 1906). Si tratta di una
grotta ampiamente rimaneggiata dall’uomo in passato
con alcune murature lungo la via d’accesso; l’entrata
possiede stipiti e un architrave ed è munita di cardini
per il sostegno di una porta che già all’epoca della descrizione di Cotti appariva fatiscente. La parte interna
è costituita da due sale, la prima presenta una muratura interna nella parte adiacente all’entrata e con segni
evidenti che questa sia stata adibita ad uso cantina.
La seconda sala, su un livello inferiore e raggiungibile
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attraverso una strettoia ed alcuni gradini, è interamente naturale e al suo interno presenta un piccolo laghetto alimentato da un ruscello sotterraneo. Le condizioni di temperatura ed umidità sono particolarmente
stabili durante tutto l’anno, soprattutto nella camera
più interna: temperatura dell’aria 10 ±4 °C con valori
di umidità prossimi al 100% (Cotti, 1952; Cotti & Muggiasca, 1956).
Dai risultati delle analisi genetiche effettuati sulle
Dolichopoda della Grotta del Mago risulta con certezza
che si tratta di D. geniculata (Allegrucci “in verbis”),
risultato che ha confermato la prima determinazione
effettuata tramite l’indagine dei caratteri morfologici.
La località tipica di D. geniculata sono i sotterranei di
Napoli ed è stata descritta da Oronzo Gabriele Costa
nel 1836 come Rhaphidophora geniculata (Monti, 1902).
Questa specie è ampiamente diffusa nell’Appennino
centro-meridionale (Lazio, a sud del Tevere, Abruzzo,
Campania, Lucania e Calabria, versante sud del Pollino).
Inizialmente, dalla bibliograia non risultavano Dolichopoda nelle grotte ticinesi (Cotti 1957, 1958/59, 1962),
quindi abbiamo proceduto alla veriica a livello dell’intero territorio svizzero. La ricerca nella banca dati del
CSCF, la comunicazione personale con il responsabile
per gli Ortotteri della stessa istituzione (C. Monnerat)
e la consultazione della bibliograia relativa alla fauna
svizzera (Thorens & Nadig, 1997; Baur et al., 2006)
hanno dato anch’esse esito negativo. Non risultano
quindi segnalazioni di questa specie in Svizzera prima
della presente comunicazione.
La scoperta di D. geniculata in una grotta del Cantone
Ticino va oltre la prima segnalazione di questa specie per la fauna elvetica. Dal confronto delle sequenze
geniche con altre popolazioni di D. geniculata italiane,
si è potuto accertare che gli individui della popolazione della Grotta del Mago mostrano una sorprendente
corrispondenza con quelli della popolazione di D. geniculata della Grotta di Valmarino (Allegrucci “in verbis”).
Quest’ultima grotta si trova nei pressi di Fondi, vicino
a Terracina, in provincia di Latina e presenta segni evidenti di utilizzo da parte dell’uomo come riparo per gli
ovini.
CONCLUSIONI
Considerando le caratteristiche ambientali della Grotta
del Mago, l’uso della grotta da parte dell’uomo in tempi storici e l’ecologia della specie, si può ipotizzare che
il ritrovamento di D. geniculata nel territorio ticinese sia
dovuto ad un fattore di dispersione antropocora, cioè
determinato dal trasporto passivo da parte dell’uomo.
In questo caso, sulla base anche dei dati di comparazione genetica, è probabile che gli individui di Dolichopoda,
che hanno colonizzato la grotta del Mago, abbiano
avuto origine da popolazioni del basso Lazio (Grotta
di Valmarino). La situazione qui descritta appare del
tutto simile a quanto riportato per D. laetitiae Minozzi
1920 e la sua dispersione a Nord del Po (Grotta della
Poscola, Vicenza, Bernardini et al., 1997). Questi ortotteri hanno colonizzato varie grotte e altri habitat
relativamente distanti dal loro areale originario, probabilmente trasportati passivamente, in tempi più o meno
remoti, assieme a derrate alimentari e altro, immagazzinati in grotte, sotterranei e cantine.
In questa occasione si desidera inoltre sensibilizzare i
gruppi speleologici che operano nel Cantone Ticino,
allo scopo di poter avere nuove segnalazioni della presenza di Dolichopoda. Queste informazioni aiuterebbero
a deinire meglio la loro distribuzione nell’area insubrica.
RINGRAZIAMENTI
A Roberto A. Pantaleoni (ISE-CNR Sassari) per i primi aiuti sull’identiicazione e per averci messo in contatto con gli esperti e Carlo Emilio Morelli (Dottore
in Scienze Biologiche) per averci aiutato della raccolta
e nella fotograia dei campioni. Si ringraziano inoltre
Mauro Rampini e Claudio Di Russo (Dipartimento
di Biologia e Biotecnologie “C. Darwin” - Università
“La Sapienza” di Roma) per l’esatta determinazione
dei campioni di Dolichopoda e per la revisione del testo. Inine un ringraziamento particolare va a Giuliana
Allegrucci (Dipartimento di Biologia - Università di
Tor Vergata, Roma) per le determinanti analisi genetiche eseguite.
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