Scarica il Libro Completo - Istituto Sperimentale per la Floricoltura
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26<br />
Supplemento al<strong>la</strong> rivista<br />
trimestrale Sic<strong>il</strong>ia Foreste<br />
Direttore Resp. e Red. Dott. A. Gatto<br />
Registrazione Tribunale di Palermo n. 27/1993<br />
Realizzazione editoriale<br />
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali<br />
via Libertà, 97 – Tel 091 7906811 – Palermo<br />
a cura di<br />
C<strong>la</strong>udio Cervelli<br />
In co<strong>per</strong>tina:<br />
Ginestra in piena fioritura<br />
ai margini di un bosco deciduo<br />
Ficuzza (PA) – 2004<br />
(foto A. Gatto)<br />
1
ISTITUTO SPERIMENTALE<br />
PER LA FLORICOLTURA<br />
Regione Sic<strong>il</strong>iana<br />
AZIENDA REGIONALE FORESTE DEMANIALI<br />
Le specie arbustive<br />
del<strong>la</strong> macchia mediterranea<br />
un patrimonio da valorizzare<br />
A cura di:<br />
C<strong>la</strong>udio Cervelli<br />
2005<br />
3
■ Prefazione<br />
_____________________________________________________________________________________________<br />
Nessun gruppo di piante come quelle che compongono <strong>la</strong> “macchia<br />
mediterranea” è stato oggetto di attenzione da parte di studiosi di campi tra<br />
loro molto differenti, che vanno dal<strong>la</strong> botanica sistematica, al<strong>la</strong> ingegneria<br />
naturalistica, al<strong>la</strong> fitochimica, all’agronomia, all’etnobotanica,<br />
all’alimentazione, al<strong>la</strong> linguistica; <strong>la</strong> presenza di queste specie nel nostro<br />
ambiente, considerata al giorno d’oggi invasiva da taluni, ha suscitato e<br />
continua a suscitare sempre fascino e curiosità che non hanno eguali.<br />
Specie <strong>per</strong> lo più sempreverdi e legnose, con habitus spesso arbustivo e<br />
fioriture prepotenti, con foglie ora piccole ora grandi, sono <strong>la</strong> nota di un<br />
paesaggio esclusivo del Mediterraneo che, più di altri, subisce pesantemente<br />
l’impatto delle attività umane <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua distribuzione prevalente lungo le<br />
coste; <strong>la</strong> conservazione del<strong>la</strong> macchia in stato di naturalità oggigiorno è<br />
purtroppo relegata a pochi lembi di territorio, frequentemente ubicati in<br />
corrispondenza di aree protette, che dovrebbero essere salvaguardati dai<br />
possib<strong>il</strong>i disturbi antropici.<br />
La macchia mediterranea è una realtà ambientale e vegetazionale<br />
importante, anche <strong>per</strong> l’elevato indice di biodiversità intrinseca, e le<br />
caratteristiche adattative delle piante alle peculiari condizioni pedoclimatiche,<br />
talvolta estreme ai fini del<strong>la</strong> sopravvivenza, sono state oggetto di attenzione<br />
da parte dei Forestali, sempre più impegnati in azione di forestazione<br />
naturalistica.<br />
Constatato da un <strong>la</strong>to che <strong>la</strong> bibliografia comunemente re<strong>per</strong>ib<strong>il</strong>e sulle<br />
specie del<strong>la</strong> macchia mediterranea riguarda prevalentemente aspetti descrittivi<br />
del<strong>la</strong> flora e delle sue molteplici associazioni vegetali, dall’altro che i temi<br />
legati al<strong>la</strong> conservazione e valorizzazione del patrimonio vegetale spontaneo<br />
stanno assumendo crescente r<strong>il</strong>evanza, si è sentita <strong>la</strong> mancanza di una<br />
pubblicazione specifica in cui l’importanza di queste piante fosse esaminata a<br />
360°, descrivendone anche le caratteristiche colturali, le potenzialità dal punto<br />
di vista ecologico e produttivo, gli aspetti di tipo socio-culturale.<br />
Il <strong>la</strong>voro proposto, preparato a cura dell’<strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>Floricoltura</strong>, da anni impegnato in studi e ricerche sul<strong>la</strong> flora autoctona e sul<strong>la</strong><br />
sua valorizzazione, è stato recepito prontamente dall'Azienda Regionale<br />
Foreste Demaniali, allo scopo di far meglio conoscere ad un vasto pubblico le<br />
potenzialità e <strong>la</strong> multifunzionalità di queste specie.<br />
Le schede monografiche che fanno parte di questo interessante volume<br />
del<strong>la</strong> Col<strong>la</strong>na Sic<strong>il</strong>ia Foreste, descrittive tra l’altro del<strong>la</strong> fenologia, delle<br />
modalità di propagazione ed allevamento delle piantine, delle esigenze<br />
ambientali, dei parassiti, degli ut<strong>il</strong>izzi attuali e potenziali, si possono <strong>per</strong>tanto<br />
considerare a pieno titolo una “summa” delle conoscenze <strong>per</strong> le venti specie<br />
5
trattate, le cui informazioni riportate sono <strong>il</strong> frutto di es<strong>per</strong>ienze tecnicoscientifiche<br />
di un ampio numero di ricercatori.<br />
Le piante del<strong>la</strong> macchia mediterranea rappresentano quindi un<br />
patrimonio da conoscere e valorizzare, quale scrigno anche di peculiarità<br />
importanti <strong>per</strong> o<strong>per</strong>e di interventi forestali mirati; questa pubblicazione ne<br />
descrive alcuni tratti inediti, cercando di colmare vuoti informativi di base <strong>per</strong><br />
ogni specie, ognuna delle quali, anche se talvolta poco considerata, è un<br />
tassello insostituib<strong>il</strong>e del mosaico del<strong>la</strong> natura che tutti dovremmo apprezzare<br />
e considerare nel suo più vasto valore ambientale.<br />
La Redazione<br />
6
■ Premessa<br />
___________________________________________________________________________________________<br />
L’interesse del settore forestale è stato rivolto sinora quasi<br />
esclusivamente a specie di tipo arboreo, <strong>per</strong> motivi che riguardano sia <strong>il</strong><br />
contributo <strong>la</strong>rgamente preponderante delle foreste al<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale del<br />
nostro Paese, sia <strong>la</strong> loro importanza nel<strong>la</strong> produzione legnosa, sia <strong>il</strong> loro<br />
essenziale ruolo ecologico nel<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione del clima e nell’accumulo di<br />
carbonio a livello di biosfera.<br />
Recentemente, in seguito a fenomeni che negli ultimi decenni hanno<br />
riguardato <strong>la</strong> sempre più forte pressione antropica sulle aree costiere<br />
(ed<strong>il</strong>izia, turismo, incendi), si è registrata una sensib<strong>il</strong>izzazione verso <strong>la</strong><br />
vegetazione presente in queste aree, costituita dal<strong>la</strong> macchia mediterranea,<br />
in cui è prevalente <strong>la</strong> presenza di specie arbustive. La macchia mediterranea,<br />
che si estende come una fascia verde attorno a tutto <strong>il</strong> Bacino Mediterraneo,<br />
ha un elevato grado di biodiversità e in Italia, partico<strong>la</strong>rmente nelle Isole<br />
maggiori, è ricca di specie endemiche. Questa formazione vegetale<br />
costituisce un habitat prezioso <strong>per</strong> molte specie animali selvatiche ed è fonte<br />
di prodotti non legnosi di pregio quali miele, liquori, frutta aromi e sostanze<br />
medicinali. Inoltre, va considerata <strong>la</strong> crescente importanza delle specie<br />
arbustive nelle o<strong>per</strong>e di ingegneria naturalistica a basso impatto ambientale<br />
ed <strong>il</strong> ruolo che esse possono svolgere nel<strong>la</strong> armonizzazione del paesaggio<br />
urbano e <strong>per</strong>iurbano con quello naturale. Il paesaggio caratterizzato dal<strong>la</strong><br />
vegetazione del<strong>la</strong> macchia mediterranea è stato model<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> mano<br />
dell’uomo nei m<strong>il</strong>lenni, ma ha anche contribuito a creare un vasto<br />
patrimonio materiale e immateriale che fa parte del nostro back-ground<br />
culturale.<br />
Perciò <strong>la</strong> valorizzazione degli arbusti del<strong>la</strong> macchia mediterranea va<br />
vista in un quadro che tenga conto del<strong>la</strong> tradizione e delle loro potenzialità<br />
di ut<strong>il</strong>izzo in numerosi campi, che vanno dal<strong>la</strong> salvaguardia ambientale allo<br />
sfruttamento sostenib<strong>il</strong>e delle risorse, dalle produzioni di pregio (alimentari<br />
e non) alle nuove sco<strong>per</strong>te <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute umana. Risco<strong>per</strong>ta delle tradizioni,<br />
difesa del territorio, nuove opportunità di mercato, prodotti innovativi,<br />
trovano un punto comune nel soggetto costituito da queste piante. La<br />
creazione di nuove attività produttive ed imprenditorialità, derivanti dal loro<br />
sfruttamento in un contesto di sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e, potrebbe avere un<br />
impatto sociale positivo soprattutto nel<strong>la</strong> valorizzazione di aree marginali,<br />
suscettib<strong>il</strong>i di essere sfruttate da piante autoctone di elevata rusticità come le<br />
specie arbustive.<br />
La conoscenza delle caratteristiche biologiche, agronomiche e<br />
produttive di queste piante costituisce un passo essenziale <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere di<br />
valorizzarne le potenzialità. A tale scopo è stato preparato questo libro,<br />
costituito da una parte introduttiva in cui si descrivono le caratteristiche<br />
7
del<strong>la</strong> macchia mediterranea ed <strong>il</strong> suo rapporto con l’uomo, e da 20 schede<br />
monografiche riguardanti altrettanti specie arbustive. Nel<strong>la</strong> scelta delle<br />
specie, sono state scartate quelle <strong>la</strong> cui conoscenza è già abbondantemente<br />
diffusa in seguito ad un loro <strong>la</strong>rgo (anche se specifico) uso, quali l’oleandro<br />
(molto ut<strong>il</strong>izzato in campo ornamentale) e l’alloro (importante dal punto di<br />
vista ornamentale e gastronomico), incentrandosi su venti tra le specie più<br />
diffuse ma su cui spesso non è fac<strong>il</strong>e re<strong>per</strong>ire informazioni adeguate. Il<br />
<strong>la</strong>voro di comp<strong>il</strong>azione delle schede è stato possib<strong>il</strong>e grazie al<strong>la</strong><br />
consultazione di un ampio materiale bibliografico ed al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di<br />
differenti autori che, in prima <strong>per</strong>sona, hanno <strong>la</strong>vorato e continuano a<br />
<strong>la</strong>vorare su queste specie; non sarebbe stato possib<strong>il</strong>e altrimenti, in quanto<br />
su molte delle specie riportate non esiste talvolta niente di più di una scheda<br />
botanica, mentre su altre le conoscenze sono state sv<strong>il</strong>uppate solo molto<br />
recentemente. Il mio sentito ringraziamento va a tutti coloro che hanno<br />
contribuito, con testi ma anche solo con materiale fotografico, al<strong>la</strong> stesura di<br />
questo libro, ed all’Azienda Regionale delle Foreste Demaniali, che ha<br />
accettato <strong>la</strong> proposta di questo tipo di pubblicazione.<br />
L’augurio è che le informazioni presenti in questo libro risultino ut<strong>il</strong>i<br />
sia <strong>per</strong> una maggiore conoscenza di base di queste specie sia <strong>per</strong> meglio<br />
indirizzare attività di tipo produttivo.<br />
C<strong>la</strong>udio Cervelli<br />
8
Hanno contribuito al<strong>la</strong> stesura del testo di questo libro (in<br />
ordine alfabetico):<br />
• Giuseppe Abbate - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sezione di Palermo<br />
• F<strong>il</strong>ippo Bussotti - Dipartimento di Biologia, Università di Firenze<br />
• C<strong>la</strong>udio Cervelli – C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sanremo<br />
• Ferdinando D’Aqu<strong>il</strong>a - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sanremo<br />
• Car<strong>la</strong> Dal<strong>la</strong> Guda - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sanremo<br />
• Barbara De Lucia – Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali,<br />
Università di Bari<br />
• Angelo Gallone - Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali,<br />
Università di Bari<br />
• Maurizio Mu<strong>la</strong>s – Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei,<br />
Università di Sassari<br />
• Carlo Pasini - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sanremo<br />
• C<strong>la</strong>udio Piccini – APAT, Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Protezione dell'Ambiente e<br />
<strong>per</strong> i servizi Tecnici , Dipartimento Difesa del<strong>la</strong> Natura, Roma<br />
• Beti Piotto – APAT, Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Protezione dell'Ambiente e <strong>per</strong> i<br />
servizi Tecnici , Dipartimento Difesa del<strong>la</strong> Natura, Roma<br />
• Adele Salomone - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sezione di Palermo<br />
• Lorenzo Vecchietti - Dipartimento di Scienze delle Produzioni<br />
Vegetali, Università di Bari<br />
• Gianvito Zizzo - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sezione di Palermo<br />
Hanno fornito materiale fotografico (in ordine alfabetico):<br />
• Maria Appiani - Dipartimento di Pianificazione territoriale, Facoltà di<br />
Ingegneria, Università del<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria<br />
• Alberta Cascini – Libero Professionista<br />
• C<strong>la</strong>udio Cervelli – C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sanremo<br />
• Car<strong>la</strong> Dal<strong>la</strong> Guda - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sanremo<br />
• Barbara De Lucia – Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali,<br />
Università di Bari<br />
• Ditta Forsberg<br />
• Annalisa Giovannini - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sanremo<br />
9
• Roberto Iezzi - NDN , Corpo Forestale dello Stato<br />
• Maurizio Mu<strong>la</strong>s – Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei,<br />
Università di Sassari<br />
• Massimo Nepi - Dipartimento di Scienze Ambientali "G. Sarfatti",<br />
Università di Siena<br />
• C<strong>la</strong>udio Piccini – APAT, Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Protezione dell'Ambiente e <strong>per</strong><br />
i servizi Tecnici , Dipartimento Difesa del<strong>la</strong> Natura, Roma<br />
• Beti Piotto – APAT, Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Protezione dell'Ambiente e <strong>per</strong> i<br />
servizi Tecnici , Dipartimento Difesa del<strong>la</strong> Natura, Roma<br />
• Gianvito Zizzo - C.R.A. <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>,<br />
Sezione di Palermo<br />
10
■ Introduzione<br />
___________________________________________________________________________________________<br />
LA MACCHIA MEDITERRANEA:<br />
LA VEGETAZIONE E IL SUO RAPPORTO<br />
CON L’UOMO<br />
F<strong>il</strong>ippo Bussotti (*), C<strong>la</strong>udio Piccini (**), Beti Piotto(**), C<strong>la</strong>udio Cervelli<br />
(***)<br />
(*) Dipartimento di Biologia, Università di Firenze<br />
(**) APAT - Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Protezione dell'Ambiente e <strong>per</strong> i Servizi Tecnici, Dipartimento<br />
Difesa del<strong>la</strong> Natura<br />
(***) C.R.A. - <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Floricoltura</strong>, Sanremo<br />
1. La vegetazione mediterranea<br />
La vegetazione di tipo mediterraneo nel mondo<br />
La principale delle cinque regioni geografiche caratterizzate da un clima<br />
e da una vegetazione cosiddetta di tipo ‘mediterraneo’ riguarda<br />
propriamente <strong>il</strong> bacino del Mare Mediterraneo. Le altre regioni sono in<br />
California, nel C<strong>il</strong>e, in Sud Africa ed in Australia sud-occidentale. Tutte<br />
queste regioni sono comprese all’incirca fra i 30° e i 45° di <strong>la</strong>titudine dei<br />
due emisferi. Complessivamente esse rappresentano poco più dell’1 % delle<br />
terre emerse e più del<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong> loro estensione totale appartiene al<br />
bacino del Mediterraneo.<br />
Il clima mediterraneo è interpretato come un regime di transizione fra i<br />
climi tem<strong>per</strong>ati e quelli tropicali-aridi, evolutosi durante <strong>il</strong> terziario a partire<br />
da condizioni caldo-umide in seguito all’assestamento del clima p<strong>la</strong>netario.<br />
Esso è caratterizzato da piogge concentrate in inverno, da un marcato<br />
<strong>per</strong>iodo di aridità estiva, da alta variab<strong>il</strong>ità nelle precipitazioni annue, da<br />
estati calde e da inverni da miti a freddi, con assenza delle escursioni<br />
termiche tipiche dei climi continentali. Ge<strong>la</strong>te e precipitazioni nevose sono<br />
rare ed in generale si esauriscono in pochi giorni.<br />
In queste regioni <strong>la</strong> vegetazione è molto eterogenea, costituita<br />
prevalentemente da foreste sempreverdi e caratterizzata dal<strong>la</strong> massiccia<br />
presenza di formazioni arbustive di specie a foglia coriacea (sclerof<strong>il</strong>le).<br />
Tali formazioni prendono vari nomi secondo le zone: ‘macchia’ (Italia),<br />
‘maquis’ (paesi francofoni del bacino del Mediterraneo), ‘chaparral’<br />
(California), ‘matorral’ (Spagna e C<strong>il</strong>e), ‘mallee’ (Australia), ‘fynbos’ (Sud<br />
Africa).<br />
L’Italia è un paese mediterraneo di partico<strong>la</strong>re interesse in quanto,<br />
nell’ambito delle specie europee meridionali e mediterranee, è punto<br />
d’incontro tra <strong>la</strong> flora iberica e nord africana e <strong>la</strong> flora balcanica e asiatica<br />
anteriore.<br />
11
Macchia mediterranea nei pressi di Selinunte (TP)(fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
Aspetti ecofisiologici<br />
Le strategie che le specie mediterranee hanno sv<strong>il</strong>uppato <strong>per</strong><br />
sopravvivere all'aridità estiva possono essere c<strong>la</strong>ssificate in due grandi<br />
categorie: strategie di ‘resistenza’ e strategie di ‘tolleranza’. Le prime<br />
consistono nell’insieme di meccanismi che <strong>la</strong> pianta attiva <strong>per</strong> evitare<br />
l'insorgere di stress; le strategie di tolleranza, invece, <strong>per</strong>mettono al<strong>la</strong> pianta<br />
di svolgere normalmente le sue funzioni vitali anche in situazioni di carenza<br />
idrica. Strategie di resistenza (o di evitanza, secondo vecchie terminologie)<br />
sono <strong>la</strong> caduta delle foglie, <strong>la</strong> riduzione dell'apparato vegetativo, <strong>la</strong><br />
riduzione del<strong>la</strong> traspirazione <strong>per</strong> mezzo del<strong>la</strong> chiusura stomatica, ecc.. Fra le<br />
strategie di tolleranza vanno annoverati, invece, vari meccanismi di<br />
opposizione al<strong>la</strong> disidratazione attraverso l’attivazione di proprietà<br />
protop<strong>la</strong>smatiche non ancora completamente chiare.<br />
Il rosmarino, una tipica specie sclerof<strong>il</strong><strong>la</strong> del<br />
Mediterraneo (fonte: C<strong>la</strong>udio Piccini)<br />
Uno dei più interessanti, e a lungo studiati, adattamenti al clima<br />
mediterraneo è rappresentato dal<strong>la</strong> sclerof<strong>il</strong>lìa, ossia l’ispessimento delle<br />
foglie, generalmente piccole, che si presentano coriacee. E’ normalmente<br />
12
accettato che <strong>la</strong> sclerof<strong>il</strong>lìa è una risposta adattativa al deficit idrico estivo<br />
tipico dei climi mediterranei, ma va osservato che le specie sclerof<strong>il</strong>le non<br />
sono esclusive di tali ambienti, e sono molto diffuse anche in regioni calde e<br />
umide come quel<strong>la</strong> macaronesica (Isole Canarie). E’ stata <strong>per</strong>tanto avanzata<br />
l’ipotesi che l’habitus sclerof<strong>il</strong>lico delle specie mediterranee sia derivato da<br />
strutture anatomiche di tipo <strong>la</strong>urof<strong>il</strong>lico proprio di specie differenziatesi in<br />
zone umide e solo più tardi acclimatate a climi più aridi. La sclerof<strong>il</strong>lìa è<br />
inoltre considerata come un fenomeno adattativo secondario, legato alle<br />
condizioni di scarsa fert<strong>il</strong>ità dei suoli su cui questa vegetazione si è evoluta,<br />
soprattutto in re<strong>la</strong>zione alle carenze di fosforo e di azoto.<br />
La struttura fogliare delle sclerof<strong>il</strong>le mediterranee è caratterizzata da<br />
cuticole spesse e mesof<strong>il</strong>lo molto denso, formato da più strati di tessuto a<br />
palizzata. In tal modo gli spazi intercellu<strong>la</strong>ri sono scarsi, e questo implica<br />
una certa difficoltà negli scambi gassosi. Ciò protegge <strong>la</strong> foglia da<br />
un'eccessiva traspirazione ma, allo stesso tempo, ne riduce l'efficienza<br />
fotosintetica e, in ultima analisi, <strong>la</strong> capacità di crescita. Inoltre, le foglie<br />
sono spesso impregnate di sostanze che hanno funzione protettiva, ma<br />
hanno un costo metabolico molto alto e di conseguenza assorbono molte<br />
energie sottraendole al<strong>la</strong> crescita.<br />
La chiusura degli stomi avviene nelle ore più calde del<strong>la</strong> giornata.<br />
Tuttavia, quando <strong>la</strong> carenza idrica è molto prolungata si può avere una vera<br />
e propria condizione di ‘riposo’ estivo. Spesso le sempreverdi bloccano ogni<br />
attività durante <strong>la</strong> stagione caldo-arida e <strong>la</strong> riprendono in autunno o,<br />
addirittura, nel corso dell'inverno. Giornate miti e soleggiate, abbastanza<br />
frequenti negli inverni mediterranei, sono sufficienti ad indurre <strong>la</strong> funzione<br />
fotosintetica.<br />
Macchia bassa con presenza di cisti in riposo estivo (Alghero - SS)<br />
(fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
Le piante mediterranee, inoltre, sv<strong>il</strong>uppano spesso un apparato radicale<br />
molto esteso e profondo, che consente di assorbire acqua dal suolo anche in<br />
situazioni di forte aridità, cosicché esse riescono a svolgere <strong>la</strong> fotosintesi in<br />
presenza di potenziali idrici fortemente negativi nelle foglie, sebbene in<br />
queste condizioni siano soggette ad un forte consumo delle riserve di amido.<br />
Specialmente durante <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo di forte riscaldamento estivo, infine, molte<br />
specie mediterranee emettono dalle foglie composti vo<strong>la</strong>t<strong>il</strong>i, come isoprene e<br />
13
monoterpeni, che, in presenza di luce e di composti antropogenici,<br />
reagiscono con essi e producono un vero e proprio ‘inquinamento naturale’<br />
(principalmente ozono troposferico).<br />
Dal punto di vista fenomorfologico, le specie mediterranee possono<br />
ricorrere a un vasto spectrum di possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> completare <strong>il</strong> loro ciclo vitale<br />
e ciò consente un'ottimizzazione delle risorse ambientali ed una<br />
competizione minima tra le specie coesistenti nello stesso habitat. Seppure<br />
in un contesto di grande variab<strong>il</strong>ità i ritmi fenologici presenti nelle specie<br />
mediterranee possono essere ricondotti a tre modelli principali:<br />
- specie sclerof<strong>il</strong>le sempreverdi (es. Arbutus unedo, Ph<strong>il</strong>lyrea spp.,<br />
Pistacia lentiscus, Ruscus aculeatus) che limitano <strong>la</strong> loro attività di<br />
accrescimento a un breve <strong>per</strong>iodo che precede quello in cui aumenta<br />
l’aridità. Un modello sim<strong>il</strong>e riguarda quelle specie (Erica arborea,<br />
Quercus <strong>il</strong>ex, Sm<strong>il</strong>ax as<strong>per</strong>a) che cessano di produrre nuove foglie e<br />
rami durante <strong>la</strong> stagione più secca e riprendono l’attività vegetativa dopo<br />
le prime piogge;<br />
- specie decidue nel <strong>per</strong>iodo arido (es. Calicotome v<strong>il</strong>losa) <strong>la</strong> cui<br />
strategia <strong>per</strong> evitare l’aridità si basa su due <strong>per</strong>iodi vegetativi interrotti<br />
da una fase senza foglie;<br />
- specie semidecidue (es. Cistus monspeliensis), con foglie di tipo<br />
mesofitico, che adottano una strategia intermedia con accrescimenti<br />
durante le stagioni aride e fredde.<br />
Strutture vegetazionali<br />
Le strutture vegetazionali tipiche dell’ambiente mediterraneo sono state<br />
profondamente analizzate da numerosi autori e ben codificate.<br />
La foresta sempreverde è formata da uno strato arboreo normalmente<br />
monospecifico, da uno strato arbustivo e da liane. Lo stato erbaceo è<br />
pressoché assente <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> luce arriva molto debolmente al suolo.<br />
Macchia mediterranea con dominanza del leccio (Iso<strong>la</strong> d’Elba)<br />
(fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
La più tipica ed evoluta delle formazioni mediterranee è senza dubbio <strong>la</strong><br />
foresta sempreverde dominata dal leccio (Quercus <strong>il</strong>ex), presente in tutto <strong>il</strong><br />
bacino del Mediterraneo anche se nel<strong>la</strong> parte occidentale (Spagna e<br />
14
Portogallo) <strong>la</strong> sottospecie <strong>il</strong>ex (Quercus <strong>il</strong>ex subsp. <strong>il</strong>ex), è sostituita dal<strong>la</strong><br />
sottospecie ballota (Quercus <strong>il</strong>ex subsp. ballota). Specie vicariante,<br />
soprattutto nel settore orientale, è <strong>la</strong> quercia spinosa (Quercus coccifera<br />
subsp. coccifera e subsp. calliprinos). In Italia <strong>il</strong> leccio ha una distribuzione<br />
prevalentemente costiera e si trova soprattutto sul versante tirrenico. Più a<br />
Sud si sposta in aree più interne e montane e può raggiungere, come nelle<br />
Madonie, <strong>il</strong> piano di vegetazione del faggio. Il leccio è ubiquitario nei<br />
confronti del suolo.<br />
Secondo <strong>la</strong> nomenc<strong>la</strong>tura fitosociologica, l’alleanza caratterizzata dal<br />
leccio prende <strong>il</strong> nome di Quercion <strong>il</strong>icis. La lecceta italiana viene suddivisa<br />
in diverse associazioni:<br />
- Orno-Quercetum <strong>il</strong>icis, cioè bosco misto di leccio e orniello (ed altre<br />
specie caducifoglie) di collina e bassa montagna. Ha carattere di transizione,<br />
ovvero rappresenta <strong>la</strong> cerniera fra <strong>il</strong> bosco sempreverde e quello<br />
caducifoglio. Lungo <strong>la</strong> costa adriatica è diffuso fino al mare.<br />
- Viburno-Quercetum <strong>il</strong>icis, o Quercetum <strong>il</strong>icis galloprovinciale.<br />
Rappresenta <strong>la</strong> fase evolutiva climax.<br />
- Teucrio siculi-Quercetum <strong>il</strong>icis, ossia <strong>la</strong> lecceta di montagna tipica del<strong>la</strong><br />
Sic<strong>il</strong>ia.<br />
Al bosco di leccio spesso partecipa o si sostituisce <strong>la</strong> sughera (Quercus<br />
suber). Le sugherete si trovano soprattutto nel settore occidentale del<br />
Mediterraneo (<strong>la</strong> loro distribuzione è legata al Quercion <strong>il</strong>icis) e sono<br />
prevalentemente di origine colturale. Infatti, <strong>la</strong> sughera, che è specie eliof<strong>il</strong>a,<br />
tende a formare boschi misti, ma si ritrova in formazioni pure <strong>per</strong>ché<br />
coltivata <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua corteccia. In Italia le sugherete si sv<strong>il</strong>uppano sui suoli<br />
acidi del litorale tirrenico, in Sic<strong>il</strong>ia e, soprattutto, in Sardegna dove <strong>la</strong><br />
specie è ampiamente coltivata.<br />
La macchia è una comunità di specie arbustive molto densa e con una<br />
composizione floristica sim<strong>il</strong>e a quel<strong>la</strong> delle foresta sempreverde, anche se<br />
mancano gli individui arborei. Si può originare dal<strong>la</strong> foresta sempreverde a<br />
seguito di azioni di disturbo antropico come l’incendio ripetuto, <strong>il</strong> pascolo o<br />
i tagli frequenti (macchia secondaria) o può essere <strong>il</strong> risultato di una<br />
combinazione di fattori climatici (ad es. vento) ed edafici molto diffic<strong>il</strong>i che<br />
mantengono <strong>la</strong> cenosi in una condizione di paraclimax impedendone<br />
l’evoluzione verso strutture propriamente forestali (macchia primaria).<br />
Va specificato che diverse specie proprie del<strong>la</strong> macchia che generalmente<br />
vengono considerate arbustive in realtà assumerebbero portamento arboreo<br />
se le azioni di disturbo cessassero. E’ <strong>il</strong> caso, ad esempio, del<strong>la</strong> quercia<br />
spinosa, del<strong>la</strong> f<strong>il</strong>lirea o del ginepro. Va, anzi, considerato che alcune specie,<br />
come <strong>il</strong> ginepro, probab<strong>il</strong>mente partecipano al<strong>la</strong> macchia solo <strong>per</strong>ché vi<br />
hanno trovato condizioni rifugiali. In situazioni favorevoli esse davano<br />
origine a formazioni forestali, e forse tornerebbero a costituirle, come in<br />
alcuni tratti del<strong>la</strong> Sardegna e del<strong>la</strong> Corsica.<br />
15
Macchia costiera a ginepri nei pressi di Follonica (GR)<br />
(fonte: Massimo Nepi - Dipartimento di Scienze Ambientali "G. Sarfatti",<br />
Università di Siena)<br />
La macchia mediterranea si differenzia in numerose categorie, in base<br />
all'altezza (macchia alta e macchia bassa), al<strong>la</strong> densità ed al<strong>la</strong> composizione<br />
specifica. In Italia, si possono distinguere le seguenti formazioni principali:<br />
- formazioni riparie ad oleandro, nelle fiumare e nei torrenti temporanei<br />
in cui <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo di aridità è molto lungo;<br />
- macchia a quercia spinosa, diffusa soprattutto in Puglia e Sic<strong>il</strong>ia;<br />
- macchia a ginepri, sulle dune costiere consolidate soprattutto del<strong>la</strong><br />
Sic<strong>il</strong>ia e del<strong>la</strong> Sardegna;<br />
- macchia a olivastro e lentisco, una formazione molto termof<strong>il</strong>a e che<br />
rappresenta <strong>il</strong> tipo più diffuso di macchia litoranea (esistono varianti con<br />
Calicotome e con Euphorbia dendroides);<br />
- macchia bassa a erica, cisti e <strong>la</strong>vanda, che rappresenta una estrema<br />
forma di degrado prima del<strong>la</strong> gariga e si sv<strong>il</strong>uppa su terreni acidi e poveri di<br />
nutrienti, frequentemente <strong>per</strong>corsi da incendi.<br />
La gariga (da ‘garrigue’, <strong>il</strong> nome francese del<strong>la</strong> quercia spinosa)<br />
rappresenta una forma degradata del<strong>la</strong> macchia ed è caratterizzata da<br />
vegetazione bassa e sporadica con <strong>la</strong>rghi tratti di terreno nudo affiorante,<br />
composta da piccoli arbusti e suffrutici, spesso di tipo aromatico. La gariga<br />
contiene una grande diversità floristica ed è un habitat tipico <strong>per</strong> numerose<br />
specie di orchidee. Ulteriori stadi di degrado del<strong>la</strong> gariga conducono al<strong>la</strong><br />
steppa, con un soprassuolo erbaceo a prevalenza di graminacee.<br />
Un’altra formazione tipica del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea sono le pinete,<br />
che in natura rappresentano lo stadio evolutivo iniziale del<strong>la</strong> vegetazione<br />
mediterranea, ma anche <strong>il</strong> primo passo verso <strong>la</strong> colonizzazione di terreni<br />
nudi o devastati dal passaggio del fuoco. In genere, <strong>per</strong>ò, in ambiente<br />
mediterraneo le pinete sono di origine antropica: sono state costituite,<br />
infatti, a scopo protettivo, <strong>per</strong> produrre pinoli (dal Pinus pinea) oppure <strong>per</strong><br />
finalità turistiche e paesaggistiche. In esse <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura è poco densa e<br />
discontinua, <strong>per</strong> cui <strong>la</strong> luce arriva abbastanza intensa nello strato inferiore,<br />
che risulta costituito <strong>per</strong>lopiù da cespugli del<strong>la</strong> macchia.<br />
16
Vegetazione mediterranea sul<strong>la</strong> costa nei pressi di Maratea (PZ)<br />
(fonte: Maria Appiani , Dipartimento di Pianificazione territoriale, Facoltà di<br />
Ingegneria, Università de<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria).<br />
Biodiversità<br />
Gli ecosistemi mediterranei sono costituiti da ambienti molto eterogenei<br />
e differenziati fra loro, <strong>per</strong> cui sono considerati una grande riserva di<br />
biodiversità vegetale.<br />
Una peculiarità degli ambienti mediterranei è <strong>la</strong> grande influenza<br />
dell’azione umana quale fattore di specializzazione e di evoluzione del<strong>la</strong><br />
vegetazione, <strong>la</strong> conseguenza di questi condizionamenti è che <strong>la</strong> flora<br />
mediterranea risulta tra le più diversificate del mondo. Va sottolineato che<br />
alcune piante partico<strong>la</strong>ri (palme, piante carnivore, succulente, ecc.) sono<br />
rare o quasi assenti in questo contesto, forse come diretta conseguenza<br />
dell’origine re<strong>la</strong>tivamente recente di questa flora.<br />
Nel bacino del Mediterraneo è di partico<strong>la</strong>re importanza l’elevato numero<br />
di specie vegetali endemiche, che rappresentano circa <strong>il</strong> 50% del numero<br />
totale di piante vasco<strong>la</strong>ri censite in questo ambiente (circa 12.500). Molti<br />
endemismi hanno un habitat molto ristretto e, a questo proposito, le<br />
condizioni di insu<strong>la</strong>rità giocano un ruolo decisivo sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> flora sia <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
fauna. Nel<strong>la</strong> regione mediterranea esistono aree di eccezionale<br />
concentrazione di biodiversità ed elevata densità di specie endemiche<br />
chiamate hot spots. In Italia queste aree si ritrovano in Sic<strong>il</strong>ia e Sardegna.<br />
E' molto importante anche l'aspetto del<strong>la</strong> variab<strong>il</strong>ità genetica intraspecifica,<br />
cioè all'interno di una medesima specie. L'Italia meridionale<br />
rappresenta l'estremo limite meridionale di molte specie a <strong>la</strong>rga diffusione<br />
europea, come <strong>il</strong> faggio, <strong>la</strong> rovere, l'abete bianco. Si ritiene che in epoca<br />
g<strong>la</strong>ciale le regioni meridionali abbiano rappresentato delle ‘aree rifugio’ da<br />
cui queste specie si sono poi nuovamente diffuse nel resto d'Europa. Per<br />
questi motivi l'Italia meridionale è una grande riserva di variab<strong>il</strong>ità genetica<br />
<strong>la</strong> cui importanza è oggi universalmente riconosciuta.<br />
17
2. Il degrado del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea<br />
Cause del degrado in Italia<br />
Il degrado del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea originaria deriva da cause di<br />
differente tipo, che hanno agito su scale temporali notevolmente diverse e<br />
con impatto di differente entità.<br />
Studi paleoclimatici e palinologici confermano che l'inizio dei processi di<br />
destab<strong>il</strong>izzazione degli ecosistemi naturali in generale, e forestali in<br />
partico<strong>la</strong>re, in tempi preistorici è attribuib<strong>il</strong>e al<strong>la</strong> pressione antropica<br />
sull'ambiente.<br />
I fattori che nel lungo o breve <strong>per</strong>iodo hanno portato al<strong>la</strong> situazione<br />
attuale, tra di loro fortemente collegati, possono essere così riassunti:<br />
sfruttamento eccessivo del territorio, incendi, sovrapasco<strong>la</strong>mento,<br />
cambiamenti climatici.<br />
L'Italia ha avuto sempre a che fare con problemi di degrado territoriale,<br />
ma <strong>il</strong> fenomeno, nei casi più gravi, era riconducib<strong>il</strong>e a zone specifiche. I<br />
processi di degrado sono caratterizzati da alterazioni regressive nel ciclo<br />
dell'acqua, nel<strong>la</strong> fert<strong>il</strong>ità dei suoli e nel<strong>la</strong> biodiversità degli ecosistemi.<br />
A partire dagli anni '50 si sono verificati, in rapida successione,<br />
cambiamenti profondi nelle dinamiche dell'economia che hanno portato<br />
all'abbandono delle aree rurali, a mutamenti nell'uso del suolo, all'aumento<br />
del<strong>la</strong> domanda idrica nonché all'urbanizzazione di aree rurali e costiere<br />
senza alcuna pianificazione territoriale. Tali trasformazioni, sommate alle<br />
difficoltà riscontrate nel<strong>la</strong> pianificazione dell'uso delle risorse naturali,<br />
hanno sensib<strong>il</strong>mente aumentato l'entità dei processi erosivi ed i rischi di<br />
degrado e di desertificazione.<br />
Frag<strong>il</strong>ità degli ecosistemi mediterranei<br />
La vegetazione potenziale del<strong>la</strong> maggior parte dell'area mediterranea è<br />
costituita prevalentemente da specie sclerof<strong>il</strong>le, partico<strong>la</strong>rmente adattate a<br />
lunghi <strong>per</strong>iodi di siccità, e, in proporzione inferiore, da specie caducifoglie<br />
con riposo vegetativo durante <strong>la</strong> stagione fredda. Il livello massimo di<br />
organizzazione delle fitocenosi mediterranee è costituito dal<strong>la</strong> foresta<br />
sempreverde in cui le specie dominanti sono querce sempreverdi. Diversi<br />
processi degenerativi, generalmente di origine antropica, possono instaurare<br />
fenomeni di degradazione che dal climax portano ad associazioni vegetali<br />
più semplici secondo <strong>il</strong> seguente schema:<br />
foresta ==> macchia ==> gariga ==> steppa ==> suolo nudo<br />
Anche se estremamente semplificata, quest'involuzione rappresenta <strong>la</strong><br />
storia del<strong>la</strong> foresta sempreverde mediterranea sottoposta a una gestione non<br />
sostenib<strong>il</strong>e da parte dell'uomo. Allo stato attuale <strong>la</strong> macchia e <strong>la</strong> gariga sono<br />
le strutture vegetazionali più diffuse in ambiente mediterraneo; ambedue<br />
sono composte prevalentemente da specie arbustive, di differente tipo e<br />
dimensione, od anche, nel caso del<strong>la</strong> macchia, da specie arboree (in genere<br />
di limitato sv<strong>il</strong>uppo) che assumono portamento arbustivo nelle condizioni<br />
specifiche. Possiamo <strong>per</strong>tanto dire che gli arbusti rappresentano l’elemento<br />
caratteristico del paesaggio vegetale mediterraneo odierno, avendo essi<br />
sostituito, a causa dell’impatto antropico protrattosi <strong>per</strong> m<strong>il</strong>lenni, <strong>la</strong> primeva<br />
foresta mediterranea in cui erano dominanti gli alberi di querce sempreverdi.<br />
18
Nello schema sopra riportato, man mano che <strong>la</strong> vegetazione involve<br />
verso forme più semplici, l'effetto protettore del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale sul<br />
suolo diminuisce in modo esponenziale, fino ad arrivare al<strong>la</strong> irreversib<strong>il</strong>ità<br />
del processo.<br />
La palma nana (Chamaerops hum<strong>il</strong>is) è frequente in ambienti di tipo<br />
steppico (fonte: Gianvito Zizzo, C.R.A, <strong>Istituto</strong> <strong>S<strong>per</strong>imentale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>Floricoltura</strong>, Sezione di Palermo).<br />
Anche se è un fatto evidente <strong>per</strong> gli 'addetti ai <strong>la</strong>vori' , è necessario<br />
rendere consapevole l'opinione pubblica che <strong>la</strong> degradazione del suolo inizia<br />
con <strong>la</strong> degradazione del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale, soprattutto nel caso del<strong>la</strong><br />
vegetazione mediterranea. Ed è altrettanto importante far capire che <strong>la</strong><br />
qualità del suolo viene fortemente condizionata dal<strong>la</strong> vegetazione che<br />
supporta. Esiste una stretta corre<strong>la</strong>zione tra biodiversità vegetale,<br />
biodiversità animale e qualità e struttura del suolo: comunità ‘bene<br />
strutturate', dotate di grande diversità biologica, vivono in suoli ‘bene<br />
strutturati' e contribuiscono a mantenerne le qualità. Infine, <strong>la</strong> diversità<br />
biologica a livello pedologico costituisce l'elemento centrale del<strong>la</strong><br />
biodiversità degli ecosistemi e del<strong>la</strong> vita terrestre.<br />
La continuità e <strong>la</strong> ricchezza di specie del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale è<br />
essenziale in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> capacità di protezione del suolo. Ad esempio, <strong>la</strong><br />
macchia fitta, costituita da un elevato numero di specie e non frammentata,<br />
può offrire una buona protezione al suolo, su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> che ne deriva<br />
da piantagioni artificiali monolitiche (come quelle <strong>la</strong>rgamente diffuse nel<br />
meridione negli anni ’60 e ’70).<br />
Sfruttamento del territorio e degrado del suolo<br />
Una delle maggiori cause di degrado del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea è <strong>il</strong><br />
disboscamento, che provoca una forte riduzione del<strong>la</strong> capacità di ritenzione<br />
dell'acqua da parte del suolo e può essere considerato, quindi, <strong>la</strong> principale<br />
causa antropica di esaurimento delle risorse acquifere.<br />
L'inizio del disboscamento intenso delle foreste italiane ha coinciso con<br />
l'espansione dell'Im<strong>per</strong>o Romano, che impiegava <strong>il</strong> legno nelle costruzioni e<br />
come fonte energetica; nell’Iso<strong>la</strong> d’Elba <strong>il</strong> disboscamento sistematico risale<br />
già al tempo degli Etruschi, che ut<strong>il</strong>izzavano <strong>il</strong> legno delle foreste <strong>per</strong> i forni<br />
19
volti al<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione del ferro, di cui era ricca l’iso<strong>la</strong>. Si può accennare<br />
anche agli ingenti volumi legnosi richiesti da alcune attività ludico-sociali<br />
quali <strong>la</strong> diffusa frequentazione delle terme da parte dei Romani.<br />
In Italia le foreste più intensamente sottoposte ad ut<strong>il</strong>izzazione sono state<br />
quelle p<strong>la</strong>niziari, spesso ubicate in aree litorali a clima mediterraneo. La<br />
maggior parte di esse sono state distrutte <strong>per</strong> far posto all'agricoltura e,<br />
conseguentemente, sono arrivati a noi solo pochi esempi: <strong>il</strong> Bosco Nordio<br />
nel Veneto; <strong>il</strong> Boscone del<strong>la</strong> Meso<strong>la</strong>, grazie al<strong>la</strong> passione venatoria del<strong>la</strong><br />
famiglia d'Este che ne fu padrona fino al 1758, in Em<strong>il</strong>ia Romagna; <strong>la</strong> Selva<br />
del Circeo, residuo dell'antica Selva di Terracina, nel Lazio; <strong>il</strong> Bosco di<br />
Policoro in provincia di Matera; e pochissimi altri, oggi relegati ma<br />
salvaguardati all’interno di Parchi naturali.<br />
Il danno derivante dal<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura forestale è accentuato<br />
in modo partico<strong>la</strong>re dal successivo pasco<strong>la</strong>mento, ma le conseguenze del<strong>la</strong><br />
deforestazione sono meno gravi nelle zone umide dove <strong>la</strong> ricostituzione<br />
dell'ambiente forestale, in assenza di incendi, avviene in tempi re<strong>la</strong>tivamente<br />
brevi.<br />
Un altro aspetto del problema in Italia è <strong>la</strong> crescente privatizzazione delle<br />
fonti di acqua minerale, ubicate spesso in zone a vocazione boschiva, e <strong>la</strong><br />
diffusa disattenzione delle norme che prescrivono <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura forestale<br />
nelle vicinanze delle sorgenti.<br />
Incendi<br />
La Regione Mediterranea è partico<strong>la</strong>rmente colpita dagli incendi,<br />
venendo bruciati in media ogni anno da 600.00 a 800.000 ettari. In Italia, tra<br />
<strong>il</strong> 1970 ed <strong>il</strong> 2003, <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie <strong>per</strong>corsa dal fuoco ha su<strong>per</strong>ato <strong>per</strong> 16 volte i<br />
100.000 ettari e <strong>per</strong> 3 volte (1981,1983,1993) i 200.000 ettari. La normativa<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione e <strong>la</strong> lotta attiva, tra cui <strong>la</strong> Legge-quadro in materia di<br />
incendi boschivi (L.353/2000), è abbondante ma senz’altro insufficiente a<br />
contenere i danni. Mentre gli incendi di picco<strong>la</strong> entità facevano parte delle<br />
dinamiche naturali, quelli di più ampia portata sono fortemente aumentati<br />
negli ultimi decenni, soprattutto in conseguenza dei rapidi cambiamenti<br />
dello sfruttamento dei terreni, dei conflitti socio-economici e degli interessi<br />
contrastanti. Gli incendi non si manifestano uniformemente sul territorio: a<br />
parità di condizioni climatiche, lo sv<strong>il</strong>uppo di incendi è favorito da<br />
situazioni quali l'abbandono delle aree rurali e delle pratiche selvicolturali<br />
tradizionali, <strong>la</strong> costituzione di piantagioni monospecifiche (specialmente se<br />
resinose), l’afflusso turistico, l’irrazionale urbanizzazione di aree boscate.<br />
L’incendio è sicuramente uno dei maggiori <strong>per</strong>icoli <strong>per</strong> <strong>la</strong> vegetazione<br />
mediterranea, anche se essa ha sv<strong>il</strong>uppato delle strategie di difesa e di<br />
recu<strong>per</strong>o che riflettono <strong>il</strong> passaggio ricorrente del fuoco. Le strategie di<br />
recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> vegetazione contemp<strong>la</strong>no <strong>la</strong> fac<strong>il</strong>ità di disseminazione e <strong>la</strong><br />
spiccata capacità pollonifera da parte delle ceppaie di molte specie,<br />
soprattutto arbustive. Nelle regioni mediterranee <strong>la</strong> vegetazione forestale si<br />
presenta secondo diverse tipologie derivanti dalle varie combinazioni di<br />
specie arboree e arbustive e dalle conseguenti caratteristiche strutturali.<br />
L’intensità e <strong>per</strong>icolosità degli incendi sono strettamente collegate al tipo di<br />
vegetazione ed aumentano con l’incremento del<strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong> cenosi<br />
forestale di arbusti quali i cisti, che sono altamente infiammab<strong>il</strong>i, invadenti e<br />
non appetiti dal bestiame. Nei boschi di <strong>la</strong>tifoglie arboree in purezza<br />
20
(Quercus suber, Q. <strong>il</strong>ex, Q. pubescens) sono <strong>per</strong>tanto più limitate le<br />
possib<strong>il</strong>ità di fuochi altamente dannosi.<br />
Il fuoco distrugge ogni anno migliaia di ettari di vegetazione mediterranea.<br />
(foto ©Roberto Iezzi, NDN , Corpo Forestale dello Stato).<br />
Il fuoco può influire sul<strong>la</strong> composizione e sul<strong>la</strong> struttura delle comunità<br />
vegetali ed animali, condizionando <strong>la</strong> loro evoluzione e <strong>la</strong> loro<br />
<strong>per</strong>petuazione: se gli incendi avvengono a intervalli <strong>per</strong>iodici, gli ecosistemi<br />
<strong>per</strong>fettamente adattati sono in grado di ricostituirsi in tempi re<strong>la</strong>tivamente<br />
brevi; tuttavia, sotto <strong>la</strong> pressione delle attività umane, gli incendi hanno<br />
spesso raggiunto dimensioni catastrofiche e frequenze così alte da non<br />
consentire <strong>la</strong> ripresa del<strong>la</strong> vegetazione e da non provocare alcun beneficio<br />
dal punto di vista ecologico.<br />
Le alte tem<strong>per</strong>ature del fuoco possono avere effetti negativi sulle<br />
proprietà fisico-chimiche del suolo: in certi casi arrivano a cambiare <strong>la</strong><br />
struttura del terreno rendendolo meno <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e e, quindi, più esposto a<br />
processi erosivi.<br />
Attività agropastorali e sovrapasco<strong>la</strong>mento<br />
L'esercizio dell'attività zootecnica è ritenuta una delle più importanti<br />
cause di desertificazione nelle regioni a clima arido e semiarido, e le foreste<br />
sono quelle cenosi dove si ritiene l'impatto sia più forte. Ciò è<br />
partico<strong>la</strong>rmente evidente in alcune aree del Mediterraneo in cui <strong>la</strong> pratica<br />
seco<strong>la</strong>re del sovrapasco<strong>la</strong>mento, che impedisce, tra l'altro, <strong>la</strong> rinnovazione<br />
naturale delle specie forestali, associata al<strong>la</strong> distruzione del bosco <strong>per</strong><br />
guadagnare terreni da destinare al bestiame ed all'impiego del fuoco <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
'pulizia' dei pascoli, ha comportato una forte riduzione del<strong>la</strong> fert<strong>il</strong>ità del<br />
suolo o, addirittura, l'inster<strong>il</strong>imento di vaste p<strong>la</strong>ghe. Si tenga anche conto<br />
che <strong>la</strong> presenza praticamente costante del bestiame condiziona <strong>la</strong> naturale<br />
distribuzione delle specie confinando in luoghi inaccessib<strong>il</strong>i quelle non<br />
adattate al pascolo <strong>per</strong>chè prive di spine o di altri meccanismi di resistenza<br />
e/o adattamento.<br />
Le attività zootecniche, con i modelli che sono stati adottati da secoli ed<br />
improntati ad uno sfruttamento incontrol<strong>la</strong>to delle risorse forestali,<br />
provocano un decremento del<strong>la</strong> composizione del<strong>la</strong> flora che favorisce<br />
21
l'espansione di specie più tolleranti al<strong>la</strong> siccità, ma meno produttive. Ad<br />
eccezione fatta <strong>per</strong> le ghiande che vengono ingerite e sottratte al ciclo del<strong>la</strong><br />
propagazione, <strong>la</strong> pastorizia non sembra influire positivamente né sul<strong>la</strong><br />
germinazione né sul<strong>la</strong> vitalità dei semi ma riduce notevolmente <strong>la</strong> quantità<br />
di seme disseminato (ingestione di rami florali) e obbliga <strong>la</strong> pianta a<br />
investire energie <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricostituzione delle parti prelevate. Questo aspetto<br />
potrebbe avere, a lunga scadenza, implicazioni importanti nei processi di<br />
adattamento.<br />
L’eccessivo pasco<strong>la</strong>mento ha prodotto nel tempo un notevole degrado del<strong>la</strong><br />
co<strong>per</strong>tura vegetale (fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
I boschi di sughera, tipici del Mediterraneo occidentale, si configurano<br />
come ecosistemi forestali originati e sostenuti dalle attività umane <strong>per</strong> le<br />
molteplici funzioni che svolgono, tra cui <strong>la</strong> produzione di sughero, legname<br />
e ghiande <strong>per</strong> l'alimentazione animale. Il mantenimento di tali funzioni<br />
attraverso una gestione sostenib<strong>il</strong>e assolve contemporaneamente al<strong>la</strong><br />
regimazione idrogeologica, al contenimento dell'erosione ed al<br />
mantenimento di una grande biodiversità. La politica europea di sussidi alle<br />
attività pastorali degli ultimi anni ha influito generalmente in modo<br />
negativo sul processo di co<strong>per</strong>tura e recu<strong>per</strong>o vegetazionale. Le misure<br />
politiche che hanno reso più conveniente l'allevamento di pecore che <strong>la</strong><br />
costituzione di sugherete hanno condotto all’eccessivo pasco<strong>la</strong>mento delle<br />
sugherete che, di conseguenza, ha comportato poi una estrema<br />
semplificazione del<strong>la</strong> cenosi, ridotta ai soli alberi e ad uno strato erbaceo<br />
impoverito. La scomparsa di altre specie vegetali, specialmente di arbusti,<br />
ha ridotto sia <strong>la</strong> vegetazione alternativa ospitante insetti defogliatori del<strong>la</strong><br />
sughera sia le nicchie naturali dei loro predatori. D'altra parte, negli ultimi<br />
anni, l'abbandono del<strong>la</strong> montagna e delle aree rurali avvenuto in Italia ha<br />
determinato <strong>il</strong> fenomeno di un pascolo incontrol<strong>la</strong>to. Gli animali vengono<br />
<strong>la</strong>sciati indisturbati in territori dove non vi è presenza umana, con danni<br />
immaginab<strong>il</strong>i. In alcuni casi ai pastori locali sono subentrati quelli<br />
provenienti dai paesi dell'Est europeo che hanno applicato i propri metodi di<br />
gestione delle risorse naturali rispondenti a realtà spesso diverse dalle<br />
nostre.<br />
22
Frammentazione del territorio e cambiamenti climatici<br />
Insieme al fuoco, i cambiamenti di uso del suolo rappresentano <strong>la</strong><br />
minaccia maggiore <strong>per</strong> gli ecosistemi mediterranei in quanto ne provocano<br />
<strong>la</strong> frammentazione e ne ostaco<strong>la</strong>no gli ‘scambi’ tra formazioni vegetali. Gli<br />
ambiti costieri, in partico<strong>la</strong>re, appaiono i più frag<strong>il</strong>i giacché ospitano le<br />
grandi vie di comunicazione stradali e ferroviarie, nonché numerosi<br />
insediamenti industriali ed urbani. Anche l’uso turistico di tali aree<br />
comporta spesso <strong>la</strong> distruzione delle formazioni dunali ed una forte<br />
pressione sul<strong>la</strong> vegetazione circostante.<br />
Una soluzione al<strong>la</strong> frammentazione degli ecosistemi forestali è oggi<br />
principalmente individuata nel<strong>la</strong> costituzione e miglioramento di corridoi<br />
ecologici <strong>per</strong> assicurare <strong>la</strong> mob<strong>il</strong>ità di popo<strong>la</strong>zioni animali e vegetali. E’<br />
evidente che <strong>il</strong> problema è più acuto <strong>per</strong> le piante che <strong>per</strong> gli animali <strong>per</strong>ché<br />
lo ‘spostamento’ delle prime è assai lento. Tra le specie arboree è<br />
partico<strong>la</strong>rmente delicata <strong>la</strong> situazione di specie, come le querce, con semi<br />
grandi, pesanti, di scarsa conservab<strong>il</strong>ità e di (oggi) diffic<strong>il</strong>e disseminazione.<br />
La frammentazione, spesso dovuta all’ed<strong>il</strong>izia nelle aree costiere,<br />
compromette gravemente queste popo<strong>la</strong>zioni sia dal punto di vista del<strong>la</strong> loro<br />
naturale espansione sia da quello genetico <strong>per</strong>ché porta verso una situazione<br />
di iso<strong>la</strong>mento geografico. Si consideri, inoltre, che sono sempre più rari i<br />
vettori attivi <strong>per</strong> <strong>la</strong> disseminazione (uccelli, piccoli mammiferi).<br />
I grossi insediamenti turistici hanno un forte impatto ambientale sul<strong>la</strong><br />
vegetazione costiera (fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
La situazione andrebbe anche affrontata tenendo conto del<strong>la</strong> prospettiva<br />
di un eventuale inaridimento del clima (da 50 anni si sta registrando un<br />
aumento del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura del pianeta). In tal caso si verificherebbe una<br />
migrazione dell'attuale flora verso regioni più umide ed una sostituzione con<br />
comunità più xerof<strong>il</strong>e. Perché questo possa avvenire si deve rendere<br />
possib<strong>il</strong>e lo spostamento attraverso una connettività vegetazionale, si<br />
debbono creare le condizioni <strong>per</strong> l'insediamento di comunità vegetali più<br />
adeguate al<strong>la</strong> nuova situazione ambientale.<br />
Avversità<br />
In re<strong>la</strong>zione alle avversità occorre considerare le interazioni fra<br />
andamento climatico, cambiamenti climatici e attività dei parassiti di<br />
23
debolezza. L’attività di questi ultimi può venire favorita da condizioni di<br />
stress idrico delle piante, come <strong>per</strong> esempio nel caso del de<strong>per</strong>imento del<br />
leccio e del<strong>la</strong> sughera nel<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> iberica. Anche parassiti virulenti, come<br />
Matsococcus feyitaudi (cocciniglia corticico<strong>la</strong> del pino marittimo) possono<br />
essere favoriti da condizioni di aridità.<br />
L'inquinamento atmosferico è un fattore generalmente poco considerato<br />
nell’ecologia mediterranea. L’Europa meridionale è certamente un’area ad<br />
alto rischio, anche se le possib<strong>il</strong>i conseguenze sugli ecosistemi mediterranei<br />
sono <strong>la</strong>rgamente sconosciute. Più noto è l’effetto dell’inquinamento marino<br />
da tensioattivi (sostanze detergenti): tali sostanze, che si ritrovano in grande<br />
quantità nelle acque reflue scaricate a mare dalle aree metropolitane,<br />
mesco<strong>la</strong>te con <strong>il</strong> sale marino sono in grado di provocare gravi<br />
deterioramenti alle formazioni vegetali costiere.<br />
3. La ripresa dopo gli incendi<br />
Le strategie di sopravvivenza<br />
Come sopra accennato, <strong>la</strong> vegetazione mediterranea, in cui sono<br />
predominanti le specie di tipo arbustivo, ha sv<strong>il</strong>uppato strategie di difesa<br />
dall’azione distruttiva degli incendi, che prevedono <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di<br />
ricostituire rapidamente <strong>la</strong> biomassa vegetale dopo <strong>il</strong> passaggio del fuoco.<br />
Tali strategie risultano sim<strong>il</strong>i anche nelle diverse parti del globo ove si è<br />
evoluta una vegetazione di tipo ‘mediterraneo’, in seguito al<strong>la</strong> presenza di<br />
fattori climatici sim<strong>il</strong>i ma anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricorrenza di incendi.<br />
Nonostante nel Bacino Mediterraneo gli incendi sia di origine naturale<br />
che antropica abbiano concorso marcatamente a determinare le<br />
caratteristiche del paesaggio, <strong>il</strong> fondamentale fattore ecologico costituito dal<br />
fuoco ed i meccanismi che <strong>la</strong> vegetazione impiega <strong>per</strong> <strong>la</strong> propria<br />
rigenerazione sono stati poco studiati.<br />
La ripresa del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea in seguito al passaggio del<br />
fuoco si basa fondamentalmente su due meccanismi di sopravvivenza: a) <strong>la</strong><br />
capacità di alcune specie di ricostituire <strong>la</strong> parte aerea, anche grazie alle<br />
riserve rimaste nel<strong>la</strong> zona ipogea non danneggiata dall’incendio, b) <strong>la</strong><br />
germinazione dei semi che si trovano nel terreno, favorita dalle alte<br />
tem<strong>per</strong>ature. Questi due modelli consentono <strong>il</strong> veloce recu<strong>per</strong>o delle<br />
comunità, le quali tendono a ricreare le precedenti composizioni e strutture<br />
vegetazionali, sempre che <strong>la</strong> frequenza ed intensità degli incendi non sia<br />
troppo elevata. Gli incendi molto frequenti ed intensi, infatti, possono<br />
esaurire gradualmente le 'banche' di seme del terreno, risultando ancor più<br />
dannosi nei confronti di quelle specie che si propagano unicamente <strong>per</strong> via<br />
sessuale. In genere, <strong>per</strong>ò, i fuochi frequenti, purchè di bassa intensità,<br />
promuovono <strong>la</strong> germinazione più di quanto avvenga con incendi sporadici<br />
ma di alta intensità<br />
24
Ceppaia di lentisco che ricaccia dopo <strong>il</strong> passaggio del fuoco (Andora – SV)<br />
(fonte: Alberta Cascini, libero professionista)<br />
Tra le specie che dopo <strong>il</strong> fuoco ricorrono al<strong>la</strong> rigenerazione vegetativa<br />
del<strong>la</strong> parte aerea, anche se con marcate differenze di capacità pollonifera tra<br />
specie e tra ecotipi, si annoverano gli arbusti Arbutus unedo, Erica arborea,<br />
Myrtus communis, Pistacia lentiscus, Rhamnus a<strong>la</strong>ternus, Sm<strong>il</strong>ax as<strong>per</strong>a,<br />
Spartium junceum, nonché <strong>il</strong> genere Quercus. In assenza dell’avversità<br />
rappresentata dall’incendio, molte di queste specie si affidano al<strong>la</strong><br />
disseminazione zoocora, che è da mettere in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> presenza di<br />
frutti carnosi di colori vivaci, contenenti semi <strong>la</strong> cui germinazione è favorita<br />
dal passaggio attraverso l'apparato digerente dell’avifauna.<br />
Il fuoco può incidere direttamente sul<strong>la</strong> germinazione attraverso <strong>il</strong> calore,<br />
<strong>il</strong> fumo, le ceneri, le bruciature provocate ai tegumenti seminali, le sostanze<br />
vo<strong>la</strong>t<strong>il</strong>i che si sprigionano durante l’incendio oppure, indirettamente, tramite<br />
l’alterazione delle condizioni ambientali dei siti. A tutt’oggi rimane diffic<strong>il</strong>e<br />
studiare <strong>il</strong> fenomeno in base a simu<strong>la</strong>zioni di <strong>la</strong>boratorio <strong>per</strong>ché, in re<strong>la</strong>zione<br />
al tipo di terreno, <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura durante l'incendio può variare fortemente<br />
nel raggio di pochi centimetri (in taluni casi da 500°C in su<strong>per</strong>ficie si passa<br />
a soli 50°C a 2 cm di profondità), mentre <strong>la</strong> distribuzione dei semi nel<br />
prof<strong>il</strong>o del terreno è generalmente del tutto casuale.<br />
Le piante di altre specie arbustive quali Calicotome v<strong>il</strong>losa, Cistus<br />
albidus, C. incanus, C. monspeliensis, C. salvifolius e Rosmarinus<br />
officinalis vengono completamente bruciate dagli incendi e si affidano al<strong>la</strong><br />
so<strong>la</strong> propagazione <strong>per</strong> seme. Nel caso del genere Cistus l’effetto delle alte<br />
tem<strong>per</strong>ature sul seme è stato oggetto di studi approfonditi che hanno<br />
dimostrato come l’im<strong>per</strong>meab<strong>il</strong>ità dei duri tegumenti seminali, in partico<strong>la</strong>re<br />
di quello interno, inibisca <strong>la</strong> germinazione. Il caldo, provocando <strong>la</strong><br />
spaccatura dei tegumenti, consente l’assorbimento dell'acqua e quindi<br />
favorisce indirettamente <strong>la</strong> germinazione. La s<strong>per</strong>imentazione ha<br />
evidenziato che nel genere Cistus l’integrità dei tegumenti viene meno<br />
naturalmente con l’invecchiare del seme, <strong>per</strong>ciò, in assenza di incendi, <strong>la</strong><br />
germinazione può comunque avvenire dopo alcuni anni dal<strong>la</strong><br />
disseminazione. Questo potrebbe spiegare l’ab<strong>il</strong>ità dei cisti nel colonizzare<br />
campi abbandonati non soggetti a fuochi <strong>per</strong>iodici.<br />
25
Le specie con adattamenti agli incendi sono dette pirofite e possono<br />
essere distinte in passive o attive secondo <strong>la</strong> seguente tipologia:<br />
- pirofite passive: mostrano adattamenti che consentono <strong>la</strong><br />
sopravvivenza dell’individuo (es. <strong>la</strong> corteccia ispessita e suberizzata<br />
come in Quercus suber);<br />
- pirofite attive vegetative: dopo gli incendi si rigenerano <strong>per</strong> polloni,<br />
spesso radicali (es. generi Erica e Arbutus);<br />
- pirofite attive generative: dopo <strong>il</strong> fuoco si possono rinnovare in<br />
massa <strong>per</strong> seme (es. Pinus halepensis, P. pinaster, numerose specie del<br />
genere Cistus, Thymus capitatus e altre).<br />
Le pirofite attive sono spesso anche fortemente infiammab<strong>il</strong>i e quindi<br />
capaci di mantenere <strong>la</strong> predisposizione all’incendio delle cenosi in cui<br />
abbondano. L’infiammab<strong>il</strong>ità è associata al<strong>la</strong> presenza di terpeni ed altre<br />
sostanze aromatiche che, d’altra parte, rendono <strong>la</strong> pianta inappetib<strong>il</strong>e e<br />
quindi resistente al pasco<strong>la</strong>mento.<br />
Le pirofite attive, inoltre, sono in molti casi dotate di semi piuttosto<br />
leggeri, provvisti di ampie ali come in alcuni pini, fac<strong>il</strong>mente trasportab<strong>il</strong>i<br />
dal vento e quindi in grado di colonizzare le aree bruciate. In queste specie<br />
<strong>la</strong> germinazione del seme e <strong>la</strong> sopravvivenza dei semenzali sono spesso<br />
favorite dal microclima determinato dal fuoco, in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> quanto<br />
riguarda <strong>la</strong> grande disponib<strong>il</strong>ità di luce. Nel caso di alcuni pini (ad es. P.<br />
halepensis) si deve sottolineare <strong>la</strong> presenza di 'coni serotini', cioè strob<strong>il</strong>i <strong>la</strong><br />
cui a<strong>per</strong>tura è resa possib<strong>il</strong>e soltanto da alte tem<strong>per</strong>ature che, distruggendo <strong>il</strong><br />
rivestimento di resina, <strong>per</strong>mettono alle scaglie di aprirsi e di r<strong>il</strong>asciare i<br />
semi.<br />
Tem<strong>per</strong>ature re<strong>la</strong>tivamente basse (19°C) associate al<strong>la</strong> stagione più fresca<br />
e umida dell’anno, favoriscono <strong>la</strong> germinazione del<strong>la</strong> maggior parte delle<br />
specie del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea. Specie adattate a stagioni estive<br />
molto calde si sono evolute, quindi, verso una condizione fisiologica che<br />
consente <strong>la</strong> germinazione generalizzata nel <strong>per</strong>iodo in cui <strong>la</strong> disponib<strong>il</strong>ità<br />
idrica è massima. Alcune specie, ai fini di una germinazione più veloce e<br />
completa, beneficiano del<strong>la</strong> più marcata alternanza di tem<strong>per</strong>ature notturne e<br />
diurne che si viene a creare nei mesi più freschi dell’anno nel terreno<br />
denudato dal fuoco.<br />
Il ruolo dei terpeni<br />
Nei climi di tipo mediterraneo i terpeni sembrano rivestire un importante<br />
ruolo nel fenomeno degli incendi e non soltanto <strong>per</strong>ché, come già accennato,<br />
favoriscono <strong>la</strong> combustione. Tra i metaboliti secondari, i terpenoidi (terpeni<br />
o isoprenoidi) costituiscono <strong>il</strong> più vasto gruppo di composti vegetali e<br />
risultano partico<strong>la</strong>rmente diffusi nelle conifere e in diverse piante<br />
aromatiche ricche di oli essenziali tipiche del<strong>la</strong> macchia mediterranea. Negli<br />
ultimi anni numerose indagini hanno messo in evidenza <strong>il</strong> significato<br />
ecofisiologico di molti composti terpenici e, in partico<strong>la</strong>re, <strong>il</strong> loro ruolo<br />
fondamentale nelle allelopatie, nelle re<strong>la</strong>zioni pianta-patogeno, piantainsetto<br />
e nei rapporti pianta-pianta. Il fuoco, distruggendo le sostanze<br />
inibitrici accumu<strong>la</strong>te nel terreno e nel fogliame caduto, rende possib<strong>il</strong>e<br />
l’insediamento di erbacee annuali. Successivamente l’area può essere<br />
colonizzata da arbusti aromatici che determinano condizioni avverse <strong>per</strong><br />
altre specie. L’azione inibitoria dei terpeni contenuti in arbusti aromatici<br />
(Salvia leucophyl<strong>la</strong>, S. apiana, S. mellifera, Artemisia californica) è stata<br />
26
en descritta <strong>per</strong> le zone costiere del Sud del<strong>la</strong> California, caratterizzate da<br />
un clima e una vegetazione di tipo mediterraneo. Vaste aree californiane<br />
sono co<strong>per</strong>te da Salvia leucophyl<strong>la</strong> e Artemisia californica. Esse sono<br />
distribuite a macchie molto sim<strong>il</strong>i alle nostre formazioni di Cistus e<br />
Rosmarinus ed esercitano un’azione negativa sullo sv<strong>il</strong>uppo radicale di<br />
p<strong>la</strong>ntule di graminacee e cucurbitacee, nonché sul<strong>la</strong> germinazione dei loro<br />
semi. L’effetto negativo dei terpeni si estende anche a semi e p<strong>la</strong>ntule delle<br />
stesse specie che le producono e <strong>per</strong>tanto l’auto-tossicità dovrebbe svolgere<br />
un ruolo significativo nel<strong>la</strong> dinamica delle comunità vegetali.<br />
L’effetto del fumo sul<strong>la</strong> germinazione dei semi<br />
Dovrebbero essere maggiormente investigati, soprattutto <strong>per</strong> le specie<br />
tipiche del Mediterraneo, <strong>il</strong> fumo ed i gas prodotti durante l'incendio quali<br />
promotori del<strong>la</strong> germinazione. Evidenze positive in tal senso sono riportate<br />
da vari autori <strong>per</strong> varie specie di Erica e di altri generi presenti nell'ambito<br />
del fynbos sudafricano, <strong>la</strong> tipica vegetazione del regno floristico capense,<br />
affine da un punto di vista fisionomico al<strong>la</strong> nostra macchia mediterranea. Il<br />
fumo fornisce un 'messaggero' chimico (quale l'et<strong>il</strong>ene e <strong>il</strong> gas<br />
ammoniacale) che di <strong>per</strong> sè stimo<strong>la</strong> <strong>la</strong> germinazione dei semi.<br />
L'effetto stimo<strong>la</strong>nte determinato da gas ossidanti presenti nel fumo è stato<br />
osservato anche nell'ambito del<strong>la</strong> vegetazione del ‘chaparral’ californiano<br />
sul<strong>la</strong> germinazione di alcune specie annuali che s'insediano dopo l'incendio.<br />
Anche una positiva influenza del fumo è stata evidenziata <strong>per</strong> alcune<br />
rutacee, mirtacee, cupressacee e timeleacee dell'Australia Occidentale<br />
normalmente di diffic<strong>il</strong>e germinazione.<br />
Si ritiene di ut<strong>il</strong>ità pratica riassumere le principali caratteristiche<br />
ecofisiologiche di alcune specie del<strong>la</strong> flora mediterranea che vegetano in<br />
luoghi soggetti ad incendi e pascolo: Si fa riferimento sia alle specie che<br />
vengono totalmente distrutte dal fuoco, sia a quelle dotate di buona capacità<br />
pollonifera a cui <strong>il</strong> fuoco distrugge soltanto <strong>la</strong> parte epigea.<br />
CARATTERISTICHE ECOFISIOLOGICHE DI ALCUNE SPECIE CHE VEGETANO IN<br />
LUOGHI SOGGETTI AD INCENDI E PASCOLO: SPECIE CHE VENGONO<br />
TOTALMENTE DISTRUTTE DAL FUOCO (MODIFICATO DA CAMARDA E SATTA<br />
1995).<br />
Specie<br />
Caratteristiche ecofisiologiche delle piante ed effetti del fuoco<br />
Calicotome spinosa • solo i rami più es<strong>il</strong>i vengono distrutti, <strong>la</strong> struttura legnosa<br />
rimane praticamente intatta<br />
• non ha capacità pollonifera<br />
• l’apparato radicale è piuttosto su<strong>per</strong>ficiale<br />
• dissemina elevati quantitativi di seme ad alta facoltà<br />
germinativa<br />
• appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e caprino<br />
• vegeta in suoli molto impoveriti e <strong>per</strong>corsi continuamente<br />
dagli incendi<br />
27
Cistus incanus<br />
C. monspeliensis<br />
C. salvifolius<br />
Euphorbia<br />
dendroides L.<br />
Helichrysum italicum<br />
subsp. microphyllum<br />
Lavandu<strong>la</strong> stoechas<br />
Juni<strong>per</strong>us phoenicea<br />
J. oxycedrus subsp.<br />
macrocarpa<br />
• apparato radicale su<strong>per</strong>ficiale e poco sv<strong>il</strong>uppato<br />
• fogliame ricco di sostanze fac<strong>il</strong>mente infiammab<strong>il</strong>i che fanno<br />
sì che <strong>la</strong> parte aerea bruci completamente al passaggio del<br />
fuoco<br />
• disseminano elevati quantitativi di seme ad alta facoltà<br />
germinativa<br />
• <strong>il</strong> caldo, provocando <strong>la</strong> spaccatura dei tegumenti, consente<br />
l’assorbimento di acqua e quindi favorisce indirettamente <strong>la</strong><br />
germinazione<br />
• vegetano in suoli degradati e <strong>per</strong>corsi continuamente dagli<br />
incendi<br />
• tranne in casi estremi, non appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e<br />
caprino<br />
• viene completamente distrutta <strong>per</strong> l’alta combustib<strong>il</strong>ità del<br />
legno<br />
• non ha capacità pollonifera<br />
• apparato radicale piuttosto su<strong>per</strong>ficiale<br />
• dissemina elevati quantitativi di seme ad alta facoltà<br />
germinativa<br />
• non appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e caprino<br />
• vegeta prevalentemente su litosuoli<br />
• fogliame ricco di sostanze fac<strong>il</strong>mente infiammab<strong>il</strong>i che fanno<br />
sì che <strong>la</strong> parte aerea bruci completamente al passaggio del<br />
fuoco<br />
• disseminano elevati quantitativi di seme di alta facoltà<br />
germinativa<br />
• poco appetib<strong>il</strong>i dal bestiame ovino e caprino<br />
• vegetano in ambienti a<strong>per</strong>ti e degradati<br />
• i rami terminali sono ricchi di sostanze aromatiche vo<strong>la</strong>t<strong>il</strong>i che<br />
favoriscono <strong>la</strong> combustione<br />
• non ha capacità pollonifera<br />
• dissemina elevati quantitativi di seme di bassa facoltà<br />
germinativa<br />
• fogliame poco appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e caprino<br />
• vegeta prevalentemente su litosuoli<br />
CARATTERISTICHE ECOFISIOLOGICHE DI ALCUNE SPECIE CHE VEGETANO IN<br />
LUOGHI SOGGETTI AD INCENDI E PASCOLO: SPECIE CON BUONA CAPACITÀ<br />
POLLONIFERA A CUI IL FUOCO DISTRUGGE SOLO LA PARTE EPIGEA<br />
(MODIFICATO DA CAMARDA E SATTA, 1995)<br />
Specie Caratteristiche ecofisiologiche delle piante ed effetti del fuoco<br />
Anagyris foetida • spoglia in estate, vegeta da autunno a primavera<br />
• <strong>la</strong> parte aerea viene praticamente distrutta dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• dissemina elevati quantitativi di seme di facoltà germinativa<br />
media<br />
• non appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e caprino<br />
28
Arbutus unedo • i rami vengono praticamente distrutti dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• l’incendio non influisce sul<strong>la</strong> disseminazione (<strong>per</strong>ché i frutti<br />
maturano e si disseminano quando <strong>il</strong> rischio di fuoco è<br />
minimo)<br />
• seme con facoltà germinativa medio-alta<br />
Asparagus acutifolius<br />
A. albus<br />
• fogliame molto appetib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> ovini e caprini<br />
• rizomi e apparati radicali molto vitali<br />
• l’incendio non influisce sul<strong>la</strong> disseminazione<br />
• seme con facoltà germinativa medio-bassa<br />
• fogliame poco appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e caprino<br />
Ceratonia s<strong>il</strong>iqua • i rami vengono praticamente distrutti dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• l’incendio non influisce sul<strong>la</strong> disseminazione<br />
• seme con facoltà germinativa medio-alta<br />
• fogliame di appetib<strong>il</strong>ità soddisfacente<br />
• frutto molto appetib<strong>il</strong>e dal bestiame, specialmente bovino ed<br />
equino<br />
Erica arborea • altamente combustib<strong>il</strong>e, <strong>la</strong> parte aerea viene praticamente<br />
distrutta dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• dissemina elevati quantitativi di seme di facoltà germinativa<br />
medio-bassa<br />
• fogliame appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e caprino,<br />
specialmente gli apici vegetativi<br />
Myrtus communis • altamente combustib<strong>il</strong>e, <strong>la</strong> parte aerea viene praticamente<br />
distrutta dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• dissemina elevati quantitativi di seme di facoltà germinativa<br />
medio-alta<br />
• fogliame discretamente appetib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> ovini e caprini,<br />
Olea oleaster<br />
Ph<strong>il</strong>lyrea angustifolia<br />
P. <strong>la</strong>tifolia<br />
soprattutto in autunno-inverno<br />
• i rami vengono praticamente distrutti dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• l’incendio non influisce sul<strong>la</strong> disseminazione<br />
• seme con facoltà germinativa media<br />
• fogliame appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e caprino<br />
• altamente combustib<strong>il</strong>e, <strong>la</strong> parte aerea viene praticamente<br />
distrutta dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• dissemina elevati quantitativi di seme di facoltà germinativa<br />
medio-bassa<br />
• fogliame poco appetib<strong>il</strong>e<br />
Pistacia lentiscus • i rami vengono praticamente distrutti dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• l’incendio non influisce sul<strong>la</strong> disseminazione<br />
• seme con facoltà germinativa medio-alta<br />
• fogliame non appetib<strong>il</strong>e dal bestiame, eccetto quello caprino in<br />
autunno-inverno<br />
• frutti maturi appetib<strong>il</strong>i dal bestiame ovino e caprino<br />
Quercus <strong>il</strong>ex • i rami vengono praticamente distrutti dal fuoco<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• l’incendio non influisce sul<strong>la</strong> disseminazione<br />
• seme con facoltà germinativa medio-alta<br />
• fogliame appetib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> bovini, ovini e caprini, soprattutto in<br />
autunno-inverno<br />
29
Quercus suber • i rami di diametro inferiore a 2-3 cm vengono distrutti dal<br />
fuoco, quelli più grandi sono sufficientemente protetti dal<br />
sughero<br />
• ottima capacità pollonifera<br />
• l’incendio non influisce sul<strong>la</strong> disseminazione<br />
• seme con facoltà germinativa medio-alta<br />
• fogliame appetib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> bovini, ovini e caprini, soprattutto in<br />
autunno-inverno<br />
4. Aspetti storico-culturali ed importanza economica<br />
Etno-botanica e tradizioni legate alle piante del<strong>la</strong> macchia<br />
Durante <strong>il</strong> m<strong>il</strong>lenario legame del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea con le<br />
attività umane, le specie facenti parti del<strong>la</strong> macchia e del<strong>la</strong> gariga hanno<br />
stab<strong>il</strong>ito un profondo legame con l’uomo re<strong>la</strong>tivamente al loro sfruttamento<br />
come risorsa, quantitativamente abbondante a causa del clima favorevole e<br />
qualitativamente ricca <strong>per</strong> l’elevata biodiversità.<br />
La lunga storia che ha caratterizzato le civ<strong>il</strong>tà del Mediterraneo, a partire<br />
soprattutto dall'antica Grecia, ha fatto sì che, in un’economia agrico<strong>la</strong> legata<br />
in massima parte alle materie prime presenti nel territorio circostante, si<br />
sv<strong>il</strong>uppassero una serie di conoscenze pratiche, tecniche e usanze volte ad<br />
ottimizzare lo sfruttamento delle risorse localmente disponib<strong>il</strong>i. Tranne<br />
alcune eccezioni, le piante arbustive non hanno mai avuto un ruolo r<strong>il</strong>evante<br />
nel soddisfacimento di esigenze fondamentali quali <strong>la</strong> costruzione delle<br />
abitazioni, l’ottenimento di vestiti, <strong>la</strong> produzione di alimenti ad elevato<br />
contenuto calorico. A questo scopo erano sfruttate soprattutto piante arboree<br />
quali <strong>il</strong> leccio e <strong>il</strong> cipresso (fonti di materiale da costruzione e spesso di<br />
combustib<strong>il</strong>e) o le specie erbacee coltivate (cereali e leguminose; lino);<br />
integravano le fonti alimentari di massa le colture orticole e le piante<br />
legnose con frutti ricchi di amido e grassi che crescevano nelle zone interne<br />
(castagno, noce, nocciolo).<br />
La civ<strong>il</strong>tà e <strong>la</strong> vegetazione mediterranea: un antico e complesso rapporto (nel<strong>la</strong><br />
foto: l’anfiteatro di Segesta ed <strong>il</strong> territorio circostante) (fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
30
Il ruolo delle piante arbustive nel<strong>la</strong> vita delle popo<strong>la</strong>zioni mediterranee è<br />
stato invece fondamentale <strong>per</strong> altri scopi altrettanto importanti , quali <strong>la</strong> cura<br />
delle ma<strong>la</strong>ttie, <strong>la</strong> salute degli animali allevati, <strong>la</strong> produzione di legna da<br />
ardere <strong>per</strong> gli usi domestici; oppure <strong>per</strong> impieghi che miglioravano <strong>la</strong> qualità<br />
del<strong>la</strong> vita e <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di scambi economici, quali l’insaporimento dei cibi<br />
con differenziati aromi, l’ottenimento di utens<strong>il</strong>i, di prodotti cosmetici, di<br />
bevande, di oli <strong>per</strong> l'<strong>il</strong>luminazione, di stoffe colorate, di detergenti. Anche se<br />
alcuni prodotti sono rimasti nel tempo legati soprattutto a specifiche zone<br />
geografiche fino ai tempi odierni (es. <strong>il</strong> liquore di mirto del<strong>la</strong> Sardegna), le<br />
conoscenze sul<strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di sfruttamento ed impiego delle piante<br />
arbustive del<strong>la</strong> macchia diventarono già all'epoca dei Romani patrimonio<br />
globale delle popo<strong>la</strong>zioni dell'intero Bacino Mediterraneo, in cui tali piante<br />
crescevano spontanee nelle zone costiere, le più densamente popo<strong>la</strong>te. E' <strong>la</strong><br />
combinazione tra <strong>la</strong> elevata biodiversità vegetale del Mediterraneo e<br />
l'esistenza di una civ<strong>il</strong>izzazione m<strong>il</strong>lenaria che ha portato al livello di<br />
ricchezza di tradizioni ed usi attualmente presente, memoria di un tempo in<br />
cui essi erano di importanza fondamentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> sussistenza e <strong>la</strong> vita<br />
quotidiana di popo<strong>la</strong>zioni che non conoscevano le tecniche dell'agricoltura<br />
moderna e <strong>la</strong> produzione di tipo industriale.<br />
Alcune tra le specie arbustive si sono dimostrate nel tempo ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i in<br />
molteplici modi; a titolo di esempio possiamo citare <strong>il</strong> lentisco (Pistacia<br />
lentiscus), una tra le più comuni e caratteristiche specie del<strong>la</strong> macchia, che è<br />
sfruttab<strong>il</strong>e in campo alimentare, medicinale, veterinario, cosmetico,<br />
profumiero, <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di materiale da costruzione e di combustib<strong>il</strong>e,<br />
<strong>per</strong> l'<strong>il</strong>luminazione, <strong>per</strong> <strong>la</strong> fabbricazione di oggetti d'artigianato e di saponi,<br />
<strong>per</strong> l’industria tintoria e conciaria, in campo ornamentale. Il mirto (Myrtus<br />
communis), specie a fogliame aromatico, è ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e in campo medicinale<br />
(es. come balsamico), alimentare (produzione di liquori, aromatizzanti,<br />
foraggio <strong>per</strong> gli animali), industriale (estrazione del tannino <strong>per</strong> l'industria<br />
conciaria e tintoria, del furfurolo <strong>per</strong> l’industria chimica), artigianale (<strong>la</strong>vori<br />
d'intreccio), cosmetici (produzione dell'"acqua degli angeli"), ornamentali<br />
(come fronda recisa, pianta in vaso e da giardino). Molte altre specie hanno<br />
svariati ut<strong>il</strong>izzi, fornendo anche prodotti di pregio e tipici (es. le pipe di<br />
radica, ottenib<strong>il</strong>e dall'Erica arborea, o <strong>il</strong> miele amaro del corbezzolo –<br />
Arbutus unedo). Lo sfruttamento del<strong>la</strong> flora spontanea era già sv<strong>il</strong>uppato<br />
<strong>la</strong>rgamente in epoca preromana: gli antichi nuragici del<strong>la</strong> Sardegna usavano<br />
infatti le piante del<strong>la</strong> macchia <strong>per</strong> scopo alimentare (oleastro, Arbutus<br />
unedo, Pistacia lentiscus), medicinale e veterinario (Rosmarinus officinalis,<br />
Artemisia arborescens), apicolo (Rosmarinus officinalis, Lavandu<strong>la</strong><br />
stoechas), artigianale (Ph<strong>il</strong>lyrea <strong>la</strong>tifolia, oleastro), tintorio (Rhamnus<br />
a<strong>la</strong>ternus, Daphne gnidium), <strong>per</strong> riscaldamento (quasi tutte le specie), <strong>per</strong><br />
costiuire siepi impenetrab<strong>il</strong>i (Calycotome spp.). Usi che si riscontrano<br />
ancora oggi.<br />
31
Due prodotti tipici ottenuti dal<strong>la</strong> macchia mediterranea: <strong>il</strong> liquore di mirto (a sinistra) ed <strong>il</strong><br />
miele di corbezzolo (a destra) (fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli).<br />
A fronte di una componente materiale, si è sv<strong>il</strong>uppata anche una ricca<br />
messe di tradizioni folkloristiche, di leggende, di impieghi rituali e magici,<br />
di significati simbolici, che nel corso dei secoli sono rimasti legati alle<br />
piante del<strong>la</strong> macchia, in un rapporto uomo-natura molto più stretto<br />
spiritualmente di quanto avvenga attualmente e che influenzava molteplici<br />
aspetti immateriali delle civ<strong>il</strong>tà che si sono succedute nel Mediterraneo. A<br />
titolo di esempio, <strong>il</strong> mirto era una pianta sacra ad Afrodite, dea del<strong>la</strong><br />
bellezza; era inoltre strettamente legato nell’antichità al<strong>la</strong> femmin<strong>il</strong>ità e<br />
simboleggiava <strong>la</strong> fecondità; <strong>il</strong> legame con Afrodite ha fatto sì che questa<br />
pianta fosse considerata di buon augurio e <strong>per</strong> questo motivo se ne ornavano<br />
<strong>il</strong> capo le alte cariche amministrative e m<strong>il</strong>itari. Altra specie, l'alloro, era<br />
offerta ai vincitori delle gare nei giochi Pitici dell'antica Grecia; evocando <strong>il</strong><br />
simbolo del<strong>la</strong> vittoria, a Roma incoronava <strong>la</strong> fronte dei generali vittoriosi e<br />
successivamente fu riservato all'Im<strong>per</strong>atore; l'uso passò successivamente ai<br />
Cristiani <strong>per</strong> simboleggiare <strong>la</strong> vittoria sul<strong>la</strong> morte. Il rosmarino <strong>per</strong> gli Egizi<br />
era simbolo di immortalità; l’uso funerario di questa pianta si è diffuso in<br />
gran parte del Mediterraneo ed anche nel Nord Europa: testimonianza se ne<br />
trova, ad esempio, nel<strong>la</strong> consuetudine che esisteva di includere <strong>il</strong> rosmarino<br />
tra le piante impiegate <strong>per</strong> le corone funebri. Nel<strong>la</strong> Grecia antica, se ne<br />
bruciavano i ramoscelli giovani durante le cerimonie religiose; i Romani<br />
incoronavano di rosmarino i Lari, i numi tute<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> casa.<br />
Anche dal punto di vista linguistico, esistono numerosi esempi di<br />
vocaboli di uso comune derivati da nome di piante o da usi cui erano esse<br />
associate; citiamo qui alcuni esempi: <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> "<strong>la</strong>urea" deriva dal nome<br />
<strong>la</strong>tino dell’alloro (<strong>la</strong>urum), rimanendo più fedele al<strong>la</strong> sua origine rispetto al<br />
nome comune con cui è adesso conosciuta; <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “mastice”, attualmente<br />
nome generico di sostanza adesiva, deriva dal greco ‘mastiche’, che<br />
indicava specificamente <strong>la</strong> resina di lentisco, ad uso masticatorio; <strong>il</strong> nome<br />
del<strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda deriva dal <strong>la</strong>tino <strong>la</strong>vare, in quanto era usata <strong>per</strong> profumare<br />
l’acqua con cui ci si <strong>la</strong>vava. Questi esempi, così come altri che potrebbero<br />
essere fatti a proposito del<strong>la</strong> toponomastica, evidenziano l’antico legame<br />
delle piante spontanee con <strong>la</strong> storia delle civ<strong>il</strong>tà del Mediterraneo.<br />
Nuove opportunità di sv<strong>il</strong>uppo e di sfruttamento produttivo<br />
Per i motivi sopra riportati, <strong>la</strong> valorizzazione delle specie del<strong>la</strong><br />
vegetazione mediterranea (formazione caratterizzata dal<strong>la</strong> prevalenza di<br />
specie arbustive), va vista in un contesto che va al di là del loro pur notevole<br />
interesse naturalistico, ambientale (lotta contro l'erosione e <strong>la</strong><br />
32
desertificazione) ed estetico-turistico, che sono gli aspetti attualmente più<br />
importanti anche dal punto di vista economico. Va infatti riconsiderata e<br />
rivalutata <strong>la</strong> tradizione etnobotanica e <strong>il</strong> bagaglio storico-culturale che sono<br />
indissolub<strong>il</strong>mente tra loro legati riguardo a piante che hanno accompagnato<br />
nel cammino di civ<strong>il</strong>tà le popo<strong>la</strong>zioni del Mediterraneo.<br />
La <strong>la</strong>vorazione artigianale del<strong>la</strong> foglia di palma nana (Museo dello Zingaro – TP)<br />
(fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
La tradizione riguardante usi materiali e simbolici delle piante del<strong>la</strong><br />
macchia, così come quel<strong>la</strong> di altre specie <strong>per</strong> lungo tempo legate al<strong>la</strong> vita<br />
delle popo<strong>la</strong>zioni rurali, si è conservata viva in Italia almeno fino agli anni<br />
Cinquanta del secolo scorso, quando molti usi tradizionali sono stati<br />
progressivamente abbandonati sia <strong>per</strong> l’introduzione di sistemi di<br />
produzione e di materiali più redditizi sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>dita di elementi etnoculturali<br />
dovuti all'abbandono delle campagne ed al cambiamento di st<strong>il</strong>i di<br />
vita. Tuttavia, recentemente, si è assistito, a fronte di una sempre più spinta<br />
globalizzazione, ad una risco<strong>per</strong>ta del valore delle tradizioni e del<strong>la</strong> diversità<br />
biologica e culturale, che rappresentano <strong>per</strong> <strong>il</strong> mondo mediterraneo un<br />
elemento fondamentale del<strong>la</strong> sua stessa identità culturale. A fronte di<br />
prodotti di piante mediterranee che hanno sempre mantenuto una certa<br />
r<strong>il</strong>evanza commerciale (es. le pipe di radica, <strong>il</strong> sughero, i pinoli), altri<br />
prodotti ottenib<strong>il</strong>i da specie arbustive del<strong>la</strong> macchia e del<strong>la</strong> gariga hanno<br />
solo recentemente evidenziato un grande apprezzamento in settori ove è<br />
ricercata <strong>la</strong> qualità, come quello alimentare (piante aromatiche da<br />
condimento, mieli, liquori) e quello ornamentale (piante in contenitore<br />
ottenuti da attività vivaistica), con <strong>la</strong> ricerca di prodotti dotati di forti<br />
caratteristiche d’identità e, contemporaneamente, con l’introduzione di<br />
novità sul tema.<br />
In tale contesto è <strong>per</strong>ciò auspicab<strong>il</strong>e che ut<strong>il</strong>izzi legati ad antiche<br />
tradizioni, poco conosciuti ed a rischio di estinzione a causa dello<br />
sfaldamento dello specifico tessuto sociale, vengano proposti all’attenzione<br />
di un pubblico più ampio, al fine di far meglio conoscere le potenzialità del<br />
patrimonio botanico più tipico del<strong>la</strong> nostra flora (oggi ancora <strong>la</strong>rgamente<br />
sottout<strong>il</strong>izzato) e di valorizzare realtà locali e aree geografiche marginali che<br />
hanno conservato nel tempo un importante bagaglio culturale.<br />
33
Un esempio di turismo sostenib<strong>il</strong>e: <strong>il</strong> turismo naturalistico. Nel<strong>la</strong> foto: visita al<strong>la</strong><br />
Riserva naturale “Le Prigionette” (Capo Caccia – SS) (fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
A ciò, oggi si sta aggiungendo <strong>la</strong> esplorazione di nuovi campi in seguito<br />
sia al<strong>la</strong> creazione di nuovi sbocchi economici sia ad una maggiore<br />
attenzione dell’opinione pubblica e <strong>la</strong> comunità scientifica internazionale ai<br />
temi ambientali ed al<strong>la</strong> salvaguardia del<strong>la</strong> salute del cittadino; possiamo<br />
citare tra essi <strong>la</strong> sco<strong>per</strong>ta di nuove sostanze naturali <strong>per</strong> uso farmaceutico, <strong>la</strong><br />
preparazione di prodotti erboristici, l’ut<strong>il</strong>izzo di antiossidanti ed additivi<br />
naturali negli alimenti, le tecniche di ingegneria naturalistica, <strong>la</strong><br />
reforestazione con essenze autoctone, lo sfruttamento delle fronde recise in<br />
campo ornamentale, <strong>la</strong> creazione di nuove forme di turismo ecocompatib<strong>il</strong>e<br />
(naturalistico, agrituristico). Questo panorama costituisce, nel<strong>la</strong> sua<br />
artico<strong>la</strong>zione complessiva e <strong>per</strong> <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di incidere in diversi settori<br />
produttivi, una occasione preziosa di sv<strong>il</strong>uppo <strong>per</strong> una nuova valorizzazione<br />
delle specie autoctone, spingendo allo studio con rinnovato s<strong>la</strong>ncio di specie<br />
in alcuni casi considerate obsolete, in altri semplicemente poco conosciute.<br />
Il recu<strong>per</strong>o delle conoscenze etnobotaniche rappresenta non so<strong>la</strong>mente un<br />
aspetto di importanza culturale ma, attraverso <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro di moderni criteri<br />
d'indagine scientifica, anche una concreta prospettiva di sv<strong>il</strong>uppo economico<br />
e sociale di vaste aree dove <strong>la</strong> macchia mediterranea costituisce <strong>la</strong><br />
formazione vegetale più diffusa. Ad esempio <strong>il</strong> mastice di Chio, ottenuto dal<br />
lentisco (Pistacia lentiscus) nell'iso<strong>la</strong> di Chio (Grecia) e conosciuto fin<br />
dall'antichità <strong>per</strong> le sue proprietà antisettiche, antinfiammmatorie e<br />
rinfrescanti, è oggi riconosciuto come efficace contro <strong>la</strong> gengivite, <strong>la</strong> piorrea<br />
e <strong>la</strong> paradontosi (<strong>la</strong> principale causa del<strong>la</strong> caduta dei denti) e costituisce un<br />
prodotto tipico a marchio D.O.P. (detto "gomma"). E' stato anche<br />
recentemente dimostrato che <strong>il</strong> mastice inibisce <strong>la</strong> crescita di batteri<br />
contaminanti del cibo (salmonel<strong>la</strong>, staf<strong>il</strong>ococchi) e del batterio Helicobacter<br />
pylori, responsab<strong>il</strong>e dell'ulcera. Altro esempio è costituito dal pungitopo<br />
(Ruscus aculeatus), conosciuto <strong>per</strong> le sue proprietà curative fin<br />
dall'antichità, in cui era usato come <strong>la</strong>ssativo, diuretico e <strong>per</strong> favorire <strong>il</strong><br />
flusso mestruale; oggi <strong>la</strong> ricerca farmaceutica ha evidenziato che <strong>la</strong> radice e<br />
<strong>il</strong> rizoma contengono le sostanze ruscogenina e neoruscogenina, dall'azione<br />
vasocostrittrice e antinfiammatoria, e <strong>la</strong> rutina, ad azione<br />
cap<strong>il</strong><strong>la</strong>roprotettrice; <strong>il</strong> pungitopo risulta <strong>per</strong>tanto un potente tonico venoso<br />
34
vegetale e <strong>per</strong> questo rientra nel<strong>la</strong> composizione di molti farmaci (creme,<br />
pomate, tisane, ecc.) ad azione antiemorroidale, antivaricosa,<br />
antinfiammatoria e diuretica. Guardando a settori di recente sv<strong>il</strong>uppo come<br />
quello del vivaismo ornamanetale, le piante autoctone hanno trovato<br />
successo nel<strong>la</strong> decorazione di parchi, v<strong>il</strong>le, giardini, aree verdi e di interesse<br />
storico. Sebbene non si possa in questo caso par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> risco<strong>per</strong>ta di una<br />
tradizione popo<strong>la</strong>re, è tuttavia da sottolineare che l'uso di piante autoctone è<br />
stato uno dei punti nodali del<strong>la</strong> nascita del giardino rinascimentale, ma è<br />
stato trascurato negli ultimi tre secoli a favore di piante introdotte da altri<br />
continenti, spesso dotate di fioriture vistose (es. l'ibisco, <strong>la</strong> bougainv<strong>il</strong>le);<br />
talvolta agendo senza senso critico, si è al<strong>la</strong>rgato questo impiego a contesti<br />
dove risultava evidente lo scol<strong>la</strong>mento con le caratteristiche del paesaggio<br />
circostante (es. gli eucalipti nel<strong>la</strong> costituzione di grandi zone verdi<br />
extraurbane). Recentemente <strong>la</strong> progettazione di aree verdi ha risco<strong>per</strong>to l'uso<br />
delle piante autoctone ed in partico<strong>la</strong>re, nell’area mediterranea, delle specie<br />
arbustive del<strong>la</strong> macchia e del<strong>la</strong> gariga, assumendo sempre più aspetti<br />
specialistici e risvolti ecologico-ambientali. Le piante arbustive mostrano<br />
infatti notevoli potenzialità d’impiego <strong>per</strong> le ridotte esigenze idriche e di<br />
manutenzione, <strong>il</strong> loro adattamento ad ambienti anche diffic<strong>il</strong>i, <strong>la</strong> dutt<strong>il</strong>ità<br />
nelle forme di allevamento, <strong>la</strong> resistenza alle ma<strong>la</strong>ttie ed all’inquinamento.<br />
Esempi sono rappresentati dall'uso del<strong>la</strong> ginestra di Spagna (Spartium<br />
junceum, specie eliof<strong>il</strong>a e xerof<strong>il</strong>a), nel consolidamento di terreni in pendio<br />
e nel ripopo<strong>la</strong>mento di aree degradate; dal rosmarino, dal<strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda selvatica<br />
e dall'elicriso, specie pioniere, che possono trovare impiego nei<br />
ripopo<strong>la</strong>menti iniziali di zone rocciose o denudate da incendi; le specie<br />
aromatiche, inoltre, in generale presentano scarse esigenze colturali ed<br />
adattamento al<strong>la</strong> crescita in suoli poveri e sco<strong>per</strong>ti. Le specie autoctone<br />
trovano partico<strong>la</strong>re valenza negli interventi di recu<strong>per</strong>o ed<strong>il</strong>izio, in contesti<br />
ed<strong>il</strong>izi storici e in strutture agrituristiche, in ordine al<strong>la</strong> necessità di<br />
compendiare adeguatamente elementi architettonici e vegetali, <strong>per</strong> non<br />
alterare o cancel<strong>la</strong>re <strong>la</strong> storia e <strong>la</strong> identità dei luoghi.<br />
Giardino mediterraneo (azienda Sel<strong>la</strong> e Mosca , Alghero -SS) (fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli)<br />
La maggiore considerazione del contesto paesaggistico in cui vengono<br />
inserite le specie arbustive del<strong>la</strong> macchia costituisce un ponte verso<br />
l'impiego di queste stesse piante nel settore forestale, in quanto <strong>la</strong> gestione<br />
35
del<strong>la</strong> risorsa “paesaggio” rappresenta oggi un terreno su cui si deve<br />
necessariamente misurare <strong>la</strong> pianificazione territoriale in area mediterranea.<br />
Il ruolo del paesaggio è oggi un elemento essenziale nel<strong>la</strong> definizione di un<br />
modello di sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e in cui <strong>la</strong> conservazione e <strong>la</strong> valorizzazione<br />
delle risorse paesaggistiche cerchi di integrare positivamente fattori sociali,<br />
economici ed ambientali che hanno agito su un lunghissimo <strong>per</strong>iodo di<br />
tempo. L’area mediterranea rappresenta a tale proposito uno dei “<strong>la</strong>boratori”<br />
più interessanti a livello europeo. La possib<strong>il</strong>ità di impiegare specie<br />
arbustive nei ripopo<strong>la</strong>menti di aree disboscate o degradate è da vedere anche<br />
in funzione di attività umane a scopo produttivo che possano da tale azione<br />
trovare giovamento <strong>per</strong> <strong>la</strong> conservazione di nuclei sociali. Nel paesi del<br />
Mediterraneo <strong>il</strong> pasco<strong>la</strong>mento con ungu<strong>la</strong>ti domestici interessa una<br />
su<strong>per</strong>ficie di macchia e macchia-foresta di oltre 50 m<strong>il</strong>ioni di ettari e<br />
l'attività zootecnica rappresenta uno degli impieghi economici prevalenti di<br />
vaste aree non diversamente valorizzab<strong>il</strong>i. La valenza polifunzionale delle<br />
specie arbustive (impiego nell'alimentazione umana e animale, esistenza di<br />
proprietà medicinali e cosmetiche, ecc.) rende queste specie oggi di grande<br />
interesse <strong>per</strong> <strong>la</strong> forestazione ecologica e partico<strong>la</strong>rmente adatte a modelli<br />
colturali ecosostenib<strong>il</strong>i o ad interventi di recu<strong>per</strong>o ambientale.<br />
Da ciò deriva non soltanto <strong>la</strong> necessità di nuova conoscenza sulle<br />
caratteristiche agronomiche, fitochimiche, biologiche e di trasformazione<br />
delle piante, ma anche <strong>il</strong> bisogno di esplorare <strong>la</strong> loro variab<strong>il</strong>ità genetica e di<br />
costituire collezioni di germop<strong>la</strong>sma, al fine di meglio indirizzare l'attività di<br />
difesa delle popo<strong>la</strong>zioni naturali esistenti, di incentivare una attività<br />
vivaistica attenta al ruolo del<strong>la</strong> biodiversità e di selezionare genotipi<br />
partico<strong>la</strong>rmente rispondenti a specifiche esigenze.<br />
Produzione vivaistica di piante mediterranee: giovani piante di specie forestali in fitocelle<br />
(a sinistra) (fonte: Beti Piotto) e coltivazione di rosmarino ad alberello <strong>per</strong> uso<br />
ornamentale (a destra) (fonte: C<strong>la</strong>udio Cervelli).<br />
36
SCHEDE MONOGRAFICHE<br />
Schede sugli arbusti del<strong>la</strong> macchia mediterranea<br />
37
Elenco degli autori che hanno provveduto al<strong>la</strong> stesura del testo delle schede:<br />
Argomento nel<strong>la</strong> scheda Specie trattata Autore<br />
Descrizione, Habitat, Arbutus unedo, Calicotome spinosa, C<strong>la</strong>udio Cervelli<br />
Distribuzione geografica, Cistus monspeliensis, Erica<br />
Fenologia e biologia arborea, Euphorbia dendroides,<br />
riproduttiva, Ut<strong>il</strong>izzi, Juni<strong>per</strong>us oxycedrus, Lavandu<strong>la</strong><br />
Germop<strong>la</strong>sma,<br />
stoechas, Myrtus communis,<br />
Propagazione vegetativa, Pistacia lentiscus, Rhamnus<br />
Allevamento delle a<strong>la</strong>ternus, Rosmarinus officinalis,<br />
piantine, Esigenze Ruscus aculeatus, Spartium<br />
ambientali, Resistenza junceum<br />
agli stress, Note,<br />
Chamaerops hum<strong>il</strong>is, Thymus Gianvito Zizzo<br />
Bibliografia<br />
capitatus<br />
Adele Salomone<br />
Helichrysum italicum Giuseppe Abbate<br />
Olea oleaster var. sylvestris Maurizio Mu<strong>la</strong>s<br />
Ph<strong>il</strong>lyrea spp. Barbara De Lucia<br />
Angelo Gallone<br />
Lorenzo Vecchietti<br />
Sm<strong>il</strong>ax as<strong>per</strong>a, Viburnum tinus Car<strong>la</strong> Dal<strong>la</strong> Guda<br />
Propagazione <strong>per</strong> seme Tutte le specie Beti Piotto<br />
Parassiti Tutte le specie Ferdinando D’Aqu<strong>il</strong>a<br />
Carlo Pasini<br />
Elenco di coloro che hanno fornito materiale fotografico <strong>per</strong> le specie<br />
trattate nelle schede:<br />
Specie trattata Foto fornite da<br />
Arbutus unedo, Calicotome spinosa, C<strong>la</strong>udio Cervelli<br />
Cistus monspeliensis, Erica arborea,<br />
Euphorbia dendroides, , Lavandu<strong>la</strong><br />
stoechas, Myrtus communis, Pistacia<br />
lentiscus, Rhamnus a<strong>la</strong>ternus,<br />
Rosmarinus officinalis, Ruscus<br />
aculeatus, Spartium junceum<br />
Juni<strong>per</strong>us oxycedrus Massimo Nepi<br />
Chamaerops hum<strong>il</strong>is, Thymus Gianvito Zizzo<br />
capitatus<br />
Helichrysum italicum Annalisa Giovannini<br />
Olea oleaster var. sylvestris Maurizio Mu<strong>la</strong>s<br />
Ph<strong>il</strong>lyrea spp. Barbara De Lucia<br />
Sm<strong>il</strong>ax as<strong>per</strong>a, Viburnum tinus Car<strong>la</strong> Dal<strong>la</strong> Guda<br />
38
Arbutus unedo L.<br />
Nome comune: Corbezzolo, Albatro<br />
Famiglia: Ericaceae<br />
rami giovani<br />
allegagione<br />
piantine in vivaio<br />
39<br />
pianta in fiore<br />
piante in contenitore<br />
frutti in vari stadi di maturazione
Descrizione<br />
Pianta: cespuglio o albero sempreverde, generalmente di 1-4 m di altezza,<br />
ma che può arrivare fino ad 10 m con 5 m di diametro del<strong>la</strong> chioma.<br />
Rami: hanno disposizione sparsa sul fusto. E' presente una colorazione<br />
rossastra nei giovani rametti.<br />
Corteccia: è bruna e ruvida, e si sfalda in scaglie scoprendo un sottostante<br />
strato di colore bruno-rossastro.<br />
Foglie: coriacee, sparse, con picciolo di 1 circa cm; <strong>la</strong>mina fogliare lucida,<br />
ob<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta, di colore verde scuro nel<strong>la</strong> pagina su<strong>per</strong>iore e verde chiaro in<br />
quel<strong>la</strong> inferiore, lunga 6-12 cm e <strong>la</strong>rga 1,5 -3 cm, dentel<strong>la</strong>ta sul bordo, con<br />
apice acuminato. E' presente una colorazione rossastra sulle nervature.<br />
Fiori: ermafroditi, disposti in pannochie corimbose 15-30 flore, terminali ai<br />
rami, con asse pendulo; calice ridotto a brevi <strong>la</strong>cinie (1,5 mm); corol<strong>la</strong><br />
gamopeta<strong>la</strong> generalmente bianco-gial<strong>la</strong>stra, cerea, lucida, urceo<strong>la</strong>ta, di<br />
lunghezza 6-10 mm, con 5 piccoli lobi riflessi lunghi circa 2 mm; stami<br />
racchiusi nel tubo corollino, con f<strong>il</strong>amenti lunghi 3 mm ed antere ferruginee<br />
con due cornetti gialli; ovario su<strong>per</strong>o, con 5 logge e numerosi ovuli, con<br />
st<strong>il</strong>o di lunghezza inferiore al<strong>la</strong> corol<strong>la</strong>.<br />
Frutti: bacche di forma appiattita o globosa, con su<strong>per</strong>ficie granulosotuberco<strong>la</strong>ta,<br />
di 1-pochi cm di diametro, da 3 a 8 grammi di peso, di colore<br />
dapprima verde, poi giallo, a maturità arancio scuro o rosso-vivo; polpa<br />
tenera e zuccherina, di colore ambrato, commestib<strong>il</strong>e, contenente 10-50<br />
semi.<br />
Semi: ellittici, lunghi 2-3 mm, di colore marrone chiaro; numero di semi <strong>per</strong><br />
kg: 400.000-600.000.<br />
Habitat<br />
Tipico elemento del<strong>la</strong> macchia mediterranea, può risultare talvolta<br />
dominante. Tende a rarefarsi nel<strong>la</strong> lecceta, dove si trova nel sottobosco.<br />
Altitudine: 0-500 m s.l.m di solito, ma può spingersi fino a 1200 m nelle<br />
regioni meridionali.<br />
Tipo di terreno: sebbene presente in diversi tipi di suolo (s<strong>il</strong>icei o calcarei;<br />
sabbiosi o tendenzialmente arg<strong>il</strong>losi), si ritrova di preferenza su substrati<br />
sciolti e subacidi.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie steno-mediterranea, diffusa nell’Europa mediterranea ed<br />
Occidentale (Portogallo, Spagna, Francia meridionale), Turchia, Africa<br />
settentrionale; è presente anche nel Sud Ir<strong>la</strong>nda, ma è dubbio se sia indigeno<br />
o sia stato introdotto in epoca romana. In Italia, allo stato spontaneo di trova<br />
lungo tutta <strong>la</strong> fascia costiera del<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> (eccetto dalle Marche<br />
meridionali in su) e nelle isole maggiori e minori; presente anche nei Colli<br />
Euganei.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: inizio del germogliamento in apr<strong>il</strong>e. Accrescimento<br />
intenso dei rami tra apr<strong>il</strong>e e giugno.<br />
Fioritura: emissione dell’infiorescenza in luglio, antesi tra ottobre e<br />
dicembre. I fiori si formano sui rami dell'anno, quasi contemporaneamente<br />
al<strong>la</strong> maturazione dei frutti formatisi l’anno precedente.<br />
40
Fruttificazione: formazione dei frutticini a partire da marzo-apr<strong>il</strong>e,<br />
maturazione completa in ottobre-novembre. Persistenza sul<strong>la</strong> pianta fino a<br />
dicembre.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a, dovuta principalmente alle api.<br />
Disseminazione: dovuta agli uccelli (tordi, merli) che si cibano delle bacche<br />
mature.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: ha una spiccata capacità di reazione agli incendi. In conseguenza<br />
di ciò e del<strong>la</strong> rapidità di accrescimento e di sv<strong>il</strong>uppo delle radici, trova<br />
impiego nei rimboschimenti e nel consolidamento di terreni scoscesi,<br />
contribuendo efficacemente al<strong>la</strong> difesa del suolo da fenomeni erosivi.<br />
E’inoltre un'importante risorsa alimentare <strong>per</strong> gli animali che vivono nel<strong>la</strong><br />
macchia: <strong>la</strong> bacca è gradita dagli uccelli e da altri animali selvatici, <strong>il</strong><br />
fogliame è molto appetib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> ovini e caprini. Fornisce un ottimo carbone<br />
da legna.<br />
Medicinali: <strong>il</strong> decotto di varie parti del<strong>la</strong> pianta (radice, corteccia, foglia,<br />
frutto) viene ut<strong>il</strong>izzato come antinfiammatorio, antiarteriosclerotico,<br />
diuretico e nei disturbi renali in generale; <strong>il</strong> decotto di radice viene usato<br />
come ipotensivo, depurativo, antipiretico, diuretico; <strong>la</strong> corteccia e le foglie,<br />
in infusione, sono usate come astringenti intestinali; <strong>il</strong> frutto crudo è<br />
diuretico e sedativo delle vie urinarie. Molti usi partico<strong>la</strong>ri nel<strong>la</strong> medicina<br />
popo<strong>la</strong>re, sia <strong>per</strong> uso esterno che interno, sono documentati <strong>per</strong> <strong>la</strong> Sardegna.<br />
Le foglie e <strong>la</strong> corteccia vengono ut<strong>il</strong>izzate in erboristeria.<br />
Alimentari: fornisce <strong>la</strong> <strong>il</strong> tipico miele amaro (importante in Sardegna e<br />
Toscana), conosciuto <strong>per</strong> le sue proprietà antisettiche e <strong>per</strong> questo ut<strong>il</strong>izzato<br />
nel<strong>la</strong> cura delle affezioni bronchiali. Il frutto si presta ad un moderato<br />
consumo fresco, specialmente se associato a quello di altri piccoli frutti del<br />
bosco. La sua trasformazione consente l’ottenimento di marmel<strong>la</strong>te,<br />
confetture, ge<strong>la</strong>tine, sciroppi, canditi, aceto. Dal<strong>la</strong> macerazione in acqua dei<br />
frutti, successiva fermentazione e dist<strong>il</strong><strong>la</strong>zione si ottiene <strong>il</strong> “liquore di<br />
corbezzolo”, un’ acquavite a bassa gradazione alcoolica consumata<br />
soprattutto in Sardegna e in Corsica e dotata di proprietà digestive. Dal<br />
decotto del<strong>la</strong> bacca si ottiene una bibita fermentata estiva molto dissetante.<br />
Industriali: le foglie sono ricche di tannini, che possono venire sfruttati <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> produzione di coloranti e <strong>per</strong> <strong>la</strong> concia delle pelli (concia vegetale).<br />
Artigianali: <strong>il</strong> legno, duro e rossiccio, veniva ut<strong>il</strong>izzato dagli ebanisti <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong>vori di intaglio ed al tornio.<br />
Ornamentali: <strong>la</strong> fronda recisa con i frutti immaturi è ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong><br />
decorazioni floreali. Piante di dimensioni limitate, recanti i frutti, vengono<br />
commercializzate come piante in vaso. La produzione di piante in<br />
contenitori di dimensioni maggiori si inserisce nel vaso panorama del<strong>la</strong><br />
produzione vivaistica di piante mediterranee; a tale riguardo vengono spesso<br />
ut<strong>il</strong>izzate cultivar selezionate più compatte del<strong>la</strong> specie tipo. Nei giardini <strong>il</strong><br />
corbezzolo è solitamente impiegato come esemp<strong>la</strong>re iso<strong>la</strong>to, in genere come<br />
cespuglio multi-stelo, che è <strong>la</strong> sua forma naturale, oppure come alberetto.<br />
Per <strong>la</strong> sua resistenza all’inquinamento, viene ut<strong>il</strong>izzato nel verde urbano<br />
stradale e lungo le autostrade.<br />
41
Germop<strong>la</strong>sma<br />
Variab<strong>il</strong>ità nei caratteri morfologici si riscontra <strong>per</strong> <strong>la</strong> forma delle foglie (da<br />
<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta ad ellittico-ovata) e nel<strong>la</strong> forma del frutto (rotonda od appiattita,<br />
talvolta con presenza di umbone). Il peso del frutto può variare da 3 a 10 g.<br />
In popo<strong>la</strong>zione greche sono risultati distinguib<strong>il</strong>i due ecotipi, caratterizzati<br />
rispettivamente da foglie di colore grigio-verde con frutti piccoli di colore<br />
rosso intenso, (presente in zone elevate: 200-700 m) e da foglie verdi più<br />
grandi con frutti di maggiori dimensione (presente da livello del mare fino a<br />
300 m).<br />
Sono state selezionate alcune cultivars di pregio ornamentale, che vengono<br />
mantenute propagandole vegetativamente. Tra le cultivar nane e più<br />
compatte del<strong>la</strong> specie tipo meritano di essere ricordate: ‘Compacta’, che a<br />
maturità di rado su<strong>per</strong>a i due metri di altezza, ha lunga fioritura e fruttifica<br />
anche su piccoli esemp<strong>la</strong>ri; ‘Elfin King’ che ha una maggiore fioritura del<strong>la</strong><br />
precedente e si può ut<strong>il</strong>izzare come pianta in contenitore; ‘At<strong>la</strong>ntic’, che<br />
richiede una potatura minima. Hanno fiori colorati: <strong>la</strong> forma rubra cv.<br />
'Rubra', meno vigorosa del<strong>la</strong> specie tipo, con fiori di tonalità rosata; <strong>la</strong> forma<br />
rubra cv. 'Croomei', compatta, con fiori rosa scuro o quasi rossi; <strong>la</strong> forma<br />
integerrima cv. 'Oktoberfest', con fiori rosa scuro. ‘Quercifolia” ha foglie<br />
profondamente dentate.<br />
Due selezioni da seme<br />
42<br />
cv. ‘Rubra’<br />
Propagazione<br />
Per seme: non sono stati condotti molti studi sul<strong>la</strong> conservazione dei semi,<br />
ma si riferisce che portandoli a livelli di contenuto idrico tra 6 e 8% e<br />
mantenendoli in contenitori ermetici a tem<strong>per</strong>ature basse si possono<br />
conservare <strong>per</strong> due o tre anni. La propagazione gamica implica <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o<br />
dei semi tramite <strong>la</strong> macerazione dei frutti maturi, che consente <strong>la</strong><br />
separazione del<strong>la</strong> polpa dopo l’immersione in acqua (che va cambiata<br />
giornalmente) <strong>per</strong> diversi giorni ed <strong>il</strong> successivo passaggio attraverso una<br />
batteria di setacci con l'impiego coadiuvante di getti d'acqua a pressione.<br />
Anche se non è sempre indispensab<strong>il</strong>e, <strong>la</strong> stratificazione fredda delle<br />
sementi <strong>per</strong> 20-60 giorni (impiegando substrato umido ma ben aerato a 5°C)<br />
consente una germinazione più completa e simultanea. Dopo <strong>la</strong><br />
stratificazione fredda <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura ideale <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> germinazione<br />
sembra collocarsi intorno ai 20°C (senza su<strong>per</strong>arli); a questo livello, <strong>la</strong> luce<br />
(presenza o assenza) sembra ininfluente. Seguendo questi passi <strong>la</strong><br />
germinazione si completa dopo 30-40 giorni; <strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità può variare tra<br />
<strong>il</strong> 60 ed <strong>il</strong> 90%. La semina in semenzaio può essere autunnale (in questo
caso <strong>la</strong> stratificazione avviene in condizioni naturali) oppure primaver<strong>il</strong>e,<br />
con seme stratificato al freddo. Data <strong>la</strong> dimensione dei semi, dopo <strong>la</strong> semina<br />
è consigliab<strong>il</strong>e coprirli con uno strato molto sott<strong>il</strong>e di substrato poroso e<br />
leggero.<br />
Per via vegetativa: le talee sem<strong>il</strong>egnose prelevate nel momento in cui sta<br />
<strong>per</strong> cessare l’accrescimento dei germogli (giugno) hanno <strong>la</strong> migliore<br />
predisposizione naturale al<strong>la</strong> radicazione; si possono ottenere, con<br />
trattamenti rizogeni, <strong>per</strong>centuali di radicazione fino all’80% (30% senza<br />
ormoni); subito dopo l’arresto del<strong>la</strong> crescita dei germogli (luglio) <strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>centuale di radicazione già diminuisce del 10-20% anche con l’uso di<br />
ormoni; negli altri <strong>per</strong>iodi <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di radicazione non sale oltre <strong>il</strong><br />
30%, senza ormoni è minima. Come ormone può essere ut<strong>il</strong>izzato l’IBA<br />
(0,0125 M). La radicazione va effettuta sotto mist, ut<strong>il</strong>izzando come<br />
substrato <strong>la</strong> <strong>per</strong>lite. Le talee possono essere soggette ad avversità fungine,<br />
sia durante <strong>la</strong> radicazione che dopo. La propagazione <strong>per</strong> talea viene<br />
ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong> <strong>la</strong> moltiplicazione di cultivar o genotipi selezionati. Può essere<br />
effettuata <strong>la</strong> moltiplicazione anche <strong>per</strong> propaggine, <strong>per</strong> margotta o <strong>per</strong><br />
divisione dei polloni; tali metodi hanno un interesse più di tipo hobbistico<br />
che professionale.<br />
In vitro: sono stati definiti protocolli <strong>per</strong> <strong>la</strong> moltiplicazione in vitro di<br />
questa specie (vedi bibliografia).<br />
Allevamento delle piantine<br />
Le <strong>per</strong>dite in fase di ripicchettamento ed ambientazione sono piuttosto<br />
elevate. Il corbezzolo forma un apparato radicale con poche e robuste radici,<br />
scarsamente cap<strong>il</strong><strong>la</strong>rizzate; di conseguenza, questa pianta mal sopporta <strong>il</strong><br />
trapianto. I semenzali devono essere ombreggiati durante i mesi caldi e<br />
successivamente trapiantati con cura. Per evitare lo stress da trapianto, si<br />
può effettuare <strong>la</strong> semina diretta in piccoli contenitori. Dopo circa 6 mesi dal<br />
trapianto le piantine sono alte fino a 30-40 cm. Durante <strong>il</strong> primo inverno è<br />
bene che le piantine siano mantenute in ambiente protetto, portandole in<br />
pien'aria dopo <strong>il</strong> termine delle ge<strong>la</strong>te.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: sebbene possa resistere a minime termiche fino a -15 °C,<br />
teme ge<strong>la</strong>te precoci o tardive, specialmente se accompagnate da vento.<br />
Luce: preferisce le aree soleggiate ma si adatta molto bene anche ad una<br />
parziale ombra. La saturazione luminosa avviene a circa 1000 µmoli m 2 s -1 .<br />
Acqua: si adatta bene al clima mediterraneo, che presenta apporti di pioggia<br />
prevalentemente in primavera ed autunno, <strong>per</strong>iodi di massima attività del<strong>la</strong><br />
pianta (crescita vegetativa, fioritura e maturazione dei frutti).<br />
Vento: teme i venti freddi, tollera quelli salmastri.<br />
Substrato: è una specie preferenzialmente acidof<strong>il</strong>a, si adatta <strong>per</strong>ò bene<br />
anche a terreni calcarei (a differenza di altre specie di Arbutus). Cresce bene<br />
anche in terreni con elevata <strong>per</strong>centuale di arg<strong>il</strong><strong>la</strong>. Necessita comunque di<br />
terreno ben drenato.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: ha una notevole resistenza all'aridità. In estate <strong>la</strong><br />
crescita del<strong>la</strong> pianta si ferma, ma progressivamente si formano all'apice dei<br />
rami i nuovi racemi fiorali; questa fase risente diffic<strong>il</strong>mente del<strong>la</strong> carenza<br />
43
idrica, che invece può provocare successivamente una precoce casco<strong>la</strong> dei<br />
fiori maturi, con conseguente mancata allegagione.<br />
Capacità di ricaccio: <strong>il</strong> corbezzolo possiede un ingrossamento al<strong>la</strong> base del<br />
fusto, denominato ligno-tubero, che è costituito da un insieme di gemme<br />
dormienti; esse hanno <strong>la</strong> capacità di generare abbondanti ricacci in seguito a<br />
danneggiamento del<strong>la</strong> parte aerea dovuto a cause varie (pascolo, incendio,<br />
taglio). I ligno-tuberi , ma anche le radici, possiedono riserve di carboidrati<br />
e di elementi nutritivi atti a sostenere una veloce ricrescita dei ricacci. Sul<br />
corbezzolo, le potature sono consigliate <strong>per</strong> contenere <strong>la</strong> taglia del<strong>la</strong> pianta<br />
Resistenza agli incendi: <strong>il</strong> fuoco distrugge <strong>la</strong> parte aerea del<strong>la</strong> pianta, ma si<br />
ha un rapido ricaccio da parte dei ligno-tuberi. Per questo <strong>la</strong> pianta è,<br />
rispetto ad altre specie, più adatta a sopportare un <strong>per</strong>iodico passaggio del<br />
fuoco nel<strong>la</strong> vegetazione. L’incendio non influisce sul<strong>la</strong> disseminazione in<br />
quanto i frutti maturano e disseminano quando <strong>il</strong> rischio di fuoco è minimo.<br />
Altro: tollerante all’inquinamento.<br />
Parassiti<br />
Funghi: <strong>la</strong> presenza di Alternaria sp. causa sulle foglie delle aree necrotiche<br />
circo<strong>la</strong>ri con alone rossastro. Altro patogeno riscontrato è Septoria<br />
unedonis, anch’esso causa di macu<strong>la</strong>ture internervali e sui lembi fogliari.<br />
L’antracnosi del corbezzolo (Elsinoe matthiolianum, forma agamica<br />
Sphaceloma ampelinum) attacca solitamente le foglie più giovani,<br />
determinando dapprima piccole macchie traslucide, e in seguito pustole di<br />
colore bruno che, al loro dissecamento, portano ad una bucherel<strong>la</strong>tura del<br />
lembo. Altre macu<strong>la</strong>ture fogliari sono dovute a Phyllosticta fimbriata,<br />
Didymosporium arbutico<strong>la</strong>, Seimatosporium arbutii e Mycosphaerel<strong>la</strong><br />
arbutico<strong>la</strong>. Tra le alterazioni dei rami, viene riportato <strong>il</strong> cancro del<br />
corbezzolo (Fusicoccum aesculi). Va inoltre segna<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> marcescenza dei<br />
frutti a maturazione, in condizioni di elevata umidità, provocata da Botrytis<br />
cinerea. Sugli organi ipogei, Arm<strong>il</strong><strong>la</strong>ria mellea e Heterobasidium annosum<br />
sono spesso responsab<strong>il</strong>i di de<strong>per</strong>imenti, che nei casi più gravi portano al<strong>la</strong><br />
morte del<strong>la</strong> pianta.<br />
Insetti: si citano l’Otiorrynchus sulcatus, <strong>la</strong> cui presenza si nota <strong>per</strong> le<br />
erosioni sulle foglie; l’afide verde del corbezzolo (Wahlgreniel<strong>la</strong> nervata<br />
arbuti) vive sul<strong>la</strong> pagina inferiore delle foglie più giovani; varie specie di<br />
tripidi causano malformazioni dei fiori e dei frutti. Talora si notano danni<br />
causati dalle <strong>la</strong>rve di lepidotteri Tortrix pronubana e Euproctis<br />
chrysorrhoea. Non mancano le cocciniglie (Cerop<strong>la</strong>stes rusci e Targionia<br />
vitis).<br />
Acari: segna<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> presenza del ragnetto rosso Tetranychus urticae.<br />
Note<br />
Il nome del<strong>la</strong> specie deriva dal<strong>la</strong> <strong>la</strong>tino unum edo (“ne mangio uno solo”),<br />
alludendo al sapore poco appetitoso del frutto, forse <strong>per</strong>ò non assaggiato dal<br />
c<strong>la</strong>ssificatore al momento di piena maturazione.<br />
La presenza contemporanea dei colori verde (foglie), bianco (fiori) e rosso<br />
(frutti) evocò nell’Ottocento <strong>la</strong> bandiera italiana, cosicché nel <strong>per</strong>iodo<br />
risorgimentale <strong>il</strong> corbezzolo diventò simbolo dell’unità nazionale.<br />
44
Bibliografia<br />
− Canadell J., Lopez-Soria L., 1998. Lignotuber reserves support regrowth<br />
following clipping of two Mediterranean shrubs. Functional ecology, 12<br />
(1): 31-38.<br />
− Chessa I., Nieddu G., Tsipouridis C., 1998. Analisi in situ di biotipi di<br />
corbezzolo (Arbutus unedo L.) selezionati in Sardegna e in Grecia. Atti<br />
del IV Convegno Nazionale Biodiversità, Alghero, 8-11 settembre 1998:<br />
789-792.<br />
− Dauguet J.C., Foucher J.P., 1982. Les f<strong>la</strong>vonoides de Arbutus unedo L.<br />
(Ericaceae). P<strong>la</strong>ntes medicinales et phytotherapie, 16 (3): 185-191.<br />
− Deidda P., Mu<strong>la</strong>s M., 1999. Due specie frutticole minori <strong>per</strong> una<br />
frutticoltura sostenib<strong>il</strong>e: Myrtus communis L. e Arbutus unedo L.<br />
Risultati di alcune ricerche condotte in Sardegna (Italia). Actas del<br />
Congreso Europeo de Agricultura Sostenible en ambientes<br />
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in re<strong>la</strong>tion to compatible and incompatible fungi. Canadian Journal of<br />
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− La Vio<strong>la</strong> F., Forleo L.R., Marvulli M., 2004. Effetti dell'epoca di semina<br />
e di un trattamento a bassa tem<strong>per</strong>taura sul<strong>la</strong> germinazione di Arbutus<br />
unedo. Atti VII Giornate Scientifiche SOI (Napoli, 4-6 maggio 2004).<br />
− Lorenzi R., Ceccarelli N., 1979. Rizogenesi e ciclo vegetativo in Arbutus<br />
unedo e Camellia japonica. Rivista di Ortoflorofrutticoltura Italiana, 63:<br />
291-302.<br />
− Mereti M., Grigoriadou K., Nanos G.D., 2002. Micropropagation of the<br />
strawberry tree, Arbutus unedo L.. Scientia horticulturae, 93 (2): 143-<br />
148.<br />
− Mesleard F., Lepart J., 1989. Continuous basal sprouting from<br />
lignotuber: Arbutus unedo L. and Erica arborea L., as woody<br />
Mediterranean examples. Oecologia. 80 (1): 127-131.<br />
− Mesleard F., Lepart J., 1991. Germination and seedling dynamics of<br />
Arbutus unedo and Erica arborea on Corsica. Journal of vegetation<br />
science, 2 (2): 155-164.<br />
− Morini S., Fiaschi G., 2000. In vitro propagation of strawberry tree. Agr.<br />
Med. vol. 130: 240-246.<br />
− Morini S., Fiaschi G., D'Onofrio C., 2003. Indagini sul<strong>la</strong> propagazione<br />
<strong>per</strong> talea di alcune specie arbustive del<strong>la</strong> macchia mediterranea. Italus<br />
Hortus 10 (6):52-59.<br />
− Mugnai S., Vernieri P., Malorgio F., Serra G., Tognoni F., 2004.<br />
Valutazione del<strong>la</strong> crescita in arbusti ornamentali soggetti a limitazione<br />
idrica. Atti VII Giornate Scientifiche SOI (Napoli, 4-6 Maggio 2004).<br />
− Mu<strong>la</strong>s M., Brigaglia N., Cani M.R., 1997. Osservazioni preliminari sul<br />
germop<strong>la</strong>sma spontaneo di corbezzolo (Arbutus unedo L.) <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
selezione di ecotipi con frutti adatti al consumo fresco. Atti del 3°<br />
Convegno Nazionale su "Biodiversità: Tecnologie - Qualità", Reggio<br />
Ca<strong>la</strong>bria 16-17 giugno: 491-494.<br />
− Nieddu G., Chessa I., 2002. Corbezzolo. In: I fruttiferi minori in Europa<br />
(a cura di Elvio Bellini), Edizioni L’Informatore Agrario, Verona.<br />
− Soro A., Paxton R.J., 1999. The strawberry tree: a significant source of<br />
nectar around the Mediterranean basin. Bee world, 80 (3): 140-144.<br />
45
− Vidrich V., Moretti P., Fusi P., 1980. Variazioni stagionali del contenuto<br />
di tannini in Quercus <strong>il</strong>ex L. e Arbutus unedo L.. L'Italia forestale e<br />
montana, 35 (6): 267-273.<br />
− V<strong>il</strong>a M., Weiner J., Terradas J., 1994. Effect of local competition on<br />
resprouting of Arbutus unedo after clipping. Journal of vegetation<br />
science, 5 (2): 145-152.<br />
46
Calicotome spinosa (L.) Link<br />
Nome comune: Sparzio spinoso, Ginestra spinosa<br />
Famiglia: Leguminosae (sin. Fabaceae)<br />
fiori<br />
frutti e semi<br />
47<br />
pianta in fioritura<br />
Descrizione<br />
Pianta: arbusto sempreverde spinoso, di 1,5-3 m di altezza, di forma<br />
rotondeggiante.<br />
Rami: abbondanti, striati longitudinalmente; rametti <strong>la</strong>terali divergenti,<br />
terminanti con spine robuste acute, bianco-pubescenti all'apice.<br />
Corteccia: di colore marrone<br />
Foglie: con disposizione sparsa, bianco-argentine di sopra, quasi g<strong>la</strong>bre<br />
sotto, trifogliate, caduche in estate; foglioline obcuneate (lunghezza 5-12<br />
mm, <strong>la</strong>rghezza 3-6 mm).<br />
Fiori: ermafroditi, di tipo pap<strong>il</strong>ionaceo, di solito iso<strong>la</strong>ti; peduncolo di 5-6<br />
mm; calice tubuloso, 5-dentato, bianco-sericeo, <strong>la</strong> cui metà su<strong>per</strong>iore si<br />
stacca dal<strong>la</strong> inferiore durante l'accrescimento del fiore (all'antesi <strong>il</strong> calice si<br />
riduce <strong>per</strong>ciò al solo tubo troncato, lungo 2-3 mm); corol<strong>la</strong> di colore giallooro,<br />
lunga 10-14 mm, con vess<strong>il</strong>lo lungo fino a 8 mm; stami connati; ovario<br />
subsess<strong>il</strong>e, st<strong>il</strong>o incurvato.<br />
Frutti: legumi deiscenti, g<strong>la</strong>bri o quasi, lunghi 25-30 mm, <strong>la</strong>rghi 5-6 mm,<br />
con sutura inspessita, contenenti diversi semi.<br />
Semi: di forma da ovale a quasi rettango<strong>la</strong>re, lunghi 3-4 mm; numero di<br />
semi <strong>per</strong> kg: circa 150.000.
Nota: molto sim<strong>il</strong>e a questa specie è C. v<strong>il</strong>losa (Poiret) Link, che si distingue<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> pelosità più densa sui giovani fusti, sul<strong>la</strong> pagina su<strong>per</strong>iore delle foglie<br />
e sul legume; i fiori sono generalmente in gromeruli.<br />
Habitat<br />
Specie comune nelle macchie disboscate o degradate <strong>per</strong>corse<br />
frequentemente dagli incendi; fa parte delle specie che si trovano nel<strong>la</strong><br />
fascia più termof<strong>il</strong>a del<strong>la</strong> macchia mediterranea.<br />
Altitudine: 0-800 m s.l.m.<br />
Tipo di terreno: generalmente cresce su terreno acido, in suoli impoveriti e<br />
rocciosi.<br />
Distribuzione geografica<br />
E' specie steno-mediterranea, diffusa nel<strong>la</strong> parte occidentale del Bacino<br />
Mediterraneo, verso Est fino all'Italia. In Italia è presente in tutte le regioni<br />
tirreniche (eccetto <strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria), in Bas<strong>il</strong>icata sul litorale ionico, sul Gargano,<br />
nelle Isole maggiori e minori del Tirreno.<br />
C. v<strong>il</strong>losa ha un areale molto sim<strong>il</strong>e a C. spinosa, ma è assente in Liguria e<br />
presente in Ca<strong>la</strong>bria; tuttavia essendo le due specie molto sim<strong>il</strong>i, esse sono<br />
spesso confuse l'una con l'altra, <strong>per</strong> cui vanno trattati con riserva i<br />
riferimenti sul<strong>la</strong> loro differente distribuzione.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: avviene quasi esclusivamente in primavera.<br />
Fioritura: tra apr<strong>il</strong>e e maggio.<br />
Fruttificazione: i frutti sono maturi in estate.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: <strong>per</strong> gravità, e forse con altro mezzo.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: è appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino e caprino. La presenza di questa<br />
specie in aree scoscese e degradate protegge <strong>il</strong> terreno dall'erosione e<br />
favorisce l'accumulo di sostanza organica, contribuendo a stab<strong>il</strong>ire<br />
condizioni ambientali idonee <strong>per</strong> l'instaurarsi di associazioni vegetali più<br />
evolute.<br />
Medicinali: nel<strong>la</strong> vicina specie C. v<strong>il</strong>losa sono stati iso<strong>la</strong>ti alcuni f<strong>la</strong>vonoidi.<br />
Artigianali: talvolta è ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong> confezionare scope rustiche.<br />
Ornamentali: <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua rusticità e i rami intricati e spinosi può essere usata<br />
<strong>per</strong> formare siepi divisorie in ambienti aridi.<br />
Germop<strong>la</strong>sma<br />
Sono segna<strong>la</strong>te <strong>la</strong> subsp. ligustica Burnat, con bratteole fiorali 3-fide<br />
(diffusa nel<strong>la</strong> Riviera Ligure) e <strong>la</strong> var. inermis Sommier, con rami non<br />
spinosi (presente nell'Arcipe<strong>la</strong>go Toscano); comunque tali entità non hanno<br />
un elevato valore tassonomico.<br />
Propagazione<br />
Per seme: i semi di Calicotome spinosa possono essere seminati in<br />
primavera in seguito ad uno dei seguenti trattamenti: a) immersione in acqua<br />
a tem<strong>per</strong>ature elevate; b) immersione in acido solforico concentrato (con<br />
successivo <strong>la</strong>vaggio in acqua fresca <strong>per</strong> 24 ore); c) scarificazione meccanica.<br />
48
Viene talvolta indicata l’immersione in acqua calda (40°C) <strong>per</strong> 15 minuti.<br />
Vedi anche Appendice<br />
La germinab<strong>il</strong>ità può raggiungere <strong>il</strong> 90%.<br />
Per via vegetativa: si possono ut<strong>il</strong>izzare talee sem<strong>il</strong>egnose prelevate in<br />
maggio-giugno. La radicazione va effettuata in serra sotto mist.<br />
Allevamento delle piantine<br />
La pianta non ama disturbi a livello radicale. Perciò, appena sono<br />
abbastanza grandi da essere maneggiate, le piantine da seme vanno<br />
trapiantate dal<strong>la</strong> seminiera in vasetti di 8-9 cm di diametro. Le piantine<br />
vanno protette dal gelo nel primo inverno; un leggero ombreggiamento e<br />
una irrigazione <strong>per</strong>iodica favoriscono <strong>la</strong> crescita nell’estate successiva. Le<br />
piantine sono pronte al trapianto dopo circa un anno di crescita in vaso. Il<br />
substrato può essere povero, ma deve essere ben <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: resiste al gelo, sopportando tem<strong>per</strong>ature fino a –5°C od<br />
anche meno.<br />
Luce: preferisce <strong>il</strong> pieno sole, eccetto nelle prime fasi di crescita delle<br />
piantine.<br />
Acqua: poco esigente.<br />
Vento: sopporta venti forti e caldi<br />
Substrato: preferisce una razione acida del substrato. Necessita ottimo<br />
drenaggio e terreno poco umido, non tollerando terreni compatti e ristagni<br />
idrici<br />
Elementi nutritivi: poco esigente.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: è notevolmente resistente all'aridità. Specifico<br />
adattamento a ciò è <strong>la</strong> caduta delle foglie in estate; successivamente <strong>la</strong><br />
fotosintesi clorof<strong>il</strong>liana viene svolta dai rametti verdi.<br />
Capacità di ricaccio: <strong>la</strong> pianta presenta una ridotta capacità pollonifera.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>la</strong> resistenza al fuoco si attua attraverso una doppia<br />
strategia: <strong>la</strong> produzione di nuove piantine da seme (<strong>la</strong> produzione di seme è<br />
elevata) e, molto limitatamente, <strong>la</strong> formazione di nuovi getti vegetativi dal<strong>la</strong><br />
ceppaia.<br />
Parassiti<br />
Nessuna segna<strong>la</strong>zione presente in bibliografia<br />
Note<br />
Questa specie vive in simbiosi con batteri azotofissatori, che formano noduli<br />
sulle radici.<br />
Bibliografia<br />
− Ambatzis E., Alifragis D., Papaioannou A., Orfanoudakis M.,2002/2003.<br />
Effects of shrubs (Calicotome v<strong>il</strong>losa (P.Link) on surface so<strong>il</strong> pro<strong>per</strong>ties<br />
in degradating ecosystems of west Lesvos Is<strong>la</strong>nd. www.eJournalnet.com,<br />
3.<br />
49
− Pistelli L., Fiumi C., Morelli I., Giachi I., 2003. F<strong>la</strong>vonoids from<br />
Calicotome v<strong>il</strong>losa. Fitoterapia, 74 (4):417-419.<br />
50
Chamaerops hum<strong>il</strong>is L.<br />
Nome comune: Palma nana, Palma di S. Pietro<br />
Famiglia: Palmae (sinonimo: Arecaceae)<br />
pianta acaule<br />
pianta policormica coltivata<br />
piante nell’ambiente naturale<br />
51<br />
ricacci dal<strong>la</strong> ceppaia<br />
frutti<br />
Descrizione<br />
Pianta: cespuglio sempreverde di altezza fino a 2 metri (in coltura fino a 8-10<br />
metri), acaule da giovane, con stipite solitario o a cespuglio nelle piante<br />
adulte. Stipite di diametro variab<strong>il</strong>e (10-15 cm), rico<strong>per</strong>to da un tessuto<br />
fibroso di colore bruno e dalle basi <strong>per</strong>sistenti delle vecchie guaine fogliari<br />
(con un diametro complessivo fino a 25-30 cm).<br />
Corteccia: di colore marrone scuro o rossastra.<br />
Foglie: robuste, palmate, rigide ed erette, con picciolo a sezione<br />
semic<strong>il</strong>indrica (20-40 cm di lunghezza) e con spine nere molto acuminate sui<br />
bordi; <strong>la</strong>mina fogliare di lunghezza 40-80 cm, di forma a ventaglio con<br />
contorno quasi circo<strong>la</strong>re, composta da una cinquantina di segmenti bifidi<br />
all’apice, di colore generalmente verde sul<strong>la</strong> pagina su<strong>per</strong>iore (ma talvolta<br />
verde-grigio o verde-blu) e quasi bianco sul<strong>la</strong> pagina inferiore (<strong>per</strong> presenza<br />
di pruina bianca).<br />
Fiori: sono riuniti in infiorescenze erette a spadice, corte e fortemente<br />
ramificate, lunghe 30-40 cm, avvolte da 2 spate basali; fiori dioici (presenza
nei fiori masch<strong>il</strong>i di un gineceo ster<strong>il</strong>e; presenza di stami ster<strong>il</strong>i nei fiori<br />
femmin<strong>il</strong>i) o talvolta poligami, numerosi, di colore giallo, con peduncoli<br />
brevi. I fiori masch<strong>il</strong>i hanno 6-9 stami che sovrastano un calice carnoso, i fiori<br />
femmin<strong>il</strong>i racchiudono 3 carpelli apocarpici carnosi.<br />
Frutti: sono drupe globose o oblunghe di lunghezza assai variab<strong>il</strong>e (12-45<br />
mm) e di peso compreso tra 1 e 2,5 g, con polpa assai fibrosa e leggermente<br />
zuccherina, di colore verde all’inizio, successivamente giallo-arancio,<br />
marroni a maturità; l'infruttescenza si presenta come un grappolo compatto.<br />
Semi: ovoidali, di colore grigio scuro, con diametro trasversale di 8-11 mm e<br />
longitudinale di 9-18 mm. Il numero di semi <strong>per</strong> Kg varia da un minimo di<br />
600 ad un massimo di 2000.<br />
Habitat<br />
E' un tipico elemento del<strong>la</strong> fascia più termof<strong>il</strong>a del<strong>la</strong> macchia mediterranea.<br />
Pred<strong>il</strong>ige boschi radi e zone di vegetazione a<strong>per</strong>ta, calde e soleggiate, vicino<br />
alle coste, spingendosi sin quasi in riva al mare.<br />
Altitudine: 0-350 m s.l.m., eccezionalmente fino a più di 600 m.<br />
Tipo di terreno: in ambiente naturale cresce principalmente su terreni<br />
rocciosi o sabbiosi, ed anche in anfratti rocciosi.<br />
Distribuzione geografica<br />
E' una specie steno-mediterranea diffusa in tutto <strong>il</strong> Mediterraneo occidentale<br />
dal sud del Portogallo a Malta (in Europa) e dal Marocco al<strong>la</strong> Libia (in<br />
Africa). In Italia, allo stato spontaneo, si trova lungo tutta <strong>la</strong> fascia costiera<br />
tirrenica del<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> (a nord fino all'Arcipe<strong>la</strong>go Toscano), nelle Isole<br />
maggiori e in quasi tutte le minori; è comune soprattutto in Sic<strong>il</strong>ia e Sardegna.<br />
E' introdotta e subspontanea sul<strong>la</strong> costiera ligure, soprattutto nelle isolette<br />
prospicienti.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: l'inizio del germogliamento è tra metà marzo e metà<br />
apr<strong>il</strong>e, a seconda delle zone. L'accrescimento è intenso tra apr<strong>il</strong>e e giugno. Si<br />
ha un <strong>per</strong>iodo di re<strong>la</strong>tiva stasi nel <strong>per</strong>iodo estivo a causa dell'aridità. L'attività<br />
vegetativa riprende in settembre-ottobre, soprattutto in annate partico<strong>la</strong>rmente<br />
piovose, e dura fino al giungere del <strong>per</strong>iodo freddo.<br />
Fioritura: l'inizio è in maggio-giugno e si protrae fino ad agosto. Si ha una<br />
so<strong>la</strong> fioritura all’anno.<br />
Fruttificazione: l'invaiatura è tra fine agosto e inizi di settembre, <strong>la</strong><br />
maturazione tra fine ottobre e inizio dicembre. Si ha <strong>per</strong>sistenza del frutto<br />
sul<strong>la</strong> pianta fino a tutto gennaio.<br />
Impollinazione: anemof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: <strong>per</strong> mezzo di uccelli (tordi, merli) e roditori (topi), che si<br />
cibano delle drupe mature.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: importante essenza delle formazioni forestali a macchia<br />
mediterranea. Ecologicamente molto ut<strong>il</strong>e contro l’erosione e <strong>la</strong><br />
desertificazione, si rigenera dopo gli incendi con successivi ricacci.<br />
Alimentari: <strong>il</strong> tenero germoglio dell'anno comprendente le nuove fronde in<br />
formazione (cuore), biancastro e midolloso, è edule ed era usato in<br />
52
sostituzione del<strong>la</strong> patata in tempo di carestia oppure <strong>per</strong> farne dolci. Anche <strong>il</strong><br />
frutto è edule, con un gusto aspro ma nutriente.<br />
Artigianali: <strong>la</strong> palma nana occupa un posto importante nel<strong>la</strong> tradizione e<br />
nel<strong>la</strong> cultura dei popoli mediterranei ed in partico<strong>la</strong>re nel nostro Paese. La<br />
fibra ottenuta dalle foglie veniva ut<strong>il</strong>izzata in passato (ma l'uso sopravvive<br />
ancora oggi) <strong>per</strong> <strong>la</strong> fabbricazione di scope, ventagli, funi, ceste, panieri,<br />
stuoie, cappelli, corde, contenitori vari. La fronda adulta forniva anche crine<br />
vegetale, usato <strong>per</strong> imbottire sedie, divani, materassi, cuscini.<br />
Ornamentali: le piante si ut<strong>il</strong>izzano <strong>per</strong> l’arredo di spazi esterni (v<strong>il</strong>le,<br />
giardini, terrazze) o di ambienti interni; partico<strong>la</strong>rmente diffuso è l'uso nei<br />
giardini a mare. Le singole foglie recise, inoltre, vengono ut<strong>il</strong>izzate nelle<br />
composizioni floreali; <strong>la</strong> palma nana costituisce una delle più importanti<br />
specie tradizionalmente usate a questo scopo.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
La specie comprende diverse varietà botaniche distinguib<strong>il</strong>i sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />
forma e del peso dei frutti e dei semi, del<strong>la</strong> consistenza o del<strong>la</strong> forma delle<br />
spine, delle caratteristiche delle foglie e dello stipite, dei ritmi di crescita e di<br />
sv<strong>il</strong>uppo del<strong>la</strong> pianta. Del<strong>la</strong> Chamaerops hum<strong>il</strong>is si conoscono le varietà<br />
microcarpa (frutto 0,97 g; seme 0,55 g), macrocarpa (frutto 1,24 g; seme<br />
0,85 g), dactylocarpa (frutto 2,15 g; seme 1,10 g), argentea, arborescens,<br />
elegans, grac<strong>il</strong>is e robusta.<br />
Propagazione<br />
Per seme: i frutti, raccolti da ottobre in poi, si immergono in acqua <strong>per</strong> alcuni<br />
giorni <strong>per</strong> macerare i tessuti carnosi, che vengono poi rimossi con l’aiuto di<br />
setacci ed acqua a pressione. La separazione del seme risponde anche alle<br />
necessità di limitare gli agenti patogeni e di eliminare le sostanze inibitrici<br />
del<strong>la</strong> germinazione presenti nel<strong>la</strong> ‘polpa’. Non ci sono molte notizie<br />
riguardanti <strong>la</strong> conservazione ma alcune es<strong>per</strong>ienze riferiscono che, in<br />
ambienti asciutti, scuri e con tem<strong>per</strong>atura costante a 20°C, le qualità del seme<br />
si mantengono <strong>per</strong> circa un anno. Prima del<strong>la</strong> semina è bene immergere i semi<br />
in acqua tiepida <strong>per</strong> 24 - 48 ore e far germinare poi in letto caldo (tra 20 e<br />
25°C). Come accade <strong>per</strong> molte palme, <strong>la</strong> germinazione non è veloce: può,<br />
infatti, richiedere alcune settimane. In alcune zone del meridione <strong>la</strong> semina si<br />
esegue in autunno subito dopo <strong>la</strong> raccolta, spesso all’a<strong>per</strong>to, e <strong>la</strong><br />
germinazione inizia <strong>la</strong> primavera successiva. La germinab<strong>il</strong>ità può<br />
raggiungere <strong>il</strong> 90%.<br />
Per via vegetativa: in primavera o in autunno è possib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzare i<br />
germogli basali del fusto, muniti di radici.<br />
Allevamento delle piantine<br />
Le prime due-tre foglie germinali sono intere e sono presenti fino all’età di un<br />
anno, al secondo anno di vita appaiono le prime foglie con morfologia<br />
caratteristica del<strong>la</strong> specie. Dal quarto anno in poi è possib<strong>il</strong>e intravedere i<br />
primi germogli basali o polloni. Può essere coltivata in pieno sole o sotto reti<br />
ombreggianti al 50% in posizione riparata. Non ha partico<strong>la</strong>ri esigenze <strong>per</strong><br />
quanto riguarda <strong>il</strong> terreno purché sia ben drenato. Coltivata nel terreno in<br />
pien’aria, <strong>per</strong> ottenere una crescita più veloce necessita di numerosi interventi<br />
irrigui e concimazioni adeguate; allevata in contenitore, richiede un substrato<br />
composto di terreno con <strong>il</strong> 20-30% di sostanza organica e continue irrigazioni<br />
53
e fert<strong>il</strong>izzazioni, venendo così garantito sia uno sv<strong>il</strong>uppo rapido che un<br />
aspetto gradevole del fogliame.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: <strong>la</strong> palma nana vegeta con una tem<strong>per</strong>atura su<strong>per</strong>iore ai 10°C;<br />
<strong>la</strong> resistenza al freddo è fino a -12° ma solo <strong>per</strong> <strong>per</strong>iodi brevi. La tem<strong>per</strong>atura<br />
ottimale di crescita è tra 22 e 30°C; d'estate sono da evitare tem<strong>per</strong>ature<br />
elevate del substrato (coltivazione in contenitore) <strong>per</strong> <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di attacchi<br />
parassitari fungini a livello radicale. All'a<strong>per</strong>to, nell’area mediterranea, <strong>la</strong><br />
pianta vegeta <strong>per</strong> 6-7 mesi all’anno.<br />
Luce: <strong>la</strong> pianta si sv<strong>il</strong>uppa ad una intensità luminosa compresa tra 35 e 100<br />
k<strong>il</strong>olux. L’altezza delle piante allevate in contenitore sotto ombraio, con una<br />
riduzione dell’intensità luminosa del 70%, si raddoppia rispetto a quelle<br />
allevate in pien’aria; <strong>il</strong> 70 % di ombreggiamento incrementa anche del 30% <strong>la</strong><br />
lunghezza e <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza delle foglie e del 60% <strong>la</strong> lunghezza del picciolo.<br />
Acqua: è poco esigente in termini di umidità del substrato e teme ristagni in<br />
terreni compatti. D'estate, anche in condizioni di carenza idrica, continua<br />
lentamente a vegetare. Allevata in contenitore necessita di continui ma<br />
moderati apporti idrici.<br />
Vento: è resistente al vento, anche se forte, e diffic<strong>il</strong>mente ne viene<br />
danneggiata, se non con una sf<strong>il</strong>acciatura dei lobi fogliari.<br />
Substrato: non è esigente <strong>per</strong> <strong>il</strong> substrato, ma non ama i terreni asfittici,<br />
arg<strong>il</strong>losi, paludosi. Gradisce un substrato <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e a struttura mediogrosso<strong>la</strong>na,<br />
a reazione sub-alcalina o neutra.<br />
Elementi nutritivi: si avvantaggia di apporti nutritivi continui, ma <strong>la</strong><br />
concimazione deve essere moderata.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>la</strong> specie nei luoghi di origine è resistente alle forti<br />
inso<strong>la</strong>zioni, al vento caldo ed al<strong>la</strong> ridotta umidità dell’aria ma necessità di un<br />
certo livello di umidità nel substrato. In condizioni di severa siccità estiva<br />
questa specie non arresta completamente <strong>la</strong> sua attività, mostrando di aver<br />
sv<strong>il</strong>uppato una spiccata serie di meccanismi di autorego<strong>la</strong>zione che<br />
<strong>per</strong>mettono di limitare <strong>la</strong> variazione giornaliera del potenziale idrico<br />
all’aumentare delle condizioni di stress. A confronto con altre specie tipiche<br />
del<strong>la</strong> macchia mediterranea, come <strong>il</strong> lentisco o <strong>il</strong> mirto, risulta più tollerante<br />
all’aridità.<br />
Capacità di ricaccio: anche in caso di taglio drastico (potatura, o raccolta<br />
totale delle foglie) <strong>la</strong> pianta ricaccia abbondantemente, anche se lentamente.<br />
Resistenza agli incendi: dopo <strong>il</strong> passaggio del fuoco, ricaccia nuovi getti<br />
dalle gemme al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> ceppaia.<br />
Parassiti<br />
Funghi: Phytophthora spp. è l’agente eziologico che causa marciumi del<br />
colletto e dell’apparato radicale oltre che a Chamaerops anche a molte altre<br />
specie di Palme. Partico<strong>la</strong>rmente dannosa è <strong>la</strong> P. palmivora che determina<br />
marciumi delle gemme, del tronco, del colletto e ingiallimento delle foglie.<br />
Caratteristico del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è l’odore sgradevole emanato dal<strong>la</strong> parte basale<br />
colpita. L’attacco avviene in condizioni di stress radicale, frequente nel<strong>la</strong><br />
coltivazione in terreni arg<strong>il</strong>losi, compatti ed umidi. L’attacco porta a<br />
disseccamento completo del<strong>la</strong> parte aerea ed a morte del<strong>la</strong> pianta. Tra le<br />
54
ma<strong>la</strong>ttie che attaccano <strong>la</strong> parte aerea, partico<strong>la</strong>rmente dannoso è <strong>il</strong> fungo<br />
Phaeochora steinhe<strong>il</strong>ii, un Ascomicete che causa <strong>la</strong> comparsa di lesioni sulle<br />
foglie e sui piccioli, caratterizzate dal<strong>la</strong> presenza di corpi convessi neri e di<br />
consistenza catramosa (macchie di catrame) contornate da un alone gial<strong>la</strong>stro.<br />
Queste lesioni possono confluire formando ampie zone necrotiche soggette a<br />
disseccamento. Il danno estetico è notevole e, inoltre, le fronde recise colpite<br />
presentano una durata più ridotta. Il patogeno è favorito da umidità elevata e<br />
da bassa luminosità. Altra ma<strong>la</strong>ttia che può essere riscontrata su molte Palme,<br />
compreso <strong>il</strong> genere Chamaerops, è <strong>il</strong> marciume dei fusti causato da<br />
Glioc<strong>la</strong>dium vermoeseni. Macu<strong>la</strong>ture fogliari sono causate da Pestalozzia<br />
palmarum (che in vivaio può determinare <strong>il</strong> mal del colletto), Colletotrichum<br />
spp., Glomerel<strong>la</strong> spp., Stigmina palmivora, Graphio<strong>la</strong> phoenicis, Ascochyta<br />
spp., Coniothyrium palmarum, e Sphaerel<strong>la</strong> chamaeropsis.<br />
Insetti: si riscontrano occasionalmente attacchi di tripidi (Frankliniel<strong>la</strong><br />
occidentalis, Thrips tabaci, Heliothrips haemorrhoidalis) e di Trialeurodes<br />
vaporariorum (fonte di me<strong>la</strong>ta), che attacca soprattutto in serra. Possono<br />
essere riscontrati anche forti attacchi, soprattutto in serra, da parte di<br />
cocciniglie (Rhizoecus falcifer, Eucalymnatus tessel<strong>la</strong>tus, Diaspis boisduvalii,<br />
Diaspis bromeliae, Par<strong>la</strong>toria b<strong>la</strong>nchardi, Aspidiotus nerii, Pinnaspis<br />
aspidistrae, Saissetia oleae). Inoltre, non sono rari attacchi di Parthenothrips<br />
dracaenae.<br />
Acari: tra gli acari <strong>il</strong> più importante è un ragnetto rosso (Pannonicus ulmi).<br />
Note<br />
Il nome del genere si riferisce al<strong>la</strong> morfologia del<strong>la</strong> pianta: dal greco<br />
“chamai” = basso e “rhaps” = cespuglio. I greci <strong>la</strong> chiamavano Phoenix<br />
chamaeriphes, che significa letteralmente “palma gettata <strong>per</strong> terra”. Come<br />
raffigurazione pittorica si trova nei vasi greci, in bassor<strong>il</strong>ievi di epoca romana<br />
e in molti quadri di soggetto religioso. Nell’Orto Botanico di Padova viene<br />
coltivata dal tempo del<strong>la</strong> sua fondazione (1545). Essa venne descritta da<br />
Goethe nel suo libro “Viaggio in Italia” (1787) e da allora è chiamata <strong>la</strong><br />
“palma di Goethe”.<br />
Bibliografia<br />
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ornamental palm tress in Tunisia. II International Symposium on<br />
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55
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ecofisiologiche nel<strong>la</strong> specie Chamaerops hum<strong>il</strong>is L.: due anni di<br />
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Chamaerops hum<strong>il</strong>is. Atti I Giornate Scientifiche SOI (Ravello 8-10<br />
apr<strong>il</strong>e): 430-431.<br />
56
Cistus monspeliensis L.<br />
Nome comune: Cisto di Montpellier, Cisto marino<br />
Famiglia: Cistaceae<br />
piante (colore marrone-aspetto estivo)<br />
nell’ambiente naturale insieme a<br />
lentisco<br />
frutti<br />
57<br />
fioritura<br />
Descrizione<br />
Pianta: piccolo arbusto denso, molto aromatico, ghiandoloso, appiccicoso,<br />
alto 30-100 cm.<br />
Rami: numerosi, pelosi, a portamento inizialmente eretto poi decombente.<br />
Foglie: sess<strong>il</strong>i, trinervie, strettamente <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>te, <strong>la</strong>rghe 3-8 mm e lunghe 2-5<br />
cm, ad apice acuto, di colore verde scuro; pagina su<strong>per</strong>iore rugosa e solcata<br />
dalle nervature, pagina inferiore tomentosa; margine fogliare revoluto.<br />
Fiori: ermafroditi, di diametro 2-3 cm, riuniti in gruppi di 2-8 in<br />
infiorescenze cimose un<strong>il</strong>aterali lunghe 2-4 cm. Peduncoli fiorali sott<strong>il</strong>i e<br />
pelosi; sepali 5, i maggiori di 3-4 mm (<strong>la</strong>rghezza) x 4-6 mm (lunghezza);<br />
petali bianchi, spesso con una macchia gial<strong>la</strong> al<strong>la</strong> base, lunghi circa 10 mm;<br />
st<strong>il</strong>o quasi nullo.<br />
Frutti: capsule loculicide di colore bruno, di 4-5 mm di diametro, contenenti<br />
numerosi semi.<br />
Semi: i semi sono molto piccoli (circa 1.250.000 <strong>per</strong> kg) e di forma<br />
poliedrica.<br />
Habitat<br />
Macchia e gariga; nel<strong>la</strong> gariga spesso è specie dominante su su<strong>per</strong>fici estese.<br />
Altitudine: in genere 0-700 m s.l.m., nel Sud e nelle Isole fino a 1300 m.
Tipo di terreno: cresce sia in substrati s<strong>il</strong>icei che calcarei, con preferenza <strong>per</strong><br />
i primi. Sopravvive bene in terreni poveri, rocciosi, asciutti.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie steno-mediterranea e macaronesiana; diffusa in Europa<br />
Meridionale, nell’Africa Nord-occidentale, nelle Canarie. In Italia è presente<br />
sulle coste tirreniche, ioniche e su quelle adriatiche del<strong>la</strong> Puglia e del Molise,<br />
nelle Isole.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: in primavera e in autunno-inverno. In estate sia ha stasi<br />
di crescita a causa dell’aridità.<br />
Fioritura: apr<strong>il</strong>e-maggio. La durata del singolo fiore è effimera (un solo<br />
giorno), ma i fiori sono prodotti in abbondanza <strong>per</strong> alcune settimane.<br />
Fruttificazione: maturazione completa delle capsule in luglio-agosto. I frutti<br />
secchi <strong>per</strong>sistono a lungo sul<strong>la</strong> pianta anche dopo <strong>la</strong> loro a<strong>per</strong>tura. Per <strong>la</strong> loro<br />
abbondanza, d’estate conferiscono <strong>il</strong> tipico colore ”bruciato” al<strong>la</strong> pianta.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a<br />
Disseminazione: <strong>per</strong> gravità, e forse in altro modo.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: è una pianta pioniera ed opportunista: <strong>per</strong> le sue caratteristiche<br />
biologiche, ed in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> quelle re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità del seme, <strong>il</strong><br />
cisto è adatto a colonizzare spazi a<strong>per</strong>ti e privi di competitori aggressivi.<br />
Contribuisce a formare una co<strong>per</strong>tura vegetale su su<strong>per</strong>fici ripetutamente<br />
<strong>per</strong>corse da incendi, diventando ivi anche dominante; quando <strong>la</strong> vegetazione<br />
tende invece a ritornare verso <strong>la</strong> lecceta, scompare rapidamente. I cisti<br />
rappresentano un’importante fonte di polline <strong>per</strong> le api. Il fogliame può venire<br />
mangiato dalle capre, ma è meno appetito rispetto ad altri cisti in quanto è<br />
vischioso. Il legno brucia bene ed è ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e come combustib<strong>il</strong>e (legna da<br />
ardere).<br />
Medicinali: nel<strong>la</strong> tradizione popo<strong>la</strong>re un uso abbastanza comune, in forma di<br />
poltiglia, è in funzione emostatico-cicatrizzante ed antinfiammatoria su<br />
punture d’insetto, edemi, ferite, dermatiti; era ed è ancora ut<strong>il</strong>izzato anche <strong>per</strong><br />
le contusioni dolorose, <strong>per</strong> i gonfiori del ginocchio, <strong>per</strong> piaghe varie, ustioni.<br />
In forma di sciacqui, <strong>il</strong> cisto era ut<strong>il</strong>izzato <strong>per</strong> i dolori di denti.<br />
Cosmetici: è ut<strong>il</strong>izzato talvolta, in forma di sciacqui, <strong>per</strong> rendere o conservare<br />
bianchi e sani i denti<br />
Ornamentali: è ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e come piante ornamentale di bassa taglia,<br />
abbellendo in primavera l'ambiente con <strong>la</strong> sua abbondante fioritura, in<br />
inverno col verde delle foglie; è gradevole anche l’aroma emanato dalle<br />
foglie. Si presta bene nel rinverdimento delle scarpate pietrose e <strong>per</strong><br />
realizzare bordure e macchie di verde compatto. Ottima <strong>per</strong> terreni rocciosi.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
Esistono di questo cisto alcune varietà ornamentali, sebbene i cisti di<br />
maggiore valore ornamentale siano riferib<strong>il</strong>i a specie diverse. La cultivar<br />
'Minor' è più picco<strong>la</strong> del<strong>la</strong> specie tipo in tutte le sue parti. 'Vicar's Mead',<br />
originaria dell’Iso<strong>la</strong> di Maiorca, ha fiori giallo pallido. Il gruppo ‘densifolius’<br />
58
ha foglie molto pelose, strettamente appressate allo stelo; questo gruppo<br />
potrebbe costituire un distinto taxon a livello subspecifico.<br />
Per quanto riguarda i costituenti chimici, piante provenienti da suoli calcarei<br />
o s<strong>il</strong>icei del<strong>la</strong> Provenza (Sud del<strong>la</strong> Francia) presentano differenze quantitative<br />
nel<strong>la</strong> composizione dell’olio essenziale.<br />
Propagazione<br />
Per seme: i semi dei cisti sono termoresistenti. Dopo <strong>il</strong> passaggio del fuoco <strong>la</strong><br />
germinab<strong>il</strong>ità in campo di questa specie è di 10 volte su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> che si<br />
registra in terreni non bruciati. Le alte tem<strong>per</strong>ature avrebbero un ruolo<br />
importante nell'aggressione dei duri tegumenti, in partico<strong>la</strong>re di quelli interni,<br />
che sembrano essere determinanti nel<strong>la</strong> dormienza fisica e nell’impedire<br />
l’assorbimento di acqua. Tuttavia, gli involucri seminali non sembrano essere<br />
le uniche barriere al processo germinativo; un altro meccanismo inibitorio<br />
potrebbe essere costituito dal<strong>la</strong> presenza di sostanze fenoliche, che<br />
limiterebbero <strong>il</strong> normale flusso di ossigeno verso l'embrione. L’integrità dei<br />
tegumenti viene meno naturalmente con l’invecchiare del seme <strong>per</strong>ciò, in<br />
assenza di incendi, <strong>la</strong> germinazione può comunque avvenire dopo alcuni anni<br />
dal<strong>la</strong> disseminazione. L’esposizione in forno a tem<strong>per</strong>ature di 120°C <strong>per</strong> 90<br />
secondi provoca fratture nei tegumenti seminali e consente l’assorbimento<br />
d’acqua. C. monspeliensis appare, infatti, come una delle specie più resistenti<br />
alle alte tem<strong>per</strong>ature. Un altro trattamento teso ad aumentare <strong>la</strong> facoltà<br />
germinativa espone i semi a tem<strong>per</strong>ature inferiori (80°C) rispetto a quel<strong>la</strong><br />
appena citata, ma <strong>per</strong> <strong>per</strong>iodi più estesi (10-30 minuti). Infine, risulta ut<strong>il</strong>e<br />
anche <strong>la</strong> stratificazione di seme in sabbia umida, sottoponendo <strong>la</strong> massa prima<br />
a 50°C <strong>per</strong> 3 ore e poi a tem<strong>per</strong>ature comprese tra 2 e 5°C <strong>per</strong> un mese.<br />
Alcune prove di esposizione del seme di C. incanus al fumo hanno provocato<br />
l’aumento dell’entità e del<strong>la</strong> velocità e germinazione, non è <strong>per</strong>ciò da<br />
escludere che altri cisti possano rispondere in modo analogo. Nonostante <strong>la</strong><br />
resistenza dimostrata dai semi alle alte tem<strong>per</strong>ature, quelle ottimali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
germinazione sono re<strong>la</strong>tivamente basse (intorno a 17°C). Date le piccole<br />
dimensioni del seme è consigliab<strong>il</strong>e <strong>la</strong> semina in semenzaio, in primavera, ed<br />
<strong>il</strong> successivo trapianto.<br />
Per via vegetativa: i cisti si propagano fac<strong>il</strong>mente <strong>per</strong> talee prelevate al<strong>la</strong><br />
fine del<strong>la</strong> stagione vegetativa (ottobre–novembre), ut<strong>il</strong>izzando talee di 6-10<br />
cm provenienti da getti non fioriti, con 5-6 paia di foglie. L’uso di un ormone<br />
di radicazione in polvere (es. NAA) è ut<strong>il</strong>e. Come substrato di radicazione<br />
può essere impiegato un composto torba-<strong>per</strong>lite o torba:sabbia in rapporto<br />
1:1; va usato un sistema di nebulizzazione dell’acqua (mist o fog), con<br />
tem<strong>per</strong>atura radicale di 20-22°C.<br />
Allevamento delle piantine<br />
Le piante, a livello di vivaistica ornamentale, si ottengono da radicazione di<br />
talea al termine del<strong>la</strong> stagione vegetativa. Il substrato di crescita deve essere<br />
poco organico, sabbioso e grosso<strong>la</strong>no, ben drenante, con pH acido o neutro.<br />
La concimazione deve essere moderata. Nel primo anno di vita le piantine<br />
vanno protette dal freddo (es. tunnel) e leggermente ombreggiate in estate. A<br />
fine febbraio si effettua <strong>il</strong> trapianto in vaso da 16 cm di diametro. In vivaio,<br />
nel <strong>per</strong>iodo estivo e soprattutto al Sud, le piantine sono fac<strong>il</strong>mente soggette a<br />
marciumi dell’apparato radicale <strong>per</strong> <strong>la</strong> concomitanza delle elevate<br />
59
tem<strong>per</strong>ature nel contenitore e delle continue irrigazioni. La piantagione in<br />
piena terra si effettua in autunno o subito dopo l’inverno.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: resiste fino a -10°C.<br />
Luce: vuole esposizioni soleggiate.<br />
Acqua: necessita di irrigazione moderata.<br />
Vento: resistente al vento salmastro.<br />
Substrato: deve avere un buon drenaggio; sono poco idonei substrati ricchi<br />
di torba, meglio usare substrati contenenti terreno naturale, povero di sostanza<br />
organica. Piante cresciute in substrati altamente organici tendono a produrre<br />
getti teneri, sono più sensib<strong>il</strong>i all’aridità e al freddo, e sono poco stab<strong>il</strong>i al<br />
vento quando piantate.<br />
Elementi nutritivi: <strong>la</strong> concimazione deve essere moderata.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>la</strong> pianta è molto resistente all’aridità; d’estate ha<br />
aspetto di pianta secca (soprattutto <strong>per</strong> <strong>il</strong> colore dei frutti), ma l’attività<br />
vegetativa riprende in autunno.<br />
Capacità di ricaccio: ha ridottissima capacità di ricaccio, soprattutto dal<br />
legno vecchio. Perciò deve essere <strong>la</strong>sciata in crescita libera. Per uso<br />
ornamentale, è ut<strong>il</strong>e una leggera cimatura sul legno giovane dopo <strong>la</strong> fioritura,<br />
<strong>per</strong> mantenere <strong>la</strong> pianta più compatta.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>la</strong> pianta viene completamente bruciata dagli<br />
incendi in quanto altamente combustib<strong>il</strong>e, anche a causa del fogliame ricco di<br />
sostanze fac<strong>il</strong>mente infiammab<strong>il</strong>i. La specie, <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua sopravvivenza, si<br />
affida al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> propagazione <strong>per</strong> seme. La produzione di seme è molto<br />
abbondante. Il meccanismo che rego<strong>la</strong> <strong>la</strong> germinazione dei semi è ben<br />
adattato al frequente passaggio del fuoco. La fioritura del<strong>la</strong> pianta e <strong>la</strong><br />
produzione di nuovo seme si ha 1-2 anni dopo <strong>la</strong> germinazione.<br />
Parassiti<br />
Funghi: le giovani piante possono essere colpite da Rhizoctonia so<strong>la</strong>ni,<br />
Pythium sp. e Phytophthora sp., agenti di marciumi radicali e del colletto,<br />
soprattutto in concomitanza di abbondante disponib<strong>il</strong>ità idrica ed elevate<br />
tem<strong>per</strong>ature; le piante colpite de<strong>per</strong>iscono e muoiono. Sulle foglie viene<br />
menzionata <strong>la</strong> presenza occasionale di Alternaria sp., e sui rami, di<br />
Botryosphaeria dothidae, agente di un cancro.<br />
Insetti: sono pochi gli insetti osservati su questa specie, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />
cocciniglia Hemiberlesia cameliae e <strong>la</strong> sputacchina Ph<strong>il</strong>aenus spumarius .<br />
Piante su<strong>per</strong>iori: i generi Cistus e Halimium sono parassitizzate da Cytinus<br />
hypocistis, (fam. Cytinaceae); questa pianta trae <strong>il</strong> proprio nutrimento<br />
direttamente dalle radici dell’ospite, con cui prende contatto tramite austori.<br />
Essa si manifesta sopra <strong>il</strong> livello del terreno solo al momento del<strong>la</strong> fioritura,<br />
non avendo bisogno di foglie verdi <strong>per</strong> sopravvivere.<br />
Note<br />
La maggior parte dei cisti ha fogliame aromatico, ma alcune essudano anche<br />
una resina altamente aromatica chiamata “<strong>la</strong>dano” (da non confondere con <strong>il</strong><br />
“<strong>la</strong>udano”), usata come l’incenso fin dall’antichità soprattutto in Grecia ed<br />
60
Anatolia; essa costituisce attualmente un ingrediente di pregio di diversi<br />
profumi.<br />
Bibliografia<br />
− Angelopoulou D., Demetzos C., Dimas C., Perdetzoglou D., Loukis A.,<br />
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− Angelopoulou D., Demetzos C., Perdetzoglou D., 2002. Diurnal and<br />
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− Cavero I., Livi O., 1970. Estrazione, frazionamento ed esame dei<br />
costituenti del Cistus monspeliensis L. Ann. Chim., 60 (7): 469-482.<br />
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− Sanchez-B<strong>la</strong>nco M.J., Rodriguez P., Morales M.A., Ortuno M.F.,<br />
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61
Erica arborea L.<br />
Nome comune: Erica arborea, Radica<br />
Famiglia: Ericaceae<br />
piante nell’ambiente naturale<br />
fruttificazione<br />
62<br />
fioritura<br />
Descrizione<br />
Pianta: arbusto o piccolo albero sempreverde alto fino a 6 metri, con<br />
portamento eretto e chioma densa.<br />
Rami: con disposizione opposta, quelli estremi sono bianco-<strong>la</strong>nosi.<br />
Corteccia: di colore bruno-rossastro, con presenza di screpo<strong>la</strong>ture.<br />
Foglie: di solito in vertic<strong>il</strong>li di 4, patenti o riflesse, aghiformi (lunghe fino a 5<br />
mm e <strong>la</strong>rghe circa 0,5 mm), di colore verde-scuro, con margine dentel<strong>la</strong>to, di<br />
sotto con una linea bianca.<br />
Fiori: ermafroditi, profumati, penduli, molto numerosi e riuniti in<br />
infiorescenze a grappolo sul<strong>la</strong> parte su<strong>per</strong>iore dei rami, che presentano<br />
tuttavia un breve tratto apicale con sole foglie; peduncoli fiorali di circa 3<br />
mm, con bratteole verso <strong>la</strong> metà; calice lungo 1,5 mm, bianco; corol<strong>la</strong><br />
campanu<strong>la</strong>ta o un pò ristretta al<strong>la</strong> fauce, lunga 2-2,5 mm; antere brunorossastre,<br />
incluse nel tubo corollino, con appendici; ovario su<strong>per</strong>o, st<strong>il</strong>o<br />
sporgente di 2-3 mm dal<strong>la</strong> corol<strong>la</strong>.<br />
Frutti: sono costituiti da capsule contenenti numerosi semi.<br />
Semi: sono molto minuti e <strong>la</strong> pianta ne produce moltissimi; ne sono necessari<br />
alcuni m<strong>il</strong>ioni <strong>per</strong> formare un Kg.<br />
Habitat<br />
E' un'essenza tipica dell'ambiente mediterraneo e vive in macchie, boschi radi<br />
di leccio e garighe. Nell'erico-arbuteto (un tipo di macchia di 2-4 m di<br />
altezza) costituisce insieme al corbezzolo <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura
vegetale; tale associazione si sv<strong>il</strong>uppa con fac<strong>il</strong>ità in terreni acidi, dove <strong>il</strong><br />
pascolo e gli incendi hanno ridotto <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura arborea. L'erica forma<br />
soprattutto associazioni mesof<strong>il</strong>e, evitando stazioni eccessivamente calde o<br />
aride, quali <strong>la</strong> prima fascia costiera, e adattandosi anche ai climi umidi delle<br />
zone basso-montane.<br />
Altitudine: da 0 a 1200 metri d’altitudine (a nord fino a 600 metri).<br />
Tipo di terreno: presente su s<strong>il</strong>ice o su suoli acidificati.<br />
Distribuzione geografica<br />
L' erica arborea è una pianta steno-mediterranea, distribuita in Europa<br />
meridionale, nell' Africa settentrionale, e nelle Isole Canarie. Presenta anche<br />
un’areale secondario sulle alte montagne dell’Africa orientale. In Italia si<br />
ritrova allo stato spontaneo in tutte le Regioni; al Nord è assente<br />
completamente nel<strong>la</strong> Pianura Padana, mentre si ritrova in Romagna, nel<br />
Piemonte meridionale, sulle Prealpi, sui Colli Euganei.<br />
Fenologia<br />
Attività vegetativa: si ha prevalentemente in primavera, con parziale ripresa<br />
dopo le piogge autunnali.<br />
Fioritura: in febbraio-marzo al Sud e nelle Isole, tra marzo e apr<strong>il</strong>e nel<br />
Centro Italia, in giugno al Nord e nelle zone più elevate.<br />
Fruttificazione: nel <strong>per</strong>iodo estivo. I frutti rimangono sul<strong>la</strong> pianta fino<br />
all'inverno.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: i semi non possiedono strutture specifiche <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
disseminazione anemocora, ma vengono trasportati dal vento a brevi distanze<br />
in quanto sono molto piccoli.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: svolge una azione di contenimento del fenomeno erosivo sui<br />
terreni sabbiosi soggetti ad erosione. E' una pianta colonizzatrice dei terreni<br />
denudati da incendi e viene talvolta considerata infestante. Il fogliame è<br />
appetib<strong>il</strong>e dal bestiame ovino, caprino, bovino ed asinino, specialmente gli<br />
apici vegetativi teneri.<br />
Medicinali: ai fiori erano attribuite proprietà diuretiche, febbrifughe,<br />
astringenti, sedative (ad esempio, uso come decotto).<br />
Alimentari: <strong>il</strong> nettare dell'erica arborea partecipa al<strong>la</strong> formazione di molti<br />
mieli primaver<strong>il</strong>i delle zone con vegetazione mediterranea, caratterizzando<br />
fortemente i mieli che lo contengono. Allo stato uniflorale si presenta scuro,<br />
torbido anche allo stato liquido, con consistenza cremosa e di rapida<br />
cristallizzazione. E' un miele saporito e aromatico, che si degrada <strong>per</strong>ò molto<br />
più rapidamente del<strong>la</strong> media dei normali mieli. Aree di produzione sono<br />
Umbria, Toscana, Liguria, Campania e Sardegna.<br />
Artigianali: <strong>il</strong> legno, di color rosso, è partico<strong>la</strong>rmente duro e brucia con<br />
difficoltà. Per questo <strong>il</strong> "ciocco di erica", ingrossamento compatto del<strong>la</strong> parte<br />
basale del<strong>la</strong> pianta, è assai pregiato e viene ut<strong>il</strong>izzato <strong>per</strong> <strong>la</strong> fabbricazione<br />
delle pipe e <strong>per</strong> piccoli <strong>la</strong>vori di tornio. Il legno di erica è impiegato anche <strong>per</strong><br />
impial<strong>la</strong>cciare mob<strong>il</strong>i. La pianta secca (rami) serviva ad accendere <strong>il</strong> fuoco<br />
nei foco<strong>la</strong>ri e <strong>per</strong> <strong>la</strong> confezione di scope rustiche.<br />
63
Ornamentali: l'erica è impiegata come pianta da giardino, <strong>per</strong> l'aspetto<br />
compatto del fogliame e <strong>la</strong> vistosa e profumata fioritura primaver<strong>il</strong>e. Esistono<br />
alcune cultivar selezionate <strong>per</strong> le loro caratteristiche ornamentali.<br />
Altro: veniva impiegata nel<strong>la</strong> tintura delle matasse di <strong>la</strong>na e di altre fibre <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> tessitura delle stoffe; si ottenevano tinte diverse secondo <strong>la</strong> parte ut<strong>il</strong>izzata<br />
del<strong>la</strong> pianta e delle modalità di trattamento (anche in associazione con altre<br />
specie).<br />
Il ciocco ed i rami venivano impiegati <strong>per</strong> ottenere un partico<strong>la</strong>re carbone<br />
vegetale dotato di elevato potere calorifico e dal<strong>la</strong> lunga combustione,<br />
ut<strong>il</strong>izzato soprattutto dai fabbri.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
La variab<strong>il</strong>ità del<strong>la</strong> specie sembra abbastanza scarsa; un tipo con rami g<strong>la</strong>bri<br />
(var. rupestris Nicotra) sembra rientrare nel<strong>la</strong> variab<strong>il</strong>ità naturale. Il colore<br />
bianco dei fiori si può presentare soffuso di rosa.<br />
Esistono alcune cultivar ornamentali selezionate nell'ambito del<strong>la</strong> vegetazione<br />
spontanea. La var. alpina (forse di origine policlonale) è più rustica del<strong>la</strong><br />
specie tipo; 'Albert's Gold', derivata dal<strong>la</strong> precedente, ha fogliame di colore<br />
gial<strong>la</strong>stro; 'Estrel<strong>la</strong> Gold' è compatta e fiorisce in modo massiccio<br />
tardivamente; 'Picos Pygmy', ha fiori bianco puro e fogliame verde scuro;<br />
'Spring Sm<strong>il</strong>e' , sensib<strong>il</strong>e al freddo, presenta colorazioni rosa-giallo all'apice<br />
del fogliame in inverno.<br />
Propagazione<br />
Per seme: <strong>il</strong> genere Erica è tipico di quelle regioni che sono <strong>per</strong>corse<br />
<strong>per</strong>iodicamente dagli incendi. Il fuoco ha, infatti, un ruolo fondamentale nel<strong>la</strong><br />
disseminazione e nel<strong>la</strong> stimo<strong>la</strong>zione dei processi germinativi di queste specie.<br />
Tuttavia, non sono stati completamente compresi i meccanismi con cui,<br />
attraverso <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura elevata, <strong>il</strong> fumo e gli estratti acquosi del fumo,<br />
l’incendio agisce sul<strong>la</strong> germinazione. E’ certo che una parte dei semi di E.<br />
arborea presenti nel terreno riesce a germinare anche in seguito<br />
all’esposizione a tem<strong>per</strong>ature molto elevate (120°C <strong>per</strong> 10 minuti),<br />
dimostrando l’adattamento agli incendi. Brevi e ripetute esposizioni a<br />
tem<strong>per</strong>ature su<strong>per</strong>iori ai 70°C fanno, comunque, diminuire progressivamente<br />
<strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità. La tem<strong>per</strong>atura letale <strong>per</strong> i semi di questa specie sembra<br />
partire da 130-140°C. Inoltre, considerata l’influenza positiva che <strong>la</strong><br />
stratificazione fredda del seme (30 giorni) esercita sul<strong>la</strong> germinazione, si<br />
ipotizza che <strong>il</strong> seme di E. arborea abbia una dormienza seminale di tipo<br />
fisiologico. In prove s<strong>per</strong>imentali l’esposizione dei semi di E. arborea al<br />
fumo ha anticipato in modo evidente l’inizio del<strong>la</strong> germinazione rispetto al<br />
materiale non trattato, aumentandone anche <strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità finale. E’<br />
ipotizzab<strong>il</strong>e che l'esposizione al fumo a cui segua una stratificazione calda e<br />
una stratificazione fredda possa migliorare <strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità. Durante <strong>la</strong><br />
germinazione, favorita da escursioni termiche giornaliere da 15°C notturni a<br />
20°C diurni, i semi di E. arborea sembrano indifferenti all’esposizione al<strong>la</strong><br />
luce. Uno degli effetti più probab<strong>il</strong>i del passaggio del fuoco, infatti, è quello<br />
di limitare le naturali esigenze di luce e tem<strong>per</strong>atura dei semi delle eriche,<br />
consentendo <strong>la</strong> germinazione in una più ampia gamma di condizioni.<br />
Il seme di numerose specie, conservato senza partico<strong>la</strong>ri accorgimenti,<br />
mantiene <strong>la</strong> facoltà germinativa <strong>per</strong> almeno 3-7 anni.<br />
64
Per via vegetativa: si effettua attraverso l'impiego di talee sem<strong>il</strong>egnose (in<br />
luglio) o legnose (ottobre); oppure tramite propaggine (marzo).<br />
Allevamento delle piantine<br />
La pianta ha una crescita lenta. E’ necessario un ambiente di crescita non<br />
eccessivamente caldo ma soleggiato, mentre vanno bene zone umide non<br />
eccessivamente fredde in inverno. E’ importante che <strong>il</strong> substrato sia<br />
tendenzialmente acido, ben drenato, con buona dotazione di sostanza<br />
organica.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: <strong>la</strong> pianta teme <strong>il</strong> gelo intenso, ma <strong>la</strong> tolleranza varia secondo<br />
<strong>la</strong> cultivar.<br />
Luce: è esigente in fatto di intensità luminosa (specie eliof<strong>il</strong>a).<br />
Acqua: vuole moderati apporti idrici.<br />
Vento: tollerante.<br />
Substrato: deve essere acido, preferenzialmente umifero e ben drenato.<br />
Elementi nutritivi: l'apporto di concimi deve essere moderato. Tutte le<br />
Ericacee hanno un fungo micorrizico che vive in simbiosi con le radici<br />
aiutandole ad assorbire le sostanze nutritive dal terreno.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: ha una discreta resistenza al<strong>la</strong> carenza idrica che si<br />
verifica normalmente in estate.<br />
Capacità di ricaccio: <strong>la</strong> capacità pollonifera è r<strong>il</strong>evante.<br />
Resistenza agli incendi: i rami sono altamente combustib<strong>il</strong>i e <strong>la</strong> parte aerea<br />
viene completamente distrutta dal fuoco. La parte basale del<strong>la</strong> pianta, formata<br />
da legno compatto, è invece resistente al fuoco e, dopo gli incendi, si ha <strong>la</strong><br />
formazione di nuovi polloni dal ceppo o dalle radici.<br />
Parassiti<br />
Funghi: tra i patogeni che causano marciume radicale Phytophthora<br />
cinnamomi è <strong>il</strong> principale; <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> parte epigea si citano<br />
Cylindrocarpon scoparium e Glomerel<strong>la</strong> cingu<strong>la</strong>ta, che causano cancri<br />
rameali. Pestalotia guepini si presenta con aree brunastre sulle foglie; altro<br />
patogeno delle foglie risulta Oidium ericinum, causa del mal bianco. Botrytis<br />
cinerea è agente del marciume dei germogli, Pucciniastrum ericae risulta<br />
agente del<strong>la</strong> ruggine.<br />
Insetti: sono diffuse sui germogli colonie dell' afide Aphis mizus <strong>per</strong>sicae, e<br />
sui rametti le cocciniglie Myt<strong>il</strong>ococcus ulmi e Chionaspis salicis.<br />
Note<br />
La <strong>la</strong>nugine biancastra presente sull’estremità dei rami giovani <strong>per</strong>mette di<br />
riconoscere l'erica arborea dalle altre eriche del<strong>la</strong> macchia mediterranea.<br />
Bibliografia<br />
− Alonso, J.L Landa F., Vieitez E., 1976. Inhibidores fenolicos de <strong>la</strong><br />
germinacion en Erica arborea L. Anales de edafologia y agrobiologia, 35<br />
(3/4).<br />
65
− Canadell J., Lopez-Soria L., 1998. Lignotuber reserves support regrowth<br />
following clipping of to Mediterranean shrubs. Functional ecology, 12 (1):<br />
31-38.<br />
− Crosti R., Dixon K.W., Ladd P.G., Piotto P. 2005. Post-fire germination in<br />
the mediterranean-type ecosystems and effect of smoke on seed<br />
germination of some species from central Mediterranean basin. In stampa.<br />
− Gratani.L., Varone L., 2004. Leaf key traits of Erica arborea L., Erica<br />
multiflora L. and Rosmarinus officinalis L. co-occurring in the<br />
Mediterranean maquis. Flora, 199 (1):58-69.<br />
− Guyot C., Scheirman V., Collin S., 1999. Floral origin markers of heather<br />
honeys: Calluna vulgaris and Erica arborea. Food chemistry, 64 (1): 3-11.<br />
− Mesleard F., Lepart J., 1991. Germination and seedling dynamics of<br />
Arbutus unedo and Erica arborea on Corsica. Journal of vegetation<br />
science, 2 (2):155-164.<br />
− Mesleard F., Lepart J.,1989. Continuous basal sprouting from lignotuber:<br />
Arbutus unedo L. and Erica arborea L., as woody Mediterranean<br />
examples. Oecologia, 80 (1):127-131.<br />
− Riba M., 1997. Effects of cutting and rainfall pattern on resprouting vigour<br />
and growth of Erica arborea L. Journal of vegetation science, 8 (3): 401-<br />
404.<br />
− Tognetti R., Raschi A.R., Jones M.B., 2000. Seasonal patterns of tissue<br />
water re<strong>la</strong>tions in three mediterranean shrubs co-occurring at a natural<br />
CO2 spring. P<strong>la</strong>nt, cell and environment,23 (12):1341-1351.<br />
− Valbuena L., Vera M.L., 2002. The effects of thermal scarification and<br />
seed storage on germination of four heath<strong>la</strong>nd species. P<strong>la</strong>nt ecology,<br />
161(1):137-144.<br />
66
Euphorbia dendroides L.<br />
Nome comune: Euforbia arborescente<br />
Famiglia: Euphorbiaceae<br />
pianta in vegetazione invernale<br />
semi<br />
67<br />
ombrel<strong>la</strong> di fiori<br />
Descrizione<br />
Pianta: cespuglio di forma rego<strong>la</strong>rmente emisferica o alberello di 1-3 m di<br />
altezza. L'apparato radicale è piuttosto su<strong>per</strong>ficiale. E' <strong>la</strong> più grande delle<br />
Euforbie europee.<br />
Rami: i giovani rametti sono inseriti in modo di- o tri-cotomo all'apice dei<br />
rami del<strong>la</strong> precedente vegetazione, cha hanno colore rosso-marrone e recano<br />
ben evidenti le cicatrici delle foglie cadute. Tutti i rami sono g<strong>la</strong>bri.<br />
Corteccia: di colore marrone-chiaro.<br />
Foglie: sparse, g<strong>la</strong>bre, uninervie, presenti solo sui rami giovani, le inferiori<br />
pendule e spesso arrossate, le altre patenti, quelle sotto l'infiorescenza erettopatenti;<br />
<strong>la</strong>mina di forma oblungo-<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta o <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>to-lineare, di lunghezza<br />
70-80 mm e <strong>la</strong>rghezza 7-8 mm, con apice ottuso e con un piccolo mucrone.<br />
Fiori: sono costituiti dai caratteristici ciazi (infiorescenze con l’aspetto di<br />
fiore) del genere Euphorbia, riuniti a loro volta in ombrelle aventi 5-15 raggi<br />
spessi e raccorciati. Il ciazio ha un involucro di colore verde chiaro, con
attee di circa 17 x 14 mm, e ghiandole rotonde con lobi irrego<strong>la</strong>ri e di<br />
colore giallo; l'organo femmin<strong>il</strong>e ha st<strong>il</strong>i di 3-4 mm di lunghezza.<br />
Frutti: capsule trigone lunghe 5-6 mm, deiscenti, di colore verde-grigio,<br />
contenenti 3 semi.<br />
Semi: lisci, di colore grigio scuro, appiattiti <strong>la</strong>teralmente, lunghi 3 mm,<br />
muniti di e<strong>la</strong>iosomi. Numero di semi <strong>per</strong> Kg: 160.000-170.000.<br />
Habitat<br />
Si trova in stazioni rupestri in prossimità delle coste, spesso in zone<br />
inaccessib<strong>il</strong>i. Frequentemente forma estesi popo<strong>la</strong>menti ed associazioni<br />
proprie (macchia ad euforbia). E' caratteristica dell'orizzonte più caldo del<strong>la</strong><br />
macchia mediterranea.<br />
Altitudine: tra 0 e 700 m.<br />
Tipo di terreno: si ritrova di preferenza su calcare.<br />
Distribuzione geografica<br />
Areale: è specie steno-mediterranea e macaronesiana. L'areale gravita sul<br />
Mediterraneo centrale, in Europa spingendosi ad occidente fino alle coste<br />
del<strong>la</strong> Spagna mediterranea e ad oriente fino all'Egeo; nel Nord Africa è<br />
presente in Algeria ed in Libia. Ha una stazione disgiunta in Palestina ed è<br />
presente anche nelle Isole Canarie. In Italia, allo stato spontaneo, si trova<br />
lungo le coste tirreniche, ioniche e basso-adriatiche. E' naturalizzata<br />
nell'Australia Occidentale e considerata una pianta infestante nel Sud<br />
California. E' l'unico rappresentante mediterraneo di un gruppo di 10 euforbie<br />
sistematicamente vicine, che hanno baricentro macaronesiano.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: le foglie rimangono sul<strong>la</strong> pianta, all’estremità dei rami,<br />
dall’autunno a maggio, mantenendo <strong>il</strong> colore verde. Con l’approssimarsi del<br />
<strong>per</strong>iodo di aridità diventano di colore rosso-brunastro e quindi cadono,<br />
<strong>la</strong>sciando <strong>la</strong> pianta completamente spoglia, con una veste di tipo invernale. La<br />
nuova formazione di foglie e di germogli si ha dopo l’inizio delle piogge<br />
autunnali.<br />
Fioritura: è incentrata nel <strong>per</strong>iodo tardo-invernale e primaver<strong>il</strong>e (marzomaggio).<br />
Fruttificazione: <strong>la</strong> produzione di semi è molto elevata, ed in genere si ha da<br />
apr<strong>il</strong>e a giugno.<br />
Impollinazione: anemof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: <strong>il</strong> frutto (tricocco) ha un meccanismo di a<strong>per</strong>tura a scatto<br />
che proietta i semi ad una certa distanza dal<strong>la</strong> pianta madre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e come specie pioniera nei rimboschimenti di zone<br />
denudate dagli incendi.<br />
Medicinali: Come <strong>la</strong> maggior parte delle Euforbie, questa pianta contiene un<br />
<strong>la</strong>ttice fortemente irritante. Esso, molto d<strong>il</strong>uito, veniva un tempo usato <strong>per</strong> via<br />
interna come energico purgante e, a d<strong>il</strong>uizioni ancora maggiori, poteva<br />
funzionare come emetico.<br />
Ornamentali: è un arbusto apprezzato <strong>per</strong> <strong>il</strong> giardino a causa del<strong>la</strong> sua forma<br />
emisferica molto rego<strong>la</strong>re, del<strong>la</strong> sua capacità di vegetare in pieno inverno e<br />
68
del colore vivo (giallo-verde) degli apici vegetativi e fiorali. D'estate assume<br />
colorazioni diverse secondo l'apporto idrico fornito; caratteristiche sono le<br />
cromaticità rosso-mattone del fogliame prima del<strong>la</strong> sua abscissione. Anche<br />
senza foglie <strong>la</strong> pianta rimane gradevole a vedersi <strong>per</strong> le sue rego<strong>la</strong>ri<br />
ramificazioni dicotomiche di colore rosso-bruno.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
E' segna<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> var. involucrata Strobl., che si differenzia <strong>per</strong> le brattee<br />
allungate, su<strong>per</strong>anti i rami dell'ombrel<strong>la</strong>; si tratta di una forma probab<strong>il</strong>mente<br />
collegata a partico<strong>la</strong>ri condizioni di crescita.<br />
Propagazione<br />
Per seme: <strong>la</strong> facoltà germinativa va dal 60 all’80%. I semi sono dotati di<br />
e<strong>la</strong>iosomi, organi presenti quando <strong>la</strong> disseminazione è a carico di formiche,<br />
ed hanno caratteristiche che li configurano come appartenenti al<strong>la</strong> categoria<br />
dei semi ortodossi. In natura <strong>la</strong> germinazione è concentrata prevalentemente<br />
in autunno e i semi sono fotoindiferenti ma, successivamente, durante lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo dei semenzali è richiesta una elevata luminosità. Le notizie sul<strong>la</strong><br />
propagazione <strong>per</strong> seme di questa specie sono scarse ma, da semine effettuate<br />
in serra fredda (con alternanza di tem<strong>per</strong>atura diurna e notturna) in autunno,<br />
senza alcun pretrattamento, si è osservata una <strong>per</strong>centuale di germinazione del<br />
65% (<strong>la</strong> vitalità iniziale, determinata con prove colorimetriche era dell'88%);<br />
l'inizio del<strong>la</strong> germinazione è avvenuto dopo <strong>la</strong> seconda settimana di semina,<br />
con un picco durante <strong>la</strong> terza. L'esposizione dei semi al fumo, all'interno di<br />
partico<strong>la</strong>ri tende, o alle alte tem<strong>per</strong>ature in forno sono negative nei confronti<br />
del<strong>la</strong> germinazione.<br />
Per via vegetativa: <strong>per</strong> radicazione di talea apicale in primavera, prima del<strong>la</strong><br />
fioritura; a causa del<strong>la</strong> presenza del <strong>la</strong>tice, <strong>la</strong> base del<strong>la</strong> talea va immersa in<br />
sostanze polverulente (es. carbonel<strong>la</strong> polverizzata o talco) oppure scottata<br />
brevemente con <strong>la</strong> fiamma. Poiché <strong>il</strong> <strong>la</strong>tice è irritante, è necessario indossare<br />
guanti ed evitare di respirarne i vapori.<br />
Allevamento delle piantine<br />
Le piantine da seme si sv<strong>il</strong>uppano rapidamente fino all’inizio dell’estate.<br />
Successivamente un adeguato sv<strong>il</strong>uppo dipende dal rifornimento idrico, che<br />
può consentire <strong>la</strong> crescita anche in piena estate. Non è necessario un<br />
ombreggio in estate, mentre è importante l’idoneità del substrato. In<br />
condizioni ottimali di crescita lo sv<strong>il</strong>uppo delle piante è rapido.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: resiste al freddo fino ad alcuni gradi sotto zero. Per quanto<br />
riguarda le alte tem<strong>per</strong>ature, è una delle specie più resistenti del<strong>la</strong> flora<br />
mediterranea.<br />
Luce: è molto esigente di luce fin dalle prime fasi di crescita del<strong>la</strong> piantina,<br />
preferendo esposizioni soleggiate.<br />
Acqua: richiede moderati apporti idrici durante <strong>il</strong> naturale <strong>per</strong>iodo di<br />
vegetazione (autunno-primavera). Anche d'estate <strong>la</strong> pianta può essere<br />
mantenuta con le foglie verdi qualora sia assicurato un adeguato apporto di<br />
acqua (sembra sufficiente una irrigazione una volta al mese).<br />
Vento: tollerante ai venti anche salmastri.<br />
69
Substrato: è poco esigente al riguardo; è adattab<strong>il</strong>e a vari tipi di substrato ed<br />
a situazioni pedologiche diffic<strong>il</strong>i, trovando limiti solo in suoli fortemente<br />
arg<strong>il</strong>losi. Preferisce un substrato <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e, grosso<strong>la</strong>no, tendenzialmente<br />
asciutto.<br />
Elementi nutritivi: è poco esigente.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>il</strong> ciclo biologico presenta uno specifico adattamento<br />
all'aridità, in quanto <strong>la</strong> pianta in estate va in dormienza <strong>per</strong>dendo<br />
completamente le foglie (estivazione). Tuttavia tale meccanismo di difesa<br />
dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>dita di acqua è dutt<strong>il</strong>e, in quanto <strong>la</strong> pianta conserva parzialmente le<br />
foglie anche d'estate qualora possa usufruire nel <strong>per</strong>iodo arido di un certo<br />
apporto idrico.<br />
Capacità di ricaccio: <strong>la</strong> capacità pollonifera del<strong>la</strong> pianta è limitata.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>la</strong> parte aerea viene completamente distrutta dal<br />
fuoco a causa dell’alta combustib<strong>il</strong>ità del legno. Dopo l'incendio, Euphorbia<br />
dendroides ricorre sia al<strong>la</strong> ricostituzione del<strong>la</strong> chioma, preferib<strong>il</strong>mente in<br />
individui giovani, sia al<strong>la</strong> propagazione <strong>per</strong> seme. Un lungo <strong>per</strong>iodo senza<br />
incendi può ridurre <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> specie nel<strong>la</strong> vegetazione, in quanto le<br />
giovani piante hanno notevoli problemi di sopravvivenza con <strong>la</strong> progressiva<br />
chiusura delle chiome del<strong>la</strong> vegetazione circostante.<br />
Parassiti<br />
Nessuna segna<strong>la</strong>zione presente in bibliografia.<br />
Note<br />
Tutte le specie del genere Euphorbia contengono un <strong>la</strong>tice irritante che viene<br />
r<strong>il</strong>asciato dal<strong>la</strong> pianta al<strong>la</strong> minima ferita. In alcune specie, partico<strong>la</strong>rmente<br />
quelle succulente, esso è estremamente <strong>per</strong>icoloso. In genere <strong>il</strong> <strong>la</strong>tice è di<br />
colore bianco-<strong>la</strong>tteo. Il <strong>la</strong>tice contiene una moltitudine di di- e tri-terpeni;<br />
sulle mucose e soprattutto su quelle degli occhi, minuscole gocce possono<br />
provocare a lungo irritazioni dolorose; talvolta l’irritazione si può avere <strong>per</strong><br />
semplice nebulizzazione nell’aria del <strong>la</strong>tice stesso, ad esempio, quando si<br />
taglia <strong>la</strong> pianta.<br />
Per le caratteristiche del <strong>la</strong>tice, l’Euphorbia dendroides è annoverata tra le<br />
piante ittiotossiche. Un tempo veniva ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong> <strong>la</strong> pesca di frodo d'acqua<br />
dolce, versandone <strong>il</strong> <strong>la</strong>tice (conservato in bottiglie) nelle insenature dei corsi<br />
d'acqua e negli specchi d'acqua ferma.<br />
Bibliografia<br />
− Conti L., Marchetti M., Usai M., Botteghi C., 1988. Whole-p<strong>la</strong>nt o<strong>il</strong>s from<br />
two Euphorbia species growing in Sardinia. Phytochemistry, 27 (3): 791-<br />
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− Traveset A., 1995. Spatio-temporal variation in pre-dis<strong>per</strong>sal reproductive<br />
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(1): 118-126.<br />
− Traveset A., Saez E., 1997. Pollination of Euphorbia dendroides by lizards<br />
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Oecologia, 111(2): 241-248.<br />
70
Helichrysum italicum (Roth) Don<br />
Nome comune: Elicriso, Perpetuini d'Italia<br />
Famiglia: Compositae (sin. Asteraceae)<br />
pianta nell’ambiente naturale<br />
piantine<br />
71<br />
fioritura<br />
Descrizione<br />
Pianta: specie suffruticosa <strong>per</strong>enne, alta 25-70 cm, molto ramificata, con<br />
base lignificata. Presenza di numerosi fascetti fogliari al<strong>la</strong> base delle foglie.<br />
Rami: arcuati, ascendenti, di colore grigio-cenerino; i peli lisci formano uno<br />
strato sott<strong>il</strong>e che al<strong>la</strong> fine tende a distaccarsi. Odore aromatico gradevole.<br />
Foglie: sparse, tomentose, di colore grigio-verde o grigio-cenerino, lineari<br />
(lunghezza 15-35 mm, <strong>la</strong>rghezza 1-1,5 mm) e addossate ai rami; le inferiori<br />
patenti.<br />
Fiori: lunghi 3-3,5 mm, di colore giallo chiaro, tutti di tipo tubuloso con tubo<br />
a trombetta al<strong>la</strong>rgantesi all'apice, con 5 denti triango<strong>la</strong>ri; stami inseriti nel<br />
tubo; ovario infero con st<strong>il</strong>o interno al tubo. I fiori sono riuniti in capolini<br />
(con circa 15 fiori l'uno), di forma ovoide prima dell'antesi e poi conicocampanu<strong>la</strong>ti.<br />
Squame dell'involucro giallo-brunastre, generalmente tutte<br />
ottuse. I capolini si riuniscono a loro volta in corimbi, in numero di 25-35.<br />
Frutti: sono acheni, di lunghezza 3-5 mm, di forma ovato-oblunga, con <strong>la</strong><br />
su<strong>per</strong>ficie pap<strong>il</strong>losa. La parte apicale porta un pappo di peli semplici, deciduo,<br />
che fac<strong>il</strong>ita <strong>la</strong> disseminazione anemocora. Più di 1.000.000 di acheni <strong>per</strong> Kg.<br />
Habitat<br />
E' diffuso nelle aree termof<strong>il</strong>e dell'area del<strong>la</strong> macchia mediterranea. Ha<br />
capacità di colonizzare habitat disturbati (scarpate, dune costiere, campi
abbandonati, pascoli, pietraie, rocce); può costituire <strong>la</strong> specie principale nelle<br />
garighe e nelle macchie degradate, ricoprendo ampie su<strong>per</strong>fici (elicriseti).<br />
Può riscontrarsi anche in prossimità del<strong>la</strong> linea di battigia.<br />
Altitudine: da 0 a 600-800 m s.l.m.<br />
Tipo di terreno: leggero, sabbioso o roccioso, povero, calcareo<br />
Distribuzione geografica<br />
E' specie steno-mediterranea, diffusa nell’Europa Meridionale, nell’Africa<br />
Nord-Occidentale ed in Asia Minore. In Italia è diffusa in tutta <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong><br />
(verso nord fino al<strong>la</strong> via Em<strong>il</strong>ia), nelle Isole maggiori e minori; raramente si<br />
incontra più a Nord (Colli Euganei, Prealpi lombarde, Langhe).<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: <strong>la</strong> parte aerea (erbacea) si rinnova ogni anno <strong>per</strong> lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo dei nuovi getti basali. Durante l’estate <strong>la</strong> pianta è in stasi vegetativa<br />
o quasi, ma presenta già i tipici fascetti glomeru<strong>la</strong>ri all’ascel<strong>la</strong> delle foglie.<br />
Dopo le prime piogge autunnali inizia l’accrescimento dei germogli; si ha una<br />
nuova stasi in pieno inverno ed una nuova decisa ripresa vegetativa a fine<br />
febbraio-inizio marzo; dai germogli si sv<strong>il</strong>uppano nuovi getti e in marzoapr<strong>il</strong>e<br />
si ha l’allungamento degli internodi e <strong>la</strong> distensione delle foglie.<br />
Fioritura: dopo l’allungamento degli scapi fiorali si ha <strong>la</strong> fioritura, che è<br />
massiva ed <strong>il</strong> cui <strong>per</strong>iodo può andare da apr<strong>il</strong>e-maggio nelle zone costiere più<br />
riparate a giugno-luglio nelle zone più elevate. I singoli capolini mantengono<br />
<strong>il</strong> loro colore <strong>per</strong> 25 giorni circa.<br />
Fruttificazione: acheni maturi 30-50 giorni dopo <strong>la</strong> fioritura.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: anemocora.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: può contribuire al consolidamento dei terreni, attraverso <strong>il</strong> suo<br />
apparato radicale, ed al ripopo<strong>la</strong>mento di aree rocciose e marginali;<br />
Medicinali: ha proprietà antiallergiche (azione antistaminica),<br />
antinfiammatorie, antieritematose, fotoprotettive, espettoranti (balsamica),<br />
anticatarrali, cicatrizzanti, antiepatotossiche, spasmolitiche,<br />
ipocolesterolizzanti, antibatteriche, antifungine. E' impiegab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> riniti,<br />
bronchiti asmatiche, affezioni respiratorie, dermatiti, psoriasi, eczemi,<br />
nevralgie, edemi post-flebitici, artrite, insufficienze e congestioni epatiche,<br />
come fungistatico (es. <strong>per</strong> <strong>la</strong> Candida), come diuretico. Secondo <strong>la</strong> tradizione<br />
popo<strong>la</strong>re, è preparato in tisane e sciroppi <strong>per</strong> disturbi respiratori; in oli e<br />
pomate <strong>per</strong> le infiammazioni connettivali e dolori reumatici; come impacchi<br />
nei casi di infiammazioni ocu<strong>la</strong>ri. L'azione antiossidante, prolungata ed<br />
efficace, è da mettere in re<strong>la</strong>zione con sostanze tipo polifenoli, f<strong>la</strong>vonoidi e<br />
cumarine, che proteggono dai radicali liberi del tipo ROS. H. italicum è tra le<br />
specie più ricche in f<strong>la</strong>vonoidi. La parte ut<strong>il</strong>izzata del<strong>la</strong> pianta è costituita dai<br />
capolini raccolti prima del<strong>la</strong> fioritura completa, da cui si estrae l'olio<br />
essenziale. E' stata messa in evidenza anche un'attività antifeedant contro <strong>la</strong><br />
piralide del mais. Questa pianta è ancora poco ut<strong>il</strong>izzata a livello industriale<br />
ma si presta come ingrediente <strong>per</strong> <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione di prodotti<br />
antiinfiammatori ed antisettici naturali.<br />
Per le stesse proprietà in Sardegna veniva impiegato nel<strong>la</strong> medicina<br />
veterinaria.<br />
72
Alimentari: è un aromatizzante <strong>per</strong> cibi.<br />
Industriali: <strong>la</strong> messa a punto di un sistema di coltura in vitro in sospensione<br />
di callo potrebbe portare al<strong>la</strong> produzione control<strong>la</strong>ta di metaboliti secondari.<br />
E' ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e come pianta tintoria.<br />
Artigianali: in Sic<strong>il</strong>ia, con le parti vegetative si eseguivano <strong>la</strong>vori d'intreccio<br />
(<strong>per</strong> esempio piccole scope rustiche).<br />
Cosmetici: impiegato come componente di preparati <strong>per</strong> pelli atoniche.<br />
Ornamentali: <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>per</strong>sistente colore giallo-oro dei capolini è impiegato<br />
come fiore reciso secco in mazzetti o <strong>per</strong> composizioni. Si presta anche ad<br />
essere impiegato <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di vasi fioriti, ma anche <strong>il</strong> solo fogliame,<br />
di color grigio-verde, è di valore ornamentale; piante fiorite, o non, possono<br />
essere impiegate <strong>per</strong> costituire aiole e siepi basse in giardini di tipo<br />
mediterraneo a bassa manutenzione. Fa parte delle specie impiegate come<br />
pot-pourri.<br />
Germop<strong>la</strong>sma<br />
In Italia sono presenti due sottospecie:<br />
- italicum: è <strong>la</strong> stirpe più comune. Pianta sv<strong>il</strong>uppata, con rami ascendenti e<br />
foglie erette; pelosità ridotta e squame esterne senza ghiandole.<br />
- microphyllum: si ritrova in Sardegna, Corsica e nelle Isole Baleari; pianta<br />
di ridotte dimensioni, con rami più corti, spesso più diffusi e foglie <strong>per</strong> lo più<br />
patenti, con densa pelosità; squame esterne ghiandolose sul<strong>la</strong> faccia esterna.<br />
La subsp. serotinum, diffusa prevalentemente nel<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> Iberica, si<br />
differenzia <strong>per</strong> le maggiori dimensioni delle foglie e <strong>per</strong> <strong>la</strong> fioritura più<br />
tardiva.<br />
Il colore dell'involucro, <strong>la</strong> lunghezza delle foglie, lo sv<strong>il</strong>uppo dei rami<br />
dell'infiorescenza, l’intensità di fioritura sono caratteri incostanti, in<br />
dipendenza delle caratteristiche genetiche individuali ma anche delle<br />
condizioni di crescita; le varietà ericoideum Fiori (presente in Puglia,<br />
Ca<strong>la</strong>bria e Sic<strong>il</strong>ia) e pseudo-litoreum Fiori (Argentario, Gargano), fondate su<br />
questi caratteri, sembrano rappresentare so<strong>la</strong>mente stati individuali. Esiste<br />
una notevole variab<strong>il</strong>ità individuale <strong>per</strong> quanto riguarda l'intensità del<br />
profumo.<br />
Propagazione<br />
Per seme: <strong>la</strong> raccolta va effettuata al<strong>la</strong> fine dell'estate. Posti in condizioni<br />
ideali (20 °C al buio), i semi germinano velocemente (in sole 48 h). Non<br />
sembrano esserci problemi di dormienza, anche se una breve vernalizzazione<br />
dei semi potrebbe favorire <strong>la</strong> velocità del<strong>la</strong> germinazione. Una tem<strong>per</strong>atura<br />
costante di 20°C sembra essere <strong>la</strong> condizione ideale <strong>per</strong> ottenere una buona<br />
germinazione. Considerando le minute dimensioni dei semi, si preferisce<br />
eseguire prima una semina a spaglio in semenzaio (cassette o bancali),<br />
generalmente a fine estate, <strong>per</strong> procedere poi a una ripicchettatura delle<br />
piantine in contenitori. In questo modo è possib<strong>il</strong>e ottenere piantine formate<br />
entro <strong>la</strong> primavera successiva. Date le caratteristiche del seme, <strong>la</strong><br />
conservazione <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi dovrebbe essere fattib<strong>il</strong>e.<br />
Per via vegetativa: <strong>il</strong> prelievo di talee di cima (lunghe circa 4 cm) è meglio<br />
effettuarlo in gennaio, ma può essere fatto anche al<strong>la</strong> fine dell'estate; le talee<br />
vanno trattate con ormone radicante NAA (0,5 g/l), ma si può usare anche<br />
IBA (0,4 g/l); <strong>il</strong> substrato deve essere drenante: si può usare una misce<strong>la</strong><br />
costituita da terreno, sabbia di fiume e torba (2:1:1, v:v:v , con pH risultante<br />
73
leggermente basico), oppure sabbia e torba al 50%.; in inverno serve<br />
riscaldamento di fondo a 25 °C; l'ambiente va mantenuto con umidità minima<br />
dell'80%, ut<strong>il</strong>izzando <strong>la</strong> nebulizzazione tipo mist o <strong>la</strong> rico<strong>per</strong>tura con f<strong>il</strong>m<br />
p<strong>la</strong>stico trasparente. La radicazione avviene in <strong>per</strong>centuali elevate (fino<br />
all’80%) in 30-40 giorni.<br />
Ricorrendo al<strong>la</strong> divisione dei cespi si ha <strong>il</strong> vantaggio di poter predisporre di<br />
materiale di pronto sv<strong>il</strong>uppo, <strong>per</strong>chè <strong>la</strong> piantina si presenta completa di radici,<br />
ma si ottiene un numero limitato di esemp<strong>la</strong>ri.<br />
In vitro: sono stati definiti protocolli <strong>per</strong> <strong>la</strong> moltiplicazione in vitro di questa<br />
specie (vedi bibliografia).<br />
Allevamento delle piantine<br />
Le talee radicate sono ripicchettate in vasi di circa 3 litri contenenti terriccio e<br />
ammendante organico (2:1, v:v), con 4 g/l di concime a cessione lenta (6<br />
mesi). Le piantine ottenute da seme, vanno ripicchettate inizialmente in<br />
contenitori di pochi cm di diametro, successivamente (febbraio-marzo) si fa<br />
(se si vogliono ottenere piante in contenitore) una nuova invasatura nei vasi di<br />
dimensione sopra indicata. L'allevamento delle piante si effettua in pien'aria,<br />
ponendo in estate una rete ombreggiante al 50%. Nelle prime fasi di sv<strong>il</strong>uppo,<br />
un'irrigazione dei vasi 3-5 volte al giorno è ut<strong>il</strong>e (60 cc <strong>per</strong> intervento).<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: non ha elevata resistenza al freddo, anche se è diffusa nelle<br />
zone interne del settentrione italiano. La presenza contemporanea nel<br />
substrato sia di tem<strong>per</strong>ature elevate sia di una eccessiva disponib<strong>il</strong>ità idrica<br />
rende fac<strong>il</strong>mente soggetta <strong>la</strong> pianta ad attacchi parassitari fungini a livello<br />
radicale.<br />
Luce: richiede una elevata intensità luminosa, ma le giovani piantine<br />
richiedono un ombreggiamento del 50% (che nell’ambiente naturale è<br />
assicurato dal<strong>la</strong> soprastante vegetazione). In condizioni di minore luminosità,<br />
gli internodi si allungano e <strong>la</strong> pianta fiorisce meno. Una buona esposizione al<br />
sole è richiesta <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di olio essenziale di buona qualità.<br />
Acqua: vivendo in ambienti aridi o semiaridi non richiede grandi apporti<br />
idrici. E' necessario un certo approvvigionamento idrico nelle prime fasi di<br />
crescita e immediatamente dopo <strong>il</strong> trapianto in piena terra. Perciò <strong>per</strong> questa<br />
pianta l’irrigazione può essere considerata principalmente di soccorso;<br />
tuttavia, in coltivazioni intensive, l'irrigazione contribuisce a mantenere in<br />
continua attività vegetativa l'impianto, ritardando lo sv<strong>il</strong>uppo legnoso e<br />
favorendo <strong>il</strong> ricaccio dopo <strong>il</strong> taglio.<br />
Vento: ha una discreta resistenza al<strong>la</strong> ventosità.<br />
Substrato: non ama i terreni asfittici, paludosi; i ristagni d'acqua portano a<br />
marcescenza radicale e rappresentano l’elemento più a rischio in fase di<br />
coltivazione. Pred<strong>il</strong>ige un substrato <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e, sabbioso, calcareo e<br />
lievemente basico. I substrati compatti limitano <strong>la</strong> crescita dell’apparato<br />
radicale.<br />
Elementi nutritivi: <strong>la</strong> pianta preferisce terreni non eccessivamente fert<strong>il</strong>i; <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> crescita vegetativa è richiesto un moderato apporto di azoto. Tuttavia, in<br />
coltivazione intensiva, le piante sottoposte a taglio intensivo e ripetuto <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
produzione di biomassa richiedono una adeguata concimazione azotata,<br />
frazionata e ripetuta, dopo <strong>il</strong> trapianto, dopo <strong>la</strong> ripresa vegetativa e dopo <strong>la</strong><br />
potatura (<strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re <strong>il</strong> ricaccio); ogni intervento di concimazione può<br />
74
essere effettuato con 50 kg/ha; fosforo e potassio vanno dati al<strong>la</strong> dose di 80-<br />
100 kg/ha prima dell’impianto e dopo 2-3 anni (interrando <strong>il</strong> concime con una<br />
sarchiatura).<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: è in grado di resistere efficacemente al<strong>la</strong> siccità, al<br />
vento caldo ed al<strong>la</strong> ridotta umidità dell’aria. In coltivazione, l’irrigazione<br />
deve essere abbondante se si vuole mantenere in vegetazione <strong>la</strong> pianta anche<br />
in estate.<br />
Capacità di ricaccio: in natura, al<strong>la</strong> ripresa vegetativa, <strong>la</strong> pianta ricaccia<br />
anche dalle porzioni apparentemente rinsecchite e defoliate. In caso di taglio<br />
drastico (potatura) <strong>la</strong> pianta ricaccia abbondantemente; tale capacità è<br />
sfruttata efficacemente nel<strong>la</strong> produzione di biomassa. Un buono stato delle<br />
radici è essenziale <strong>per</strong> una elevata produzione di nuovi rami.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>il</strong> fogliame è ricco di sostanze fac<strong>il</strong>mente<br />
infiammab<strong>il</strong>i che determinano <strong>la</strong> completa combustione del<strong>la</strong> parte aerea del<strong>la</strong><br />
pianta al passaggio del fuoco. La sopravvivenza del<strong>la</strong> pianta è assicurata dal<strong>la</strong><br />
disseminazione di elevati quantitativi di seme ad alta facoltà germinativa.<br />
Parassiti<br />
Funghi: possono dare problemi alcuni miceti di origine tellurica:<br />
Phytophthora sp., Pythium sp., entrambi agenti di marciumi radicali, e<br />
Rhizoctonia so<strong>la</strong>ni, che provoca <strong>il</strong> rapido col<strong>la</strong>sso del<strong>la</strong> pianta.<br />
Occasionalmente sono causa di danni Vertic<strong>il</strong>lium albo-atrum e Fusarium<br />
sp.<br />
Insetti: si possono ritrovare occasionalmente <strong>la</strong> cocciniglia farinosa<br />
(Gueriniel<strong>la</strong> serratu<strong>la</strong>e), <strong>il</strong> lepidottero Tebenna micalis, e <strong>la</strong> sputacchina<br />
Ph<strong>il</strong>aenus spumarius.<br />
Acari: non segna<strong>la</strong>ti.<br />
Note<br />
Helichrysum viene dal greco “helios” (sole) e da “chrysos” (oro), ed è un<br />
fiore conosciuto fin dall’antichità, essendo descritto accuratamente <strong>per</strong> le sue<br />
proprietà curative in o<strong>per</strong>e di Teofrasto, Plinio, Dioscoride. Con le sue varie<br />
specie, l’Elicriso ha sempre suscitato venerazione ed è stato investito di mitici<br />
significati, essendo legato al culto del Sole e al simbolo di eternità; infatti i<br />
capolini, dal caratteristico colore giallo-dorato, si conservano a lungo dando<br />
l’<strong>il</strong>lusione che non secchino mai.<br />
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75
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officinali, schede di divulgazione. Veneto Agricoltura.<br />
76
Juni<strong>per</strong>us oxycedrus L.<br />
Nome comune: Ginepro ossicedro, Ginepro rosso<br />
Famiglia: Cupressaceae<br />
piante nell’ambiente naturale<br />
galbule<br />
77<br />
strutture femmin<strong>il</strong>i<br />
Descrizione<br />
Pianta: arbusto o piccolo albero sempreverde alto fino a 5 metri, con chioma<br />
parzialmente a<strong>per</strong>ta e con portamento variab<strong>il</strong>e dal prostrato all' arboreo; <strong>il</strong><br />
sistema radicale è molto sv<strong>il</strong>uppato.<br />
Rami: inseriti sparsamente sul fusto, di colore bruno rossastro, con internodi di<br />
3-10 mm (più raccorciati apicalmente).<br />
Corteccia: di colore bruno-rossastro, nei rami di 10 anni desquamante in linee<br />
longitudinali ed ondu<strong>la</strong>te nei bordi.<br />
Foglie: vertic<strong>il</strong><strong>la</strong>te a 3, prive di picciolo, aghiformi, coriacee e pungenti,<br />
cerose, di 15-25 mm di lunghezza, patenti o eretto patenti, con due strisce<br />
g<strong>la</strong>uche nel<strong>la</strong> pagina su<strong>per</strong>iore.<br />
Fiori: essendo una Gimnos<strong>per</strong>ma, <strong>il</strong> ginepro non ha veri e propri fiori come le<br />
Angios<strong>per</strong>me, ma gli organi riproduttivi sono organizzati in strutture<br />
unisessuali chiamate "coni" o "strob<strong>il</strong>i". I coni dei due sessi sono portati da<br />
piante separate. I coni masch<strong>il</strong>i sono terminali ai rametti prodotti nell'anno in<br />
corso; hanno forma subsferica e sono disposti in vertic<strong>il</strong>li trimeri (all'ascel<strong>la</strong><br />
delle foglie); presentano 2-4 sacche polliniche <strong>per</strong> ogni squama di cui si<br />
compone <strong>il</strong> cono. I coni femmin<strong>il</strong>i sono ascel<strong>la</strong>ri alle foglie e possiedono un<br />
apice a<strong>per</strong>to derivante dal<strong>la</strong> fusione incompleta di 3 brattee fert<strong>il</strong>i, cui si<br />
accompagnano inferiormente 5-6 cataf<strong>il</strong>li ster<strong>il</strong>i.<br />
Frutti: sono costituiti da pseudo-bacche (galbule) derivante dall'ingrossamento<br />
delle brattee fert<strong>il</strong>i del cono; inizialmente di colore giallo-verdastro, a maturità
diventano rosso-brune e più o meno pruinose, di forma quasi sferica, con un<br />
diametro che può arrivare a 15 mm; contengono in genere tre semi ciascuna.<br />
Semi: sono di forma <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta, a sezione grosso<strong>la</strong>namente triango<strong>la</strong>re, di<br />
dimensioni molto variab<strong>il</strong>e (4-10 mm di lunghezza). Numero di semi <strong>per</strong> Kg:<br />
10-20.000.<br />
Habitat<br />
E' una specie tipicamente mediterranea, che colonizza ambienti ost<strong>il</strong>i quali le<br />
dune costiere (spingendosi fino a riva), coste rocciose, aree degradate,<br />
comportandosi come specie pioniera grazie alle sue caratteristiche morfofisiologiche<br />
di adattamento all'aridità, all'incoerenza del substrato, al<strong>la</strong> ridotta<br />
disponib<strong>il</strong>ità di elementi nutritivi. Favorisce così l'instaurarsi di successioni<br />
ecologiche verso forme di vegetazione più evoluta. E' presente anche nel<strong>la</strong><br />
macchia, dove forma zone di fitta vegetazione. Nelle zone a microclima più<br />
mite si spinge anche nell'entroterra.<br />
Altitudine: da 0 a 400 metri d’altitudine.<br />
Tipo di terreno: sabbioso (anche incoerente) o roccioso, comunque sciolto;<br />
tollera terreni dove arriva lo spray marino.<br />
Distribuzione geografica<br />
E' specie euri-mediterranea, diffusa in tutto <strong>il</strong> Bacino Mediterraneo e, ad<br />
oriente, fino all’Iran e al Caucaso. In Italia, allo stato spontaneo, è comune in<br />
tutta <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> e nelle Isole, è rara nel<strong>la</strong> Pianura Padana, nei Colli Euganei,<br />
nel Triestino.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: si ha <strong>per</strong> buona parte dell'anno, anche se <strong>la</strong> pianta ha uno<br />
sv<strong>il</strong>uppo lento in generale.<br />
Fioritura: <strong>la</strong> maturità di sv<strong>il</strong>uppo dei coni masch<strong>il</strong>i e femmin<strong>il</strong>i si raggiunge in<br />
autunno. La dis<strong>per</strong>sione del polline si ha da ottobre inoltrato in poi,<br />
prolungandosi <strong>per</strong> parte dell'inverno; i coni femmin<strong>il</strong>i essudano una<br />
caratteristica goccia microp<strong>il</strong>are, che serve al<strong>la</strong> cattura del polline. In questa<br />
specie, al momento dell'impollinazione, i gametofiti non sono tuttavia ancora<br />
maturi; <strong>la</strong> effettiva fecondazione degli ovuli avviene infatti parecchi mesi dopo,<br />
in piena estate.<br />
Fruttificazione: dal<strong>la</strong> fioritura al<strong>la</strong> maturazione delle galbule passano circa<br />
due anni. Nel primo anno si ha <strong>la</strong> differenziazione degli organi sessuali,<br />
l'impollinazione e <strong>la</strong> fecondazione; nel secondo anno si ha <strong>la</strong> formazione e <strong>la</strong><br />
crescita dell'embrione, <strong>la</strong> formazione dei semi e <strong>la</strong> maturazione delle galbule.<br />
Le galbule maturano da settembre-ottobre in poi fino a gennaio, cadendo a<br />
terra dopo un tempo variab<strong>il</strong>e (fino a qualche mese).<br />
Disseminazione: zoocora. Avviene da parte di animali selvatici (mammiferi<br />
quali cinghiale, volpe, tasso, donno<strong>la</strong>) che se ne cibano, diffondendo i semi<br />
attraverso gli escrementi. In alcuni casi, <strong>per</strong>ò, <strong>la</strong> fauna (conigli) non agisce<br />
come vettore di dis<strong>per</strong>sione in quanto i semi vengono distrutti durante <strong>la</strong><br />
digestione.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: <strong>per</strong> le sue caratteristiche di specie pioniera in ambienti sabbiosi e<br />
degradati, svolge un ruolo importante nel trattenimento e consolidamento del<br />
terreno, grazie anche al suo apparato radicale molto esteso. Contribuisce così<br />
78
all'evoluzione del terreno stesso e all'arricchimento in sostanza organica,<br />
aiutando l'insediamento di specie meno resistenti ad ambienti ost<strong>il</strong>i e favorendo<br />
l'instaurarsi di una vegetazione più ricca ed evoluta. Questa ed altre specie di<br />
ginepro possono essere <strong>per</strong>ciò ut<strong>il</strong>izzate nel recu<strong>per</strong>o e ripopo<strong>la</strong>mento di terreni<br />
denudati, di aree degradate e di zone impoverite di vegetazione, grazie alle loro<br />
caratteristiche ecologico-adattative.<br />
Medicinali: dalle galbule, raccolte a maturazione, si ricava <strong>per</strong> dist<strong>il</strong><strong>la</strong>zione un<br />
olio essenziale acre e caustico detto "olio di Cade", contente sostanze come<br />
guaiacolo, et<strong>il</strong>guaiacolo, creosolo, cadinene. L'olio ha proprietà antisettiche,<br />
stimo<strong>la</strong>nti e rubefacenti, importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> cura di affezioni del<strong>la</strong> pelle, quali<br />
l'eczema, <strong>la</strong> psoriasi ed alcune forme di acne. L'olio ha ut<strong>il</strong>izzo anche in<br />
medicina veterinaria, essendo impiegato, <strong>per</strong> i piccoli animali domestici, nel<strong>la</strong><br />
cura di patologie del<strong>la</strong> pelle e come vermifugo. Nel passato le galbule sono<br />
state usate in differenti formu<strong>la</strong>ti come antireumatico, diaforetico, contro <strong>la</strong><br />
sciatica, nel<strong>la</strong> cura del raffreddore e di disturbi dell'apparato respiratorio.<br />
D<strong>il</strong>uito fortemente, l’olio può essere usato in aromaterapia; <strong>per</strong> <strong>il</strong> suo carattere<br />
caustico, ne è sconsigliato l’uso <strong>per</strong> via interna.<br />
Alimentari: <strong>la</strong> galbu<strong>la</strong> può essere usata direttamente <strong>per</strong> preparare liquori con<br />
proprietà digestive (gin) previa macerazione (allo stesso modo del ginepro<br />
comune) e <strong>per</strong> aromatizzare arrosti e piatti di cacciagione.<br />
Artigianali: <strong>il</strong> legno di questo ginepro, ancor più di quello comune, è<br />
durissimo ma di fac<strong>il</strong>e <strong>la</strong>vorazione, quasi incorruttib<strong>il</strong>e; veniva impiegato <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
fabbricazione di mob<strong>il</strong>i, arnesi e suppellett<strong>il</strong>i, tini, botticelle, recipienti <strong>per</strong><br />
l'acqua. I tronchi degli esemp<strong>la</strong>ri arborei del ginepro rosso sono stati ut<strong>il</strong>izzati<br />
fin dall'epoca romana come travi nel<strong>la</strong> costruzione delle case.<br />
Cosmetici: l'olio di Cade è impiegato <strong>per</strong> <strong>la</strong> fabbricazione di shampoo.<br />
Ornamentali: questa specie trova partico<strong>la</strong>re apprezzamento in ambienti a<br />
mare, dove è ut<strong>il</strong>izzata proficuamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> costituzione di siepi e barriere<br />
frangivento e <strong>per</strong> <strong>il</strong> consolidamento di substrati incoerenti (dune di sabbia) in<br />
stab<strong>il</strong>imenti balneari, sfruttando <strong>la</strong> sua elevata resistenza al vento salso e<br />
all'aridità.<br />
Altro: l'estratto di foglia verde esercita un'azione repellente verso gli insetti.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
Si distinguono due sottospecie:<br />
- subsp. oxycedrus L.: ha foglie <strong>la</strong>rghe al massimo 2 mm e bacca poco pruinosa<br />
e spesso lucida, di diametro 7-11 mm. La sua distribuzione geografica<br />
rispecchia quel<strong>la</strong> indicata <strong>per</strong> <strong>la</strong> specie.<br />
- subsp. macrocarpa (S. et S.) Ball: ha foglie maggiori (<strong>la</strong>rghe fino a 2,5 mm) e<br />
bacca brunastro-pruinosa, di diametro 8-15 mm. E' presente solo nelle zone<br />
litoranee sabbiose, fino ad altezze di pochi metri s.l.m.; in Italia ha una<br />
distribuzione geografica più limitata dell'altra sottospecie, essendo diffusa sul<br />
versante tirrenico e ionico, sull'Adriatico a sud del Gargano, nelle Isole<br />
maggiori e minori. E' detto comunemente "ginepro coccolone".<br />
E’ segna<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> var. transtagna nel Portogallo sud-occidentale.<br />
Propagazione<br />
Per seme: variab<strong>il</strong>issima è <strong>la</strong> facoltà germinativa. Come avviene <strong>per</strong> molte<br />
specie pioniere, i semi mostrano una dormienza estremamente complessa e<br />
variab<strong>il</strong>e in re<strong>la</strong>zione a numerosi fattori, come l’annata e <strong>la</strong> provenienza. Le<br />
informazioni disponib<strong>il</strong>i riguardanti le tecniche di semina ed <strong>il</strong> pretrattamento<br />
79
dei semi sono <strong>per</strong>ciò spesso contrastanti, considerando <strong>la</strong> forte variab<strong>il</strong>ità che<br />
<strong>la</strong> specie mostra <strong>per</strong> molti caratteri genetici. La rimozione del<strong>la</strong> dormienza<br />
prima del<strong>la</strong> semina dovrebbe essere favorita dall’immersione del seme in acqua<br />
a basse tem<strong>per</strong>ature (<strong>per</strong> consentire un’imbibizione lenta) <strong>per</strong> 3 – 4 giorni,<br />
seguita da una lunga stratificazione calda (16 settimane circa) e, infine, da una<br />
lunga vernalizzazione (16 settimane circa). La tem<strong>per</strong>atura di germinazione<br />
ottimale non dovrebbe essere elevata (non su<strong>per</strong>iore a 15 – 17°C) <strong>per</strong> evitare<br />
che <strong>il</strong> seme entri in dormienza secondaria bloccando <strong>il</strong> processo. Anche le<br />
tem<strong>per</strong>ature fortemente alternate potrebbero favorire <strong>la</strong> germinazione dei semi<br />
non dormienti. In alternativa si può aspettare l’azione degli agenti naturali:<br />
semina in autunno all’a<strong>per</strong>to (magari pacciamando durante l’inverno),<br />
assicurando l’umidità ed <strong>il</strong> drenaggio delle aiuole. In questo modo si otterrà<br />
una germinazione sca<strong>la</strong>re e protratta nel tempo. Alcune prove di esposizione<br />
del seme di J. oxycedrus al fumo hanno provocato l’aumento dell’entità e del<strong>la</strong><br />
velocità di germinazione; ciò dimostrerebbe <strong>il</strong> coinvolgimento di questa specie<br />
nei cicli caratterizzati dal passaggio del fuoco.<br />
Per via vegetativa: si usano talee di 5-10 cm di lunghezza comprendenti anche<br />
una parte del legno dell'anno precedente. La raccolta delle talee si effettua a<br />
fine estate (talee sem<strong>il</strong>egnose) o in autunno (talee legnose); in quest’ultimo<br />
caso serve <strong>il</strong> riscaldamento basale. E' bene impiegare stimo<strong>la</strong>nti ormonali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
radicazione. Altro metodo di propagazione è <strong>la</strong> propaggine, da effettuare in<br />
settembre-ottobre; in questo caso <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo necessario <strong>per</strong> avere piantine è<br />
piuttosto lungo (circa 12 mesi).<br />
Allevamento delle piantine<br />
Con <strong>la</strong> semina effettuata a spaglio, le piantine vanno ripicchettate in singoli<br />
vasetti quando sono abbastanza grandi da poter essere maneggiate; non bisogna<br />
tuttavia <strong>la</strong>sciar passare troppo tempo in quanto l’apparato radicale si accresce<br />
rapidamente. Ci vogliono due-tre anni <strong>per</strong> poter avere piantine trapiantab<strong>il</strong>i.<br />
Non servono ripari dal freddo, se non nelle coltivazioni in aree interne; è<br />
preferib<strong>il</strong>e, ma non indispensab<strong>il</strong>e, un ombreggio leggero in estate.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: resiste ad alcuni gradi sotto lo zero, in partico<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> subsp.<br />
oxycedrus che si adatta maggiormente alle zone interne; in estate sopporta<br />
senza problemi le tipiche tem<strong>per</strong>ature elevate delle aree costiere mediterranee.<br />
Luce: richiede <strong>la</strong> piena esposizione al<strong>la</strong> luce; è tollerante ad intensità luminose<br />
elevate anche allo stadio di pianta giovane.<br />
Acqua: in coltivazione gli apporti idrici devono essere frequenti ma moderati.<br />
Vento: altamente tollerante ai venti salsi; teme i venti freddi.<br />
Substrato: deve essere molto sciolto, ben drenato, con ridotta quantità di<br />
sostanza organica. La pianta preferisce un pH neutro o leggermente alcalino.<br />
Non sopporta ristagni idrici.<br />
Elementi nutritivi: <strong>il</strong> fabbisogno del<strong>la</strong> pianta è modesto, vivendo bene in<br />
ambienti poveri.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: ha una notevole resistenza all'aridità grazie alle<br />
strutture del<strong>la</strong> parte aerea (foglie coriacee e ridotte, presenza di pruina), al<strong>la</strong><br />
limitata traspirazione, all'apparato radicale molto sv<strong>il</strong>uppato, che <strong>per</strong>mettono<br />
80
al<strong>la</strong> pianta di continuare <strong>la</strong> propria attività vegetativa e riproduttiva anche in<br />
piena estate (<strong>per</strong>iodo in cui avviene, ad esempio, <strong>la</strong> fecondazione).<br />
Capacità di ricaccio: dal<strong>la</strong> ceppaia <strong>la</strong> capacità di ricaccio è nul<strong>la</strong>.<br />
Resistenza agli incendi: i rami terminali sono ben combustib<strong>il</strong>i in quanto<br />
ricchi di sostanze aromatiche. La parte aerea viene <strong>per</strong>ciò fac<strong>il</strong>mente distrutta<br />
dal fuoco o fortemente danneggiata. La pianta non ha attività pollonifera e <strong>la</strong><br />
ripresa del<strong>la</strong> vegetazione dopo <strong>il</strong> fuoco si ha dal seme, prodotto in elevata<br />
quantità, anche se con bassa facoltà germinativa.<br />
Parassiti<br />
Funghi: cancri rameali sono causati da Coniothyrium cupressacearum, C.<br />
sporu<strong>la</strong>tum e Phomopsis juni<strong>per</strong>ivora; <strong>la</strong> carie del legno è attribuita a Phellinus<br />
torulosus, che provoca ingiallimento e disseccamento del<strong>la</strong> chioma; macu<strong>la</strong>ture<br />
fogliari sono associate a Lophodermium juni<strong>per</strong>inum, Pestalozzia thuyae,<br />
mentre Pestalotiopsis funerea provoca <strong>la</strong> caduta degli aghi; altro patogeno è<br />
Gymnosporangium sabinae, che causa <strong>la</strong> ruggine.<br />
Insetti: importanti parassiti sono le cocciniglie Caru<strong>la</strong>spis juni<strong>per</strong>i e<br />
Megastigmus bipunctatus; Cinara juni<strong>per</strong>i è l’afide del ginepro; sono segna<strong>la</strong>ti<br />
inoltre <strong>la</strong> tigno<strong>la</strong> del ginepro, Nothris marginel<strong>la</strong>, e lo scolitide Phloeosinus<br />
aubei, le cui <strong>la</strong>rve scavano gallerie nel<strong>la</strong> corteccia.<br />
Acari: specifico del ginepro è l’acaro Trisetacus juni<strong>per</strong>inus.<br />
Piante su<strong>per</strong>iori: l' Arceuthobium oxycedri (fam. Loranthaceae), specie<br />
<strong>per</strong>enne legnosa, vive parassita sui rami di diverse specie di ginepro e<br />
specialmente dello Juni<strong>per</strong>us oxycedrus.<br />
Note<br />
Nel ginepro rosso, così come in altre specie di ginepro, è frequente <strong>la</strong> presenza<br />
di semi esternamente normali ma privi di embrione ed endos<strong>per</strong>ma, oppure di<br />
semi non vitali. La <strong>per</strong>centuale di semi vitali osc<strong>il</strong><strong>la</strong> moltissimo nelle diverse<br />
popo<strong>la</strong>zioni, arrivando anche a livelli inferiori al 10%. Questo fatto sembra in<br />
gran parte imputab<strong>il</strong>e al<strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità da parte di sostanze inerti di determinate<br />
dimensioni (0,01-0,2 mm) o di polline non vitale di mimare l'effetto del polline<br />
vitale durante <strong>il</strong> processo di impollinazione, in cui svolge una funzione<br />
essenziale <strong>la</strong> goccia microp<strong>il</strong>are. Poiché <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di impollinazione di un<br />
cono femmin<strong>il</strong>e <strong>per</strong>mane solo <strong>per</strong> pochi giorni, <strong>la</strong> capacità di produzione di<br />
semi vitali risulta a rischio nelle zone caratterizzate da elevata presenza di<br />
pulviscolo atmosferico, derivante da attività antropica.<br />
Il fogliame è poco appetito dagli animali.<br />
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82
Lavandu<strong>la</strong> stoechas L.<br />
Nome comune: Lavanda selvatica, Steca<br />
Famiglia: Lamiaceae (sin. Labiatae)<br />
fioritura<br />
83<br />
piantine<br />
semi e frutti<br />
Descrizione<br />
Pianta: piccolo suffrutice sempreverde di 30-120 cm di altezza, di colore<br />
grigiastro-g<strong>la</strong>ucescente, con portamento eretto e con forte odore aromatico (<strong>il</strong><br />
profumo è intermedio tra quello del<strong>la</strong> vera <strong>la</strong>vanda e quello pungente del<br />
rosmarino). Frequentemente presenta fascetti di nuovi germogli all’ascel<strong>la</strong><br />
delle foglie.<br />
Rami: <strong>la</strong>ssi, densamente fogliosi, con disposizione opposta; quelli dell'annata<br />
sono tomentosi ed a sezione quadrango<strong>la</strong>re.<br />
Corteccia: di colore bruno-rossastra, con screpo<strong>la</strong>ture.<br />
Foglie: opposte, intere, sess<strong>il</strong>i, pubescenti e ghiandolose; <strong>la</strong>mina fogliare<br />
lineare-<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta, lunga 10-20 mm e <strong>la</strong>rga 2-3 mm (nelle foglie su<strong>per</strong>iori<br />
lunga fino a 35 mm e <strong>la</strong>rga fino a 7 mm), con nervi retico<strong>la</strong>ti nel<strong>la</strong> pagina<br />
inferiore e con margine revoluto sul bordo.<br />
Fiori: riuniti in spighe terminali ovoidi lunghe 20-35 mm, sormontate da 4<br />
(generalmente) brattee petaloidi, di solito di colore violetto, lunghe circa 20<br />
mm. Calice lungo 5-9 mm, gamosepalo, peloso-ghiandoloso, con 4 denti<br />
triango<strong>la</strong>ri ed uno terminante in una appendice obcordata; corol<strong>la</strong> di colore<br />
generalmente blu-violetto, con tubo peloso e ghiandoloso all’interno, lunga 5-<br />
6 mm, con lobi arrotondati e subeguali; stami di 0,2-0,3 mm, sess<strong>il</strong>i; ovario<br />
su<strong>per</strong>o con st<strong>il</strong>o a capocchia.<br />
Frutti: costituiti da 4 nucule (tetrachenio) di colore marrone e di 1,5-1,9 mm<br />
di lunghezza, circondate dal calice <strong>per</strong>sistente. L'achenio costituisce l'unità di<br />
dis<strong>per</strong>sione di questa specie. Numero di acheni <strong>per</strong> Kg: circa 1.000.000.
Habitat<br />
Tipico componente del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea, <strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda selvatica è<br />
diffusa nel<strong>la</strong> macchia e soprattutto nel<strong>la</strong> gariga a cisto. E' partico<strong>la</strong>rmente<br />
frequente nelle stazioni ripetutamente <strong>per</strong>corse dal fuoco, mentre scompare<br />
quando <strong>la</strong> vegetazione diventa evoluta.<br />
Altitudine: da 0 a 1000 m s.l.m.; penetra all'interno e sulle alture costiere<br />
solo dove <strong>il</strong> clima si mantiene mite.<br />
Tipo di terreno: si ritrova su granito e su altri substrati acidi, raramente su<br />
calcare lisciviato.<br />
Distribuzione geografica<br />
Areale: è specie steno-mediterranea, diffusa nell'Europa Sud-Occidentale, in<br />
Grecia e nell’Arcipe<strong>la</strong>go Egeo, nell'Africa del Nord, in Anatolia ed in Medio-<br />
Oriente (coste mediterranee). In Italia è presente solo sul versante tirrenico,<br />
<strong>per</strong> quanto riguarda sia <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> (dalle Alpi Apuane al<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria), sia le<br />
Isole. E' frequente soprattutto nel<strong>la</strong> fascia costiera. E' stata introdotta nelle<br />
Isole Canarie. E' divenuta infestante nello Stato di Victoria in Australia, dove<br />
<strong>la</strong> coltivazione è strettamente control<strong>la</strong>ta.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: nelle zone costiere <strong>la</strong> ripresa vegetativa inizia in<br />
novembre-dicembre, nelle zone più elevate ad apr<strong>il</strong>e-maggio.<br />
Fioritura: da gennaio a giugno, secondo <strong>il</strong> clima del<strong>la</strong> zona; prevalentemente<br />
si ha in apr<strong>il</strong>e-maggio.<br />
Fruttificazione: giugno-luglio.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: <strong>la</strong> pianta produce elevati quantitativi di seme. Si ritiene<br />
normalmente che i semi si dis<strong>per</strong>dano <strong>per</strong> autocoria, che tuttavia comporta<br />
una distanza di dis<strong>per</strong>sione attorno al<strong>la</strong> pianta madre estremamente limitata,<br />
in contrasto con le evidenti caratteristiche del<strong>la</strong> steca di pianta pioniera. La<br />
presenza di semi vitali re<strong>per</strong>iti in escrementi ovini spiegherebbe invece <strong>la</strong><br />
possib<strong>il</strong>ità dei semi di diffondersi rapidamente a ch<strong>il</strong>ometri di distanza,<br />
usufruendo anche di migliori condizioni di germinazione dovute al<strong>la</strong> presenza<br />
degli escrementi stessi. L'appetib<strong>il</strong>ità da parte di ovini e caprini è <strong>per</strong>altro<br />
limitata. I semi di steca presentano <strong>la</strong> mixocarpia (produzione di muc<strong>il</strong><strong>la</strong>gini<br />
da frutti indeiscenti), che è probab<strong>il</strong>e abbia un ruolo nel meccanismo di<br />
disseminazione.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: è una pianta pioniera capace di colonizzare terreni frequentemente<br />
<strong>per</strong>corsi dal fuoco e poveri in sostanza organica; l'insediamento di questa<br />
specie insieme ad altre quali i cisti, costituisce da un <strong>la</strong>to <strong>la</strong> testimonianza di<br />
un degrado del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea (gariga), dall'altro una fase<br />
preliminare al<strong>la</strong> ricostituzione di una co<strong>per</strong>tura vegetale evoluta in terreni<br />
s<strong>il</strong>icei o poveri di calcare.<br />
Medicinali: l'olio essenziale di steca, a partire da piante selvatiche, è prodotto<br />
in quantità limitate in Spagna e Francia <strong>per</strong> uso soprattutto in aromaterapia. In<br />
passato è stato a lungo ut<strong>il</strong>izzato <strong>per</strong> <strong>la</strong> cura di raffreddori e come<br />
espettorante, antispasmodico, <strong>la</strong>ssativo, stimo<strong>la</strong>nte, disinfettante.<br />
84
Alimentari: questa specie ha importanza apistica r<strong>il</strong>evante <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione<br />
di miele.<br />
Cosmetici: l'olio di steca è ut<strong>il</strong>izzato <strong>per</strong> deodoranti e fragranze profumate.<br />
Ornamentali: le fronde fiorite, ottenute da piante spontanee, vengono<br />
vendute come prodotto reciso nel <strong>per</strong>iodo primaver<strong>il</strong>e. La steca ha tuttavia<br />
maggiore importanza nel settore delle piante in vaso, in quanto è di semplice<br />
coltivazione e ben rispondente alle potature <strong>per</strong> ottenere un prodotto di<br />
elevata qualità ornamentale; a tale scopo ne sono state selezionate numerose<br />
varietà dotate di caratteristiche differenti del fogliame e delle infiorescenze<br />
(colori e dimensioni). Come pianta da giardino, è una specie rustica adatta ai<br />
climi mediterranei ed ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e fac<strong>il</strong>mente <strong>per</strong> costituire aiole, bordure e<br />
piccole siepi aromatiche.<br />
Altro: <strong>la</strong> steca, come <strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda coltivata, viene ut<strong>il</strong>izzata in sacchetti negli<br />
armadi del<strong>la</strong> biancheria sia <strong>per</strong> profumazione del<strong>la</strong> stessa che come<br />
antitarmico.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
Sono note due sottospecie:<br />
- subsp. stoechas , diffusa in tutto <strong>il</strong> Mediterraneo, caratterizzata da habitus<br />
espanso, steli ascendenti, spighe fiorali corte e c<strong>il</strong>indriche, brattee apicali<br />
corte, calice con indumento <strong>la</strong>noso composto da lunghi peli semplici o poco<br />
ramificati<br />
- subsp. luisieri, limitata al<strong>la</strong> Spagna sud-occidentale ed al Portogallo,<br />
contraddistinta da habitus eretto, spighe fiorali più lunghe e robuste, brattee<br />
apicali più grandi, calice con indumento vellutato composto da peli corti e<br />
ramificati.<br />
Variab<strong>il</strong>ità è stata riscontrata in diversi caratteri, tra cui <strong>il</strong> numero di brattee<br />
apicali (da 2 a 6), <strong>la</strong> lunghezza del<strong>la</strong> spiga (da 2 a 5 cm), <strong>il</strong> colore del<strong>la</strong><br />
corol<strong>la</strong> (violetto scuro o, più raramente, bianco, porpora, rosa) e delle brattee<br />
apicali (che può essere diverso da quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> corol<strong>la</strong>).<br />
Sono note molte cultivar, in continuo aumento in quanto è un'apprezzata<br />
specie ornamentale da vaso fiorito. Le cultivar si differenziano soprattutto <strong>per</strong><br />
forma e colore delle parti fiorali, <strong>per</strong> <strong>la</strong> taglia del<strong>la</strong> pianta, <strong>per</strong> <strong>la</strong> compattezza<br />
del fogliame. Viene spesso riportata anche una subsp. peduncu<strong>la</strong>ta, che<br />
attualmente è ascrivib<strong>il</strong>e ad una specie distinta (Lavandu<strong>la</strong> peduncu<strong>la</strong>ta).<br />
85
Cv. 'Genghel'<br />
Cv. 'Rocky Road'<br />
86<br />
Cv. 'Regal Splendor'<br />
Cv. 'Snow Man'<br />
Propagazione<br />
Per seme: i semi (di piccole dimensioni) germinano in genere senza bisogno<br />
di pretrattamento, ma una breve vernalizzazione prima del<strong>la</strong> semina<br />
primaver<strong>il</strong>e migliora <strong>la</strong> velocità e l'uniformità del<strong>la</strong> germinazione. In<br />
alternativa, si effettua <strong>la</strong> semina autunnale senza trattamenti di presemina.<br />
Per via vegetativa: si può effettuare tramite radicazione di talee erbacee o<br />
sem<strong>il</strong>egnose di 5-7 cm di lunghezza, prelevandole, rispettivamente, in apr<strong>il</strong>emaggio<br />
o giugno-luglio da rami non fioriti. E’ necessario un trattamento con<br />
ormoni radicanti. La radicazione si può fare in contenitori alveo<strong>la</strong>ri, ponendo<br />
le talee in serra sotto nebulizzazione (mist); nel caso delle talee sem<strong>il</strong>egnose è<br />
sufficiente un ombraio e una irrigazione frequente sovrachioma. E’ idoneo un<br />
terriccio torba: sabbia o torba-<strong>per</strong>lite (50:50 in volume). La radicazione si ha<br />
in 8-10 settimane <strong>per</strong> le talee sem<strong>il</strong>egnose, è più rapida con le talee erbacee;<br />
<strong>la</strong> resa è molto elevata, con <strong>per</strong>centuali di radicazione che su<strong>per</strong>ano spesso <strong>il</strong><br />
90%.<br />
Allevamento delle piantine<br />
Nei vivai ornamentali <strong>la</strong> produzione di piantine si effettua a partire da talee<br />
radicate, <strong>per</strong> mantenere le caratteristiche varietali e <strong>per</strong> accorciare <strong>il</strong> ciclo<br />
colturale. Poiché le radici di questa specie sono molto fibrose, l’invasatura<br />
deve essere effettuata <strong>per</strong> tempo dopo <strong>la</strong> radicazione. L’invasatura si effettua<br />
in contenitori da 14-16 cm di diametro e, se abbastanza precoce, si può<br />
effettuare all’inizio dell’autunno una leggera potatura, altrimenti da fare al<strong>la</strong><br />
fine dell’inverno prima del<strong>la</strong> ripresa vegetativa. La potatura serve <strong>per</strong> favorire<br />
l’accestimento e far assumere al<strong>la</strong> pianta una forma rego<strong>la</strong>re al momento del<strong>la</strong><br />
fioritura. In estate, <strong>per</strong> evitare stress alle piantine e velocizzare <strong>la</strong> crescita, va
usato un leggero ombreggio (50%). D’inverno, <strong>la</strong> coltivazione in pien’aria è<br />
possib<strong>il</strong>e solo in area mediterranea. La fioritura si ha l’anno successivo a<br />
partire da apr<strong>il</strong>e. Con <strong>la</strong> propagazione <strong>per</strong> seme <strong>la</strong> durata di coltivazione in<br />
vivaio su<strong>per</strong>a abbondantemente l’anno.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: resiste ad alcuni gradi sotto zero, probab<strong>il</strong>mente fino a -5°C.<br />
Cresce bene in climi caldi e non ha bisogno di <strong>per</strong>iodi di freddo<br />
(vernalizzazione) <strong>per</strong> fiorire.<br />
Luce: è specie eliof<strong>il</strong>a.<br />
Acqua: necessita di moderati apporti di acqua; le irrigazioni devono essere<br />
rego<strong>la</strong>ri e sono <strong>per</strong>icolosi gli eccessi idrici.<br />
Vento: non soffre se esposta al vento salmastro.<br />
Substrato: preferisce terreni grosso<strong>la</strong>ni e sciolti, fac<strong>il</strong>mente <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>i.<br />
Elementi nutritivi: è poco esigente. <br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: è partico<strong>la</strong>rmente resistente all’aridità, vivendo in<br />
ambienti a prolungata siccità estiva. La resistenza all’aridità <strong>per</strong>mette al<strong>la</strong><br />
steca di comportarsi come specie pioniera su substrati rocciosi posti in luoghi<br />
soleggiati e ventosi.<br />
Capacità di ricaccio: forma fac<strong>il</strong>mente nuovi getti quando i rami di<br />
consistenza sem<strong>il</strong>egnosa vengono tagliati, dando origine ad una vegetazione<br />
rego<strong>la</strong>rmente distribuita. Questa caratteristica è importante nelle o<strong>per</strong>azioni di<br />
potatura del<strong>la</strong> chioma necessarie <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di piante in vaso ben<br />
conformate. Sul<strong>la</strong> vegetazione lignificata, una potatura drastica determina un<br />
ricaccio più lento e irrego<strong>la</strong>re, ma senza partico<strong>la</strong>ri problemi, quando<br />
effettuata prima del<strong>la</strong> ripresa vegetativa, mentre se effettuata dopo <strong>la</strong> fioritura<br />
può essere messa a rischio <strong>la</strong> sopravvivenza del<strong>la</strong> pianta.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>il</strong> fogliame è ricco di sostanze fac<strong>il</strong>mente<br />
infiammab<strong>il</strong>i, <strong>per</strong>tanto <strong>la</strong> parte aerea brucia completamente al passaggio del<br />
fuoco. La nuova formazione di vegetazione si ha dai semi, che sono prodotti<br />
in abbondanza.<br />
Parassiti<br />
Funghi: agenti del marciume radicale sono Arm<strong>il</strong><strong>la</strong>ria mellea,<br />
Macrophomina phaseolina, Rosellinia necatrix e Phytophthora sp., senza<br />
escludere <strong>la</strong> Rhizoctonia so<strong>la</strong>ni. Sull’apparato fogliare si riscontrano spesso<br />
macu<strong>la</strong>ture rossastre irrego<strong>la</strong>ri o rotondeggianti dovute a Septoria <strong>la</strong>vandu<strong>la</strong>e.<br />
Phoma <strong>la</strong>vandu<strong>la</strong>e è causa del de<strong>per</strong>imento delle piante.<br />
Insetti: questa specie è partico<strong>la</strong>rmente sensib<strong>il</strong>e all’attacco di Cicadellidae.<br />
L’attacco provoca più problemi di estetica che danni effettivi al<strong>la</strong> pianta.<br />
Tuttavia questi insetti sono anche vettori di virus, potenzialmente molto<br />
<strong>per</strong>icolosi. Chrysome<strong>la</strong> americana causa danni all’apparato fogliare.<br />
Thomasiniana <strong>la</strong>vandu<strong>la</strong>e è causa di screpo<strong>la</strong>tura e distacco del<strong>la</strong> corteccia.<br />
La presenza di Trialeurodes vaporariorum provoca fumaggine. Lepidotteri<br />
tortricidi erodono le foglie. Anche gli afidi attaccano questa specie. Danni<br />
all’apparato radicale sono causati da Otiorrhynchus sulcatus.<br />
Acari: non si esclude <strong>la</strong> presenza di Tetranychus urticae.<br />
87
Note<br />
La specie prende <strong>il</strong> nome dall'antico nome greco di alcune isole vicino a<br />
Marsiglia ( antica colonia greca), chiamate Isole Stoechades, su cui <strong>la</strong> specie<br />
era partico<strong>la</strong>rmente abbondante. La conoscenza e l'uso erboristico di questa<br />
specie data dall'antichità, essendo citata nel De Materia Medica di Dioscoride<br />
(65 d.C.); fu estensivamente usata dai Romani. E' stata <strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda più<br />
comunemente usata <strong>per</strong> impiego medicinale e profumiero fino al<strong>la</strong> metà del<br />
18° secolo, venendo successivamente soppiantata dal<strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda comune e dal<br />
<strong>la</strong>vandino.<br />
Bibliografia<br />
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88
Nome comune: Mirto, Mortel<strong>la</strong><br />
Famiglia: Myrtaceae<br />
pianta nell’ambiente naturale<br />
fiori<br />
frutti bianchi<br />
Myrtus communis L.<br />
89<br />
rami giovani<br />
frutti neri<br />
semi<br />
Descrizione<br />
Pianta: arbusto sempreverde con profumo aromatico resinoso, di 0,5-3 m di<br />
altezza (eccezionalmente fino a 7 m), con portamento cespuglioso o<br />
arborescente, di forma da rotondeggiante-espansa a piramidale.<br />
Rami: con disposizione opposta, da giovani tetragoni e di colore verde chiaro<br />
o rosato, con internodi normalmente di 8-14 mm di lunghezza.
Corteccia: di colore marrone scuro o rossastra, a frattura longitudinale,<br />
desquamante.<br />
Foglie: coriacee, opposte o talvolta vertic<strong>il</strong><strong>la</strong>te a 3 (anche nel<strong>la</strong> stessa pianta,<br />
con forme di passaggio graduale dall'una all'altra disposizione), quasi sess<strong>il</strong>i;<br />
<strong>la</strong>mina fogliare ellittica, <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta o ovato-<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta, lunga 19-41 mm e<br />
<strong>la</strong>rga 7-21 mm (nel<strong>la</strong> subsp. tarentina è più picco<strong>la</strong>).<br />
Fiori: solitari o talvolta appaiati all'ascel<strong>la</strong> delle foglie; peduncolo fiorale di<br />
10-20 (raramente 5-30) mm; calice dialisepalo con 5 sepali verdastri di forma<br />
triango<strong>la</strong>re, lunghi 1-2 mm; corol<strong>la</strong> dialipeta<strong>la</strong> con petali subrotondi in<br />
numero di 5 (talvolta 6-9, più di 20 nel<strong>la</strong> cv. 'Flore Pleno'), di lunghezza 7-15<br />
mm, di colore bianco, talvolta internamente rosati; stami circa 50, lunghi e<br />
sott<strong>il</strong>i; ovario infero tr<strong>il</strong>ocu<strong>la</strong>re, st<strong>il</strong>o f<strong>il</strong>iforme.<br />
Frutti: bacche ellissoidi, subsferiche o piriformi, di 9-12 (8-15) mm di<br />
lunghezza e 7-10 (6-12) mm di <strong>la</strong>rghezza, di colore normalmente nerobluastro<br />
(lucide o con aspetto ceroso), talvolta bianche o raramente rosate,<br />
contenenti 4-10 (2-20) semi.<br />
Semi: di colore marrone chiaro, reniformi; numero di semi <strong>per</strong> Kg variab<strong>il</strong>e<br />
da 60.000 a 450.000, lunghezza del seme di 2,6-4,5 mm.<br />
Habitat<br />
E’ una pianta tipica del<strong>la</strong> macchia mediterranea, presente prevalentemente in<br />
formazioni a cespugliato caratterizzate da un’alta densità di specie e situate<br />
nel<strong>la</strong> fascia litoranea e collinare. Si associa spesso con oleastro, lentisco,<br />
f<strong>il</strong>lirea ed altre specie termof<strong>il</strong>e.<br />
Altitudine: 0-350 m s.l.m., eccezionalmente fino a più di 600 m.<br />
Tipo di terreno: preferisce i terreni subacidi o acidi, ricchi in s<strong>il</strong>ice; in caso<br />
di rocce calcaree come substrato, si riscontra su suoli d<strong>il</strong>avati, con pH neutro.<br />
E' presente sui terreni di origine eruttiva.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie steno-mediterranea, presente nelle aree più termof<strong>il</strong>e dell'area del<strong>la</strong><br />
macchia mediterranea. E’ diffusa in Portogallo, Marocco, sulle coste del<br />
Mediterraneo (tranne l' Egitto e parte del<strong>la</strong> Libia), e del Mar Nero (Turchia),<br />
in Iran ed Afghanistan. In Italia, allo stato spontaneo, di trova lungo tutta <strong>la</strong><br />
fascia costiera del<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> (eccetto dalle Marche meridionali in su), nelle<br />
Isole maggiori e quasi tutte le minori; è introdotta e subspontanea sul<strong>la</strong><br />
costiera triestina, <strong>la</strong>ghi insubrici, coste adriatiche fino a Pesaro ed al<strong>la</strong> foce<br />
del Po.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: inizio del germogliamento tra metà marzo e metà apr<strong>il</strong>e<br />
(secondo le zone). Accrescimento intenso tra apr<strong>il</strong>e e giugno, stasi in estate a<br />
causa dell'aridità, ripresa dell'attività in settembre-ottobre (soprattutto in<br />
annate piovose).<br />
Fioritura: inizia in giugno e si può protrarre fino a fine luglio-inizio agosto,<br />
in alcune annate si ha una seconda fioritura autunnale. I fiori si formano sui<br />
rami dell'anno.<br />
Fruttificazione: invaiatura tra fine agosto e inizi settembre, maturazione tra<br />
fine ottobre e inizi dicembre. Persistenza sul<strong>la</strong> pianta fino a tutto gennaio.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
90
Disseminazione: è dovuta agli uccelli (tordi, merli) che si cibano delle<br />
bacche mature, ma vi contribuiscono anche le formiche.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: importante costituente delle formazioni forestali a macchia<br />
mediterranea ad alta densità di specie e sv<strong>il</strong>uppo in altezza, talvolta di tipo<br />
fitto. E’ ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e come legna da ardere. Contribuisce al consolidamento dei<br />
terreni attraverso le sue radici. Attraverso <strong>il</strong> ricaccio di nuovi germogli<br />
contribuisce al<strong>la</strong> sopravvivenza delle comunità vegetali naturali ricostruendo<br />
rapidamente <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale originaria.<br />
Medicinali: <strong>per</strong> via interna è usato come balsamico, anticatarrale,<br />
antiinfiammatorio, antisettico (infuso o decotto di foglie); astringente,<br />
antiemorroidario (decotto di foglie); diuretico (infuso di parte aerea). Per via<br />
esterna, contro l'eccessiva sudorazione, come antiflogistico nelle irritazioni<br />
cutanee (polvere macinata in guisa di borotalco), come cicatrizzante (polvere<br />
di foglia).<br />
Alimentari: è un aromatizzante <strong>per</strong> cibi (rametto, bacca, foglia), in<br />
partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> carne (tipico <strong>il</strong> porcetto sardo, ma anche l'agnello e <strong>il</strong><br />
capretto) e del<strong>la</strong> cacciagione (cinghiale, <strong>per</strong>nici, quaglie); <strong>per</strong> infusione in<br />
alcool si ottiene <strong>il</strong> liquore di mirto (si usano le bacche <strong>per</strong> <strong>il</strong> mirto rosso, le<br />
foglie <strong>per</strong> <strong>il</strong> mirto bianco), che è un prodotto tipico sardo; l'acquavite si<br />
ottiene dal<strong>la</strong> fermentazione delle bacche. Il ramo fogliato è usato <strong>per</strong><br />
l'alimentazione animale.<br />
Industriali: le foglie, ricche di tannino, sono ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> <strong>la</strong> concia delle<br />
pelli e del cuoio; l'essenza ottenuta <strong>per</strong> dist<strong>il</strong><strong>la</strong>zione ed ebollizione si può<br />
ut<strong>il</strong>izzare <strong>per</strong> colorare le stoffe e le <strong>la</strong>ne. Dalle foglie e dal legno si estrae <strong>il</strong><br />
furfurolo, usato nel<strong>la</strong> produzione di materie p<strong>la</strong>stiche.<br />
Artigianali: nei <strong>la</strong>vori d'intreccio si ut<strong>il</strong>izzano i germogli o i virgulti flessib<strong>il</strong>i<br />
e robusti; si producono cestini, cestelli <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricotta, ceste, nasse <strong>per</strong> <strong>la</strong> pesca,<br />
cestoni <strong>per</strong> conservare <strong>il</strong> pesce vivo in acqua (<strong>il</strong> mirto è un legno resistente).<br />
Cosmetici: l' "acqua degli angeli", ottenuta dall'essenza, si usava come tonico<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> pelle <strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> caduta dei capelli; è usato <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>la</strong>vaggio del<br />
corpo <strong>il</strong> decotto del frutto.<br />
Ornamentali: le fronde sono abitualmente usate <strong>per</strong> ornamento di pietanze<br />
ed in occasione di manifestazioni popo<strong>la</strong>ri; le fronde, verdi o con le bacche,<br />
sono impiegate commercialmente nel<strong>la</strong> costituzione di mazzi e composizioni<br />
floreali c<strong>la</strong>ssiche e moderne, spesso in associazione con altre specie<br />
spontanee; <strong>il</strong> mirto è prodotto a livello vivaistico come pianta in vaso di<br />
piccole o medie dimensioni, e se ne possono fare bonsai; come pianta da<br />
giardino mediterraneo, è impiegata in esemp<strong>la</strong>ri iso<strong>la</strong>ti od in gruppi; come<br />
pianta da siepe è idonea ad essere ripetutamente potata e mantenuta in forma.<br />
Germop<strong>la</strong>sma<br />
Sono distinte due sottospecie, communis e tarentina. La prima ha i caratteri<br />
tipici del<strong>la</strong> specie, con internodi lunghi, foglie opposte grandi (almeno 20 x 6-<br />
8 mm), bacca ellissoidale. E’ distinta in numerose varietà secondo <strong>la</strong><br />
dimensione e forma delle foglie (communis, baetica, romana, lusitanica). La<br />
subsp. tarentina ha foglie più piccole (10-15 x 3-6 mm), con disposizione<br />
opposta, 3-vertic<strong>il</strong><strong>la</strong>ta o spira<strong>la</strong>ta (come forma di passaggio o definitiva),<br />
frutti quasi rotondi. Botanicamente <strong>la</strong> suddivisione in varietà è poco accettata<br />
poiché esiste una variab<strong>il</strong>ità dei caratteri discriminanti che si esprime in modo<br />
91
continuo tra una varietà e l’altra. Esistono anche forme intermedie tra le due<br />
sottospecie. A partire da germop<strong>la</strong>sma spontaneo sono stati recentemente<br />
selezionate forme con differenti dimensioni delle foglie e lunghezza<br />
d’internodo, diversa morfologia dei rametti, variab<strong>il</strong>e vigoria, altezza del<strong>la</strong><br />
pianta e capacità di ramificazione. In alcuni genotipi le foglie hanno<br />
dimensioni molto ridotte (foglia di 13 x 2 mm, internodo di 1,3 mm), in altri<br />
sono contorte. La caratterizzazione moleco<strong>la</strong>re di germop<strong>la</strong>sma proveniente<br />
da differenti Regioni italiane ha evidenziato che <strong>la</strong> maggiore fonte di<br />
variab<strong>il</strong>ità genetica è a livello di individuo, ma sono comunque riconoscib<strong>il</strong>i<br />
geneticamente genotipi appartenenti a differenti aree geografiche di<br />
provenienza. A livello del Bacino Mediterraneo, sembra esistere una<br />
ripartizione tra i genotipi dell’area orientale e quel<strong>la</strong> occidentale, con l’Italia<br />
come zona di confine in cui è presente una gran parte del<strong>la</strong> variab<strong>il</strong>ità globale<br />
del<strong>la</strong> specie. Forme coltivate sono le cv. ‘Variegata’, Microphyl<strong>la</strong> variegata’,<br />
‘Flore Pleno’. La variab<strong>il</strong>ità del germop<strong>la</strong>sma si esprime non solo nelle<br />
caratteristiche morfologiche del<strong>la</strong> pianta, ma anche nel<strong>la</strong> risposta al<strong>la</strong><br />
propagazione ed a quel<strong>la</strong> agronomica. Per seme, l’influenza del<strong>la</strong> pianta<br />
madre sulle caratteristiche delle piantine figlie è r<strong>il</strong>evante; notevole è inoltre<br />
<strong>la</strong> variab<strong>il</strong>ità nel<strong>la</strong> risposta al<strong>la</strong> radicazione delle talee e nel caso del<strong>la</strong><br />
propagazione in vitro (tasso di moltiplicazione degli espianti, <strong>per</strong>centuale di<br />
radicazione). Dal punto di vista agronomico <strong>la</strong> vigoria delle piante è<br />
notevolmente differente secondo <strong>la</strong> selezione: le piante a frutto bianco sono in<br />
genere più vigorose e più assurgenti di quelle a frutto nero; inoltre esiste una<br />
differente tolleranza al calcare secondo l’ambiente pedologico di provenienza<br />
del materiale vegetale.<br />
Due selezioni con fogliame<br />
differente<br />
Cv. “Microph<strong>il</strong><strong>la</strong> Variegata’<br />
92<br />
Cv. ‘Variegata’<br />
Cv. ‘Tarentina’
Propagazione<br />
Per seme: i frutti devono essere raccolti a piena maturazione (novembre).<br />
Subito dopo <strong>la</strong> raccolta è bene rimuovere <strong>la</strong> polpa, <strong>per</strong> liberarne i semi, e<br />
completare l’o<strong>per</strong>azione con dei <strong>la</strong>vaggi <strong>per</strong> eliminare i semi vani che<br />
galleggiano. I semi, portati a bassi livelli di umidità (inferiori a 10%) e<br />
sistemati in contenitori ermetici, possono essere conservati <strong>per</strong> alcuni anni. La<br />
facoltà germinativa è generalmente elevata. Anche se non sempre<br />
indispensab<strong>il</strong>e (esiste una variab<strong>il</strong>ità dovuta al<strong>la</strong> provenienza), una breve<br />
stratificazione fredda delle sementi (3-6 settimane) favorisce una<br />
germinazione più completa e simultanea. In prove s<strong>per</strong>imentali in cui si è<br />
applicata l’immersione dei semi in soluzione al 6% di ipoclorito di sodio<br />
(NaOCl) <strong>per</strong> un ora sono stati ottenuti buoni risultati. Si cita anche <strong>la</strong><br />
scarificazione meccanica come mezzo <strong>per</strong> ottenere <strong>la</strong> massima germinazione.<br />
La semina è generalmente tardo-autunnale, subito dopo <strong>la</strong> raccolta. In<br />
alternativa, può avvenire nel<strong>la</strong> primavera successiva con seme vernalizzato o<br />
sottoposto a trattamenti <strong>per</strong> rimuovere <strong>la</strong> dormienza (che sembra legata al<strong>la</strong><br />
presenza di inibitori nel tegumento). Date le loro piccole dimensioni, è<br />
consigliab<strong>il</strong>e coprire i semi con uno strato molto sott<strong>il</strong>e di substrato poroso e<br />
leggero che consente al<strong>la</strong> luce di esplicare un’azione positiva sul<strong>la</strong><br />
germinazione. La tem<strong>per</strong>atura ottimale di germinazione dei semi non più<br />
dormienti sembra essere intorno a 25°C, in queste condizioni l’emergenza si<br />
completa in circa 20 giorni. Lo sv<strong>il</strong>uppo iniziale delle piante ottenute da<br />
seme è piuttosto lento.<br />
Per talea: prelievo di talee sem<strong>il</strong>egnose a fine luglio-agosto o di talee legnose<br />
in novembre-dicembre. Ut<strong>il</strong>izzo di ormoni radicanti (IBA in polvere all’1 <strong>per</strong><br />
m<strong>il</strong>le, oppure <strong>il</strong> NAA in polvere allo 0,75%). Tra gennaio ed apr<strong>il</strong>e <strong>la</strong><br />
capacità rizogena delle talee è molto ridotta. Substrato di radicazione: torba +<br />
<strong>per</strong>lite 1/1 in volume. Ambiente: sistema di nebulizzazione dell’acqua (mist o<br />
fog), tem<strong>per</strong>atura radicale di min. 20-22°C. I migliori risultati raggiungono<br />
più del 90% di talee radicate.<br />
In vitro: sono stati definiti protocolli <strong>per</strong> <strong>la</strong> moltiplicazione in vitro di questa<br />
specie (vedi bibliografia).<br />
Allevamento delle piantine<br />
Dopo 70 giorni dal<strong>la</strong> semina l’altezza delle piantine è di 2-3,5 cm. Il trapianto<br />
va effettuato in vasetti da 8-9 cm di diametro, dove possono rimanere <strong>per</strong> altri<br />
5-6 mesi. All'invasatura va aggiunto nel substrato un concime a lenta cessione<br />
(5-6 mesi) con rapporto N:P:K = 1:0,3:0,7 circa. Il substrato deve essere<br />
leggero e <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e. La coltivazione si effettua all'a<strong>per</strong>to in primaveraautunno,<br />
sotto un leggero ombreggio in estate. In inverno <strong>la</strong> coltivazione<br />
all'a<strong>per</strong>to si può fare solo in area mediterranea.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: <strong>la</strong> pianta vegeta con una tem<strong>per</strong>atura su<strong>per</strong>iore ai 10°C; <strong>la</strong><br />
resistenza al freddo è di pochi gradi sotto zero, <strong>per</strong> brevi <strong>per</strong>iodi; <strong>la</strong> presenza<br />
di vento rende <strong>la</strong> pianta più sensib<strong>il</strong>e al gelo. La tem<strong>per</strong>atura ottimale di<br />
crescita è tra 22 e 28°C; d'estate sono da evitare tem<strong>per</strong>ature elevate del<br />
substrato (coltivazione in contenitore) <strong>per</strong> <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di attacchi parassitari<br />
fungini a livello radicale. All'a<strong>per</strong>to <strong>la</strong> pianta non vegeta da fine autunno al<strong>la</strong><br />
fine dell'inverno.<br />
93
Luce: sfrutta l'intensità luminosa fino a circa 1000 µmoli m -2 s -1 . Le foglie<br />
giovani in espansione richiedono minore intensità luminosa, <strong>per</strong>ciò si<br />
avvantaggiano d'estate di un ombreggiamento al 50% (che nell’ambiente<br />
naturale è assicurato dal<strong>la</strong> soprastante vegetazione), ut<strong>il</strong>e soprattutto sulle<br />
giovani piantine. In condizioni di ridotta luminosità le foglie diventano più<br />
tenere, più grandi e proporzionalmente più <strong>la</strong>rghe, gli internodi si allungano.<br />
Acqua: è abbastanza esigente in termini di mantenimento di un minimo di<br />
umidità del substrato, ma rifugge le situazioni di asfissia radicale. D'estate <strong>la</strong><br />
carenza idrica induce <strong>la</strong> stasi vegetativa, che non si ha nel caso di un apporto<br />
continuo di acqua con l'irrigazione.<br />
Vento: ha una discreta resistenza al<strong>la</strong> ventosità, ma non gradisce i venti<br />
salmastri.<br />
Substrato: non ama i terreni asfittici, a reazione alcalina, arg<strong>il</strong>losi, paludosi.<br />
Gradisce un substrato <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e a struttura medio-grosso<strong>la</strong>na, a reazione<br />
subacida o neutra. Nei terreni arg<strong>il</strong>loso-calcarei, compatti, si possono avere<br />
clorosi derivanti sia da sensib<strong>il</strong>ità diretta al calcare sia da una eventuale<br />
asfissia delle radici. I substrati compatti possono limitare <strong>la</strong> crescita<br />
dell’apparato radicale; in coltivazione su questi terreni, <strong>la</strong> pianta ha bisogno<br />
di maggiori cure durante <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo estivo (va adeguatamente dosata<br />
l’irrigazione, evitando eccessi ma evitando <strong>il</strong> compattamento del terreno).<br />
Elementi nutritivi: <strong>per</strong> <strong>la</strong> crescita vegetativa è richiesto un apporto di<br />
concimi con elevato tenore in azoto. Durante <strong>la</strong> fruttificazione va<br />
incrementato <strong>il</strong> livello del potassio necessario <strong>per</strong> l’accumulo dei glucidi.<br />
Durante <strong>la</strong> maturazione dei frutti spesso le foglie ingialliscono, in alcuni casi<br />
arrivando fino al<strong>la</strong> defoliazione completa; ciò è un fatto fisiologico dovuto<br />
al<strong>la</strong> sottrazione di elementi nutritivi al fogliame <strong>per</strong> <strong>la</strong> formazione dei semi; è<br />
un fenomeno locale sul<strong>la</strong> stessa pianta, avendosi solo sui rami che portano i<br />
frutti (in partico<strong>la</strong>re su quelli molto carichi), mentre i rami vegetativi<br />
rimangono ben verdi. Nel caso di clorosi durante <strong>la</strong> crescita vegetativa, <strong>il</strong><br />
motivo è quasi sempre imputab<strong>il</strong>e a carenza ferrica, frequente nei terreni<br />
arg<strong>il</strong>losi o umidi; in questo caso è necessario un apporto di concime<br />
contenente ferro in forma assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>la</strong> specie è resistente alle forti inso<strong>la</strong>zioni, al vento<br />
caldo ed al<strong>la</strong> ridotta umidità dell’aria, ma necessità di un certo livello di<br />
umidità nel substrato; questo fa sì che mentre nelle regioni settentrionali, più<br />
piovose e meno calde, <strong>la</strong> si trova in differenti micro-ambienti ed esposizioni,<br />
al Sud essa preferisce ambienti in prossimità dei corsi d’acqua, esposizioni<br />
non eccessivamente soleggiate o terreni che, anche d’estate, non inaridiscono<br />
eccessivamente. In queste condizioni le foglie, anche se stressate<br />
termicamente, riprendono <strong>la</strong> loro funzionalità all’arrivo delle prime piogge A<br />
confronto con un’altra specie tipica del<strong>la</strong> macchia quale <strong>il</strong> lentisco, <strong>il</strong> mirto<br />
risulta meno tollerante all’aridità. In coltivazione <strong>la</strong> vegetazione tenera<br />
fac<strong>il</strong>mente appassisce in caso di stress idrico, ma quel<strong>la</strong> matura necessita solo<br />
di limitati apporti idrici durante l’estate; l’irrigazione deve essere abbondante<br />
se si vuole mantenere in vegetazione <strong>la</strong> pianta anche in estate. Deleterio <strong>per</strong> le<br />
radici è un grosso sbalzo idrico (es. abbondante irrigazione dopo un <strong>per</strong>iodo<br />
di forte aridità).<br />
Capacità di ricaccio: <strong>la</strong>sciata in crescita libera, <strong>la</strong> pianta ramifica<br />
naturalmente (più o meno abbondantemente secondo <strong>il</strong> genotipo) formando<br />
94
nuova vegetazione dai rami più giovani del<strong>la</strong> parte area. In caso di taglio<br />
drastico (potatura) <strong>la</strong> pianta ricaccia abbondantemente anche dai rami vecchi<br />
e, talvolta, dal colletto. Un buono stato delle radici è essenziale <strong>per</strong> una<br />
elevata produzione di nuovi rami.<br />
Resistenza agli incendi: come molte piante del<strong>la</strong> macchia mediterranea,<br />
dopo <strong>il</strong> passaggio del fuoco <strong>il</strong> mirto ricaccia dal<strong>la</strong> ceppaia e dalle radici,<br />
ricostituendo in pochi anni <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale<br />
originaria.<br />
Parassiti<br />
Funghi: ma<strong>la</strong>ttie dell’apparato radicale sono imputab<strong>il</strong>i ad attacchi di<br />
Cylindrocarpon radicico<strong>la</strong>, Fusarium spp., Phytophthora spp., Pythium<br />
ultimum. I primi tre sono più frequenti nelle coltivazioni. L’attacco avviene in<br />
condizioni di stress radicale, frequente in terreni arg<strong>il</strong>losi, compatti ed umidi.<br />
Ma<strong>la</strong>ttia che colpisce <strong>il</strong> colletto è causata da Rhizoctonia so<strong>la</strong>ni. In tutti i casi<br />
l’attacco porta a disseccamento completo del<strong>la</strong> parte aerea ed a morte del<strong>la</strong><br />
pianta. La sensib<strong>il</strong>ità alle ma<strong>la</strong>ttie dell’apparato radicale è differente tra<br />
genotipi che crescono in natura in situazioni pedologiche differenti.<br />
Sul<strong>la</strong> parte aerea gli attacchi fungini sono meno frequenti; si possono<br />
ritrovare macchie sulle foglie (ticchio<strong>la</strong>tura) provocati da Cylindroc<strong>la</strong>dium<br />
sp.<br />
Insetti: si rinvengono occasionalmente attacchi di afidi, di tripidi (Thrips<br />
tabaci e Heliothrips haemorrhoidalis, Frankliniel<strong>la</strong> occidentalis), di<br />
Trialeurodes vaporariorum (fonte di me<strong>la</strong>ta e conseguente fumaggine) e,<br />
soprattutto nel<strong>la</strong> stagione calda, di Metcalfa pruinosa. Possono provocare<br />
forti danni, soprattutto in serra, lepidotteri torticidi quali Tortrix pronubana e<br />
Epichoristodes acerbel<strong>la</strong>, <strong>la</strong> cui presenza si nota dal<strong>la</strong> unione di alcune<br />
foglie terminali dei rametti, all’interno delle quali si impupano.<br />
Acari: <strong>il</strong> più importante è <strong>il</strong> ragnetto rosso Pannonicus ulmi, ma non si<br />
esclude <strong>la</strong> presenza di Tretranychus urticae.<br />
Note<br />
E’ specie ben conosciuta fina dall’antichità <strong>per</strong> <strong>il</strong> suo fogliame aromatico; era<br />
pianta sacra a Venere, dea del<strong>la</strong> bellezza, ed aveva uno stretto legame<br />
nell’antichità con <strong>la</strong> femmin<strong>il</strong>ità. Era simbolo di fecondità ed è considerata<br />
ancora oggi a Creta <strong>la</strong> pianta afrodisiaca <strong>per</strong> eccellenza. Il legame con<br />
Afrodite ha fatto sì che questa pianta fosse considerata di buon augurio e <strong>per</strong><br />
questo motivo se ne ornavano <strong>il</strong> capo le alte cariche amministrative e m<strong>il</strong>itari.<br />
A Roma simboleggiava <strong>la</strong> vittoria ottenuta senza spargimento di sangue.<br />
Roma era considerata città del mirto.<br />
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96
Nome comune: Oleastro<br />
Famiglia: Oleaceae<br />
Olea europaea L. var. sylvestris<br />
Sinonimo: Olea oleaster<br />
L'oleastro nel<strong>la</strong> macchia<br />
Oleastri monumentali<br />
Rami con frutti<br />
97<br />
Bosco di oleastri<br />
Rami fioriti<br />
Pianta di 4 anni in arboreto<br />
Descrizione<br />
Pianta: arbusto o albero di media altezza (fino a 15 m), longevo (nonostante<br />
<strong>la</strong> difficoltà nel<strong>la</strong> determinazione dell'età reale, pare che in molti casi si<br />
possano su<strong>per</strong>are i 1000 anni di vita). Tronco spesso contorto e cavo, che<br />
può raggiungere dimensioni notevoli in esemp<strong>la</strong>ri monumentali.
Rami: numerosi e spinescenti nelle piante giovani, assumono aspetto<br />
gent<strong>il</strong>e nelle piante adulte e possono avere portamento eretto, intermedio o<br />
pendulo.<br />
Corteccia: grigio-cinerina, più o meno liscia, nelle piante giovani, diviene<br />
rugosa in quelle adulte.<br />
Foglie: opposte, coriacee, a margine liscio, con <strong>la</strong>mina ellittico-<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta,<br />
pagina su<strong>per</strong>iore verde e g<strong>la</strong>bra, quel<strong>la</strong> inferiore presenta piccole scaglie<br />
argentate a forma di scudo.<br />
Fiori: bianchi, pedunco<strong>la</strong>ti, molto numerosi e riuniti in racemi ascel<strong>la</strong>ri<br />
(mignole). Il calice presenta di norma quattro denti ovoidali, mentre <strong>la</strong><br />
corol<strong>la</strong>, bianca, è formata da quattro petali di 2-4 mm, rotondeggianti<br />
all'apice e sv<strong>il</strong>uppati in lunghezza più che in <strong>la</strong>rghezza. Sono presenti due<br />
stami <strong>per</strong> fiore, lo stimma è bifido e l'ovario presenta quattro loculi.<br />
Frutti: drupe ovali di 10-15 x 5-7 mm, con mesocarpo molle inizialmente<br />
verde e poi bruno nerastro a maturità. L'endocarpo è duro e legnoso con un<br />
unico seme, raramente due.<br />
Semi: di colore marrone, ellittici; 4-20.000 semi <strong>per</strong> kg; lunghezza del seme<br />
di 7-13 mm.<br />
Habitat<br />
Presente nelle aree termoxerof<strong>il</strong>e delle foreste miste di sclerof<strong>il</strong>le<br />
sempreverdi e delle boscaglie costiere dell'area del<strong>la</strong> macchia mediterranea.<br />
Forma boschi puri <strong>per</strong> intervento antropico.<br />
Altitudine: 0-800 m s.l.m., eccezionalmente più.<br />
Tipo di terreno: non ha partico<strong>la</strong>ri esigenze edafiche e <strong>la</strong> si ritrova in tutti i<br />
tipi di suolo.<br />
Distribuzione geografica<br />
Dal centro di diversificazione del<strong>la</strong> specie, che si trova in Medio Oriente e<br />
nel<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> Anatolica (dove è partico<strong>la</strong>rmente abbondante), si è diffusa<br />
naturalmente in tutto <strong>il</strong> bacino del Mediterraneo sovrapponendosi, in alcuni<br />
casi, alle forme coltivate che possono aver<strong>la</strong> preceduta (Peniso<strong>la</strong> Iberica e<br />
Marocco). In Italia, benché non abbondante nelle aree antropizzate, si trova<br />
allo stato spontaneo lungo tutta <strong>la</strong> fascia costiera del<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong>, nelle Isole<br />
maggiori e in quasi tutte le minori.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: l’inizio del germogliamento è tra metà febbraio e metà<br />
marzo (secondo le zone). Si ha accrescimento intenso tra marzo e giugno,<br />
stasi in estate a causa dell'aridità, ripresa dell'attività in ottobre (soprattutto<br />
in annate piovose).<br />
Fioritura: inizia in maggio, si protrae fino agli inizi di giugno. I fiori si<br />
formano sui rami dell'anno precedente.<br />
Fruttificazione: l’invaiatura è tra fine settembre e inizi di ottobre, <strong>la</strong><br />
maturazione tra fine novembre e inizi di febbraio (con molta variab<strong>il</strong>ità). I<br />
frutti <strong>per</strong>sistono sul<strong>la</strong> pianta fino a tutto maggio a seconda del genotipo.<br />
Impollinazione: anemof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: <strong>per</strong> gravità o dovuta agli uccelli (tordi, merli) che si<br />
cibano delle drupe mature.<br />
98
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: fa parte delle formazioni forestali a macchia mediterranea ad alta<br />
densità di specie e sv<strong>il</strong>uppo in altezza, talvolta di tipo fitto, dove svolge un<br />
ruolo fondamentale come specie colonizzatrice. Nelle fasi evolutive più<br />
precoci del<strong>la</strong> macchia mediterranea, in aree degradate da pascolo e incendio,<br />
assume portamento cespuglioso, che viene via via abbandonato con<br />
l'evoluzione del soprassuolo. Quando <strong>la</strong> macchia assume un aspetto in cui le<br />
specie arboree sono dominanti, normalmente l'oleastro (eliof<strong>il</strong>o) regredisce,<br />
<strong>la</strong>sciando spazio a specie sciaf<strong>il</strong>e nel<strong>la</strong> fase di insediamento come <strong>il</strong> leccio.<br />
Come altre specie sempreverdi tipiche del<strong>la</strong> macchia mediterranea,<br />
contribuisce al consolidamento dei terreni attraverso le sue radici.<br />
Sopravvivendo <strong>la</strong> pianta al passaggio del fuoco attraverso <strong>il</strong> successivo<br />
ricaccio di nuovi germogli, contribuisce al<strong>la</strong> sopravvivenza delle comunità<br />
vegetali naturali ricostruendo rapidamente <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale originaria.<br />
Fornisce legna da ardere.<br />
Recentemente <strong>la</strong> specie è stata abbondantemente impiegata in interventi di<br />
rimboschimento nelle regioni del Meridione d'Italia.<br />
Artigianali: E’ capace di fornire assortimenti legnosi pregevoli <strong>per</strong><br />
l'ebanisteria e segati di pregio come le liste da pavimento. Il legno è<br />
partico<strong>la</strong>rmente ricercato <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di sculture.<br />
Ornamentali: <strong>la</strong> specie è richiesta negli ambienti mediterranei come<br />
componente tipico del giardino mediterraneo. Si presta al<strong>la</strong> realizzazione sia<br />
di siepi che alberature.<br />
Germop<strong>la</strong>sma<br />
Poco studiata e re<strong>la</strong>tivamente poco valorizzata, <strong>la</strong> specie ha una variab<strong>il</strong>ità<br />
genetica naturale che deriva dall'ampia diffusione nel Bacino Mediterraneo,<br />
dal<strong>la</strong> ricorrente autoincompatib<strong>il</strong>ità e dalle probab<strong>il</strong>i sovrapposizioni e<br />
incroci con le forme coltivate dell'O. europaea var. sativa. La grande<br />
abbondanza nelle formazioni naturali di regioni poco urbanizzate come <strong>la</strong><br />
Sardegna ha consentito di studiarne <strong>la</strong> variab<strong>il</strong>ità fenotipica e selezionare<br />
linee varietali derivanti da propagazione agamica.<br />
Propagazione<br />
Per seme: all'asciutto (contenuto di umidità inferiore al 10%) ed in<br />
contenitori ermetici, i semi mantengono <strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> diversi mesi;<br />
questa varia in re<strong>la</strong>zione a molti fattori quali <strong>la</strong> provenienza, l’annata, ecc.<br />
La germinab<strong>il</strong>ità dei semi di numerose specie del<strong>la</strong> famiglia delle Oleaceae<br />
migliora dopo <strong>il</strong> passaggio attraverso l’apparato digerente dei vo<strong>la</strong>t<strong>il</strong>i e<br />
questo modo di disseminazione è spesso legato a dormienze complesse e di<br />
diffic<strong>il</strong>e rimozione.<br />
In natura, <strong>la</strong> germinazione è rego<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> presenza di una duplice forma di<br />
dormienza. L’endocarpo legnoso (nocciolo) oppone resistenza meccanica<br />
(dormienza esogena), mentre sostanze inibitrici, presumib<strong>il</strong>mente localizzate<br />
nei tegumenti seminali (testa) e nell’endos<strong>per</strong>ma, possono interferire nel<strong>la</strong><br />
germinazione embrionale anche dopo <strong>la</strong> rimozione dell’endocarpo legnoso<br />
(dormienza endogena). In effetti, prove s<strong>per</strong>imentali condotte su Olea<br />
europea hanno dimostrato che l’embrione nudo non sembra essere affetto da<br />
alcuna forma di dormienza e germina velocemente dopo 10-14 giorni di<br />
coltura in vitro, mentre <strong>il</strong> seme intero (embrione, endos<strong>per</strong>ma e tegumenti)<br />
99
può essere efficacemente stimo<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> germinazione da trattamenti con<br />
et<strong>il</strong>en-promotori e citochinine. Per quanto ut<strong>il</strong>e, l'asportazione<br />
dell’endocarpo non può trovare <strong>la</strong>rgo impiego nel<strong>la</strong> tradizionale pratica<br />
vivaistica in quanto è un’o<strong>per</strong>azione eccessivamente <strong>la</strong>boriosa ed onerosa.<br />
Inoltre, i semi privi di endocarpo sono più soggetti ad attacchi fungini e non<br />
sono di fac<strong>il</strong>e manipo<strong>la</strong>zione. In vivaio, l’alternativa pratica al<strong>la</strong> rimozione<br />
meccanica dell’endocarpo consiste nel<strong>la</strong> semina autunnale dei noccioli,<br />
senza alcun pretrattamento oppure dopo immersione in idrossido di sodio o<br />
acido solforico concentrato (scarificazione chimica) e successivo <strong>la</strong>vaggio<br />
<strong>per</strong> 2 ore. In tal modo si possono ottenere germinazioni durante <strong>la</strong> primavera<br />
successiva al<strong>la</strong> raccolta del seme. Un complemento successivo al<br />
trattamento chimico consiste nel<strong>la</strong> vernalizzazione dei noccioli a 5°C <strong>per</strong> un<br />
<strong>per</strong>iodo variab<strong>il</strong>e tra 1 e 8 mesi. E’ da r<strong>il</strong>evare che <strong>la</strong> scarificazione<br />
meccanica dell’endocarpo (mediante apparecchi azionati elettricamente che<br />
producono abrasioni) potrebbe costituire una valida alternativa al<strong>la</strong><br />
scarificazione chimica. La tem<strong>per</strong>atura ottimale di germinazione è tra i 25 ed<br />
i 28 °C; a questa tem<strong>per</strong>atura l'emergenza delle piantine è completa in circa<br />
30 gg, con <strong>per</strong>centuali medie di germinazione intorno al 50%.<br />
Per via vegetativa: <strong>il</strong> prelievo di talee fogliate sem<strong>il</strong>egnose si effettua a fine<br />
giugno-agosto o in novembre-dicembre. Si ut<strong>il</strong>izzano ormoni radicanti (IBA<br />
in polvere all’1 <strong>per</strong> m<strong>il</strong>le). Substrato di radicazione: <strong>per</strong>lite. Ambiente:<br />
sistema di nebulizzazione dell’acqua (mist o fog), tem<strong>per</strong>atura radicale di<br />
20-22 °C. I migliori risultati raggiungono più del 60% di talee radicate.<br />
In vitro: non sono stati studiati protocolli specifici <strong>per</strong> l’oleastro, ma sono<br />
applicab<strong>il</strong>i quelli già definiti <strong>per</strong> l’olivo coltivato.<br />
Allevamento delle piantine<br />
Dopo 90 giorni dal<strong>la</strong> semina l’altezza delle piantine è di 4-5 cm. Il trapianto<br />
va effettuato in vasetti da 8-9 cm di diametro, dove possono rimanere <strong>per</strong><br />
altri 5-6 mesi. All'invasatura va aggiunto nel substrato un concime a lenta<br />
cessione con rapporto N:P:K = 1:0,3:0,7. Il substrato deve essere leggero e<br />
<strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e. La coltivazione si effettua all'a<strong>per</strong>to in estate ed autunno, sotto<br />
un leggero ombreggio. In inverno <strong>la</strong> coltivazione all'a<strong>per</strong>to è possib<strong>il</strong>e solo<br />
in area mediterranea.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: <strong>la</strong> pianta vegeta con una tem<strong>per</strong>atura su<strong>per</strong>iore ai 10 °C; <strong>la</strong><br />
resistenza al freddo è di pochi gradi sotto zero, <strong>per</strong> brevi <strong>per</strong>iodi; <strong>la</strong> presenza<br />
di vento rende <strong>la</strong> pianta più sensib<strong>il</strong>e al gelo. La tem<strong>per</strong>atura ottimale di<br />
crescita è tra 22 e 28 °C. All'a<strong>per</strong>to <strong>la</strong> pianta non vegeta da fine autunno al<strong>la</strong><br />
fine dell'inverno.<br />
Luce: <strong>la</strong> specie è decisamente eliof<strong>il</strong>a. Tuttavia negli ambienti mediterranei,<br />
dove <strong>la</strong> disponib<strong>il</strong>ità luminosa è abbondante, le giovani piantine richiedono<br />
un certo grado di ombreggiamento, che nell’ambiente naturale è assicurato<br />
dal<strong>la</strong> soprastante vegetazione. In condizioni di minore luminosità, le foglie<br />
diventano più tenere, più grandi e proporzionalmente più <strong>la</strong>rghe, gli<br />
internodi si allungano.<br />
Acqua: abbastanza esigente in termini di umidità del substrato, ma rifugge<br />
le situazioni di asfissia radicale. D'estate <strong>la</strong> carenza idrica induce <strong>la</strong> stasi<br />
100
vegetativa, che non si ha nel caso di un apporto continuo di acqua con<br />
l'irrigazione.<br />
Vento: ha una straordinaria resistenza al<strong>la</strong> ventosità, compresi i venti<br />
salmastri.<br />
Substrato: non ama i terreni asfittici, ma non presenta partico<strong>la</strong>ri preferenze<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> reazione del substrato.<br />
Elementi nutritivi: <strong>per</strong> <strong>la</strong> crescita vegetativa è richiesto un apporto di<br />
concimi con elevato tenore in azoto. Durante <strong>la</strong> fruttificazione va<br />
incrementato <strong>il</strong> livello del potassio necessario <strong>per</strong> l’accumulo dei glucidi.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>la</strong> specie è resistente alle condizioni che concorrono<br />
a determinare fenomeni di carenza idrica (forti inso<strong>la</strong>zioni, vento caldo,<br />
ridotta umidità dell’aria).<br />
Capacità di ricaccio: <strong>la</strong>sciata crescere liberamente <strong>la</strong> pianta tende ad<br />
assumere <strong>la</strong> tipica forma a cespuglio, a causa dell'emissione di nuovi robusti<br />
rami dal<strong>la</strong> parte bassa del<strong>la</strong> pianta. Tuttavia è re<strong>la</strong>tivamente semplice<br />
allevar<strong>la</strong> monocaule, sia con forme assurgenti tipo monocono che impalcate<br />
ad altezza variab<strong>il</strong>e.<br />
Resistenza agli incendi: come molte piante del<strong>la</strong> macchia mediterranea,<br />
dopo <strong>il</strong> passaggio del fuoco <strong>il</strong> mirto ricaccia dal<strong>la</strong> ceppaia e dalle radici,<br />
ricostituendo in pochi anni <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale<br />
originaria.<br />
Parassiti<br />
I parassiti dell'oleastro sono gli stessi che colpiscono anche l'olivo coltivato.<br />
Funghi: si ricordano, tra i principali parassiti fungini, l'occhio di pavone o<br />
vaiolo (Sp<strong>il</strong>ocaea oleagina = Cycloconium oleaginum), <strong>la</strong> piombatura<br />
(Cercospora c<strong>la</strong>dosporioides), <strong>la</strong> lebbra (Gloeosporium olivarum) e <strong>la</strong><br />
vertic<strong>il</strong>losi (Vertic<strong>il</strong>lium dahliae) che può manifestarsi in piante giovani ben<br />
irrigate.<br />
Insetti: sono importanti i danni derivanti da attacchi del<strong>la</strong> tigno<strong>la</strong> dell'olivo<br />
(Prays oleae), <strong>la</strong> cocciniglia nera dell'olivo o cocciniglia mezzo grano di<br />
pepe (Saissetia oleae), <strong>il</strong> pidocchio nero dell'olivo o liotripide dell'olivo<br />
(Liothrips oleae), <strong>il</strong> cotonello dell'olivo (Euphyllura olivina), <strong>la</strong> cocciniglia<br />
grigia (Par<strong>la</strong>toria oleae), <strong>la</strong> tigno<strong>la</strong> verde (Palpita unionalis), l'oziorrinco<br />
(Otiorrhynchus cribricollis) e <strong>il</strong> fleotribo (Phloetribus scarabaeoides).<br />
Batteri: importante è <strong>la</strong> rogna o tubercolosi (Pseudomonas savastanoi).<br />
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102
Ph<strong>il</strong>lyrea angustifolia L. - Ph<strong>il</strong>lyrea <strong>la</strong>tifolia L.<br />
Nome comune: I<strong>la</strong>tro sott<strong>il</strong>e - I<strong>la</strong>tro comune, Olivastro<br />
Famiglia: Oleaceae<br />
Ph<strong>il</strong>lyrea angustifolia<br />
Frutti di P. angustifolia<br />
103<br />
Ph<strong>il</strong>lyrea <strong>la</strong>tifolia<br />
Descrizione<br />
Pianta: P. angustifolia è un arbusto sempreverde di 1-3 m di altezza, con<br />
portamento eretto e con chioma di forma rotondeggiante; P. <strong>la</strong>tifolia è un<br />
arbusto o raramente alberello sempreverde con portamento arbustivo, ma si<br />
possono osservare esemp<strong>la</strong>ri con maggiori dimensioni con portamento<br />
arboreo; altezza 1-5 m (eccezionalmente fino a 15 m, in questo caso si<br />
presenta come una pianta scaposa). Entrambe le specie sono fanerofite<br />
cespitose.<br />
Rami: i rami di P. angustifolia da giovani sono g<strong>la</strong>bri o solo finemente<br />
tomentosi, in generale sono numerosi e con internodi molto raccorciati. P.<br />
<strong>la</strong>tifolia L. è una pianta molto ramificata con ramificazioni irrego<strong>la</strong>ri e<br />
disposte a formare una chioma espansa e globosa. I rametti sono di colore<br />
verdastro.<br />
Corteccia: è grigiastra in entrambe le specie. P. <strong>la</strong>tifolia possiede una<br />
corteccia omogenea, un tronco di forma irrego<strong>la</strong>re e un legno che è privo di<br />
odore, da fresco.<br />
Foglie: ambedue le specie hanno foglie opposte, <strong>per</strong>sistenti, coriacee, lucide<br />
sul<strong>la</strong> pagina su<strong>per</strong>iore. P. angustifolia ha un picciolo lungo 3-8 mm, <strong>la</strong>mina<br />
fogliare <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta ed acuta, lunga 20-80 mm e <strong>la</strong>rga 3-15 mm, con margine<br />
generalmente intero; le nervature secondarie sono 4-6 <strong>per</strong> pagina, non in<br />
r<strong>il</strong>ievo, inserite ad angolo acutissimo e molto distanziate. P. <strong>la</strong>tifolia ha un<br />
picciolo di 1-5 mm, <strong>la</strong>mina al<strong>la</strong>rgata o ovata, lunga 20-70 mm e <strong>la</strong>rga 10-40<br />
mm; le nervature secondarie sono 6-12 o raramente 13, robuste, inserite quasi
ad angolo retto, ravvicinate e, alcune volte, di forma arcuata, le maggiori<br />
forcate all’apice; <strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> <strong>la</strong>mina è arrotondata o cordata e i margini<br />
fogliari sono provvisti di 11-13 dentelli <strong>per</strong> <strong>la</strong>to sim<strong>il</strong>i a spine; l'eterof<strong>il</strong>lia,<br />
riscontrab<strong>il</strong>e in questa specie, fa sì che le foglie adulte assumano una forma<br />
più <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta che da giovane.<br />
Fiori: in P. angustifolia sono raggruppati in racemi ascel<strong>la</strong>ri ben più corti<br />
delle foglie e sono profumati; <strong>il</strong> calice è formato da 4 sepali brunastri,<br />
ispessiti ed arrotondati; <strong>la</strong> corol<strong>la</strong> comprende 4 petali bianchi. L’<br />
infiorescenza a racemo di P. <strong>la</strong>tifolia è di circa 10 mm di lunghezza ed è<br />
inserita all’ascel<strong>la</strong> delle foglie; sull’asse del racemo sono inseriti 5-7 fiori con<br />
calice a lobi triango<strong>la</strong>ri, corol<strong>la</strong> composta da 4 petali di colore bianco roseo,<br />
gial<strong>la</strong>stro o giallo-verdastro; <strong>il</strong> fiore è isodiametrico (1,5 mm di diametro),<br />
con stimma bifido<br />
Frutti: in P. angustifolia le drupe sono sferoidali, di 3-5 (fino ad 8) mm di<br />
diametro, appuntite all’ apice e di colore dapprima blu, a completa<br />
maturazione nero; in P. <strong>la</strong>tifolia <strong>la</strong> drupa si presenta subsferica, lunga 10 mm<br />
e <strong>la</strong>rga 7 mm, arrotondata o appiattita all’apice, dov’è comunque debolmente<br />
dentata. Inizialmente <strong>il</strong> colore è rosso <strong>per</strong> poi scurirsi, diventando nera a<br />
maturità. Contengono un unico seme<br />
Semi: numero di semi <strong>per</strong> Kg: 40.000-60.000.<br />
Habitat<br />
Entrambe le specie sono tipiche del<strong>la</strong> macchia mediterranea; in questo<br />
contesto costituiscono un importante elemento paesaggistico formando<br />
macchie e boschi, ma soprattutto costituendo un punto d’unione floristico tra<br />
le zone in cui prevale <strong>il</strong> leccio e quelle in cui si ha l’insediamento del carrubo.<br />
Sono diffuse lungo le colline aride e le val<strong>la</strong>te rocciose; resistono bene anche<br />
nelle zone più vicine al mare ed è possib<strong>il</strong>e rinvenirle fac<strong>il</strong>mente sulle dune<br />
del litorale. P. angustifolia è più termof<strong>il</strong>a di P. <strong>la</strong>tifolia.<br />
Altitudine: P. angustifolia 0- 600 m s.l.m.; P. <strong>la</strong>tifolia 0-800 m s.l.m.<br />
Tipo di terreno: preferiscono terreni calcarei; ambedue comunque si<br />
adattano su tutti i tipi di substrato.<br />
Distribuzione geografica<br />
Sono entrambe specie steno-mediterranee; P. <strong>la</strong>tifolia è diffusa in tutto <strong>il</strong><br />
Bacino Mediterraneo (ad eccezione dell’Egitto) e sulle coste meridionali del<br />
Mar Nero; P. angustifolia è diffusa nel Bacino Mediterraneo occidentale e<br />
centrale (fino all’ ex Jugos<strong>la</strong>via e all’ Albania). In Italia P. angustifolia è<br />
presente lungo le coste occidentali (dal<strong>la</strong> Liguria al<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria), in Sic<strong>il</strong>ia,<br />
Sardegna, e Isole minori; è più rara sul<strong>la</strong> costa adriatica dove si riscontra a<br />
Grado, Chioggia, Ravenna e nel Gargano; P. <strong>la</strong>tifolia si trova in tutte le<br />
regioni.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: l'inizio del germogliamento si ha tra metà marzo e metà<br />
apr<strong>il</strong>e (secondo le zone). L'accrescimento è intenso tra apr<strong>il</strong>e e giugno, in<br />
estate si ha una stasi a causa dell'aridità, <strong>la</strong> ripresa dell'attività avviene in<br />
settembre-ottobre (soprattutto in annate piovose).<br />
Fioritura: è compresa fra marzo e maggio ma si può spingere fino a giugno;<br />
<strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo può variare a seconda del clima.<br />
Fruttificazione: <strong>la</strong> maturazione dei frutti avviene tra novembre e dicembre.<br />
104
Impollinazione: anemof<strong>il</strong>a, ma spesso i fiori sono visitati dagli insetti che<br />
bottinano <strong>il</strong> polline.<br />
Disseminazione: è ad o<strong>per</strong>a dell’avifauna, ma vi contribuiscono anche le<br />
formiche.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: <strong>la</strong> P. angustifolia è ut<strong>il</strong>izzata nelle zone mediterranee marine <strong>per</strong><br />
consolidare terreni franosi e scarpate. La P. <strong>la</strong>tifolia è impiegata in<br />
vivaistica forestale <strong>per</strong> rimboschimenti in aree a vegetazione tipicamente<br />
mediterranea; a volte questa specie è sostituita al leccio quando questo non ha<br />
<strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di essere inserito <strong>per</strong>ché di dimensione troppo grande.<br />
Medicinali: <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> P. <strong>la</strong>tifolia, nelle zone a Sud del<br />
Mediterraneo è storicamente conosciuta <strong>per</strong> le proprietà antinfiammatorie<br />
orofaringeali; le foglie hanno noti effetti antinfiammatori e contengono<br />
f<strong>la</strong>vonoidi. Gli estratti acquosi, bolliti e non, di P. <strong>la</strong>tifolia hanno effetti<br />
epatoprotettivi, come già accertato dal<strong>la</strong> medicina popo<strong>la</strong>re giordana che<br />
usava gli estratti acquosi di questa pianta nel<strong>la</strong> cura dell’itterizia. Inoltre gli<br />
estratti di foglie di P. <strong>la</strong>tifolia mostrano <strong>la</strong> presenza di sostanze antiossidanti<br />
come l’alfa-tocoferolo.<br />
Industriali: <strong>la</strong> corteccia di P. <strong>la</strong>tifolia ha proprietà tintorie.<br />
Artigianali: <strong>il</strong> legno di P. angustifolia, essendo duro e compatto, è adatto <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong>vori al tornio; <strong>per</strong> questo motivo è adatto anche a fornire legna da ardere. Il<br />
legno di P. <strong>la</strong>tifolia, più duro che nel<strong>la</strong> specie predetta, è ut<strong>il</strong>izzato come<br />
combustib<strong>il</strong>e di buona qualità, dando un ottimo carbone.<br />
Ornamentali: entrambe le specie sono idonee ad un ut<strong>il</strong>izzo <strong>per</strong> siepe, P.<br />
angustifolia anche in zone litoranee (resiste all’ aerosol marino); viene inoltre<br />
ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong> l’ ottenimento di bonsai; molti vivaisti italiani provvedono al<strong>la</strong><br />
riproduzione e al<strong>la</strong> moltiplicazione <strong>per</strong> uso ornamentale. Ambedue le specie<br />
sono impiegate anche come fronda recisa.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
Le due specie non sono sempre fac<strong>il</strong>mente distinguib<strong>il</strong>i a causa del<strong>la</strong> estrema<br />
variab<strong>il</strong>ità delle foglie; spesso dai c<strong>la</strong>ssificatori le due specie sono state<br />
riunite in una so<strong>la</strong> (P. variab<strong>il</strong>is Timb.; P. vulgaris Caruel). Le foglie di P.<br />
<strong>la</strong>tifolia presentano dimorfismo legato all'età del<strong>la</strong> pianta, con foglie giovan<strong>il</strong>i<br />
ovate o ovato-<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>te, a base tronca o cordata; più tardi le foglie diventano<br />
ellittiche o <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>te, con base attenuata, più somiglianti a quelle di P.<br />
angustifolia e corrispondenti a quelle del taxon di dubbia validità chiamato P.<br />
media L.. A volte <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> forma ovata <strong>per</strong>siste anche allo stadio adulto. Non<br />
risulta esistere alcuna cultivar delle due specie.<br />
Propagazione<br />
Per seme: i frutti ben maturi devono essere raccolti entro dicembre, prima<br />
che cadano a terra. Il seme va estratto dal frutto, liberato dal<strong>la</strong> polpa,<br />
scarificato meccanicamente o chimicamente con immersione in acido<br />
solforico concentrato <strong>per</strong> 30 minuti cui devono seguire abbondanti <strong>la</strong>vaggi e<br />
<strong>la</strong> semina (è ut<strong>il</strong>e <strong>la</strong> pacciamatura delle aiuole). I semi possono essere<br />
conservati <strong>per</strong> pochi giorni senza alcun accorgimento oppure <strong>per</strong> 2-3 mesi in<br />
frigorifero mesco<strong>la</strong>ti a sabbia umida (equivalente a una stratificazione<br />
fredda). La semina si effettua subito dopo <strong>la</strong> raccolta oppure nel<strong>la</strong> primavera<br />
successiva, in entrambi i casi con seme scarificato.<br />
105
Per via vegetativa: <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di radicazione di questa specie è<br />
solitamente bassa. E’ meglio prelevare le talee in maggio-giugno (talee sem<strong>il</strong>egnose)<br />
rispetto all’autunno-inverno (talee legnose). Un trattamento<br />
ormonale con IBA o NAA, associato ad un <strong>la</strong>vaggio del<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> talea <strong>per</strong><br />
circa 12 h in acqua corrente a pH neutro, aumenta <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di<br />
radicazione. Buoni risultati propagativi sono costituiti dal<strong>la</strong> radicazione del<br />
40% delle talee.<br />
In vitro: sono stati definiti protocolli <strong>per</strong> <strong>la</strong> moltiplicazione in vitro di questa<br />
specie (vedi bibliografia).<br />
Allevamento delle piantine<br />
Dopo <strong>la</strong> semina invernale, effettuata in cassette, a marzo le piantine con<br />
almeno tre coppie di foglie vere vengono trapiantate in vaso di diametro 7<br />
cm, dove possono rimanere <strong>per</strong> altri 5-6 mesi. Al termine di tale <strong>per</strong>iodo si<br />
trapiantano in vaso da 16 cm di diametro. All'invasatura va aggiunto nel<br />
substrato un concime a lenta cessione con rapporto N:P:K = 1:0,3:0,7. La<br />
coltivazione è effettuata in pien’aria solo in area mediterranea.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: specie prettamente mediterranea, l’<strong>il</strong>atro rifugge da ambienti<br />
eccessivamente freddi, soprattutto nel senso del<strong>la</strong> frequenza dei freddi tardivi<br />
primaver<strong>il</strong>i; sopporta invece tem<strong>per</strong>ature anche assai basse, dell’ordine dei -<br />
6°, -8°C, se queste si presentano con gradualità e nel pieno del <strong>per</strong>iodo<br />
invernale. É quindi possib<strong>il</strong>e coltivarle in ambienti anche del Nord Italia, in<br />
esposizioni protette dai venti del Nord ed esposte a Sud, o in presenza di<br />
grandi masse d’acqua, come i <strong>la</strong>ghi alpini.<br />
Luce: richiede molta luce <strong>per</strong> una crescita ottimale.<br />
Acqua: sebbene abbia ridotte esigenze idriche, può ut<strong>il</strong>mente avvalersi di<br />
irrigazioni nei <strong>per</strong>iodi di maggiore deficit idrico.<br />
Vento: tollera bene i venti salmastri; <strong>per</strong> questo è usata anche come<br />
frangivento in aree a mare.<br />
Substrato: <strong>per</strong> quanto riguarda le esigenze pedologiche, non vi sono terreni<br />
del tutto impraticab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> queste specie, anche dal punto di vista del pH; ma<br />
poiché temono grandemente i ristagni idrici, nel caso di terreni arg<strong>il</strong>losi,<br />
specialmente se pianeggianti, grande cura deve essere posta nel<strong>la</strong><br />
preparazione del terreno al fine di garantirne <strong>la</strong> struttura e l’arieggiamento.<br />
Nel<strong>la</strong> pratica vivaistica si ut<strong>il</strong>izza un substrato a base di torba grosso<strong>la</strong>na<br />
(80%), pomice (15%), pozzo<strong>la</strong>na (5%).<br />
Elementi nutritivi: ha moderate esigenze<br />
Altro: resiste bene al<strong>la</strong> salinità e all’inquinamento atmosferico.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’ aridità: in es<strong>per</strong>imenti che simu<strong>la</strong>vano <strong>la</strong> scarsità di acqua, P.<br />
<strong>la</strong>tifolia non ha mostrato significative riduzioni nel<strong>la</strong> fotosintesi netta, a<br />
differenza di Arbutus unedo e Laurus nob<strong>il</strong>is; l’<strong>il</strong>atro è resistente alle forti<br />
inso<strong>la</strong>zioni ed al<strong>la</strong> ridotta umidità del terreno; tuttavia, sotto estreme<br />
condizioni di siccità estiva, P. <strong>la</strong>tifolia non è in grado di ottenere un positivo<br />
guadagno in carbonio.<br />
Capacità di ricaccio: presenta una elevata capacità pollonifera; quando<br />
tagliata drasticamente, ricaccia rapidamente e manifesta una crescita<br />
vigorosa.<br />
106
Resistenza agli incendi: quando viene distrutta da un incendio <strong>la</strong> P.<br />
angustifolia ricaccia dal<strong>la</strong> ceppaia con fac<strong>il</strong>ità, ritornando rapidamente a<br />
dimensioni del<strong>la</strong> pianta r<strong>il</strong>evanti. Le foglie di piante che hanno subito un<br />
incendio e poi si sono riprese (a distanza di un anno dal<strong>la</strong> distruzione)<br />
presentano valori più alti di N, Cu, K, Ni e lignina, più bassi di Mn, Na, Cr,<br />
Mg.<br />
Parassiti<br />
Funghi: le sue problematiche fungine sono poche e riguardano macu<strong>la</strong>ture<br />
fogliari dovute al<strong>la</strong> presenza di Alternaria spp., Ascochyta spp. e<br />
Phyllosticta spp.<br />
Insetti: i più frequenti fitofagi sono le cocciniglie Icerya purchasi,<br />
Pseudococcus longispinus, l’aleurodide Trialeurodes vaporariorum e l’afide<br />
Eriosoma <strong>la</strong>nigerum.<br />
Acari: sulle foglie qualche volta si trova <strong>il</strong> ragnetto rosso Tretranychus.<br />
Note<br />
Sulle due specie di Ph<strong>il</strong>lyrea, le api bottinano quantità di polline<br />
generalmente non su<strong>per</strong>iori al 10-20% del totale raccolto nelle zone dove<br />
sono presenti.<br />
Nel Gargano si rinvengono esemp<strong>la</strong>ri di Ph<strong>il</strong>lyrea sp. che presentano<br />
macrosomatismo (hanno raggiunto dimensioni ed età ben al di sopra del<strong>la</strong><br />
media). Le cause del fenomeno, che coinvolge anche altre specie, non sono<br />
ancora state chiarite.<br />
P. <strong>la</strong>tifolia è ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong> <strong>la</strong> costituzione delle siepi in agricoltura biologica<br />
in quanto ospita molti insetti ut<strong>il</strong>i al<strong>la</strong> gestione di un agroecosistema, inoltre è<br />
usata <strong>per</strong> tecniche di ingegneria naturalistica <strong>per</strong> <strong>la</strong> manutenzione del<br />
territorio a compatib<strong>il</strong>ità ambientale.<br />
Bibliografia<br />
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108
Nome comune: Lentisco, Lentischio<br />
Famiglia: Anacardiaceae<br />
pianta nell’ambiente naturale<br />
piantine da seme<br />
fiori masch<strong>il</strong>i<br />
Pistacia lentiscus L.<br />
109<br />
tronco di esemp<strong>la</strong>re arboreo<br />
fogliame<br />
frutti immaturi<br />
Descrizione<br />
Pianta: arbusto sempreverde di 1-3 m (raramente albero fino a 6-8 m), con<br />
accentuato odore di resina, molto ramificato.<br />
Rami: con disposizione sparsa e di rapida lignificazione; hanno portamento<br />
tendenzialmente orizzontale e contengono canali resiniferi.<br />
Corteccia: di colore cenerino nei giovani rami, bruno-rossastra nel tronco,<br />
squamosa.<br />
Foglie: inserite sul fusto con disposizione sparsa; paripennate con, in<br />
genere, 8-10 segmenti ottusi ellittico-<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ti di 7-9 mm di <strong>la</strong>rghezza e 22-<br />
30 mm di lunghezza, di consistenza coriacea, g<strong>la</strong>bri, di colore verde cupo,<br />
con piccolo mucrone apicale. Rachide leggermente a<strong>la</strong>to.<br />
Fiori: dioici, attinomorfi, pentameri, disposti in brevi (alcuni cm) e dense<br />
pannocchie c<strong>il</strong>indriche all'ascel<strong>la</strong> delle foglie prodotte sui rami dell'anno<br />
precedente; fiori masch<strong>il</strong>i vistosi <strong>per</strong> <strong>la</strong> presenza di stami di colore rosso
vivo, con 4-5 stami ed un pist<strong>il</strong>lo rudimentale; fiori femmin<strong>il</strong>i verdi; petali<br />
assenti.<br />
Frutti: drupe globose o lentico<strong>la</strong>ri, di diametro 4-5 mm, carnose, rossastre,<br />
nere a maturità, contenenti 1 solo seme.<br />
Semi: numero di semi <strong>per</strong> Kg: 30.000-85.000.<br />
Habitat<br />
Tipico componente del<strong>la</strong> macchia mediterranea sempreverde, è presente in<br />
partico<strong>la</strong>r modo nel<strong>la</strong> sua fascia più termof<strong>il</strong>a e lungo le coste. Forma anche<br />
da so<strong>la</strong>, soprattutto in Sardegna, macchie compatte molto estese. Non è<br />
specie colonizzatrice ma può assumere aspetto dominante nelle fasi di<br />
degradazione del<strong>la</strong> macchia, in partico<strong>la</strong>re dopo ripetuti incendi.<br />
Altitudine: 0-600 m s.l.m.<br />
Tipo di terreno: si ritrova su substrati pedologici di tipo diverso.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ presente sulle coste di tutto <strong>il</strong> Bacino Mediterraneo, eccetto nell’Africa<br />
Nord-Orientale; è presente anche nelle Isole Canarie. In Europa è specie<br />
steno-mediterranea. In Italia, allo stato spontaneo, si trova in Liguria, nel<strong>la</strong><br />
Peniso<strong>la</strong> (verso Nord fino ad Ancona, Terni, Lago Trasimeno, Senese,<br />
Chianti, Vers<strong>il</strong>ia), in Sic<strong>il</strong>ia e Sardegna.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: presente soprattutto in primavera e, secondariamente,<br />
in autunno-inverno. In estate <strong>la</strong> stasi è determinata dall’aridità, ma <strong>la</strong> pianta<br />
rimane di un colore verde vivo.<br />
Fioritura: avviene da marzo a maggio.<br />
Fruttificazione: <strong>la</strong> maturazione completa dei frutti è a novembre-dicembre.<br />
Impollinazione: anemof<strong>il</strong>a, ma spesso i fiori sono visitati dagli insetti che<br />
bottinano <strong>il</strong> polline<br />
Disseminazione: avviene ad o<strong>per</strong>a dell’avifauna, ma vi contribuiscono<br />
anche le formiche.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: ha notevole importanza ecologica <strong>per</strong> <strong>la</strong> rapidità con cui ripristina<br />
un buon grado di co<strong>per</strong>tura vegetale del suolo denudato, anche in<br />
conseguenza dello sv<strong>il</strong>uppo principalmente orizzontale del<strong>la</strong> chioma. E’<br />
stato finora poco ut<strong>il</strong>izzata nel<strong>la</strong> forestazione ecologica e nel<strong>la</strong> ricostituzione<br />
ambientale. Ha grande variab<strong>il</strong>ità ecofisiologica e capacità di adattamento a<br />
condizioni avverse. I teneri germogli, freschi e poco tannici, sono appetiti<br />
dai ruminanti selvatici.<br />
Medicinali: l’olio essenziale prodotto dai frutti è considerato efficace nel<strong>la</strong><br />
cura dei reumatismi; esso ha proprietà balsamiche, antinfiammatorie,<br />
sedative ed antisettiche delle mucose; l'alto contenuto di sostanze tanniche<br />
ne fa un valido aiuto in caso di dissenterie.<br />
Effettuando incisioni sul tronco e sui rami si ottiene una resina che si<br />
rapprende all'aria (mastice); essa ha un odore caratteristico e, nell'iso<strong>la</strong> di<br />
Chio (Grecia), costituisce un prodotto tipico a marchio D.O.P. (detto<br />
"gomma"). Il mastice, se masticato, diventa una pasta malleab<strong>il</strong>e che<br />
aderisce ai denti e, grazie al<strong>la</strong> sua azione antinfiammatoria e antisettica,<br />
110
combatte <strong>la</strong> gengivite, <strong>la</strong> piorrea e <strong>la</strong> paradontosi (<strong>la</strong> principale causa del<strong>la</strong><br />
caduta dei denti); inoltre profuma l'alito, producendo una sensazione di<br />
freschezza e di pulizia. E' stato recentemente dimostrato che <strong>il</strong> mastice<br />
inibisce <strong>la</strong> crescita di batteri contaminanti del cibo (salmonel<strong>la</strong>,<br />
staf<strong>il</strong>ococchi) e del batterio Helicobacter pylori, responsab<strong>il</strong>e dell'ulcera.<br />
Alimentari: <strong>la</strong> resina ottenuta dagli alberi viene ut<strong>il</strong>izzata, nel Mediterraneo<br />
Orientale, come sostanza da masticare, aromatizzante di bevande (es. vino),<br />
di ge<strong>la</strong>ti, di liquori. Anticamente le bacche erano usate <strong>per</strong> aromatizzare le<br />
carni. Nell'alimentazione animale, <strong>il</strong> panello residuo dall'estrazione dell'olio<br />
è ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e tale e quale come mangime, soprattutto <strong>per</strong> i suini, ed ha buone<br />
caratteristiche dietetiche. L’olio estratto dai frutti è commestib<strong>il</strong>e.<br />
Industriali: <strong>il</strong> mastice viene ut<strong>il</strong>izzato come sostanza adesiva. Viene<br />
ut<strong>il</strong>izzato anche nel<strong>la</strong> pittura: disciolto in essenza di trementina fornisce<br />
un'ottima vernice finale <strong>per</strong> i dipinti a tem<strong>per</strong>a e ad olio. E' ut<strong>il</strong>izzata inoltre<br />
nel<strong>la</strong> fotografia e nel<strong>la</strong> microscopia.<br />
Artigianali: un tempo si ut<strong>il</strong>izzava <strong>il</strong> legno <strong>per</strong> piccoli <strong>la</strong>vori al tornio,<br />
grazie al<strong>la</strong> sua durezza e al bel colore rosso-venato. Il mastice è ut<strong>il</strong>izzato<br />
<strong>per</strong> colorare <strong>il</strong> legno e come col<strong>la</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> porcel<strong>la</strong>na.<br />
Cosmetici: l'olio ricavato dai semi è usato <strong>per</strong> fare saponi.<br />
Ornamentali: tra le specie spontanee, questa pianta è <strong>la</strong> più richiesta dal<br />
mercato floricolo <strong>per</strong> le sue fronde verdi recise che, <strong>per</strong> <strong>la</strong> delicatezza del<br />
fogliame, sono partico<strong>la</strong>rmente idonee al<strong>la</strong> costituzione di composizioni<br />
floreali miste. Rappresenta una importante specie autoctona coltivata a<br />
livello vivaistico. Per <strong>la</strong> sua rusticità è tra le più adatte all'impiego nel<strong>la</strong><br />
riqualificazione ambientale e <strong>per</strong> l’all'arredo verde di zone marginali o<br />
diffic<strong>il</strong>i, quali quelle in forte pendio e altamente rocciose. Dà risultati<br />
migliori se <strong>la</strong>sciato in crescita libera o quasi.<br />
Altro: <strong>il</strong> lentisco può essere ut<strong>il</strong>izzato come portainnesto del pistacchio<br />
(Pistacia vera).<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
Indagini sono state effettuate nel<strong>la</strong> flora sarda sul<strong>la</strong> caratterizzazione di<br />
differenti ecotipi. Per quanto riguarda i caratteri morfologici del fogliame, <strong>la</strong><br />
lunghezza del<strong>la</strong> foglia può variare da 4 ad 8 cm; le foglioline variano nel<br />
rapporto lunghezza-<strong>la</strong>rghezza tra 1,8 e 4,0 e <strong>la</strong> loro lunghezza può arrivare a<br />
50 mm. Le infiorescenze <strong>per</strong> ramo variano tra 10 e 60. Risulta altamente<br />
variab<strong>il</strong>e anche <strong>il</strong> numero di frutti <strong>per</strong> cm di ramo (valori compresi tra 2 e<br />
18), <strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità del seme (tra quasi 0 e più del 60%), <strong>il</strong> tempo medio di<br />
germinazione (10-30 gg). E’ stata riscontrata una corre<strong>la</strong>zione positiva tra<br />
l’abbondanza del<strong>la</strong> fruttificazione e l’alta germinab<strong>il</strong>ità dei semi.<br />
Morfologia diversa del fogliame in piante da seme<br />
111<br />
pianta di taglia ridotta
Propagazione<br />
Per seme: non ci sono studi approfonditi sulle condizioni richieste <strong>per</strong> una<br />
buona e lunga conservazione del<strong>la</strong> semente. La germinab<strong>il</strong>ità è molto<br />
variab<strong>il</strong>e: da quasi nul<strong>la</strong> fino all’80 %.<br />
E’ bene rimuovere <strong>la</strong> polpa subito dopo <strong>la</strong> raccolta, completando<br />
l’o<strong>per</strong>azione con <strong>la</strong>vaggi che consentono l’eliminazione dei semi<br />
galleggianti. Talvolta <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di semi vani è elevata <strong>per</strong>ché possono<br />
essere presenti fenomeni di partenocarpia. L’endocarpo rappresenta una<br />
barriera in quanto rallenta l’assorbimento d’acqua e, di conseguenza, <strong>il</strong><br />
processo germinativo. Tuttavia l’ostacolo è su<strong>per</strong>ab<strong>il</strong>e tramite scarificazione<br />
meccanica. Alternativamente si può ricorrere al<strong>la</strong> vernalizzazione, che, in<br />
realtà, in questo caso agisce intaccando l’integrità dei tegumenti più che<br />
rimuovendo eventuali dormienze fisiologiche. Generalmente si esegue <strong>la</strong><br />
semina autunnale, subito dopo <strong>la</strong> raccolta. Viene in questo caso consigliata<br />
l'immersione del seme in acqua <strong>per</strong> 2-3 ore prima del<strong>la</strong> semina. Per le<br />
semine primaver<strong>il</strong>i è consigliab<strong>il</strong>e <strong>la</strong> scarificazione meccanica del seme<br />
oppure <strong>la</strong> vernalizzazione <strong>per</strong> 2-3 settimane.<br />
Il tempo di germinazione, in media, è di 20 giorni ad una tem<strong>per</strong>atura di<br />
27°C e con un foto<strong>per</strong>iodo di 14 ore.<br />
Per via vegetativa: questa specie presenta una notevole difficoltà nel<strong>la</strong><br />
produzione di radici avventizie dalle talee, dovuta al<strong>la</strong> degenerazione ed<br />
imbrunimento dei tessuti nel<strong>la</strong> porzione basale del<strong>la</strong> talea ed al<strong>la</strong> elevata<br />
abscissione delle foglie. La <strong>per</strong>centuale di radicazione è infatti quasi sempre<br />
nul<strong>la</strong>. Con talee apicali, risultati parzialmente positivi sono stati ottenuti<br />
prelevando le talee in giugno e trattando con IBA-K a 3500 ppm. (26% di<br />
radicazione), oppure nel mese di gennaio e trattando con IBA a 5000 ppm<br />
(21% di radicazione). Il metodo più semplice di propagazione vegetativa<br />
rimane attualmente l'impianto dei polloni radicati, che tuttavia ha <strong>il</strong> grosso<br />
inconveniente di non consentire l’ottenimento di piantine uniformi ed in<br />
numero elevato.<br />
In vitro: sono in fase di studio protocolli <strong>per</strong> <strong>la</strong> moltiplicazione in vitro di<br />
questa specie (vedi bibliografia).<br />
Allevamento delle piantine<br />
Vista <strong>la</strong> difficoltà del<strong>la</strong> propagazione vegetativa, le piantine vengono<br />
ottenute da seme. A causa del<strong>la</strong> crescita lenta del<strong>la</strong> pianta, <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza in<br />
vivaio dura quasi due anni (<strong>il</strong> vaso da 16 cm si ottiene in circa 18 mesi dal<strong>la</strong><br />
semina ) prima che le piante possano venire trapiantate nel<strong>la</strong> sede definitiva.<br />
Durante <strong>la</strong> prima estate, le giovani piantine vanno protette dall’eccessiva<br />
radiazione attraverso un leggero ombreggio. L’allevamento può essere fatto<br />
in contenitore od in piena terra; in quest’ultimo caso è necessario, al<br />
momento dell’estirpazione, prelevare insieme all'apparato radicale, una bel<strong>la</strong><br />
zol<strong>la</strong> di terra. Il <strong>per</strong>iodo migliore <strong>per</strong> l’impianto è l'autunno.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: può sopportare tem<strong>per</strong>ature fino a - 7°C; nelle regioni con<br />
inverni partico<strong>la</strong>rmente rigidi è bene porlo a dimora nei pressi di un muro od<br />
al riparo di altri arbusti.<br />
Luce: <strong>il</strong> lentisco necessita di posizioni soleggiate <strong>per</strong> sv<strong>il</strong>upparsi al meglio,<br />
ma può sopportare anche <strong>la</strong> mezz’ombra. La saturazione luminosa avviene a<br />
circa 1000 µmoli m 2 s -1 .<br />
112
Acqua: in genere non necessita di apporti idrici se non nei primi tempi dopo<br />
l’impianto. Nei mesi estivi, partico<strong>la</strong>rmente caldi e siccitosi, apporti idrici<br />
ogni 15-20 giorni sono favorevoli <strong>per</strong> <strong>la</strong> continuazione del<strong>la</strong> crescita.<br />
Vento: resiste ai venti salmastri e violenti. In zone ventose <strong>la</strong> chioma<br />
assume spesso un caratteristico portamento a pettine oppure a cuscinetto.<br />
Substrato: è indifferente al tipo di substrato (acido o alcalino, s<strong>il</strong>iceo o<br />
calcareo). Si adatta a terreni poveri e sciolti (in natura cresce anche in aree<br />
rocciose), ma cresce più rapidamente in quelli profondi e sufficientemente<br />
freschi. Il terreno deve essere ben drenato.<br />
Elementi nutritivi: è una pianta poco esigente, ma si avvantaggia di un<br />
moderato apporto di elementi nutritivi.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>la</strong> pianta rimane verde anche d'estate durante <strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>iodo di maggiore aridità.<br />
Capacità di ricaccio: emette naturalmente polloni; anche se <strong>la</strong> parte aerea<br />
viene asportata completamente, ricaccia dal<strong>la</strong> ceppaia.<br />
Resistenza agli incendi: i rami vengono praticamente distrutti dal fuoco,<br />
ma grazie al<strong>la</strong> sua capacità pollonifera, <strong>la</strong> pianta forma rapidamente nuova<br />
vegetazione dopo un incendio; differenze esistono tra gli ecotipi nel<strong>la</strong><br />
capacità di ricaccio dal<strong>la</strong> ceppaia. L’incendio non influisce sul<strong>la</strong><br />
disseminazione.<br />
Parassiti<br />
Funghi: sulle foglie, sovente, si nota <strong>la</strong> presenza di Ascochyta sp., Phoma<br />
sp., e Phyllosticta caprifolii; tra gli agenti di marciumi basali <strong>il</strong> più<br />
temib<strong>il</strong>e è Arm<strong>il</strong><strong>la</strong>ria mellea, causa di moria delle piante.<br />
Insetti: sono frequenti infestazioni di afidi, tra i quali Aploneura lentisci,<br />
specie che causa galle reniformi sulle foglie, e del lepidottero<br />
Cacoecimorpha pronubana; inoltre sono comuni molte cocciniglie, come<br />
Cerop<strong>la</strong>stes ruscii, Ph<strong>il</strong>ippia o<strong>la</strong>e e Saissetia oleae.<br />
Note<br />
Sin dall'antichità (Dioscoride, Ippocrate, Galeno, Plinio) erano apprezzate le<br />
sue molteplici proprietà. La produzione di mastice nell’iso<strong>la</strong> di Chio era<br />
abbondante. Il termine mastice deriva da mastìche, che indicava proprio <strong>la</strong><br />
resina chiara prodotta da questa pianta <strong>per</strong> incisione del fusto e dei rami.<br />
In Grecia <strong>la</strong> pianta era consacrata a Dictymna, una ninfa di Artemide che<br />
amava adornarsene; poiché analogo uso ne facevano le vergini elleniche, nel<br />
tempo questa pianta è rimasta legata ai simboli di purezza e verginità.<br />
Bibliografia<br />
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115
Rhamnus a<strong>la</strong>ternus L.<br />
Nome comune: A<strong>la</strong>terno, Legno puzzo<br />
Famiglia: Rhamnaceae<br />
rami giovani (ricaccio)<br />
fiori masch<strong>il</strong>i<br />
piante ad alberello<br />
116<br />
vegetazione a cespuglio<br />
pianta in frutto<br />
Descrizione<br />
Pianta: cespuglio, raramente alberello fino ad 8 metri di altezza o più, con un<br />
diametro del<strong>la</strong> chioma tra 1 e 2 metri; <strong>il</strong> legno fresco ha odore sgradevole.<br />
Rami: sono flessib<strong>il</strong>i, hanno disposizione sparsa sul fusto, da giovani sono<br />
pubescenti e arrossati.<br />
Corteccia: spessa, di colore marrone-rossastro, che si screpo<strong>la</strong> con l'età.
Foglie: sempreverdi, coriacee, con disposizione sparsa sui rami, con margine<br />
cart<strong>il</strong>agineo biancastro; picciolo di 1-8 mm; <strong>la</strong>mina di 2-6 cm di lunghezza, di<br />
forma variab<strong>il</strong>e (in genere ellittica), con margine seghettato o intero, con<br />
nervatura centrale pronunciata; <strong>la</strong> pagina su<strong>per</strong>iore è di colore verde-scuro,<br />
lucida e g<strong>la</strong>bra, <strong>la</strong> pagina inferiore è di colore verde-chiaro.<br />
Fiori: dioici (raramente fiori dei due sessi sono presenti sul<strong>la</strong> stessa pianta),<br />
pentameri o tetrameri, di 3-4 mm di diametro, profumati, disposti in piccoli<br />
grappoli ascel<strong>la</strong>ri di alcuni cm di lunghezza; peduncoli fiorali lunghi 3 mm;<br />
calice giallo-verdastro, con sepali eretti nei fiori femmin<strong>il</strong>i e riflessi in quelli<br />
masch<strong>il</strong>i; petali nulli (o al massimo 1).<br />
Frutti: drupe rosse, nere a maturità, di forma obovoide, lunghe 3-7 mm,<br />
contenenti in genere 3 semi.<br />
Semi: di forma ovale e lunghezza di circa 4 mm; presentano e<strong>la</strong>iosomi.<br />
Numero di semi <strong>per</strong> Kg: 20.000-50.000.<br />
Habitat<br />
Tipico elemento del<strong>la</strong> lecceta, del<strong>la</strong> macchia mediterranea e del<strong>la</strong> gariga. Si<br />
ritrova in zone costiere, rocciose, aride, in pendio, nelle fenditure del<strong>la</strong> roccia,<br />
in aree disturbate ed ai margini del bosco, nel greto dei ruscelli costieri, nel<br />
sottobosco rado.<br />
Altitudine: 0-700 m s.l.m.<br />
Tipo di terreno: cresce preferib<strong>il</strong>mente su terreni calcarei e rupestri, anche<br />
compatti.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie steno-mediterranea, diffusa nel Bacino Mediterraneo e nelle Isole<br />
Canarie. In Italia, allo stato spontaneo di trova in Liguria, in tutta <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong>,<br />
nelle Isole maggiori e minori; a Nord si spinge fino all'Appennino<br />
Romagnolo e Bolognese, in Garfagnana e Lunigiana; è naturalizzata sul Lago<br />
di Garda e di Como. E' avventizia in Nuova Ze<strong>la</strong>nda, dove è considerata una<br />
<strong>per</strong>icolosa infestante capace di alterare l'ecosistema dei boschi naturali a<br />
causa del<strong>la</strong> sua rapidità di diffusione a scapito del<strong>la</strong> vegetazione spontanea.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: l’inizio del germogliamento è a febbraio-marzo,<br />
contemporaneamente all'emissione dei fiori. La crescita tende ad arrestarsi<br />
nell'estate, coll'arrivo del<strong>la</strong> siccità.<br />
Fioritura: può aversi tra febbraio e maggio, secondo <strong>il</strong> microclima del<strong>la</strong> zona<br />
di crescita. Le infiorescenze compaiono all'ascel<strong>la</strong> delle vecchie foglie.<br />
Fruttificazione: i frutti giungono a maturità tra luglio ed agosto.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: <strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione dei semi avviene ad o<strong>per</strong>a sia dell'avifauna,<br />
che si nutre dei frutti, sia delle formiche (favorita dal<strong>la</strong> presenza di<br />
e<strong>la</strong>iosomi).<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: ha una spiccata attitudine colonizzatrice, potendosi diffondere<br />
rapidamente anche su terreni diffic<strong>il</strong>i (scoscesi, rocciosi, compatti). E’ una<br />
pianta mellifera. Ha una notevole capacità di ricaccio dal<strong>la</strong> ceppaia, fatto che<br />
le <strong>per</strong>mette di sopravvivere agli incendi.<br />
117
Medicinali: nell'industria farmaceutica quasi tutte le parti del<strong>la</strong> pianta sono<br />
impiegate nel<strong>la</strong> preparazione di <strong>la</strong>ssativi.<br />
Industriali: da foglie e rami freschi viene estratto un pigmento gialloaranciato,<br />
mentre dai frutti si ottiene un verde detto "vegetale".<br />
Artigianali: <strong>il</strong> legno, molto duro e di colore bruno-gial<strong>la</strong>stro, è ottimo <strong>per</strong><br />
piccoli <strong>la</strong>vori di tornio e di ebanisteria.<br />
Ornamentali: <strong>per</strong> <strong>la</strong> chioma compatta e <strong>la</strong> crescita lenta, ben si presta ad<br />
essere ut<strong>il</strong>izzata come pianta da siepe. Di partico<strong>la</strong>re pregio ornamentale è <strong>la</strong><br />
cultivar ‘Argenteovariegatus’, ut<strong>il</strong>izzata come pianta da giardino, da bordura,<br />
da fronda recisa. La durata in vaso del<strong>la</strong> fronda recisa è di almeno 10 giorni.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
Piuttosto variab<strong>il</strong>e è <strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> <strong>la</strong>mina fogliare, che può essere <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta,<br />
ellittica o ob<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta, raramente ovale o subrotonda. La lunghezza del<strong>la</strong><br />
<strong>la</strong>mina va da 2 fino a 6 cm, con una <strong>la</strong>rghezza tra 1 e 2 cm.<br />
La cultivar ‘Argenteovariegatus’ ha fogliame variegato, con le foglie<br />
marginate in bianco-crema; nel<strong>la</strong> parte interna del lembo sono distinguib<strong>il</strong>i<br />
più tonalità di verde. Rispetto al<strong>la</strong> specie tipo, i rami hanno una tonalità<br />
antocianica più intensa e <strong>la</strong> pianta ha una crescita più compatta e contenuta<br />
del<strong>la</strong> specie tipo (2-3 m di altezza al massimo). Come <strong>la</strong> specie, è molto<br />
resistente al caldo ed al<strong>la</strong> siccità. Essendo una pianta femmin<strong>il</strong>e, in autunno si<br />
ha anche <strong>la</strong> produzione di frutti, tuttavia limitata.<br />
Propagazione<br />
Per seme: dopo <strong>la</strong> raccolta autunnale, i frutti maturi devono essere spolpati<br />
<strong>per</strong> recu<strong>per</strong>are i semi che, una volta disidratati fino all’8-10% di contenuto<br />
idrico, possono conservare <strong>la</strong> loro germinab<strong>il</strong>ità (solitamente tra <strong>il</strong> 50 ed <strong>il</strong><br />
70%) <strong>per</strong> qualche anno se tenuti a basse tem<strong>per</strong>ature, in contenitori ermetici.<br />
La semina autunnale all’a<strong>per</strong>to consente una naturale rimozione del<strong>la</strong><br />
dormienza tramite le condizioni freddo-umide dell’inverno. Se si effettua <strong>la</strong><br />
semina primaver<strong>il</strong>e è opportuno vernalizzare <strong>il</strong> seme <strong>per</strong> 4-12 settimane. La<br />
scarificazione meccanica o chimica effettuata prima del<strong>la</strong> stratificazione<br />
fredda può migliorare <strong>la</strong> germinazione. La tem<strong>per</strong>atura ottimale di<br />
germinazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> seme che ha rimosso <strong>la</strong> dormienza in seguito a trattamenti<br />
o naturale esposizione al freddo invernale è di 20°C.<br />
A conferma del<strong>la</strong> forte caratteristica mediterranea di questa specie è stato<br />
dimostrato che <strong>la</strong> so<strong>la</strong> esposizione del seme al fumo, trattamento attualmente<br />
effettuato a livello s<strong>per</strong>imentale, aumenta visib<strong>il</strong>mente <strong>la</strong> velocità di<br />
germinazione e può anche incrementare leggermente l’entità.<br />
Per via vegetativa: sono ut<strong>il</strong>izzate talee apicali di tipo sem<strong>il</strong>egnoso prelevate<br />
in luglio-agosto, oppure talee legnose in autunno. Per propaggine o margotta<br />
si procede a metà primavera. La radicazione va effettuata in ambiente protetto<br />
sotto mist, con riscaldamento basale nel<strong>la</strong> stagione fredda. L’uso di ormoni<br />
radicanti può migliorare <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di radicazione, che non è comunque<br />
elevata.<br />
Allevamento delle piantine<br />
La semina può essere fatta a spaglio, trapiantando le piantine in vasetti<br />
quando esse sono abbastanza grandi da essere maneggiate. In caso di semina<br />
autunnale, le piantine vanno protette dal gelo nel primo inverno. Un leggero<br />
ombreggio e un'irrigazione <strong>per</strong>iodica favoriscono una migliore crescita<br />
118
nell’estate successiva. Le piantine da seme sono pronte al trapianto dopo circa<br />
due anni di crescita in vaso. La propagazione <strong>per</strong> talea riduce i tempi di<br />
<strong>per</strong>manenza in vivaio. Il substrato può essere di tipologia molto diversa,<br />
essendo <strong>la</strong> specie molto tollerante al riguardo. E’ bene aggiungere<br />
all’invasatura un concime a lenta cessione di circa 7-8 mesi di durata.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: resiste bene alle alte tem<strong>per</strong>ature estive. Al freddo è resistente<br />
fino ad almeno -6°C, <strong>la</strong> parte più legnosa del<strong>la</strong> pianta sopportando anche<br />
tem<strong>per</strong>ature minori. Tuttavia, sulle foglie giovani e sugli apici vegetativi, si<br />
possono avere necrosi con tem<strong>per</strong>ature di -2°C.<br />
Luce: è una specie eliof<strong>il</strong>a; preferisce <strong>per</strong>ciò le aree soleggiate, ma è<br />
tollerante anche ad un’ombra consistente (<strong>la</strong> pianta diventa <strong>per</strong>ò meno<br />
compatta e con foglie più grandi).<br />
Acqua: <strong>la</strong> pianta ha necessità di irrigazione solo allo stadio di giovane<br />
piantina e nei primi tempi dopo <strong>il</strong> trapianto in piena terra.<br />
Vento: è una pianta molto resistente ai venti salsi.<br />
Substrato: adattab<strong>il</strong>e a tutti i tipi di terreno, dagli acidi gli alcalini, da quelli<br />
aridi a quelli umidi.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: le piante in piena terra ben affrancate sono molto<br />
resistenti all’aridità, anche quando si trovano su terreni rocciosi.<br />
Capacità di ricaccio: anche se potata drasticamente, <strong>la</strong> pianta ricaccia<br />
rapidamente nuovi getti da gemme localizzate sul colletto o sulle radici, con<br />
un accrescimento re<strong>la</strong>tivamente veloce. Anche giovani piantine cui è tagliata<br />
<strong>la</strong> parte aerea hanno <strong>la</strong> capacità di produrre un nuovo fusticino dal<strong>la</strong> parte<br />
sotterranea. Le piante in libera crescita hanno inizialmente habitus<br />
cespuglioso ma, se <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura del terreno è totale, tendono col tempo a<br />
formare un tronco centrale.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>il</strong> fuoco distrugge <strong>la</strong> parte aerea del<strong>la</strong> pianta, ma si<br />
ha un rapido ricaccio da parte del<strong>la</strong> ceppaia.<br />
Parassiti<br />
Funghi: i funghi terricoli più <strong>per</strong>icolosi sono Arm<strong>il</strong><strong>la</strong>ria mellea e<br />
Phytophthora spp., che causano marciumi radicali. Sul<strong>la</strong> parte aerea,<br />
macu<strong>la</strong>ture fogliari sono dovute ad attacchi di Cercospora rhamnii,<br />
Cercospora aeruginosa e Phyllosticta rhamni. Puccinia coronata è <strong>la</strong> ruggine<br />
del Rhamnus: si presenta con pustole polverulente di colore arancione<br />
principalmente sul<strong>la</strong> pagina inferiore. Pericoloso è <strong>il</strong> mal bianco dovuto a<br />
Microsphaera alni, che causa malformazione delle foglie e <strong>la</strong> caduta precoce;<br />
si manifesta con macchie bianche cotonose nel<strong>la</strong> pagina su<strong>per</strong>iore delle<br />
foglie.<br />
Insetti: l’Oziorrinco (Otiorrhinchus sulcatus) danneggia le foglie e le radici.<br />
Malformazioni delle <strong>la</strong>mine fogliari sono dovute a punture di tripidi<br />
(Heliothrips haemorrhoidalis e Frankliniel<strong>la</strong> spp). Nel<strong>la</strong> stagione calda si<br />
notano spesso colonie di Aphis gossypii. Sulle foglie e sui rami si annidano<br />
colonie di cocciniglia bianca (Pseudau<strong>la</strong>caspis pentagona).<br />
Acari: <strong>la</strong> bronzatura delle foglie è causata dall’acaro Pannonychus ulmi.<br />
119
Note<br />
Il termine “Rhamnus” deriva dal greco “Rabdos” che significa "bastoncino"<br />
con riferimento al<strong>la</strong> flessib<strong>il</strong>ità dei rami. Le foglie con disposizione alterna<br />
hanno suggerito <strong>il</strong> nome del<strong>la</strong> specie.<br />
La pianta era usata nell'antichità <strong>per</strong> tingere di giallo i tessuti.<br />
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120
Rosmarinus officinalis L.<br />
Nome comune: Rosmarino, Ramerino<br />
Famiglia: Lamiaceae (sin. Labiatae)<br />
piante nell’ambiente naturale<br />
fioritura<br />
121<br />
talee radicate<br />
Descrizione<br />
Pianta: piccolo arbusto sempreverde di 30-120 cm di altezza<br />
(eccezionalmente fino a 2 m), con portamento dei rami variab<strong>il</strong>e.<br />
Frequentemente sono presenti nuovi germogli all’ascel<strong>la</strong> delle foglie.<br />
Rami: con disposizione opposta; verdi da giovani, si lignificano presto<br />
assumendo colorazione bruno-chiara.<br />
Corteccia: di colore bruno-chiara, a frattura longitudinale, desquamante.<br />
Foglie: lineari, revolute sul bordo, coriacee, opposte, sess<strong>il</strong>i, con intenso<br />
odore aromatico; <strong>la</strong>mina fogliare lineare, lunga 15-40 mm e <strong>la</strong>rga 2-3 mm, di<br />
sopra rugosa, lucida e di colore verde-scuro, di sotto bianco-tomentosa.<br />
Fiori: riuniti in vertic<strong>il</strong><strong>la</strong>stri ascel<strong>la</strong>ri 4-16 flori; calice pubescente,<br />
campanu<strong>la</strong>to, b<strong>il</strong>abiato, lungo 4-5 mm, diviso <strong>per</strong> un terzo, ingrossato al<strong>la</strong><br />
fruttificazione, un pò tomentoso; corol<strong>la</strong> b<strong>il</strong>abiata, lunga 10-12 mm,<br />
generalmente azzurro-chiara; due stami molto sporgenti; ovario b<strong>il</strong>ocu<strong>la</strong>re<br />
con due ovuli <strong>per</strong> loggia, stimma bifido.<br />
Frutti: costituiti da 4 nucule (tetrachenio) di colore marrone, di 2-2,5 mm di<br />
lunghezza, circondate dal calice <strong>per</strong>sistente. L'achenio (frutto indeiscente<br />
contenente un solo seme) costituisce l'unità di dis<strong>per</strong>sione di questa specie.<br />
Numero di acheni <strong>per</strong> Kg: 975.000.
Habitat<br />
Diffuso e caratteristico componente del<strong>la</strong> macchia bassa e del<strong>la</strong> gariga.<br />
Presente anche nei boschi radi. E’ specie pioniera.<br />
Altitudine: ad ampia valenza altimetrica (0-1200 m s.l.m.)<br />
Tipo di terreno: si ritrova in tutti i tipi di terreni, ma preferib<strong>il</strong>mente su<br />
quelli calcarei, dove riesce a raggiungere livelli altitudinali di oltre i 1000 m<br />
di quota.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie steno-mediterranea, presente nel Bacino del Mediterraneo e nelle<br />
Canarie. E’ coltivato in molte altre zone <strong>per</strong> <strong>il</strong> fogliame aromatico. In Italia,<br />
allo stato spontaneo, si trova lungo tutta <strong>la</strong> fascia costiera del<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong><br />
(sull’Adriatico solo fino al Molise), nelle Isole maggiori e in quasi tutte le<br />
minori; probab<strong>il</strong>mente spontaneo anche sul Garda; è comunemente coltivato<br />
negli orti e giardini delle aree nel<strong>la</strong> zona dell'olivo ed anche del<strong>la</strong> vite, e<br />
spesso diventa subspontaneo.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: è presente, in misura maggiore o minore, tutto l'anno. Si<br />
possono avere brevi stasi di crescita in corrispondenza di <strong>per</strong>iodi di forte<br />
aridità o di freddi prolungati.<br />
Fioritura: è estesa a gran parte dell'anno. Nel Nord-Italia è più concentrata<br />
nel <strong>per</strong>iodo primaver<strong>il</strong>e- estivo, nel Sud e nelle Isole può estendersi fino a<br />
quasi tutto l'anno.<br />
Fruttificazione: estesa a gran parte dell'anno, come <strong>la</strong> fioritura.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: <strong>per</strong> gravità, e forse con altri mezzi.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e come specie pioniera nei rimboschimenti di zone<br />
denudate dagli incendi<br />
Medicinali: l'olio essenziale di rosmarino è ut<strong>il</strong>mente impiegato <strong>per</strong> scopi<br />
curativi in base alle sue numerose proprietà. Agisce sul sistema nervoso: è<br />
<strong>per</strong>ciò efficace nelle affezioni a carattere spasmodico, quali tosse, asma,<br />
palpitazioni, vomito, dolori mestruali. Alcune ricerche hanno accertato che<br />
l'essenza di rosmarino aumenta l'attività elettrica nel<strong>la</strong> parte del cervello<br />
preposta al pensiero logico. E' disintossicante, stimo<strong>la</strong>nte, favorisce <strong>la</strong> diuresi.<br />
Abbassa <strong>il</strong> tasso di trigliceridi e di colesterolo nel sangue. Ha potere<br />
co<strong>la</strong>gogo: fac<strong>il</strong>ita <strong>la</strong> digestione. E’ antisettico e balsamico: è <strong>per</strong>ciò ut<strong>il</strong>e nelle<br />
ma<strong>la</strong>ttie da raffreddamento, contro <strong>il</strong> mal di go<strong>la</strong> (gargarismi) e in tutte le<br />
patologie bronchiali e asmatiche. Ha proprietà toniche sul<strong>la</strong> pelle: <strong>per</strong> uso<br />
esterno è usato sulle piaghe e le ulcere; colluttori al rosmarino rinforzano le<br />
gengive. Possiede proprietà analgesiche che lo rendono ut<strong>il</strong>e a essere usato<br />
contro i dolori artritici e reumatici e l’affaticamento musco<strong>la</strong>re. Diversi studi<br />
negli ultimi anni, su animali in <strong>la</strong>boratorio, hanno evidenziato che l’olio<br />
essenziale può aiutare nel<strong>la</strong> prevenzione di diversi tipi di tumore. L’olio va<br />
ut<strong>il</strong>izzato con parsimonia in quanto in dosi eccessive può provocare problemi<br />
di stomaco ed intestinali, fino ad essere tossico. L’olio e <strong>la</strong> tintura si trovano<br />
122
come prodotti di erboristeria; le foglie del<strong>la</strong> pianta si impiegano direttamente<br />
come tè, infuso, decotto.<br />
Alimentari: le foglie di rosmarino sono impiegate <strong>per</strong> aromatizzare e rendere<br />
più digerib<strong>il</strong>i le carni, <strong>la</strong> selvaggina ed <strong>il</strong> pesce; possono essere ut<strong>il</strong>izzate<br />
<strong>per</strong>ciò in moltissimi piatti e <strong>per</strong> questo motivo <strong>il</strong> rosmarino è di comune uso<br />
nel<strong>la</strong> cucina mediterranea. Si producono anche prodotti da forno aromatizzati<br />
col rosmarino (pane, focacce, grissini, ecc.). E' una pianta mellifera che fa<br />
produrre alle api abbondante miele.<br />
Industriali: Il rosmarino è conosciuto <strong>per</strong> contenere componenti<br />
antiossidanti, interessanti sostituti di sostanze sintetiche nell’industria<br />
alimentare. La produzione di olio essenziale di rosmarino viene ottenuta in<br />
gran parte in Francia in aziende semi-artigianali tramite dist<strong>il</strong><strong>la</strong>zione; <strong>il</strong><br />
prodotto proveniente dall’area di Grasse copre <strong>la</strong>rga parte del fabbisogno<br />
mondiale. Dall’industria cosmetica, l’olio è ut<strong>il</strong>izzato <strong>per</strong> produrre acque di<br />
colonia, shampoo, lozioni <strong>per</strong> capelli, essenze da bagno, dopobarba.<br />
Cosmetici: con l’olio essenziale si producono dopobarba, saponi, tonici <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
viso e shampoo. Le maschere <strong>per</strong> <strong>il</strong> viso al rosmarino sono efficaci contro le<br />
infiammazioni, i gonfiori, le eruzioni cutanee, l’invecchiamento del<strong>la</strong> pelle;<br />
massaggi del cuoio capelluto con l’olio sono rivitalizzanti e ut<strong>il</strong>i contro <strong>la</strong><br />
forfora.<br />
Ornamentali: le fronde recise vegetative di genotipi a portamento eretto<br />
sono ut<strong>il</strong>izzate <strong>per</strong> decorazioni floreali, insieme ad altre fronde. La<br />
produzione di piante in vaso, con genotipi sia di tipo eretto, che decombente o<br />
anche prostrato, alimenta un vasto commercio di piante aromatiche a duplice<br />
ut<strong>il</strong>izzo (culinario ed alimentare); vengono prodotte piante in contenitore da<br />
10 a più di 60 cm di diametro, allevate in differenti forme (cespuglio,<br />
alberetto, piramide, c<strong>il</strong>indro, spalliera). Nei giardini <strong>il</strong> rosmarino può essere<br />
impiegato come pianta in contenitore medio-grande, in piena terra come<br />
elemento iso<strong>la</strong>to (piante adulte) o da bordura (piante giovani). E’ut<strong>il</strong>izzato<br />
anche come pianta cespugliosa nell’arredo del verde stradale (viali, rotonde,<br />
spartitraffico) e come coprisuolo (forme prostrate); <strong>la</strong> ricca e continua<br />
fioritura e l’aspetto cespuglioso fa sì che <strong>la</strong> pianta venga maggiormente<br />
apprezzata, a questo scopo, se <strong>la</strong>sciata crescere liberamente.<br />
Altro: l’olio essenziale si usa come repulsivo nei confronti di insetti quali le<br />
zanzare. Unito ad altre essenze come Limone, Bas<strong>il</strong>ico, Arancio, Melissa,<br />
ecc. può creare miscele da mettere nelle vaschette bruciaprofumi <strong>per</strong><br />
deodorare e rinfrescare l'aria del<strong>la</strong> casa.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
La corol<strong>la</strong> può essere, oltre che tipicamente azzurro chiara, anche l<strong>il</strong><strong>la</strong> o<br />
bianca. Il portamento del<strong>la</strong> pianta varia dal prostrato, al decombente (<strong>il</strong> più<br />
frequente), all’eretto. La pianta si può presentare di aspetto compatto o con<br />
vegetazione a<strong>per</strong>ta. La fioritura presenta, secondo <strong>il</strong> genotipo specifico,<br />
<strong>per</strong>iodi più o meno lunghi e/o frequenti di produzione di fiori.<br />
Sono stati selezionati molti genotipi aventi, re<strong>la</strong>tivamente alle parti<br />
vegetative, differenti caratteristiche morfologiche, fenologiche, agronomiche<br />
e fitochimiche, e <strong>per</strong>ciò ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> finalità diverse: genotipi vigorosi, con<br />
fioritura più contenuta e meno frequente sono idonei <strong>per</strong> produzione di<br />
biomassa; nel settore ornamentale, genotipi aventi habitus compatto e limitato<br />
vigore sono idonei <strong>per</strong> produzione di piante in vaso, mentre quelli vigorosi ed<br />
eretti sono impiegab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> ottenere fronda recisa.<br />
123
Oltre che <strong>per</strong> gli aspetti morfologici (dimensioni foglie, lunghezza germoglio,<br />
numero di internodi <strong>per</strong> cm), una notevole variab<strong>il</strong>ità è stata riscontrata in<br />
parametri importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di biomassa quali (sono riportati di<br />
seguito i valori medi di differenti genotipi) <strong>il</strong> peso del<strong>la</strong> foglia (4-12 mg), <strong>il</strong><br />
peso fresco del germoglio (2,3-5,4 g), <strong>la</strong> % di peso delle foglie nel germoglio<br />
(58-70%). Variab<strong>il</strong>e è anche <strong>la</strong> vigoria del<strong>la</strong> pianta intera.<br />
Re<strong>la</strong>tivamente agli aspetti fitochimici, molto variab<strong>il</strong>e è <strong>la</strong> resa in olio<br />
essenziale (dall'1,5% al 3,6%) e <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di alcuni suoi importanti<br />
costituenti: sono infatti noti chemiotipi ad elevato contenuto in 1,8 cineolo, o<br />
di canfora (> 20%), o di verbanone (> 15%).<br />
Per quanto riguarda le selezioni di tipo ornamentale, esistono almeno 50 nomi<br />
di cultivar riportate in vari elenchi e cataloghi; esse si differenziano <strong>per</strong> le<br />
caratteristiche estetiche (dimensioni, portamento, intensità di fioritura, colore<br />
del fiore) ma anche <strong>per</strong> l’aromaticità del fogliame. Per <strong>il</strong> colore del fiore<br />
differente dal tipico blue, si ricordano ad esempio <strong>la</strong> 'Albus', a fiori bianchi, e<br />
<strong>la</strong> 'Majorca Pink', a fiori rosa. Altre cultivar sono state recentemente<br />
selezionate <strong>per</strong> essere impiegate nel<strong>la</strong> produzione di biomassa.<br />
fogliame in due genotipi diversi<br />
forma pendu<strong>la</strong><br />
124<br />
cultivar ‘Majorca Pink’<br />
forma eretta<br />
Propagazione<br />
Per seme: <strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità è variab<strong>il</strong>e, ma sempre non alta (30 – 50%). La<br />
raccolta e <strong>la</strong>vorazione del seme è piuttosto semplice e <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua<br />
conservazione si impiegano ambienti freschi (3-5°C) ed asciutti. Non ci<br />
sarebbe bisogno di pretrattare <strong>il</strong> seme, ma una stratificazione fredda <strong>per</strong> 30-60<br />
giorni favorisce <strong>la</strong> velocità e l’uniformità del<strong>la</strong> germinazione. Si segna<strong>la</strong><br />
anche l’impiego di acido gibberelico <strong>per</strong> favorire <strong>la</strong> germinazione.
Tem<strong>per</strong>ature intorno ai +20°C e assenza di luce sono le condizioni ottimali<br />
<strong>per</strong> una emergenza rapida. I semenzali sono piuttosto delicati e vanno protetti<br />
dal sole intenso durante le prime fasi dello sv<strong>il</strong>uppo. La semina primaver<strong>il</strong>e si<br />
effettua con seme eventualmente vernalizzato <strong>per</strong> breve <strong>per</strong>iodo.<br />
Per via vegetativa: <strong>la</strong> propagazione <strong>per</strong> talea fornisce in breve tempo piante<br />
omogenee e con apparato radicale ben sv<strong>il</strong>uppato. Talee di 10-15 cm si<br />
prelevano tra fine primavera e fine estate da germogli maturi e senza fiori. La<br />
radicazione si può fare direttamente in fitocelle od in vasi posti sotto ombraio,<br />
oppure in contenitori alveo<strong>la</strong>ri con terriccio: sabbia 50:50 in volume; l’UR è<br />
meglio che sia elevata, ma va bene anche UR ambientale. Le spruzzature di<br />
acqua sovrachioma devono essere frequenti in radicazione, ma <strong>la</strong> specie è<br />
meno esigente rispetto ad altre. Riguardo ai trattamenti ormonali, è meglio<br />
ut<strong>il</strong>izzare IBA a 1000 ppm rispetto a NAA, ma anche senza ormone si può<br />
avere una buona e rapida formazione di radici. Una buona radicazione si ha<br />
dopo circa 40 giorni dal<strong>la</strong> messa a dimora, migliorando dopo 60 gg. La<br />
<strong>per</strong>centuale di radicazione varia in funzione dell'epoca di taleaggi: migliore è<br />
a settembre (96%), ma anche ad apr<strong>il</strong>e su<strong>per</strong>a l’80%. Le radicazioni effettuate<br />
in <strong>per</strong>iodi freddi necessitano di un riscaldamento basale a 22-24°C (a livello<br />
delle talee).<br />
In vitro: sono stati definiti protocolli <strong>per</strong> <strong>la</strong> moltiplicazione in vitro di questa<br />
specie (vedi bibliografia).<br />
Allevamento delle piantine<br />
I semenzali sono delicati e vanno protetti dal<strong>la</strong> radiazione so<strong>la</strong>re intensa<br />
durante le prime fasi dello sv<strong>il</strong>uppo. A causa del<strong>la</strong> ridotta germinab<strong>il</strong>ità del<br />
seme e del<strong>la</strong> fac<strong>il</strong>e radicazione delle talee, le piantine vengono normalmente<br />
prodotte <strong>per</strong> via vegetativa; così si ottiene anche <strong>il</strong> mantenimento delle<br />
caratteristiche varietali. Le piantine vanno cimate <strong>per</strong> farle accestire. Va<br />
ut<strong>il</strong>izzato un substrato contenente terreno e ben drenante, poco concimato,<br />
con rapporto N:P:K=12:5:12 circa. Le piantine vanno tenute in una posizione<br />
calda e soleggiata, all’a<strong>per</strong>to; durante l’inverno vanno protette dal gelo.<br />
Soprattutto da giovani, le piantine di rosmarino sono sensib<strong>il</strong>i al freddo ed ai<br />
ristagni idrici (le foglie diventano brune e muoiono). Il trapianto in piena terra<br />
va fatto all’inizio dell’autunno o presto in primavera.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: le giovani piantine sono sensib<strong>il</strong>i al gelo, ma <strong>la</strong> resistenza al<br />
freddo aumenta con l’età del<strong>la</strong> pianta. Esiste una certa differenza tra le<br />
varietà: partico<strong>la</strong>rmente sensib<strong>il</strong>i sono le cv. ‘Beneden Blue’ e ‘Prostratus’,<br />
che sopportano solo pochi gradi sotto zero. Vengono riportate in bibliografia<br />
resistenze a tem<strong>per</strong>ature ben minori (fino ai –20°C del<strong>la</strong> cv. ‘Arp’), ma in<br />
genere <strong>la</strong> resistenza delle piante è fino a –10°C. Nell’Italia del Nord le piante<br />
adulte riescono generalmente a su<strong>per</strong>are indenni l’inverno.<br />
Luce: necessita di piena esposizione al sole, eccetto <strong>per</strong> <strong>la</strong> fase di semenzale.<br />
Acqua: Il rosmarino non necessita di grandi volumi di irrigazione e sopporta<br />
bene una certa carenza idrica.<br />
Vento: non soffre se esposto al vento salmastro.<br />
Substrato: non sopporta i ristagni d'acqua. Preferisce substrati asciutti,<br />
rocciosi o sabbiosi, con un buon drenaggio. Su suoli pesanti è più suscettib<strong>il</strong>e<br />
al freddo durante l’inverno.<br />
125
Elementi nutritivi: è poco esigente in fatto di elementi nutritivi. E' <strong>per</strong>ciò<br />
coltivab<strong>il</strong>e in terreni marginali poveri, diffic<strong>il</strong>mente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> specie più<br />
esigenti. Tollera valori di salinità del terreno fino a 6-8 mS/cm.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>la</strong> conducib<strong>il</strong>ità stomatica può ridursi del 50% durante<br />
<strong>per</strong>iodi di siccità senza alcuna danno <strong>per</strong> <strong>la</strong> pianta eccetto che una crescita<br />
ridotta. La aridità causa una significativa riduzione del<strong>la</strong> assim<strong>il</strong>azione di CO2<br />
senza provocare danni <strong>per</strong>manenti al<strong>la</strong> capacità fotosintetica del<strong>la</strong> pianta.<br />
Severe condizioni di stress idrico determinano abscissione delle foglie e<br />
curvatura delle stesse. La resistenza all’aridità <strong>per</strong>mette al rosmarino di<br />
comportarsi come specie pioniera su substrati rocciosi posti in luoghi<br />
soleggiati e ventosi.<br />
Capacità di ricaccio: può effettuarsi <strong>il</strong> taglio dei rami o <strong>la</strong> potatura in ogni<br />
stagione.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>la</strong> parte area del<strong>la</strong> pianta non sopravvive agli<br />
incendi; <strong>per</strong> colonizzare rapidamente gli ambienti precedentemente occupati,<br />
<strong>il</strong> rosmarino si affida esclusivamente al<strong>la</strong> riproduzione <strong>per</strong> seme. Il seme può<br />
sopportare tem<strong>per</strong>ature di 40-60°C <strong>per</strong> 24 ore senza danni <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua facoltà<br />
germinativa. Tem<strong>per</strong>ature su<strong>per</strong>iori (100°C <strong>per</strong> 15 minuti) riducono<br />
fortemente, ma non annul<strong>la</strong>no, <strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità. Questa tolleranza alle alte<br />
tem<strong>per</strong>ature <strong>per</strong>mette ai semi di sopravvivere sia al passaggio del fuoco sia<br />
al<strong>la</strong> forte inso<strong>la</strong>zione diretta derivante da una ridotta co<strong>per</strong>tura vegetale. La<br />
germinazione dei semi non è tuttavia stimo<strong>la</strong>ta da shock termici; infatti questa<br />
specie non è legata a luoghi disturbati <strong>per</strong>iodicamente da incendi ma ha <strong>la</strong><br />
capacità di colonizzare zone denudate tutto l'anno, potendo produrre in<br />
continuazione <strong>il</strong> seme.<br />
Parassiti<br />
Funghi: tra le fitopatie degli organi aerei sono riportati <strong>il</strong> mal bianco<br />
(Sphaerotheca fuliginea) e l’alternariosi (Alternaria sp.), che determina<br />
piccole macchie di colore scuro sulle foglioline. Marciumi basali possono<br />
essere provocati da Phytophthora sp., Pythium sp., e Rhizoctonia so<strong>la</strong>ni.<br />
Insetti: talvolta si è notata <strong>la</strong> presenza di <strong>la</strong>rve di Cacoecimorpha pronubana<br />
e di cocciniglie (Eulecanium corni).<br />
Acari: possono aversi attacchi di Tetranychus urticae, che con le sue punture<br />
causa <strong>la</strong> depigmentazione delle foglie.<br />
Note<br />
Già dall’antichità <strong>il</strong> rosmarino era usato come pianta medicinale, aromatica e<br />
da condimento. Nell'antico Egitto è stata rinvenuta una ricetta di un<br />
deodorante <strong>per</strong> <strong>il</strong> corpo del 1500 a.C.. Questa pianta ha sempre avuto fama di<br />
essere un tonico sia <strong>per</strong> <strong>il</strong> cuore che <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema nervoso. Nel XVI e XVII<br />
secolo veniva molto usato nei giardini come pianta da siepe, potato secondo<br />
lo st<strong>il</strong>e dell’arte topiaria.<br />
Per gli Egizi era simbolo di immortalità; ne sono stati trovati ramoscelli nelle<br />
tombe, in mano ai morti. L’uso funerario del rosmarino si è diffuso in gran<br />
parte del Mediterraneo ed anche nel Nord Europa; testimonianza se ne trova,<br />
ad esempio, nel<strong>la</strong> consuetudine che esisteva di includere <strong>il</strong> rosmarino tra le<br />
piante impiegate <strong>per</strong> le corone funebri.<br />
126
Nel<strong>la</strong> Grecia antica, se ne bruciavano i ramoscelli giovani durante le<br />
cerimonie religiose. I Romani incoronavano di rosmarino i Lari, i numi<br />
tute<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> casa.<br />
La paro<strong>la</strong> rosmarino deriva, secondo alcuni etimologi, dalle parole <strong>la</strong>tine ros<br />
(“rugiada”) e maris (“mare”).<br />
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128
Ruscus aculeatus L.<br />
Nome comune: Pungitopo, Rusco<br />
Famiglia: Ruscaceae (precedentemente inclusa nelle L<strong>il</strong>iaceae)<br />
giovani fronde<br />
fiori femmin<strong>il</strong>i<br />
frutti e semi<br />
129<br />
rizoma<br />
piante con frutti<br />
Descrizione<br />
Pianta: suffrutice rizomatoso alto fino a 120 cm, con rizoma strisciante e<br />
fusti eretti di colore verde-scuro, parzialmente lignificati e <strong>per</strong>sistenti, striati.<br />
Il rizoma è robusto, ramificato.<br />
Rami: inseriti sul<strong>la</strong> parte mediana e basale dei fusti aerei, con disposizione<br />
sparsa, più volte ramificati; i rametti dell’ultimo ordine sono distici e<br />
trasformati in f<strong>il</strong>loc<strong>la</strong>di, che sono rigidi, di colore verde scuro, di forma da<br />
<strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>ta ad ovato-acuminata (lunghezza 20-32 mm, <strong>la</strong>rghezza 8-14 mm),<br />
con una spina apicale pungente.<br />
Foglie: sono ridotte a squame biancastre di consistenza cartacea inserite sul<br />
fusto aereo. Al<strong>la</strong> loro ascel<strong>la</strong> sono inseriti i rametti verdi.
Fiori: poco vistosi, generalmente dioici, subsess<strong>il</strong>i, iso<strong>la</strong>ti o in piccoli gruppi,<br />
inseriti all’ascel<strong>la</strong> di una picco<strong>la</strong> brattea al centro del<strong>la</strong> pagina su<strong>per</strong>iore dei<br />
f<strong>il</strong>loc<strong>la</strong>di; tepali disposti in due vertic<strong>il</strong>li, di colore verde o soffusi di porpora,<br />
lunghi 2-2,5 mm; stami uniti in un tubo carnoso di circa 2 mm di lunghezza di<br />
colore violetto, con antere sess<strong>il</strong>i (antere assenti nei fiori femmin<strong>il</strong>i); ovario<br />
su<strong>per</strong>o racchiuso nel tubo staminale, nei fiori masch<strong>il</strong>i presente solo come<br />
vestigia.<br />
Frutti: bacche sferiche di diametro 1-1,5 cm, di colore rosso-vivo, lucide,<br />
con epicarpo consistente, contenenti 1 o, raramente, 2 semi.<br />
Semi: subsferici, di colore biancastro-traslucido, di diametro 7-8 mm.<br />
Numero di semi <strong>per</strong> Kg: 2.000-5.000.<br />
Habitat<br />
Diffusa come pianta di sottobosco sia nei boschi sempreverdi (leccete) che in<br />
quelli caducifogli termof<strong>il</strong>i, inoltrandosi nell’orizzonte montano. Pred<strong>il</strong>ige le<br />
zone calde ombrose o parzialmente soleggiate; lo si trova fac<strong>il</strong>mente nei<br />
luoghi aridi e sassosi.<br />
Altitudine: 0-600 m, al Sud fino a 1200 m.<br />
Tipo di terreno: preferisce i terreni calcarei.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie euri-mediterranea, diffusa nel Bacino Mediterraneo, nell’Europa<br />
Occidentale e Centrale (verso nord fino al<strong>la</strong> pianura ungherese ed<br />
all’Ingh<strong>il</strong>terra meridionale), nelle Canarie, in Asia Sud-Occidentale (coste del<br />
Mar Nero). In Italia è presente in tutto <strong>il</strong> territorio, mancando <strong>per</strong>ò in gran<br />
parte del<strong>la</strong> Pianura Padana. A causa del<strong>la</strong> sua coltivazione come pianta<br />
ornamentale, si trova sporadicamente naturalizzato anche al di fuori del suo<br />
naturale areale.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: l’emissione dei turioni si ha da fine marzo ad apr<strong>il</strong>e, con<br />
successivo loro rapido accrescimento in primavera; l’assunzione delle<br />
dimensioni e del<strong>la</strong> consistenza definitiva del fogliame si ha ad inizio estate.<br />
Fioritura: va da novembre ad apr<strong>il</strong>e, secondo <strong>la</strong> zona climatica.<br />
Fruttificazione: i frutti sono maturi in tardo autunno-inizio inverno; essi<br />
<strong>per</strong>mangono sul<strong>la</strong> pianta <strong>per</strong> 2-3 mesi dopo <strong>la</strong> maturazione.<br />
Impollinazione: non è ancora accertato quale sia <strong>la</strong> modalità di trasporto del<br />
polline dalle piante masch<strong>il</strong>i a quelle masch<strong>il</strong>i. Comunque, <strong>la</strong> quantità di<br />
polline prodotta dai fiori masch<strong>il</strong>i è inferiore a quel<strong>la</strong> delle specie impollinate<br />
dal vento.<br />
Disseminazione: <strong>la</strong> produzione di frutti rispetto al numero di fiori femmin<strong>il</strong>i<br />
è estremamente bassa (3% o meno); ciò non dipende dal<strong>la</strong> vitalità del polline<br />
o da problemi legati al<strong>la</strong> fecondazione, sembra invece legato al<strong>la</strong> difficoltà, da<br />
parte del polline, di arrivare sull'organo femmin<strong>il</strong>e. La disseminazione dei<br />
semi avviene probab<strong>il</strong>mente da parte degli uccelli, che si cibano dei frutti.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: contribuisce al<strong>la</strong> colonizzazione del sottobosco del<strong>la</strong> macchia<br />
mediterranea. Per <strong>la</strong> eccessiva raccolta dovuta al suo impiego sia in campo<br />
medicinale (<strong>il</strong> rizoma) che ornamentale (<strong>la</strong> fronda), è attualmente soggetto a<br />
protezione naturalistica, almeno parziale, in molte regioni d’Italia. A livello<br />
130
internazionale, costituisce una delle specie di tipo medicinale più minacciate,<br />
ed è specie protetta in diversi Stati europei; in Turchia si è giunti al<strong>la</strong><br />
estinzione completa delle popo<strong>la</strong>zioni naturali in alcune aeree in seguito al<strong>la</strong><br />
raccolta del rizoma.<br />
Medicinali: La radice e <strong>il</strong> rizoma contengono saponine steroidi (ruscogenina<br />
e neoruscogenina), dall'azione vasocostrittrice e antinfiammatoria, e <strong>la</strong> rutina,<br />
ad azione cap<strong>il</strong><strong>la</strong>roprotettrice. Il pungitopo è un potente tonico venoso: è in<br />
grado di aumentare <strong>la</strong> resistenza delle pareti dei cap<strong>il</strong><strong>la</strong>ri e normalizzarne <strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>meab<strong>il</strong>ità; <strong>per</strong> questo rientra nel<strong>la</strong> composizione di molti farmaci (creme,<br />
pomate, tisane, ecc.) ad azione antiemorroidale, antivaricosa,<br />
antinfiammatoria, diuretica. Ha anche proprietà lenitive, febbrifughe,<br />
<strong>la</strong>ssative, sudorifere e depurative. Il rizoma viene raccolto in settembreottobre<br />
ed essiccato all’aria od a bassa tem<strong>per</strong>atura. Talvolta viene ut<strong>il</strong>izzata<br />
<strong>la</strong> pianta intera. I frutti sono tossici, con forte azione purgante.<br />
Cosmetiche: <strong>per</strong> le sue proprietà antieritrositiche, antinfiammatorie e<br />
rinormalizzanti del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione <strong>per</strong>iferica, è indicato <strong>per</strong> pelli delicate,<br />
sensib<strong>il</strong>i, fac<strong>il</strong>i agli arrossamenti, svolgendo una buona azione protettiva<br />
contro sole, vento, smog, sbalzi termici.<br />
Alimentari: i giovani getti sono commestib<strong>il</strong>i ed hanno gusto amaro. Raccolti<br />
in primavera quando emergono dal terreno, vengono consumati come gli<br />
asparagi. I semi arrostiti sono un sostituto del caffè.<br />
Industriali: <strong>per</strong> le sue proprietà chimiche, <strong>il</strong> pungitopo viene impiegato<br />
nell’industria farmaceutica.<br />
Ornamentali: è tradizionalmente ut<strong>il</strong>izzata nel <strong>per</strong>iodo natalizio come fronda<br />
recisa <strong>per</strong> decorazioni floreali. Le fronde con i frutti sono ut<strong>il</strong>izzate tal quali<br />
allo stato fresco, quelle senza i frutti sono ut<strong>il</strong>izzate, in asciutto, sia al naturale<br />
(verdi) sia colorate (in oro, argento, colori iridescenti), ed anche<br />
confezionandole con elementi decorativi in materiale p<strong>la</strong>stico (nastri, palline<br />
colorate, fiori finti, ecc.). Il pungitopo è inoltre una apprezzata specie da<br />
giardino da coltivare in posizioni semi-ombrose ed idonea a costituire<br />
macchie sempreverdi.<br />
Germop<strong>la</strong>sma<br />
Il Ruscus aculeatus var. aculeatus 'Lanceo<strong>la</strong>tus' (pianta femmin<strong>il</strong>e) ha foglie<br />
strettamente <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>te molto rigide e steli grigio-verdi; in precedenza era<br />
chiamata Ruscus aculeatus var. angustifolius Boiss.<br />
Esistono alcune forme con fiori ermafroditi ed autofert<strong>il</strong>i; due di queste sono<br />
<strong>la</strong> 'Sparkler' e <strong>la</strong> 'Wheeler's Variety'.<br />
Propagazione<br />
Per seme: dopo <strong>la</strong> raccolta, generalmente a dicembre, i frutti interi possono<br />
essere stratificati prima del<strong>la</strong> semina primaver<strong>il</strong>e. In alternativa, si può<br />
rimuove <strong>per</strong> macerazione <strong>la</strong> polpa dei frutti <strong>per</strong> ottenere semi puliti (1 o 2 <strong>per</strong><br />
bacca) e <strong>per</strong> evitare <strong>la</strong> formazione di muffe. Non si dispone di dati sul<strong>la</strong><br />
conservab<strong>il</strong>ità dei semi, ma tutto fa supporre che sia possib<strong>il</strong>e mantenere <strong>la</strong><br />
germinab<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> alcuni anni.<br />
I semi di questa specie hanno dormienza accentuata. A tutt'oggi non si<br />
conoscono metodi veramente efficaci <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re velocemente <strong>la</strong> loro<br />
germinazione. Le semine primaver<strong>il</strong>i, precedute da vernalizzazione (all’a<strong>per</strong>to<br />
o in condizioni control<strong>la</strong>te), non danno risultati soddisfacenti in quanto <strong>la</strong><br />
germinazione è parziale, lenta e sca<strong>la</strong>re.<br />
131
L’ipotesi di una dormienza complessa di tipo morfo-fisiologica suggerirebbe<br />
un pretrattamento costituito da una lunga stratificazione calda seguita da una<br />
lunga vernalizzazione, anche <strong>per</strong> più cicli ripetuti, con semina primaver<strong>il</strong>e.<br />
Per via vegetativa: a settembre o prima dell’emissione dei nuovi germogli<br />
(fine inverno) si può effettuare <strong>la</strong> divisione dei cespi o trapiantare i giovani<br />
germogli presenti intorno alle piante madri.<br />
Allevamento delle piantine<br />
Avvenuta <strong>la</strong> germinazione, che può richiedere anche diversi mesi, <strong>la</strong> crescita<br />
del<strong>la</strong> pianta procede lenta. Le p<strong>la</strong>ntule nate in seminiera si possono ivi<br />
mantenere nel primo anno di crescita, ripicchettandole in singoli vasetti dal<br />
secondo anno in poi. Le piantine vanno mantenute in posizione ombreggiata<br />
e, in inverno, in ambiente non riscaldato ma protetto da eccessivi<br />
abbassamenti di tem<strong>per</strong>atura. Occasionalmente si può dare un concime<br />
liquido b<strong>il</strong>anciato. La piantagione in piena terra, con piantine ben formate, si<br />
può effettuare dopo almeno due-tre ulteriori anni di crescita; a tale scopo, va<br />
evitato <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo di attività vegetativa del<strong>la</strong> pianta. Piante ottenute da<br />
divisione di rizomi, di dimensioni maggiori di quelle da seme, possono essere<br />
piantate direttamente nel terreno nel<strong>la</strong> posizione definitiva o mantenute al<br />
massimo <strong>per</strong> un anno in vaso prima del<strong>la</strong> piantagione.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: preferisce ambienti caldi, ma è tollerante al freddo. Quando è<br />
in pieno riposo può resistere fino a –10°C od anche oltre.<br />
Luce: è moderatamente eliof<strong>il</strong>a e, <strong>per</strong> una ottimale crescita, <strong>la</strong> pianta non va<br />
esposta a lungo ai raggi diretti del sole; tollera invece anche un’ombra densa.<br />
In caso di esposizione diretta prolungata, <strong>il</strong> fogliame si scolorisce fortemente<br />
e <strong>la</strong> crescita si riduce.<br />
Acqua: vuole annaffiature moderate in estate, scarse in inverno. Nei terreni<br />
compatti le irrigazioni devono essere limitate anche in estate.<br />
Vento: tollera i venti salmastri.<br />
Substrato: tollera diversi tipi di substrato, sia riguardo al<strong>la</strong> tessitura che al<br />
pH, purché siano drenati. Il drenaggio è partico<strong>la</strong>rmente importante in quanto<br />
in posizioni ombreggiate l’evaporazione è limitata.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>la</strong> pianta cresce bene in condizioni di moderata<br />
disponib<strong>il</strong>ità idrica e può tollerare anche brevi <strong>per</strong>iodi di aridità, soprattutto<br />
quando le piante sono adulte.<br />
Capacità di ricaccio: qualora venga completamente asportata <strong>la</strong> parte aerea,<br />
nel<strong>la</strong> primavera successiva <strong>la</strong> pianta ricaccia dal rizoma nuovi turioni, di<br />
dimensioni ridotte nel primo anno, più vigorosi in quelli successivi; <strong>la</strong><br />
riduzione di vigoria dei nuovi turioni è molto meno marcata nel caso che<br />
almeno una parte del<strong>la</strong> parte aerea sopravviva.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>la</strong> parte aerea viene completamente distrutta dal<br />
fuoco. La pianta ricostituisce lentamente negli anni <strong>la</strong> parte aerea attraverso <strong>la</strong><br />
progressiva emissione di nuovi turioni dal rizoma sotterraneo.<br />
Parassiti<br />
Funghi: tra i funghi agenti di ma<strong>la</strong>ttie sono segna<strong>la</strong>ti Urocystis iaapianee,<br />
ruggine che attacca principalmente le parti più tenere, Coniothyrium sardoum,<br />
132
Leptosphaeria rusci, Phyllosticta hypoglossi, che causano delle macu<strong>la</strong>ture<br />
sui c<strong>la</strong>dodi.<br />
Insetti: i principali fitofagi di questa pianta sono le cocciniglie (Aspidiotus<br />
nerii, Pinnaspis aspidistrae, Cerop<strong>la</strong>stes rusci).<br />
Note<br />
Nelle campagne, le fronde pungenti del pungitopo venivano usate <strong>per</strong> tenere<br />
lontani i topi dalle cantine, ponendole intorno al formaggio e vicino alle carni<br />
conservate. Da questo uso deriva <strong>il</strong> nome comune del<strong>la</strong> specie. Anche<br />
l'agrifoglio era usato al<strong>la</strong> stessa stregua, essendo infatti anche chiamato<br />
"pungitopo maggiore".<br />
Il pungitopo era conosciuto <strong>per</strong> le sue proprietà curative fin dall'antichità,<br />
venendo usato come <strong>la</strong>ssativo, diuretico e <strong>per</strong> favorire <strong>il</strong> flusso mestruale;<br />
Galeno e Plinio <strong>il</strong> Vecchio le riportano con questo uso.<br />
Bibliografia<br />
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133
Sm<strong>il</strong>ax as<strong>per</strong>a L.<br />
Nome comune: Salsapariglia nostrana, Stracciabrache<br />
Famiglia: Sm<strong>il</strong>acaceae (precedentemente inclusa nelle L<strong>il</strong>iaceae)<br />
Fiori femmin<strong>il</strong>i (in alto)<br />
e masch<strong>il</strong>i (in basso)<br />
Foglie e frutti<br />
134<br />
Apparato radicale con stoloni<br />
Descrizione<br />
Pianta: liana sempreverde. Di taglia variab<strong>il</strong>e da 30 cm fino a 9 m, ha un<br />
apparato radicale robusto e tenace, di tipo rizomatoso-legnoso, che produce<br />
sia numerosi stoloni sotterranei sia fusti aerei; i fusti sono legnosi, sarmentosi,<br />
scarsamente ramificati, g<strong>la</strong>bri, tenaci, di sezione c<strong>il</strong>indrica, verdi o rossastri,<br />
spesso dotati di spine ricurve, con internodi disposti a zig zag che, subito sotto<br />
l’infiorescenza, sono raccorciati e con foglie di dimensioni decrescenti verso<br />
l'alto.<br />
Foglie: alterne, coriacee, di colore verde lucido, spesso macu<strong>la</strong>te di bianco,<br />
brevemente piccio<strong>la</strong>te (2-3 cm), provviste al<strong>la</strong> base del picciolo di due viticci<br />
di origine stipo<strong>la</strong>re; <strong>la</strong>mina astata o cuoriforme-sagittata, di 8-10 cm di
lunghezza e 4-5 cm di <strong>la</strong>rghezza, con nervature evidenti (7-9 nervi), con<br />
frequente presenza di spine ricurve sul margine e lungo <strong>la</strong> nervatura<br />
principale.<br />
Fiori: dioici, lievemente profumati, sistemati in infiorescenze terminali o<br />
ascel<strong>la</strong>ri formate da ombrellette sess<strong>il</strong>i 5-25 flore aventi l'asse a zig zag di 10-<br />
15 cm di lunghezza; i singoli fiori sono di forma stel<strong>la</strong>ta, di diametro 4-5 mm<br />
e sono costituiti da 6 tepali patenti (di cui i 3 esterni più grandi), di colore<br />
biancastro, verdognolo o rosato; i fiori masch<strong>il</strong>i sono provvisti di 6 stami, i<br />
femmin<strong>il</strong>i hanno l’ovario sormontato da 3 stimmi ricurvi.<br />
Frutti: riuniti in grappoli penduli sulle piante femmin<strong>il</strong>i; sono piccole bacche<br />
globose (diametro 5-9 mm) di colore rosso scuro a maturazione, più raramente<br />
nere, consistenti al tatto, contenenti ciascuna 1-3 semi.<br />
Semi: duri, tondeggianti, appuntiti in cima, di colore verde chiaro nelle<br />
bacche immature e successivamente rosso scuro (vengono colorati dal<strong>la</strong> polpa<br />
del<strong>la</strong> bacca a maturazione completa), immersi nel<strong>la</strong> polpa ge<strong>la</strong>tinosa.<br />
Dimensioni 1/2 o 1/3 del<strong>la</strong> bacca. Numero di semi <strong>per</strong> Kg: circa 4.500.<br />
Habitat<br />
E' una specie legata essenzialmente all’ambiente delle sclerof<strong>il</strong>le, dal<strong>la</strong> lecceta<br />
alle sue forme degradate fino al<strong>la</strong> gariga; presente spesso ai margini dei<br />
boschi, nelle siepi ed anche sui muri. Forma v<strong>il</strong>uppi inestricab<strong>il</strong>i quando si<br />
avvinghia ad altre piante.<br />
Altitudine: da 0 fino a 1200 m s.l.m.<br />
Tipo di terreno: Cresce su qualsiasi tipo di substrato: si ritrova dai terreni<br />
dunali costieri (fortemente sabbiosi) ai terreni con forte componente arg<strong>il</strong>losa.<br />
Distribuzione geografica<br />
Specie a distribuzione paleosubtropicale, è diffusa in tutta <strong>la</strong> Regione<br />
Mediterranea, nelle Isole Canarie, in Asia Minore e nell’Asia subtropicale fino<br />
all’India. In Italia si comporta come stenomediterranea: è comune in Liguria<br />
ed in tutta <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong>, nelle Isole maggiori e minori; al Nord è rara e si<br />
presenta solo in stazioni iso<strong>la</strong>te (Trieste, Grado, Chioggia, Cervia).<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: presenta vegetazione di rinnovo a partire da fine inverno<br />
fino all’estate. La fruttificazione nelle piante domesticate è in genere<br />
abbondante. La pianta produce a partire dall’autunno un gran numero di<br />
stoloni sotterranei, corti ed intricati, provvisti di gemme che sv<strong>il</strong>up<strong>per</strong>anno<br />
nuovi getti aerei soprattutto in primavera.<br />
Fioritura: in estate compaiono i primi abbozzi fiorali. L'antesi è autunnale,<br />
poco appariscente, e di durata limitata.<br />
Fruttificazione: in estate inizia <strong>la</strong> maturazione delle bacche, che si completa<br />
in autunno, anche se in modo sca<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> pianta; caratteristica è in autunno <strong>la</strong><br />
presenza contemporanea sulle piante femmin<strong>il</strong>i delle nuove infiorescenze e<br />
dei grappoli di bacche derivanti dal<strong>la</strong> precedente fioritura, con colore variab<strong>il</strong>e<br />
dal verde al rosso secondo <strong>il</strong> grado di maturazione. I frutti hanno una lunga<br />
<strong>per</strong>sistenza sul<strong>la</strong> pianta.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: avviene ad o<strong>per</strong>a dell’avifauna che ne preda le bacche, ma vi<br />
contribuiscono anche le formiche.<br />
135
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: La vegetazione tenera è appetita dagli animali selvatici. Può<br />
talvolta divenire specie infestante di diffic<strong>il</strong>e estirpazione, rendendo<br />
impenetrab<strong>il</strong>e <strong>la</strong> macchia <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua capacità di avvolgersi ad alberi, cespugli e<br />
siepi.<br />
Medicinali: nel<strong>la</strong> tradizione erboristica tutte le parti del<strong>la</strong> pianta,<br />
principalmente <strong>la</strong> parte ipogea, sono state usate in decotto come sudorifere e<br />
depurative, anche se ad attività b<strong>la</strong>nda. Infatti anticamente era coltivata come<br />
pianta officinale. Dal rizoma si estrae <strong>la</strong> salsapariglia, droga ad attività<br />
antireumatica.<br />
Alimentari: i giovani getti possono essere consumati come i giovani turioni<br />
di asparago; anche le giovani punte dei fusti in attiva crescita vengono<br />
apprezzate crude <strong>per</strong> insa<strong>la</strong>te o cotte con altre erbette al pari di ortiche o<br />
Clematis. Sono usi molto ristretti e legati a tradizioni regionali.<br />
Ornamentali: <strong>la</strong> specie costituisce un prodotto di nicchia nel comparto delle<br />
fronde recise. I tralci verdi di Sm<strong>il</strong>ax as<strong>per</strong>a, provvisti di foglie e lunghi<br />
almeno 35 cm si commercializzano tutto l’anno. Nel <strong>per</strong>iodo autunnale è<br />
molto apprezzata <strong>la</strong> fronda con bacca, che viene commercializzata con gli<br />
stessi criteri. La durata in acqua è lunga.<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
Esiste una forte variab<strong>il</strong>ità naturale <strong>per</strong> quanto riguarda forma, dimensione,<br />
macu<strong>la</strong>tura e spinescenza del<strong>la</strong> foglia (alcuni individui sono inermi), ma di<br />
scarso significato tassonomico. Le macu<strong>la</strong>ture delle foglie possono essere<br />
bianche o nere, di entità ed importanza molto variab<strong>il</strong>e. La <strong>la</strong>mina fogliare può<br />
essere più o meno coriacea, e di su<strong>per</strong>ficie estremamente ridotta. Anche le<br />
bacche di color nero presenti in alcuni individui non sono ritenute carattere<br />
distintivo. Alcuni c<strong>la</strong>ssificatori, <strong>per</strong>altro, distinguono dal<strong>la</strong> forma tipica più<br />
diffusa in Italia, caratterizzata da spinescenza pronunciata, <strong>la</strong> var. altissima (=<br />
S. mauritanica) con individui a foglia <strong>la</strong>rga ed aculei scarsi. La forma quasi<br />
del tutto inerme con bacca nera è denominata nigra. Viene anche segna<strong>la</strong>ta<br />
una varietà macu<strong>la</strong>ta, caratterizzata da foglie con ampia macu<strong>la</strong>tura bianca. Il<br />
riconoscimento ufficiale delle varietà è tuttavia controverso. Nelle piante<br />
domesticate ad uso ornamentale <strong>la</strong> variab<strong>il</strong>ità di caratteri viene conservata<br />
propagando le piante <strong>per</strong> via vegetativa.<br />
Propagazione<br />
Per seme: <strong>la</strong> dormienza dei semi è complessa e a tutt’oggi non si conoscono<br />
pretrattamenti efficaci <strong>per</strong> rimuover<strong>la</strong>. E’ molto probab<strong>il</strong>e che <strong>la</strong><br />
combinazione di estivazione + vernalizzazione prima del<strong>la</strong> semina possa<br />
migliorare <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di germinazione. La raccolta delle bacche mature si<br />
effettua al<strong>la</strong> fine dell’estate e si procede immediatamente al<strong>la</strong> rimozione del<strong>la</strong><br />
polpa. Si semina subito dopo e una parte del<strong>la</strong> germinazione avviene durante<br />
<strong>la</strong> primavera successiva, ma si completa in tempi lunghi <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> dormienza<br />
dei semi mostra una forte variab<strong>il</strong>ità.<br />
Per via vegetativa: si può effettuare <strong>per</strong> talea, <strong>per</strong> stolone, <strong>per</strong> divisione di<br />
cespo. Per talea: si effettua in tardo inverno o primavera con talee di punta o<br />
di nodo semierbacee (con 3-4 nodi) messe a radicare in letto di <strong>per</strong>lite,<br />
eventualmente riscaldato a 20 °C, sotto mist (<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di radicazione è<br />
del 70-80 % in circa 90 giorni). Per stolone: si effettua in primavera con<br />
stoloni di 5-10 cm e 3-8 nodi sotterranei, provvisti di gemma aerea di 2-3<br />
136
nodi; essi radicano in letto di <strong>per</strong>lite sotto mist come le talee semierbacee<br />
(70% di radicazione in 3 mesi). Per divisione di cespo: si effettua in autunno<br />
o in primavera; <strong>la</strong> porzione di rizoma deve avere almeno un getto aereo ben<br />
sv<strong>il</strong>uppato <strong>per</strong> una pronta ripresa funzionale del<strong>la</strong> nuova unità.<br />
Allevamento delle piantine<br />
La crescita delle piantine da seme è lenta (circa 150 giorni dal<strong>la</strong> semina al<strong>la</strong><br />
formazione di 2 foglie vere). A metà primavera si invasano le giovani p<strong>la</strong>ntule<br />
ottenute dalle semine autunnali; a fine primavera si effettua l'invasatura delle<br />
piante provenienti dai taleaggi di fine inverno/inizio primavera. Si ut<strong>il</strong>izzano<br />
vasetti di 8-12 cm di diametro, con substrato leggero poroso. L'allevamento<br />
delle piantine nel contenitore si ha <strong>per</strong> 12-18 mesi; 2 anni sono necessari <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> prima fioritura. Si possono impiegare concimi a lento r<strong>il</strong>ascio o<br />
fertirrigazioni moderatamente ricche in azoto. E' necessario prevedere un<br />
tutore ed un’attenta gestione dei rami <strong>per</strong> evitare l’intrecciamento inestricab<strong>il</strong>e<br />
dei fusti tra piante diverse. La coltivazione si svolge all’a<strong>per</strong>to nelle aree<br />
mediterranee, in mezz’ombra.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: è specie da climi caldi o miti. Le condizioni dell’ambiente<br />
mediterraneo sono ottimali. Resiste al freddo fino a –8,-10 °C.<br />
Luce: va coltivata in mezz’ombra, dove si sv<strong>il</strong>uppa lussureggiante e con<br />
foglie di maggiori dimensioni che in pieno sole, dove <strong>il</strong> colore delle foglie si<br />
schiarisce.<br />
Acqua: <strong>il</strong> bisogno è moderato. In piena terra resiste al<strong>la</strong> siccità sv<strong>il</strong>uppando<br />
radici profonde e rendendo più coriacei fusti e foglie.<br />
Vento: non crea partico<strong>la</strong>ri problemi.<br />
Substrato: tollera qualsiasi tipo di terreno. Preferisce substrati sciolti<br />
moderatamente fert<strong>il</strong>i, ben drenati.<br />
Elementi nutritivi: specie molto frugale, non esistono indicazioni in<br />
letteratura; si consiglia comunque un apporto di azoto non elevato.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: medio-alta, pur essendo pianta prevalentemente da<br />
sottobosco. Spesso <strong>la</strong> <strong>la</strong>mina fogliare ha su<strong>per</strong>ficie ridotta e maggiori as<strong>per</strong>ità<br />
in caso di siccità.<br />
Capacità di ricaccio: medio-alta. Brucata da animali o sfalciata, ricaccia<br />
stoloni sotterranei che sv<strong>il</strong>uppano le nuove gemme aeree, dapprima bianco<br />
rosate o gial<strong>la</strong>stre, con squame, sim<strong>il</strong>i a sott<strong>il</strong>i turioni, poi formando gli steli<br />
sarmentosi provvisti di foglie.<br />
Resistenza agli incendi: <strong>la</strong> parte aerea viene completamente distrutta dal<br />
fuoco. La pianta tuttavia ha radici molto profonde e stoloni sotterranei, che in<br />
caso d’incendio rimangono vitali e formano successivamente nuove gemme<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> ricostituzione del<strong>la</strong> vegetazione aerea.<br />
Parassiti<br />
Funghi: l’unico fungo descritto su questa pianta è Cercospora sm<strong>il</strong>acis, che<br />
determina delle macchie più o meno circo<strong>la</strong>ri sulle foglie.<br />
Insetti: una vasta gamma di cocciniglie sono state osservate su Sm<strong>il</strong>ax.<br />
Acari: possib<strong>il</strong>i attacchi di ragno rosso in ambiente protetto.<br />
137
Note<br />
Il genere conserva l’originario nome greco. Alcune specie esotiche (S.<br />
aristolochiaefolia, S. china , S. febrifuga, S. medica, S. officinalis, S. ornata,<br />
S. regelii, S. siph<strong>il</strong>itica ed altre) hanno un contenuto molto più elevato di<br />
salsapariglia nel rizoma rispetto a Sm<strong>il</strong>ax as<strong>per</strong>a.<br />
Nel<strong>la</strong> tradizione mitologica Sm<strong>il</strong>ax e Crocus erano giovani amanti trasformati<br />
poi in piante.<br />
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138
Spartium junceum L.<br />
Nome comune: Ginestra comune, Ginestra odorosa,<br />
Ginestra di Spagna<br />
Famiglia: Leguminosae (sin. Fabaceae)<br />
piante nell’ambiente naturale<br />
frutti e semi<br />
139<br />
fioritura<br />
Descrizione<br />
Pianta: arbusto sempreverde, di 1-3 m di altezza, di forma rotondeggiante.<br />
Rami: giunchiformi, di colore grigio-verde, compressib<strong>il</strong>i ma tenaci (diffic<strong>il</strong>i<br />
da spezzare con le mani), di sezione rotondeggiante, eretti o ascendenti, molto<br />
ramificati, con inserzione sparsa sul fusto.<br />
Corteccia: di colore marrone chiaro, leggermente rugosa.<br />
Foglie: con disposizione sparsa, coriacee, sess<strong>il</strong>i o brevemente piccio<strong>la</strong>te,<br />
precocemente caduche, al<strong>la</strong> fioritura quasi scomparse; <strong>la</strong>mina intera di forma<br />
da obovato-oblunga a lineare, lunga 18-25 mm e <strong>la</strong>rga 3-6 mm, g<strong>la</strong>bra sopra,<br />
sericea di sotto.<br />
Fiori: ermafroditi, profumati, disposti in racemi terminali <strong>la</strong>ssi lunghi fino a<br />
45 cm; peduncoli di 3 mm; calice membranoso, diviso su<strong>per</strong>iormente, con 5<br />
corti denti, lungo 4 mm; corol<strong>la</strong> di tipo pap<strong>il</strong>ionaceo di colore giallo-intenso,<br />
con carena di 22-25 mm di lunghezza e vess<strong>il</strong>lo di 20 x 18 mm; stami 10<br />
diadelfi (9 fusi tra loro, 1 libero), ovario su<strong>per</strong>o, st<strong>il</strong>o sormontato da uno<br />
stigma semplice.<br />
Frutti: legumi appiattiti, deiscenti, neri o marrone scuro, eretti, leggermente<br />
falciformi, lunghi 50-80 mm e <strong>la</strong>rghi 6-7 mm, leggermente pubescenti<br />
all’inizio, poi g<strong>la</strong>bri, contenenti 10-18 semi. Peduncoli fruttiferi lunghi 6 mm.<br />
Semi: lucidi, compressi, di colore marrone-rossiccio, di forma più o meno<br />
rettango<strong>la</strong>re; lunghezza del seme 4-5 mm. Numero di semi <strong>per</strong> Kg: 67.000 –<br />
100.000.
Habitat<br />
Forma di rego<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>menti densi, anche su ampie estensioni, ma si diffonde<br />
preferenzialmente e vigorosamente solo ove scarsa o nul<strong>la</strong> è <strong>la</strong> concorrenza di<br />
altre specie arbustive (specie pioniera). Si ritrova in boschi e cespuglieti<br />
asciutti e soleggiati ed in zone declivi (scarpate, pendii).<br />
Altitudine: 0-600 m s.l.m., sull’Appennino meridionale fino a 1200-1400 m,<br />
sull’Etna fino a 2000 m.<br />
Tipo di terreno: cresce in terreni secchi, sabbiosi o rocciosi (incluse le<br />
retrodune costiere); si ritrova di preferenza su calcare.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie euri-mediterranea, diffusa anche in zone più fredde dell’area tipica<br />
del<strong>la</strong> macchia mediterranea (fascia sub-mediterranea). E’ presente, allo stato<br />
spontaneo, nel<strong>la</strong> Regione Mediterranea, in Portogallo, nelle Isole Canarie; è<br />
naturalizzata in California, Messico, Africa del Sud, sulle Ande. In Italia si<br />
ritrova in tutte le Regioni come pianta spontanea.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: l’inizio del germogliamento è in marzo. Si ha<br />
accrescimento intenso tra apr<strong>il</strong>e e giugno. Nelle aree più fredde <strong>la</strong> ripresa<br />
vegetativa è posticipata di circa un mese.<br />
Fioritura: l’inizio è in maggio, <strong>la</strong> massima espressione si ha in giugno,<br />
durando fino a luglio.<br />
Fruttificazione: i frutti sono maturi da agosto in poi. Una pianta può<br />
produrre fino a 7-10m<strong>il</strong>a semi <strong>per</strong> stagione.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a<br />
Disseminazione: <strong>per</strong> gravità, e forse con altri mezzi.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: si presta egregiamente <strong>per</strong> <strong>il</strong> consolidamento di pendii franosi,<br />
grazie all' apparato radicale molto sv<strong>il</strong>uppato; <strong>per</strong> questo è spesso estesamente<br />
ut<strong>il</strong>izzata in ambito forestale nel<strong>la</strong> riedificazione ambientale (ripristino del<strong>la</strong><br />
co<strong>per</strong>tura vegetale in terreni collinari e montani denudati da erosione, frane,<br />
incendi) e <strong>per</strong> <strong>la</strong> rapida colonizzazione di aree marginali (es. cave dismesse,<br />
discariche, scarpate autostradali e ferroviarie, bordi di strade). Può diventare<br />
infestante in condizioni favorevoli. La lunga vitalità dei semi (almeno 5 anni)<br />
<strong>per</strong>mette <strong>la</strong> formazione di una consistente banca di semi vitali nel suolo.<br />
Medicinali: è una pianta tossica (vedi Note), <strong>per</strong> cui gli usi medicinali <strong>per</strong> cui<br />
è ancora oggi indicata sono da valutare attentamente. Ne viene riportato l’uso<br />
in forma di infuso di fiori <strong>per</strong> crisi gottose; l’uso di un singolo fiore sotto <strong>la</strong><br />
lingua <strong>per</strong> pochi minuti sembra porre rimedio all’affaticamento cardiaco;<br />
anche l’uso dei semi viene citato in varia forma (decotto, poltiglia) a scopo di<br />
forte purgante.<br />
Alimentari: si ottiene un' ottimo miele dal nettare dei fiori (che sono<br />
profumati).<br />
Industriali: dai fiori si estrae un colorante giallo ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e in diverse<br />
applicazioni, tra cui le tinture <strong>per</strong> capelli. Dal fusto si ricava una fibra tess<strong>il</strong>e<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di corde e indumenti, che può dare degli interessanti<br />
prodotti sostitutivi di canapa, lino e juta. La ginestra è idonea al<strong>la</strong> produzione<br />
140
di pasta cellulosa, <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> carta. Inoltre le fibre, ricavate dai<br />
suoi rametti verdi (detti “ vermene”) mostrano notevoli capacità di resistenza<br />
e flessib<strong>il</strong>ità; le vermene sono un ottimo sostituto del<strong>la</strong> fibra di vetro, che ha <strong>il</strong><br />
grave difetto di non essere ricic<strong>la</strong>b<strong>il</strong>e, e non sono infiammab<strong>il</strong>i; <strong>per</strong> queste<br />
caratteristiche esse presentano buone prospettive nell'industria<br />
automob<strong>il</strong>istica, <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di p<strong>la</strong>nce e sportelli in vetture<br />
ecocompatib<strong>il</strong>i.<br />
Artigianali: i rami, <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro flessib<strong>il</strong>ità, sono ut<strong>il</strong>izzati <strong>per</strong> <strong>la</strong> fabbricazione<br />
di panieri e, nelle pratiche agricole, come legacci.<br />
Ornamentali: è ut<strong>il</strong>izzata come pianta da giardino, essendo apprezzata <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
fioritura abbondante e profumata e <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua rusticità e fac<strong>il</strong>ità di<br />
coltivazione, soprattutto nei climi miti ed in ambienti soleggiati; necessita di<br />
potature <strong>per</strong> contenere l'espansione del<strong>la</strong> chioma.<br />
Nessuna cultivar esistente.<br />
Germop<strong>la</strong>sma<br />
Propagazione<br />
Per seme: generalmente si semina in primavera con seme scarificato. La<br />
scarificazione chimica può essere effettuata con acidi o alcali, oppure<br />
meccanicamente, attraverso appositi apparecchi (es. elettrici). In quanto<br />
appartenente alle leguminose, valgono tutte le considerazioni riportate <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
famiglia (v. Appendice).<br />
Per via vegetativa: si effettua tramite radicazione di talea legnosa in<br />
autunno.<br />
Allevamento delle piantine<br />
Nel<strong>la</strong> primavera successiva al<strong>la</strong> semina le piantine sono trapiantab<strong>il</strong>i in piena<br />
terra. La crescita, e soprattutto <strong>la</strong> sopravvivenza delle piantine, nei primi anni<br />
risulta fotemente influenzata dall’instaurarsi di simbiosi con rizobi specifici<br />
(Bradyrhyzobium spp.) e con funghi del genere Glomus; infatti in questo<br />
modo <strong>la</strong> pianta trova nel<strong>la</strong> rizosfera maggiori disponib<strong>il</strong>ità sia di azoto sia di<br />
elementi minerali, che risultano importanti <strong>per</strong> l’adattamento del<strong>la</strong> pianta<br />
all’ambiente, soprattutto in situazioni diffic<strong>il</strong>i. Per questo l’inocu<strong>la</strong>zione<br />
artificiale in vivaio con tali microrganismi può trovare positiva applicazione.<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: resiste al gelo, sopportando tem<strong>per</strong>ature fino a –10°C.<br />
Luce: cresce bene in pieno sole; tollera una parziale ombra.<br />
Acqua: tollera bene <strong>la</strong> siccità, ma sa sfruttare una buona disponib<strong>il</strong>ità idrica<br />
nel terreno.<br />
Vento: sopporta forti venti, ma <strong>la</strong> crescita si riduce e <strong>la</strong> pianta diventa più<br />
compatta. Cresce bene in zone litoranee e tollera <strong>il</strong> vento salmastro.<br />
Substrato: ha elevata adattab<strong>il</strong>ità a differenti tipi di substrato. Preferisce i<br />
terreni sabbiosi poveri, anche sassosi, ma cresce anche in terreni compatti<br />
purché non umidi, in quanto richiede un buon drenaggio.<br />
Elementi nutritivi: richiede un terreno non troppo dotato di elementi<br />
nutritivi.<br />
141
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: è adattab<strong>il</strong>e a terreni aridi, grazie al suo apparato<br />
radicale abbondante. Con una ridotta disponib<strong>il</strong>ità idrica nei terreni compatti,<br />
<strong>la</strong> pianta fiorisce bene ma <strong>la</strong> crescita dei rami e <strong>la</strong> fruttificazione è irrego<strong>la</strong>re.<br />
Capacità di ricaccio: <strong>la</strong> pianta presenta elevata capacità pollonifera. Le<br />
piante con maggiore numero di polloni risultano anche più alte e più espanse.<br />
La pianta necessita di potature <strong>per</strong> contenere l'espansione del<strong>la</strong> chioma e, in<br />
caso di necessità, può essere potata drasticamente (a livello del terreno).<br />
Resistenza agli incendi: dopo <strong>il</strong> passaggio del fuoco, <strong>la</strong> ginestra ricaccia<br />
dal<strong>la</strong> ceppaia, ricostituendo in pochi anni <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura<br />
vegetale originaria.<br />
Altro: E’ tollerante all’inquinamento. Migliora <strong>il</strong> terreno in qualità di<br />
leguminosa, contribuendo ad arricchirlo di azoto.<br />
Parassiti<br />
Funghi: le ma<strong>la</strong>ttie dell’apparato radicale sono dovute a Arm<strong>il</strong><strong>la</strong>ria mellea e<br />
Rosellinia necatrix. Sulle foglie Ceratophorum setosum e Septoria citisi<br />
causano macu<strong>la</strong>ture; Erisyphe poligoni è l’agente del mal bianco e Uromyces<br />
genistae tintoriae provoca <strong>la</strong> comparsa di pustole rugginose. Phomopsis sp.<br />
causa un cancro dei rametti.<br />
Insetti: tra i parassiti animali sono principalmente citati Aphis cracivora, le<br />
cocciniglie Chionastis salicis e Pseudau<strong>la</strong>caspis pentagona.<br />
Acari: gli eriofidi Eryophies genistae e E. spartii possono provocare gravi<br />
de<strong>per</strong>imenti.<br />
Note<br />
Contiene un alcaloide velenoso, <strong>la</strong> citisina. Per questo è importante non<br />
confonder<strong>la</strong> con <strong>la</strong> Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius (L.) Link) che<br />
contiene altri alcaloidi fra i quali <strong>la</strong> sparteina, ut<strong>il</strong>izzata come sedativo <strong>per</strong> le<br />
palpitazioni cardiache. Tutta <strong>la</strong> pianta è velenosa, in partico<strong>la</strong>r modo i semi,<br />
che è molto rischioso ingerire. La tossina colpisce <strong>il</strong> sistema nervoso centrale;<br />
i sintomi da avvelenamento si manifestano entro 1 ora, con disturbi<br />
gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea), crisi convulsive, stato comatoso<br />
che può giungere fino al<strong>la</strong> morte. La citisina risulta fatale in dosi su<strong>per</strong>iori a 5<br />
mg.<br />
E' pianta nota fin dall`antichità <strong>per</strong> <strong>il</strong> suo impiego come pianta da fibra. La<br />
stessa etimologia del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca (“spartos”) sta a indicare <strong>la</strong> tradizionale<br />
ut<strong>il</strong>izzazione del<strong>la</strong> fibra nel<strong>la</strong> produzione di stuoie, corde, e manufatti vari.<br />
Bibliografia<br />
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143
Thymus capitatus (L.) Hofmgg. et Lk.<br />
sinonimo : Coridothymus capitatus (L.) Rchb.f.<br />
Nome comune: Timo capocchiuto, Timbra<br />
Famiglia: Lamiaceae (sin. Labiatae)<br />
piante nell’ambiente naturale<br />
pianta vegetativa<br />
144<br />
piante fiorite<br />
Descrizione<br />
Pianta: piccolo arbusto sempreverde (30-60 cm di altezza) a portamento<br />
eretto e di forma quasi emisferica.<br />
Rami: prostato-ascendenti, rivestiti di peli stel<strong>la</strong>ti di colore bianco-verdastro.<br />
All’ascel<strong>la</strong> delle foglie inferiori si sv<strong>il</strong>uppano rametti più corti e ricchi di<br />
foglie.<br />
Corteccia: di colore biancastro-cenerina.<br />
Foglie: opposte, con <strong>la</strong>mina lineare o <strong>la</strong>nceo<strong>la</strong>to-acuta (5-12 x 1,8 mm),<br />
revolute ai margini, provviste di numerose piccole ghiandole oleifere. Le<br />
foglie più giovani sono rico<strong>per</strong>te da peli corti e bianchi.<br />
Fiori: ermafroditi, con corol<strong>la</strong> tubu<strong>la</strong>re di colore rosa-purpureo, raccolti in<br />
infiorescenze terminali ovoidi. Presenza di ghiandole oleifere su corol<strong>la</strong> e<br />
calice.<br />
Frutti: acheni di piccole dimensioni provvisti di ghiandole. L’achenio<br />
costituisce l’unità di dis<strong>per</strong>sione del<strong>la</strong> pianta. Numero di acheni <strong>per</strong> Kg:<br />
5.000.000-6.000.000.
Habitat<br />
E’ presente nel<strong>la</strong> gariga in associazione con altre piante xerof<strong>il</strong>e come cisti e<br />
palma nana, insieme alle quali si presenta in cenosi fitte ed estese che<br />
fungono da indicatori del<strong>la</strong> fascia mediterranea più arida, dove gli alberi più<br />
comuni sono <strong>il</strong> carrubo e l’olivo. Si ritrova soprattutto nelle zone costiere e in<br />
ambienti soleggiati.<br />
Altitudine: 0-600 m.<br />
Tipo di terreno: vegeta soprattutto su substrati calcarei.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie steno-mediterranea, con prevalenza del<strong>la</strong> sua distribuzione nel<strong>la</strong><br />
parte orientale del Mediterraneo. In Italia è presente solo nel Meridione<br />
(Peniso<strong>la</strong> ed Isole).<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: l’inizio dell’attività vegetativa si ha a fine febbraiomarzo;<br />
<strong>la</strong> pianta ha una pausa di crescita in inverno nel <strong>per</strong>iodo più freddo.<br />
Fioritura: avviene in maggio-giugno, talvolta protraendosi fino ad agostosettembre<br />
in re<strong>la</strong>zione alle condizioni climatiche.<br />
Fruttificazione: in luglio, agosto, settembre.<br />
Impollinazione: entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: <strong>per</strong> gravità, ma forse anche in altro modo.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Medicinali: l’olio essenziale è ricco di fenoli e presenta proprietà<br />
antisettiche, carminative, diuretiche, antispasmodiche, vermifughe,<br />
afrodisiache, cicatrizzanti; è ut<strong>il</strong>e contro l’asma e attiva le difese immunitarie.<br />
L’olio essenziale ha evidenziato una buona attività tossica nei confronti di<br />
alcuni funghi fitopatogeni, confermando <strong>la</strong> presenza di principi attivi con<br />
elevata attività antifungina.<br />
Alimentari: <strong>il</strong> timo è usato come condimento o <strong>per</strong> aromatizzare bevande,<br />
ge<strong>la</strong>ti, ecc. Le foglie arricchiscono le insa<strong>la</strong>te e possono dare un’ottima tisana.<br />
Ha un potenziale mellifero molto buono e le produzioni italiane di questo<br />
miele uniflorale provengono prevalentemente dal<strong>la</strong> Sic<strong>il</strong>ia orientale; si tratta<br />
di un miele con caratteristiche peculiari, notevolmente aromatico.<br />
Cosmetici: l’olio essenziale è molto usato in profumeria nel<strong>la</strong> composizione<br />
di creme (contro brufoli e punti neri), saponette e dentifrici. Non può essere<br />
usato in aromaterapia <strong>per</strong>ché altamente irritante delle mucose.<br />
Ornamentali: è inserib<strong>il</strong>e tra le specie aromatiche del<strong>la</strong> macchia<br />
mediterranea usate <strong>per</strong> costituire giardini rocciosi. Al momento del<strong>la</strong> piena<br />
fioritura <strong>la</strong> pianta si ricopre di moltissimi fiori che <strong>la</strong> rendono estremamente<br />
vistosa ed apprezzata ornamentalmente.<br />
Propagazione<br />
Per seme: si effettua <strong>la</strong> semina primaver<strong>il</strong>e in seminiere poste in pien’aria; <strong>la</strong><br />
semina autunnale si fa in serra. Date le piccole dimensioni del seme, <strong>la</strong><br />
semina è su<strong>per</strong>ficiale, con seme sco<strong>per</strong>to o leggermente co<strong>per</strong>to. La<br />
germinab<strong>il</strong>ità è piuttosto variab<strong>il</strong>e.<br />
Per talea: si usano talee di 5-8 cm prelevate a maggio-giugno da giovani<br />
germogli, o prelevate a luglio-agosto da rametti semi-legnosi. La radicazione<br />
145
si effettua in un substrato composto da terriccio organico+<strong>per</strong>lite (50% in<br />
volume). E’ ut<strong>il</strong>izzata anche <strong>la</strong> propagazione <strong>per</strong> propaggine e <strong>la</strong> divisione dei<br />
cespi in primavera, con reimpianto direttamente a dimora in marzo o in<br />
settembre.<br />
Allevamento delle piantine<br />
Il diradamento delle piantine ottenute dal seme viene effettuato in primavera<br />
o in autunno mettendo le piante direttamente a dimora nel terreno o<br />
trapiantandole in vaso a seconda del<strong>la</strong> destinazione del prodotto. In entrambi i<br />
casi si consigliano substrati leggeri, ben drenati, tendenzialmente neutri o<br />
leggermente alcalini. Nel<strong>la</strong> coltivazione in pieno campo è buona norma<br />
ut<strong>il</strong>izzare un telo pacciamante al fine di ridurre <strong>la</strong> presenza di specie infestanti<br />
e favorire lo sv<strong>il</strong>uppo radicale delle piantine. Il sesto di impianto più idoneo è<br />
30 x 50 cm. Nel caso di coltivazione in contenitori (prima invasatura: 14 cm<br />
di diametro), anche <strong>per</strong> finalità ornamentali, questi dovrebbero essere<br />
mantenuti sotto ombraio (a bassa riduzione dell’intensità luminosa) fino<br />
all’estate o al<strong>la</strong> primavera successiva, ponendo non oltre 3 piantine <strong>per</strong> vaso.<br />
Esigenze ambientali <strong>per</strong> <strong>la</strong> crescita<br />
Tem<strong>per</strong>atura: <strong>la</strong> pianta cresce meglio in posti caldi e soleggiati, sopportando<br />
le elevate tem<strong>per</strong>ature estive del Sud Italia. Le piante riescono a sopportare<br />
basse tem<strong>per</strong>ature fino a - 5°C.<br />
Luce: le piante adulte possono essere mantenute in pieno sole; <strong>per</strong> le giovani<br />
piantine è opportuno un leggero ombreggiamento.<br />
Acqua: un moderato apporto idrico è necessario soprattutto nel<strong>la</strong> coltivazione<br />
in vaso; <strong>la</strong> pianta risponde bene in termine di crescita. In piena terra <strong>il</strong> timo<br />
può sv<strong>il</strong>upparsi adeguatamente anche con apporti minimi di acqua. Soffre<br />
l’umidità elevata del terreno, specialmente nel <strong>per</strong>iodo invernale.<br />
Vento: è poco sensib<strong>il</strong>e.<br />
Substrato: è necessario che sia leggero e ben drenato.<br />
Elementi nutritivi: richiede modeste dosi di elementi fert<strong>il</strong>izzanti.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: allo stato naturale, <strong>la</strong> forma pulvinare del<strong>la</strong> pianta e le<br />
caratteristiche morfologiche del fogliame sono in grado di limitare le <strong>per</strong>dite<br />
di acqua al minimo, <strong>per</strong>mettendogli di sopravvivere <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi di<br />
siccità senza danno.<br />
Capacità di ricaccio: dal<strong>la</strong> potatura effettuata sul<strong>la</strong> vegetazione erbacea, si<br />
sv<strong>il</strong>uppano in modo uniforme nuovi getti, conferendo al<strong>la</strong> pianta una forma<br />
rego<strong>la</strong>rmente globosa. Questo carattere è essenziale nel<strong>la</strong> produzione di<br />
piante in vaso adeguatamente conformate.<br />
Resistenza agli incendi: Il fogliame è ricco di sostanze fac<strong>il</strong>mente<br />
infiammab<strong>il</strong>i, <strong>per</strong>tanto <strong>la</strong> parte aerea brucia completamente al passaggio del<br />
fuoco. La nuova formazione di vegetazione si ha dai semi, che sono prodotti<br />
in abbondanza.<br />
Parassiti<br />
Funghi: <strong>la</strong> ruggine del timo (Aecidium thymi Fuck) si manifesta sotto forma<br />
di pustolette gialle o rosso-gial<strong>la</strong>stre, sparse o <strong>la</strong>ssamente aggregate,<br />
emisferiche, all’inizio chiuse, poi a<strong>per</strong>te da un foro rotondo centrale; esse si<br />
sv<strong>il</strong>uppano sul<strong>la</strong> pagina inferiore delle foglie o sui piccioli.<br />
146
Insetti: <strong>il</strong> timo è attaccato da un lepidottero (Tortrix pronubana Hb.), le cui<br />
femmine depongono le uova sulle foglie e/o all’apice dei rametti. Le <strong>la</strong>rve, di<br />
colore verde scuro con <strong>il</strong> capo bruno, dopo qualche tempo riuniscono le foglie<br />
e i teneri germogli con f<strong>il</strong>i sericei, formando dei glomeruli sotto i quali si<br />
nascondono, distruggendo <strong>il</strong> parenchima fogliare <strong>per</strong> cibarsi.<br />
L’incrisalidamento ha luogo negli stessi nidi.<br />
Note<br />
Il genere Thymus è ampiamente diffuso nelle regioni dell’Eurasia. In totale<br />
sono conosciute circa 350 specie di cui più di 60 sono originarie dell’Europa.<br />
Il suo uso risale ai tempi dell’antica Grecia, furono i Romani a introdurne<br />
l’uso quotidiano in cucina e da loro venne esportato fino in Ingh<strong>il</strong>terra. Tutti<br />
gli scrittori sia greci che <strong>la</strong>tini esaltarono <strong>il</strong> “miele di timo” come <strong>il</strong> più dolce,<br />
<strong>il</strong> più odoroso e <strong>il</strong> più buono di tutti gli altri. Ancora oggi viene usato come<br />
incenso nei templi; infatti, <strong>il</strong> nome deriva dal greco “thymon” che significa<br />
“fumigare”.<br />
Nelle zone meridionali i contadini anticamente erano soliti ut<strong>il</strong>izzare rametti<br />
di timo capitato <strong>per</strong> pulire i recipienti di creta che dovevano contenere <strong>il</strong> vino;<br />
inoltre, nelle masserie <strong>il</strong> timo veniva raccolto <strong>per</strong> alimentare <strong>il</strong> fuoco quando<br />
si doveva cucinare <strong>la</strong> ricotta.<br />
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147
Viburnum tinus L.<br />
Nome comune: Lauro-tino, lentaggine<br />
Famiglia: Caprifoliaceae<br />
Talee radicate<br />
Fruttificazione<br />
148<br />
Fioritura<br />
Descrizione<br />
Pianta: arbusto riccamente ramificato, sempreverde, alto fino a 4 m, di<br />
forma da rotondeggiante ad allungata.<br />
Rami: con disposizione opposta, g<strong>la</strong>bri o pubescenti da giovani.<br />
Corteccia: da grigio a marrone rossastra nei rami più giovani, in quelli più<br />
vecchi è marrone o bruna, ruvida.<br />
Foglie: opposte, coriacee, con un corto picciolo; <strong>la</strong>mina ovale-oblunga, di<br />
lunghezza 3-10 cm e <strong>la</strong>rghezza 1,5-7 cm, con margine c<strong>il</strong>iato, <strong>la</strong> pagina<br />
su<strong>per</strong>iore di colore verde scuro lucido, quel<strong>la</strong> inferiore più o meno pelosa e di<br />
colore più chiaro.<br />
Fiori: ermafroditi, riuniti in infiorescenze ombrelliformi terminali (cime) di<br />
5-10 cm di diametro, piatte; calice formato da 5 sepali corti ed appuntiti;
corol<strong>la</strong> gamopeta<strong>la</strong> di 5-9 mm di diametro, composta da 5 petali di colore<br />
bianco, rosati esternamente; 5 stami inseriti sul tubo corollino; ovario infero.<br />
Frutti: costituiti da drupe ovali, di 5-8 mm di lunghezza, con poca polpa,<br />
inizialmente verdi, poi rossastre, infine blu-nero metallico.<br />
Semi: quello che viene comunemente chiamato seme è in realtà <strong>il</strong> nocciolo<br />
del frutto costituito dall’endocarpo contenente <strong>il</strong> vero seme al suo interno.<br />
L’endocarpo è di forma ovoidale, con due solchi opposti. Numero di<br />
cosiddetti “semi” <strong>per</strong> Kg: circa 18.000.<br />
Habitat<br />
E’ presente nelle macchie e nei boschi sempreverdi mesof<strong>il</strong>i, specialmente<br />
nello strato arbustivo; è legato agli aspetti più evoluti del<strong>la</strong> macchia, nei quali<br />
si trova in siti parzialmente ombreggiati e non partico<strong>la</strong>rmente aridi.<br />
Altitudine: da 0 fino a 800 m s.l.m.<br />
Tipo di terreno: cresce di preferenza in terreni freschi e ricchi di humus,<br />
adattandosi anche a substrati moderatamente arg<strong>il</strong>losi e calcarei.<br />
Distribuzione geografica<br />
E’ specie stenomediterranea diffusa in tutto <strong>il</strong> Bacino Mediterraneo, ma con<br />
baricentro nell'area occidentale (è rara ad Oriente). Allo stato spontaneo, in<br />
Italia è comune in tutta <strong>la</strong> zona centrale, meridionale ed insu<strong>la</strong>re. A Nord è<br />
presente in alcune zone (es. <strong>il</strong> Garda), spesso coltivata ed inselvatichita.<br />
Fenologia e biologia riproduttiva<br />
Attività vegetativa: si ha un’attiva crescita vegetativa da novembre a<br />
giugno, principalmente nei mesi primaver<strong>il</strong>i; <strong>la</strong> crescita è ridotta in estate,<br />
durante questo <strong>per</strong>iodo si ha <strong>la</strong> lignificazione dei nuovi getti.<br />
Fioritura: nelle zone a clima più mite sono presenti, a partire dall’estate,<br />
infiorescenze immature in diversi stadi di sv<strong>il</strong>uppo sul<strong>la</strong> pianta e sullo stesso<br />
ramo <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi nell’anno; l’antesi inizia a fine novembre-dicembre e<br />
continua fino a marzo, estendendosi fino a maggio–giugno nelle zone più<br />
fredde.<br />
Fruttificazione: <strong>la</strong> formazione dei frutticini comincia da apr<strong>il</strong>e; i frutti<br />
maturano tra ottobre e gennaio, <strong>la</strong> caduta delle drupe avviene nel marzo<br />
successivo. Se <strong>la</strong> pianta è <strong>la</strong>sciata in crescita libera, le due gemme situate<br />
sotto l’infiorescenza terminale producono una coppia di rami nuovi, cosicché<br />
in inverno si avrà da essi <strong>la</strong> nuova fioritura e, sottostanti, si formeranno i<br />
frutti dal<strong>la</strong> fioritura precedente. Alcune piante e varietà hanno una<br />
fruttificazione scarsa o quasi nul<strong>la</strong>.<br />
Impollinazione: probab<strong>il</strong>mente entomof<strong>il</strong>a.<br />
Disseminazione: è o<strong>per</strong>ata dagli uccelli, che si cibano dei frutti.<br />
Ut<strong>il</strong>izzi<br />
Forestali: è una specie con discreto valore paesaggistico, atta anche al<br />
recu<strong>per</strong>o di terreni marginali in zone non troppo aride. Costituisce una pianta<br />
mellifera ed è abbondantemente bottinata dalle api, che vi trovano nettare e<br />
polline.<br />
Medicinali: <strong>la</strong> pianta possiede principi attivi di tipo sedativo e spasmolitico;<br />
un tempo i fiori e le foglie venivano usati, nel<strong>la</strong> medicina popo<strong>la</strong>re, <strong>per</strong><br />
preparare decotti contro <strong>il</strong> catarro bronchiale, l'asma ed <strong>il</strong> singhiozzo. I frutti<br />
sono fortemente purgativi.<br />
149
Artigianali: <strong>il</strong> legno è impiegato <strong>per</strong> piccoli <strong>la</strong>vori di intarsio.<br />
Ornamentali: è una pianta diffusamente presente in ambito vivaistico,<br />
soprattutto con alcune sue cultivar. E’ impiegata principalmente come pianta<br />
da giardino in crescita libera (cespuglio) o ad alberetto, ed anche <strong>per</strong><br />
realizzare siepi (formali o libere); è usata in contenitore <strong>per</strong> arredo urbano, in<br />
funzione del<strong>la</strong> forte resistenza alle polveri e agli inquinanti atmosferici.<br />
Inoltre questa specie è coltivata in pien’aria, anche in zone collinari, <strong>per</strong><br />
l’ottenimento di fronda recisa, fiorita o con frutti; entrambe le tipologie di<br />
prodotto hanno durata in acqua medio-lunga e sono vendute in mazzi a<br />
peso. La resa, <strong>per</strong> coltivazioni in pien'aria e in piena terra, è di circa 30<br />
steli/pianta (piante stab<strong>il</strong>izzate di almeno 3-4 anni).<br />
Variab<strong>il</strong>ità e germop<strong>la</strong>sma<br />
Sono disponib<strong>il</strong>i cultivar fruib<strong>il</strong>i in giardino <strong>per</strong> bellezza del<strong>la</strong> fioritura ed<br />
abbondanza di fruttificazione, ma anche impiegab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di<br />
fronda recisa. Fra le più diffuse in coltivazione ci sono ‘Macrophyl<strong>la</strong>’ ed<br />
‘Eve Price’. La prima è caratterizzata da foglie di maggior dimensione<br />
rispetto al<strong>la</strong> specie, ma soprattutto dal<strong>la</strong> formazione di lunghi rami a<br />
portamento eretto, poco artico<strong>la</strong>ti e con grosse infiorescenze terminali, adatti<br />
al mercato del<strong>la</strong> fronda fiorita. L’altra cultivar ha foglie minute, fitte, di<br />
colore verde lucido e con un’abbondante fruttificazione su rami leggeri ed<br />
artico<strong>la</strong>ti; è pianta di elezione <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di fronda con frutti.<br />
Entrambe le cultivar hanno anche una forte valenza come pianta da giardino<br />
o da contenitore <strong>per</strong> arredo urbano. ‘Eve Price’ può essere ut<strong>il</strong>izzata anche<br />
<strong>per</strong> costituire siepi, a causa del<strong>la</strong> fittezza del fogliame. Come piante iso<strong>la</strong>te da<br />
giardino sono apprezzab<strong>il</strong>i: ‘Compactum’, cultivar a sv<strong>il</strong>uppo contenuto con<br />
fioritura e fruttificazione abbondante, con fogliame verde lucido;<br />
‘Variegatum’, caratterizzato da foglie di media dimensione, bordate di color<br />
bianco panna; ‘Lucidum’, a foglia lucida di grande dimensione, ut<strong>il</strong>izzato<br />
oltre che <strong>per</strong> siepi anche <strong>per</strong> piccole produzioni di fronda verde recisa;<br />
‘Gwellian’, meno diffuso dei precedenti, adatto al giardino <strong>per</strong> le sue<br />
infiorescenze a bocci rosa più intenso. Altre varietà sono apprezzab<strong>il</strong>i in<br />
giardino <strong>per</strong> <strong>il</strong> loro portamento (‘Pyramidale’, ‘Robustum’), <strong>per</strong> <strong>la</strong> rusticità<br />
(‘Hirtum’, ‘Clyne Castle’), <strong>per</strong> <strong>la</strong> bellezza del fogliame (‘Bewley’s<br />
variegated’, ‘Purpureum’) o del<strong>la</strong> fioritura (‘Pink Prelude’, ‘Sapho’).<br />
‘Compactum’<br />
‘Eve Price’<br />
150<br />
‘Variegatum’
Propagazione<br />
Per seme: non si conoscono metodi completamente efficaci <strong>per</strong> rimuovere <strong>la</strong><br />
complessa dormienza che mostrano i semi dei viburni. Per <strong>la</strong> maggior parte<br />
delle specie è indicata l'estivazione seguita da vernalizzazione a 4°C; <strong>il</strong><br />
cumulo di stratificazione va control<strong>la</strong>to con frequenza <strong>per</strong>ché i semi del<br />
genere Viburnum germinano senza difficoltà a basse tem<strong>per</strong>ature. La semina<br />
si effettua in autunno all’a<strong>per</strong>to senza trattamenti, oppure in primavera con<br />
semi pretrattati con estivazione + vernalizzazione. Molte specie di viburno<br />
seminate in autunno senza pretrattamenti germineranno durante <strong>la</strong> seconda<br />
primavera.<br />
Per via vegetativa : le talee possono essere poste a radicare durante quasi<br />
tutto l'anno, ottenendo sempre una certa <strong>per</strong>centuale di piantine; tuttavia, <strong>per</strong><br />
avere talee di buona qualità, <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo migliore di prelievo è <strong>la</strong> tarda<br />
primavera o l’estate, quando <strong>la</strong> pianta non è in fioritura; vanno ut<strong>il</strong>izzate talee<br />
vegetative apicali di tipo sem<strong>il</strong>egnoso, aventi 3-4 nodi. I tempi di radicazione<br />
sono di 80-90 giorni, l’uso di ormoni (IBA, NAA) <strong>per</strong>mette di accelerare un<br />
pò i tempi (6-8 settimane). La <strong>per</strong>centuale di radicazione raggiunge<br />
fac<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> 70-80 %. La radicazione va fatta in serra su letto di <strong>per</strong>lite e<br />
sotto mist, eventualmente con riscaldamento basale in inverno.<br />
In vitro: sono stati definiti protocolli <strong>per</strong> <strong>la</strong> moltiplicazione in vitro di questa<br />
specie (vedi bibliografia).<br />
Allevamento delle piantine<br />
Le piantine da seme hanno una certa disformità di crescita. Per questo motivo<br />
e <strong>per</strong> l’impossib<strong>il</strong>ità di mantenere <strong>per</strong> via gamica le caratteristiche varietali,<br />
l’ottenimento di piante a livello vivaistico si ha a partire da talee radicate.<br />
L’invasatura delle piantine provenienti dal<strong>la</strong> propagazione di fine primavera<br />
si effettua in vasetti di 8-12 cm di diametro con substrato leggero poroso. La<br />
coltivazione viene svolta sotto tettoia o in serra fredda. E' necessario una<br />
protezione in inverno <strong>per</strong> le zone a rischio di ge<strong>la</strong>te. Sono impiegati concimi<br />
granu<strong>la</strong>ri a cessione control<strong>la</strong>ta (8-9 mesi), in ragione di 3 g/l (apporti in<br />
primavera e in autunno), o fertirrigazioni moderatamente ricche in azoto. Si<br />
asportano i fiori <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> crescita vegetativa nelle prime fasi. Un<br />
leggero ombreggio in estate delle giovani piantine evita situazioni di stress.<br />
Si può eventualmente fare un trasferimento in vaso di maggiori dimensioni.<br />
E’ necessario un <strong>per</strong>iodo di almeno 6-12 mesi di allevamento in vaso prima<br />
del<strong>la</strong> messa a dimora, con impianto in pien’aria in primavera. All’impianto in<br />
piena terra è consigliato un apporto di azoto organico (letame e/o<br />
cornunghia).<br />
Esigenze ambientali<br />
Tem<strong>per</strong>atura: Le condizioni meso-mediterranee sono ottimali. La specie è<br />
rustica e resiste fino a -10 °C, ma <strong>il</strong> gelo, soprattutto se giunge tardivamente<br />
o dopo un lungo <strong>per</strong>iodo di giornate soleggiate, può irrimediab<strong>il</strong>mente<br />
danneggiare <strong>la</strong> fioritura. Coltivato in contenitore, ha una buona tolleranza<br />
anche alle alte tem<strong>per</strong>ature. Vegeta e fiorisce tuttavia preferib<strong>il</strong>mente con<br />
tem<strong>per</strong>ature miti medie di 18-20 °C. Ideali sono le condizioni termiche<br />
collinari o subcollinari. Le piante con infiorescenze già ben visib<strong>il</strong>i possono<br />
essere forzate <strong>per</strong> anticipare <strong>la</strong> fioritura, ut<strong>il</strong>izzando un tunnel con co<strong>per</strong>tura<br />
in f<strong>il</strong>m p<strong>la</strong>stico.<br />
151
Luce: è specie moderatamente eliof<strong>il</strong>a. La saturazione luminosa avviene a<br />
circa 700-750 µmoli m 2 s -1 . Le piante coltivate crescono bene anche in pieno<br />
sole solo se ben irrigate in estate, evidenziando spesso un colore del fogliame<br />
più chiaro. Un forte ombreggiamento può ritardare o inibire del tutto <strong>la</strong><br />
fioritura e causa una crescita anoma<strong>la</strong> (consistenza erbacea, internodi<br />
allungati e foglie sovradimensionate).<br />
Acqua: <strong>il</strong> fabbisogno è moderato. Teme i ristagni idrici che possono favorire<br />
l’insorgere di fitopatie radicali.<br />
Vento: non crea partico<strong>la</strong>ri problemi, anche se di tipo salmastro.<br />
Substrato: in coltivazione <strong>la</strong> pianta si adatta a qualsiasi tipo di terreno.<br />
Preferisce terreni freschi, ricchi in humus, ben drenati. E’ tollerante al<br />
calcare.<br />
Elementi nutritivi: è una specie frugale. La crescita vegetativa viene<br />
stimo<strong>la</strong>ta da un moderato apporto di azoto, mentre forti eccessi in azoto<br />
possono limitare <strong>la</strong> produzione di rami a fiore. Nelle concimazioni si possono<br />
usare concimi a lenta cessione da 8-9 mesi di durata con rapporto<br />
N:P2O5:K2O = 16:8:12, oppure concimi granu<strong>la</strong>ri tipo 20-10-10, oppure<br />
fertirrigazioni ogni 15 giorni con rapporto 1:0,35:1,5. Ottimali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
soluzione nutritiva sono salinità di 1,5-2 mS/cm, ma sono tollerati valori ben<br />
più alti.<br />
Resistenza agli stress<br />
Resistenza all’aridità: <strong>la</strong> pianta ha una discreta resistenza al<strong>la</strong> siccità,<br />
purché le tem<strong>per</strong>ature non siano eccessivamente alte.<br />
Capacità di ricaccio: <strong>la</strong> pianta ha una moderata attività pollonifera. Potata in<br />
primavera, a fine fioritura, <strong>la</strong> pianta ricaccia molto rapidamente dalle gemme<br />
situate subito sotto <strong>il</strong> taglio, sv<strong>il</strong>uppando nuovi rami che, in estate,<br />
presenteranno l’infiorescenza terminale. Con una potatura in tarda primavera<br />
o in estate o in autunno, <strong>il</strong> ricaccio è rapido ma <strong>la</strong> fioritura e <strong>la</strong> fruttificazione<br />
vengono drasticamente ridotte.<br />
Resistenza agli incendi: le piante in cui <strong>la</strong> parte aerea è stata distrutta<br />
completamente da un incendio hanno una moderata attitudine a formare<br />
nuovi ricacci e possono anche andare incontro a morte. Riguardo ai semi, è<br />
probab<strong>il</strong>e che essi resistano parzialmente vitali al passaggio del fuoco.<br />
Parassiti<br />
Pianta molto rustica, <strong>il</strong> <strong>la</strong>uro-tino non presenta ma<strong>la</strong>ttie di temib<strong>il</strong>e incidenza,<br />
anche se partico<strong>la</strong>ri condizioni di crescita possono favorire lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />
alcuni patogeni e/o parassiti importanti.<br />
Funghi: generalmente a seguito di ristagni idrici si possono avere attacchi di<br />
patogeni tellurici (Vertic<strong>il</strong>lium dahliae, Cylindrocarpon sp. Phytophthora<br />
sp.), che possono portare a morte le piante in coltivazione; responsab<strong>il</strong>i di<br />
marciumi radicali sono anche Pythium sp. e Arm<strong>il</strong><strong>la</strong>ria mellea. In vivaio, in<br />
condizioni di densità colturale elevata e alta umidità, possono verificarsi<br />
attacchi di Phoma exigua e Phoma viburni, con comparsa di cancri sul legno.<br />
Tra le ma<strong>la</strong>ttie fogliari sono segna<strong>la</strong>ti Ascochyta tini, Cercospora tinea,<br />
Gloeosporium tini, Phyllosticta viburni, Septoria viburni, che provocano<br />
macchie rotonde o irrego<strong>la</strong>ri, scure, spesso con alone chiaro; le foglie colpite<br />
disseccano e cadono precocemente. Altro fungo del<strong>la</strong> parte aerea è<br />
Microsphaera viburni, causa del mal bianco, <strong>per</strong>altro di scarsa o nul<strong>la</strong><br />
incidenza nelle piante coltivate. Un cenno meritano gli attacchi di Botrytis<br />
152
cinerea su foglie e soprattutto sulle infiorescenze, riscontrati in condizioni<br />
ambientali di elevata umidità.<br />
Insetti: nelle coltivazioni di pien’aria, Metcalpha pruinosa ha azione<br />
imbrattante <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua presenza massiva in tarda primavera-estate, con<br />
produzione di me<strong>la</strong>ta e cere. Danni da tripidi (Thrips tabaci e Heliothrips<br />
haemorrhoidalis, Frankliniel<strong>la</strong> occidentalis ) si notano sui fiori e sulle<br />
giovani foglie. L’ oziorrinco (Otiorrynchus sulcatus ) può causare danni alle<br />
foglie (erosioni) ed alle radici. Temib<strong>il</strong>i sono gli attacchi di afidi (Aphis<br />
viburni e A. fabae) in primavera, su coltivazioni sotto forzatura: i danni si<br />
notano più sulle infiorescenze che sulle foglie. I devastanti attacchi di<br />
Pyrrhalta viburni, ad azione defoliante, sono <strong>per</strong> ora limitati a zone fredde.<br />
Elevato è <strong>il</strong> numero di specie di cocciniglie che attaccano <strong>il</strong> viburno; tra<br />
esse ricordiamo Aspidiotus nerii, e Myt<strong>il</strong>ococcus ulmi.<br />
Acari: <strong>il</strong> ragnetto rosso Tetranychus urticae è responsab<strong>il</strong>e del<strong>la</strong> comparsa<br />
dell’argentatura delle foglie.<br />
Note<br />
Il <strong>la</strong>uro-tino era apprezzato come pianta ornamentale fin dal tempo dei<br />
Romani. Testimonianza se ne trova, ad esempio, nell’affresco del<strong>la</strong> “Casa del<br />
Bracciale d’Oro” a Pompei dove questa specie è fac<strong>il</strong>mente distinguib<strong>il</strong>e, con<br />
fiori e frutti, in mezzo ad altre essenze del<strong>la</strong> macchia mediterranea. Una<br />
delle più note testimonianze dell’uso dei termini “Viburnum” e “tinos” risale<br />
a Virg<strong>il</strong>io (70 a.C.), che li riporta nelle Bucoliche e nelle Georgiche,<br />
indicando anche questa pianta come idonea <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di miele.<br />
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154
APPENDICE<br />
La propagazione <strong>per</strong> seme<br />
Beti Piotto - APAT<br />
1 . Il processo di germinazione<br />
Per germinazione si intende quel processo in cui <strong>il</strong> seme si ‘risveglia’<br />
dal<strong>la</strong> fase quiescente e l’embrione incomincia a sv<strong>il</strong>upparsi fino a formare<br />
una nuova p<strong>la</strong>ntu<strong>la</strong>.<br />
La germinazione si manifesta con l’emissione del<strong>la</strong> radichetta e può<br />
essere considerata ultimata quando <strong>la</strong> p<strong>la</strong>ntu<strong>la</strong> ha prodotto una su<strong>per</strong>ficie<br />
fotosintetica in grado di provvedere al proprio fabbisogno di carboidrati.<br />
La germinazione comprende due momenti. In una prima fase, l’acqua<br />
entra all’interno del seme e innesca una serie di meccanismi enzimatici che<br />
favoriscono <strong>la</strong> scissione delle sostanze di riserva <strong>per</strong> renderle più semplici<br />
ed assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i dal<strong>la</strong> p<strong>la</strong>ntu<strong>la</strong> che si sv<strong>il</strong>uppa. Una volta ripristinato <strong>il</strong><br />
contenuto idrico, <strong>il</strong> metabolismo cellu<strong>la</strong>re riprende a funzione senza<br />
mostrare di aver subito alcun condizionamento.<br />
Nel<strong>la</strong> seconda fase si verifica lo sv<strong>il</strong>uppo del<strong>la</strong> p<strong>la</strong>ntu<strong>la</strong> fino al<strong>la</strong> completa<br />
autonomia; prevalgono in questa tappa processi di sintesi in cui si ha una<br />
crescita rapida delle strutture che renderanno <strong>il</strong> nuovo organismo<br />
<strong>per</strong>fettamente autotrofo.<br />
Il modo in cui <strong>la</strong> germinazione viene <strong>per</strong>cepita dall’esterno dipende<br />
dall’allungamento o meno di certe porzioni dell’embrione. Ci sono specie<br />
che presentano un forte allungamento dell’ipocot<strong>il</strong>e, in modo tale da portare<br />
i cot<strong>il</strong>edoni al di sopra del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie del suolo (germinazione epigea,<br />
esempio tipico è <strong>il</strong> fagiolo), mentre altre sv<strong>il</strong>uppano più l’epicot<strong>il</strong>e, cosicché<br />
i cot<strong>il</strong>edoni rimangono a contatto con <strong>il</strong> terreno (germinazione ipogea). Nel<br />
primo caso i cot<strong>il</strong>edoni svolgono <strong>la</strong> funzione clorof<strong>il</strong>iana, ma verranno<br />
presto sostituiti dalle foglie vere che si presentano di forma diversa rispetto<br />
a quelle cot<strong>il</strong>edonari. E’ questo <strong>il</strong> caso di quasi tutte le conifere e del<strong>la</strong><br />
maggior parte delle <strong>la</strong>tifoglie. La germinazione ipogea, caratteristica di<br />
specie con semi grossi e pesanti, si riscontra nei generi Aesculus, Araucaria,<br />
Castanea, Quercus.<br />
1.1. I fattori che influenzano <strong>la</strong> germinazione<br />
I semi possono essere definiti come organismi in condizioni di vita<br />
‘sospesa’ o rallentata, capaci di rimanere in questo stato fino a quando non<br />
si realizzino le condizioni favorevoli al<strong>la</strong> germinazione, che può avvenire<br />
anche dopo molto tempo. Nel definire in modo più approfondito queste<br />
condizioni occorre, <strong>per</strong>ò, fare distinzione tra quiescenza e dormienza.<br />
Nel primo caso si tratta di una risposta del seme a condizioni esterne non<br />
favorevoli, mentre nel secondo sono presenti motivi inibitori interni <strong>per</strong><br />
effetto dei quali <strong>il</strong> seme non germina, neppure se posto in condizioni<br />
ottimali. Esistono dunque fattori esterni e fattori interni che condizionano <strong>la</strong><br />
germinazione.<br />
155
1.1.1. Fattori esterni<br />
Tra i fattori esterni, <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura ha un ruolo primario in quanto<br />
elemento fondamentale <strong>per</strong> lo svolgimento dei processi biochimici che,<br />
come è noto, avvengono in intervalli termici spesso ristretti.<br />
Sorprendentemente, <strong>la</strong> germinazione è uno stadio in cui le richieste<br />
termiche possono essere molto contenute: alcune specie di climi tem<strong>per</strong>atofreddi,<br />
una volta rimossa <strong>la</strong> dormienza, possono germinare con tem<strong>per</strong>ature<br />
di poco su<strong>per</strong>iori a 0°C (Fagus sylvatica, Prunus avium, T<strong>il</strong>ia cordata,<br />
Viburnum <strong>la</strong>ntana, ecc.), mentre esistono piante di ambienti desertici che<br />
sopravvivono in questa delicata fase a tem<strong>per</strong>ature altissime.<br />
La germinazione di numerose specie mediterranee quali eriche, cisti e<br />
gigli marini, sono favorite da tem<strong>per</strong>ature costanti re<strong>la</strong>tivamente basse<br />
(15°C) che coincidono con <strong>la</strong> stagione più umida dell’anno, generalmente<br />
priva di incendi, ovvero col <strong>per</strong>iodo ideale <strong>per</strong> <strong>la</strong> sopravvivenza dei<br />
semenzali.<br />
In numerose specie tipiche di climi tem<strong>per</strong>ato freddi, le tem<strong>per</strong>ature<br />
fortemente alternanti (ad esempio, 20°C di giorno e 3°C di notte)<br />
favoriscono <strong>la</strong> germinazione una volta eliminata <strong>la</strong> dormienza. Questo<br />
andamento termico è caratteristico del<strong>la</strong> primavera in tali ambienti.<br />
Il verificarsi di tem<strong>per</strong>ature ‘elevate’ (tra 20 e 30°C) dopo che <strong>il</strong> seme, in<br />
condizioni naturali o artificiali, ha rimosso <strong>la</strong> dormienza può indurre in<br />
dormienza secondaria i semi di alcune specie (molte rosacee, vari frassini,<br />
faggio, ecc.).<br />
La presenza di ossigeno è fondamentale nei processi germinativi anche se<br />
molte piante acquatiche, nonché <strong>la</strong> maggior parte delle specie che vivono in<br />
ambienti umidi, germinano normalmente con <strong>per</strong>centuali di ossigeno molto<br />
ridotte. Un terreno mediamente umido rappresenta <strong>la</strong> condizione ideale <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> germinazione, mentre, se <strong>la</strong> quantità di acqua presente è troppo elevata, si<br />
determina una saturazione delle porosità del suolo, con conseguente<br />
diminuzione dell’ossigeno.<br />
L’acqua può determinare effetti negativi al<strong>la</strong> germinazione, oppure a<br />
processi direttamente connessi, soprattutto quando si tratta di piogge<br />
prolungate, quando si manifesta come grandine, quando rallenta <strong>la</strong> fioritura,<br />
quando ostaco<strong>la</strong> <strong>il</strong> volo degli impollinatori.<br />
E’ stato osservato che, nelle specie dioiche, le piante masch<strong>il</strong>i vegetano<br />
più abbondantemente nei luoghi più umidi, mentre quelle femmin<strong>il</strong>i<br />
tollerano meglio una minore disponib<strong>il</strong>ità d’acqua in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> su<strong>per</strong>iore<br />
capacità di resistenza agli stress idrici del gametofito femmin<strong>il</strong>e.<br />
Quando <strong>il</strong> potenziale idrico del suolo è molto basso a causa del<strong>la</strong><br />
concentrazione di elementi minerali (terreni salsi), solo i semi di piante<br />
specializzate (<strong>per</strong> esempio le alofite) possono sv<strong>il</strong>upparsi.<br />
Un ulteriore fattore che condiziona <strong>la</strong> germinazione è <strong>la</strong> luce. Vi sono<br />
semi (Pancratium maritimun, Helichrysum italicum, Rosmarinus officinalis)<br />
in cui <strong>il</strong> buio favorisce <strong>la</strong> germinazione mentre altri sono favoriti dal<strong>la</strong> luce<br />
(Arbutus unedo, Myrtus communis, Paulownia tomentosa). Brevi<br />
esposizioni al<strong>la</strong> luce possono indurre al<strong>la</strong> rapida germinazione i semi di<br />
molte specie cosiddette ‘infestanti’, come avviene dopo <strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione di<br />
terreni da tempo incolti. Naturalmente esistono, e sono <strong>la</strong> maggioranza,<br />
specie foto-indifferenti.<br />
Un fattore molto importante nell’ambiente mediterraneo è <strong>il</strong> fuoco. Per<br />
fac<strong>il</strong>itare <strong>la</strong> trattazione <strong>il</strong> fuoco viene collocato tra i fattori esterni ma, in<br />
156
ealtà, interagisce intensamente con i fattori che a livello interno<br />
condizionano <strong>la</strong> germinazione. L’azione degli incendi si manifesta<br />
attraverso <strong>il</strong> calore, <strong>il</strong> fumo, le soluzioni acquose di cenere (che seguono le<br />
piogge), anche se i meccanismi eco-fisiologici che favoriscono in qualche<br />
caso <strong>la</strong> germinazione non si conoscono ancora bene. In ogni modo<br />
‘sottoprodotti’ del fuoco, soprattutto fumo e soluzioni di cenere, si usano<br />
oggi <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> germinazione di semi di specie legate al ciclo degli<br />
incendi.<br />
I cisti ed <strong>il</strong> rosmarino si possono rinnovare in massa <strong>per</strong> seme dopo gli<br />
incendi. Sono anche fortemente infiammab<strong>il</strong>i e quindi capaci di mantenere<br />
<strong>la</strong> predisposizione all’incendio delle cenosi in cui abbondano.<br />
Altro fattore che può essere considerato esterno è <strong>il</strong> tipo di<br />
disseminazione che caratterizza una determinata specie. I frutti carnosi<br />
intensamente colorati o lucidi sono spesso legati al<strong>la</strong> disseminazione tramite<br />
uccelli o piccoli mammiferi; questo meccanismo ecofisiologico implica<br />
l’esistenza di dormienze complesse necessarie ad assicurare l’integrità del<br />
seme durante <strong>il</strong> passaggio nel tratto digestivo. Cibandosene, gli animali<br />
aumentano <strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità dei semi contenuti nei frutti e li allontanano<br />
dal<strong>la</strong> pianta madre. E’ <strong>il</strong> caso del corbezzolo, dei ginepri, del corniolo, del<br />
mirto, ecc..<br />
Tutti questi fattori concorrono, nel loro insieme, a determinare le<br />
caratteristiche del<strong>la</strong> germinazione, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> sua velocità.<br />
1.1.2. Fattori interni<br />
Fra i fattori interni, partico<strong>la</strong>rmente importante è <strong>la</strong> dormienza. E’ uno<br />
stato di riposo, dovuto a cause fisiche e/o fisiologiche intrinseche, che<br />
impedisce <strong>la</strong> germinazione, anche in condizioni ambientali favorevoli. E’<br />
una caratteristica control<strong>la</strong>ta geneticamente che interagisce in vario modo<br />
con i fattori ambientali.<br />
In alcuni casi esiste una barriera, identificab<strong>il</strong>e nei tegumenti, che può<br />
determinare una resistenza meccanica notevole, ma variab<strong>il</strong>e da seme a<br />
seme, oppure impedire l’assorbimento dell’acqua o gli scambi gassosi con<br />
l’esterno. Un tale meccanismo, diffuso in molte specie del<strong>la</strong> famiglia delle<br />
Leguminose (molto presenti in ambito mediterraneo), assicura <strong>la</strong><br />
sopravvivenza del<strong>la</strong> specie <strong>per</strong> molti anni anche in condizioni diffic<strong>il</strong>i<br />
poiché solo una picco<strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale dei semi presenti nell’ambiente<br />
germinerà ad ogni nuova stagione. Questo fatto consente al<strong>la</strong> specie di<br />
continuare a vivere nel suo ambiente anche quando si verifichino <strong>per</strong> diversi<br />
anni consecutivi morìe di p<strong>la</strong>ntule e impedimenti riproduttivi.<br />
A seconda delle specie, l’im<strong>per</strong>meab<strong>il</strong>ità del tegumento può essere<br />
raggiunta in precedenza o immediatamente dopo <strong>la</strong> maturità fisiologica del<br />
seme, ma <strong>il</strong> processo può avvenire anche dopo <strong>la</strong> disseminazione. Col<br />
tempo, <strong>la</strong> barriera fisica può essere rimossa da funghi, da batteri o da enzimi<br />
prodotti dal seme stesso.<br />
Come accennato, le caratteristiche appena descritte <strong>per</strong>mettono <strong>la</strong> lunga<br />
conservazione dei semi delle leguminose, anche in condizioni ambientali<br />
non ottimali, ma se si volesse preservare al meglio e <strong>per</strong> molto tempo <strong>la</strong><br />
qualità del seme basterà asciugarli fino al 7% di contenuto idrico <strong>per</strong> poi<br />
sistemarli in contenitori ermetici a basse tem<strong>per</strong>ature (inferiori a 5°C, ma<br />
generalmente intorno a 0°C).<br />
157
2. I trattamenti <strong>per</strong> migliorare le caratteristiche germinative<br />
del seme<br />
In ambito vivaistico si effettuano trattamenti <strong>per</strong> ridurre l’im<strong>per</strong>meab<strong>il</strong>ità<br />
dei tegumenti, dato che questa comporta germinab<strong>il</strong>ità ridotta nel<strong>la</strong> stagione<br />
di semina e forte sca<strong>la</strong>rità dell’emergenza. La pratica ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong> ottenere<br />
<strong>la</strong> massima resa in p<strong>la</strong>ntule è detta scarificazione ed è attuata sottoponendo i<br />
semi a bagno in acqua calda o in soluzioni aggressive di acidi o basi forti<br />
(acido solforico, idrossido di sodio), oppure attuando sui semi incisioni od<br />
abrasioni del tegumento. In tutti i casi si deve porre molta attenzione sia <strong>per</strong><br />
l’integrità delle strutture seminali interne sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> sicurezza degli o<strong>per</strong>atori.<br />
Al fine di ottenere una germinazione simultanea, uno dei metodi più<br />
impiegati <strong>per</strong> aggredire l’integrità dei tegumenti delle leguminose in vivaio<br />
è l’immersione dei semi in acqua a tem<strong>per</strong>ature elevate <strong>per</strong> varie ore (anche<br />
più di 12). La fonte di calore deve essere allontanata prima di versare <strong>la</strong><br />
semente e <strong>la</strong> massa, costituita da dieci parti di acqua <strong>per</strong> ogni parte di seme,<br />
si deve mesco<strong>la</strong>re di tanto in tanto fino al raffreddamento. Una volta tolto<br />
dall’acqua, <strong>il</strong> seme va asciugato in ambiente vent<strong>il</strong>ato, ma non esposto al<br />
sole, e seminato al più presto. Il trattamento non è privo di rischi sia <strong>per</strong> gli<br />
o<strong>per</strong>atori, soprattutto quando i volumi di acqua calda sono considerevoli, sia<br />
<strong>per</strong> quanto riguarda i semi, <strong>per</strong>ché quelli con tegumenti più sott<strong>il</strong>i possono<br />
essere danneggiati, e quindi sottoposti a selezione genetica, che priv<strong>il</strong>egia i<br />
semi con tegumenti duri.<br />
In alternativa si può ricorrere al<strong>la</strong> scarificazione chimica, con acidi o<br />
alcali, o meccanica con apposite macchine. La prima è sconsigliab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> i<br />
rischi derivati dal<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione di sostanze corrosive, ma anche <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
possib<strong>il</strong>ità di nuocere ai semi che mostrano tegumenti più teneri, soprattutto<br />
quando i semi sono di dimensioni ridotte.<br />
Numerosa è <strong>la</strong> bibliografia re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> scarificazione effettuata tramite<br />
acidi o acqua molto calda. E’ opportuno, <strong>per</strong>ò, verificare <strong>la</strong> validità delle<br />
tecniche indicate tramite prove preliminari condotte su piccoli campioni di<br />
seme in quanto, come già detto, <strong>la</strong> variab<strong>il</strong>ità del<strong>la</strong> durezza dei tegumenti è<br />
generalmente accentuata nell’ambito di una partita di seme.<br />
La scarificazione meccanica con macchine azionate elettricamente è<br />
semplice ed efficace ma quasi sconosciuta in Italia.<br />
Scarificatore meccanico azionato elettricamente. Durante <strong>il</strong> funzionamento <strong>il</strong> c<strong>il</strong>indro<br />
rivestito con carta vetrata si inerisce in quello contenente le pale (Fonte: Forsberg)<br />
158
La scarificazione meccanica si esegue con apparecchi costituiti da un<br />
c<strong>il</strong>indro di metallo, rivestito internamente da carta vetrata, e da una serie di<br />
alette centrali che, girando ad alta velocità, scagliano i semi contro <strong>la</strong> parete<br />
e intaccano i tegumenti, ma raramente danneggiano l’embrione. Per ogni<br />
campione occorre individuare <strong>la</strong> carta vetrata più idonea.<br />
Quando gli ostacoli al<strong>la</strong> germinazione del seme sono di tipo chimico<br />
(presenza di ‘inibitori’ che provocano <strong>la</strong> ‘dormienza’), bisogna o<strong>per</strong>are<br />
trattamenti che favoriscano <strong>la</strong> rimozione o <strong>la</strong> trasformazione delle sostanze<br />
inibenti. Molte specie arboree ed arbustive di climi freddi o tem<strong>per</strong>ato-freddi<br />
manifestano <strong>il</strong> fenomeno del<strong>la</strong> dormienza quale strategia di adattamento alle<br />
avverse condizioni invernali. In natura tale situazione viene su<strong>per</strong>ata tramite<br />
<strong>la</strong> progressiva trasformazione (degradazione) delle sostanze inibitrici,<br />
mentre in campo vivaistico ciò può essere indotto artificialmente attraverso<br />
una pratica denominata stratificazione. Essa consiste nel porre i semi,<br />
mesco<strong>la</strong>ti con un substrato umido, in ambiente arieggiato e freddo<br />
(stratificazione fredda o vernalizzazione o ch<strong>il</strong>ling) o caldo (stratificazione<br />
calda o estivazione), <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo di tempo variab<strong>il</strong>e da specie a specie.<br />
Di norma, <strong>la</strong> stratificazione calda non si applica da so<strong>la</strong>, ma solitamente<br />
precede <strong>la</strong> vernalizzazione <strong>per</strong>ché consente <strong>il</strong> completamento dello sv<strong>il</strong>uppo<br />
dell’embrione in quelle specie che, al momento del<strong>la</strong> disseminazione,<br />
mostrano embrioni non ancora fisiologicamente maturi (rosacee, oleacee,<br />
ecc.). In alcuni casi (Prunus avium, T<strong>il</strong>ia cordata), data <strong>la</strong> complessa<br />
dormienza del seme, si rende necessario condurre più cicli di stratificazione<br />
calda + stratificazione fredda. I cicli finiscono sempre con <strong>la</strong> fase fredda.<br />
Per <strong>la</strong> stratificazione si dispongono a strati i semi in un substrato soffice e<br />
umido, costituito generalmente da torba, agri<strong>per</strong>lite, sabbia o vermiculite<br />
ut<strong>il</strong>izzati singo<strong>la</strong>rmente oppure mesco<strong>la</strong>ti tra di loro in varie proporzioni. Il<br />
rapporto in volume seme/substrato può variare da 1:1 a 1:3 circa. In certi<br />
casi può risultare più pratico mesco<strong>la</strong>re direttamente semi e substrato. I semi<br />
di ridotte dimensioni o di colore sim<strong>il</strong>e al substrato, vanno sistemati tra teli o<br />
altro materiale <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> consentire un loro più fac<strong>il</strong>e recu<strong>per</strong>o al<strong>la</strong> fine<br />
del trattamento.<br />
La stratificazione fredda è condotta a tem<strong>per</strong>ature tra 2°C e 6°C, in<br />
ambienti control<strong>la</strong>ti (frigoriferi, celle, ecc.) oppure all’a<strong>per</strong>to (cassoni, buche<br />
scavate nel terreno, ecc.). La stratificazione calda è condotta intorno ai<br />
20°C. In entrambi i casi è fondamentale mantenere un buon livello di<br />
umidità del substrato, evitando ristagni d’acqua, ed assicurare tem<strong>per</strong>ature<br />
costanti ed uniformi in tutta <strong>la</strong> massa.<br />
La stratificazione condotta in condizioni control<strong>la</strong>te di <strong>la</strong>boratorio viene<br />
generalmente effettuata negli stessi contenitori (detti germinatoi) in cui sono<br />
successivamente svolte le prove di germinazione.<br />
Poiché è di gran lunga più diffusa <strong>la</strong> stratificazione fredda applicata da<br />
so<strong>la</strong>, quando si impiega <strong>il</strong> termine ‘stratificazione’ tout court si intende <strong>la</strong><br />
vernalizzazione.<br />
L’azione benefica dei trattamenti termici (caldo-umidi, freddo-umidi o <strong>la</strong><br />
loro combinazione alternata) sul processo germinativo, si esprime attraverso<br />
alcuni effetti principali: rimozione dei diversi tipi di dormienza, aumento<br />
del<strong>la</strong> velocità ed uniformità del<strong>la</strong> germinazione e del<strong>la</strong> germinab<strong>il</strong>ità totale,<br />
al<strong>la</strong>rgamento del<strong>la</strong> gamma di tem<strong>per</strong>atura entro <strong>la</strong> quale è possib<strong>il</strong>e <strong>la</strong><br />
germinazione, diminuzione del fabbisogno di luce <strong>per</strong> le specie <strong>la</strong> cui<br />
159
germinazione è favorita da questo fattore, minimizzazione delle differenze<br />
qualitative delle sementi imputab<strong>il</strong>i alle diverse tecniche di raccolta, di<br />
<strong>la</strong>vorazione e di conservazione.<br />
In linea generale, i semi conservati richiedono <strong>per</strong>iodi di stratificazione<br />
più lunghi rispetto a quelli applicab<strong>il</strong>i al<strong>la</strong> semente di recente raccolta.<br />
D’altra parte, i campioni caratterizzati da scarso vigore germinativo vanno<br />
sottoposti a trattamenti termici più brevi di quanto riferito in letteratura.<br />
Numerosi Autori hanno studiato i fenomeni di dormienza in semi di<br />
alberi e arbusti; <strong>per</strong> tutti si fa riferimento al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione riportata nel<strong>la</strong><br />
seguente tabel<strong>la</strong> (Niko<strong>la</strong>eva 1977).<br />
TIPI DI DORMIENZA<br />
ESOGENA (A)<br />
FISICA (A 1 )<br />
CHIMICA (A 2 )<br />
MECCANICA (A 3 )<br />
ENDOGENA (B, C)<br />
MORFOLOGICA (B)<br />
FISIOLOGICA (C)<br />
LEGGERA (C 1 )<br />
INTERMEDIA (C 2 )<br />
PROFONDA (C 3 )<br />
CAUSE<br />
im<strong>per</strong>meab<strong>il</strong>ità dei tegumenti<br />
seminali all'acqua<br />
presenza di fattori inibitori nel<br />
<strong>per</strong>icarpo (non è frequente)<br />
resistenza meccanica dei<br />
tegumenti seminali al<strong>la</strong> crescita<br />
dell'embrione<br />
incompleto sv<strong>il</strong>uppo<br />
dell'embrione; compare solo<br />
combinata ad altri fattori<br />
meccanismi fisiologici di<br />
inibizione del<strong>la</strong> germinazione<br />
160<br />
CONDIZIONI CHE LA<br />
INTERROMPONO<br />
ED ESEMPI<br />
Scarificazione<br />
(leguminose)<br />
rimozione del <strong>per</strong>icarpo,<br />
in alcuni casi con<br />
d<strong>il</strong>avamento (Fraxinus<br />
chinensis var.<br />
rhyncophyl<strong>la</strong>)<br />
rimozione del tegumento<br />
(E<strong>la</strong>eagnus angustifolia)<br />
estivazione<br />
brevi <strong>per</strong>iodi di<br />
vernalizzazione, sostanze<br />
stimo<strong>la</strong>nti del<strong>la</strong> crescita<br />
(Betu<strong>la</strong> pubescens)<br />
lunghi <strong>per</strong>iodi di<br />
vernalizzazione,<br />
gibberelline (Nothofagus<br />
obliqua)<br />
vernalizzazione molto<br />
prolungata (Sorbus<br />
aucuparia)
COMBINAZIONI<br />
MORFO-<br />
FISIOLOGICHE<br />
(B+C)<br />
incompleto sv<strong>il</strong>uppo<br />
dell'embrione combinato a<br />
meccanismi fisiologici di<br />
inibizione del<strong>la</strong> germinazione<br />
161<br />
generalmente lunghi<br />
trattamenti termici con<br />
alternanza di tem<strong>per</strong>ature<br />
(rosacee)<br />
(B+C 3 ) lunga estivazione seguita da<br />
lunga vernalizzazione<br />
(Fraxinus excelsior)<br />
VALORI DI GERMINABILITÀ E DI NUMERO DI SEMI PER KG PIÙ<br />
FREQUENTEMENTE RISCONTRABILI IN ALCUNE SPECIE ARBUSTIVE<br />
CARATTERISTICHE<br />
RIASSUNTIVA)<br />
DELLA VEGETAZIONE MEDITERRANEA (TABELLA<br />
Specie Germinab<strong>il</strong>ità Numero di semi/Kg<br />
%<br />
(*)<br />
Arbutus unedo 60 – 90 400.000 a 600.000<br />
Calicotome spinosa 80 - 90 circa 150.000<br />
Chamaerops hum<strong>il</strong>is Può raggiungere 90 600 - 2000<br />
Cistus monspeliensis variab<strong>il</strong>e circa 1.250.000<br />
Erica arborea variab<strong>il</strong>e Alcuni m<strong>il</strong>ioni<br />
Euphorbia dendroides 60 - 80 circa 165.000<br />
Helichrysum italicum variab<strong>il</strong>e circa 1.000.000<br />
Juni<strong>per</strong>us oxycedrus ? 10.000-20.000<br />
Lavandu<strong>la</strong> stoechas ? circa 1.000.000<br />
Myrtus communis generalmente vicina a in genere<br />
80<br />
150.000 - 200.000<br />
Olea oleaster intorno a 50 4.000 – 20.000<br />
Ph<strong>il</strong>lyrea angustifolia ? 40.000 – 60.000<br />
Pistacia lentiscus 40 - 80 30.000 - 85.000<br />
Rhamnus a<strong>la</strong>ternus 50 - 70 20.000 – 50.000<br />
Rosmarinus officinalis 30 - 50 circa 975.000<br />
Ruscus aculeatus ? 2.000 – 5.000<br />
Spartium junceum generalmente elevata circa 80.000<br />
Thymus capitatus ? 5.000.000-6.000.000<br />
Viburnum tinus ? 18.000 (frutti)<br />
(*) si intende <strong>il</strong> seme pulito e asciutto
GLOSSARI<br />
I due glossari seguenti sono <strong>la</strong>rgamente incompleti e sono funzionali solo<br />
alle esigenze del contenuto di questo volume.<br />
Termini botanici, ecologici, fisiologici ed agronomici<br />
ABSCISSIONE: caduta di un organo dal<strong>la</strong> pianta in seguito ad un<br />
meccanismo rego<strong>la</strong>to fisiologicamente.<br />
ACHENIO: tipo di frutto secco che, a maturità, non <strong>la</strong>scia uscire l'unico<br />
seme che contiene (cioè è un frutto indeiscente). Possiede un <strong>per</strong>icarpo<br />
molto consistente.<br />
ACIDOFILA: pianta che necessita di un substrato a reazione acida o<br />
subacida.<br />
ACUMINATO: organo con punta evidente e quasi spinosa.<br />
AGAMICA: vedi Propagazione vegetativa o agamica.<br />
AGROECOSISTEMA: l'ecosistema che deriva dall’instaurarsi di<br />
coltivazioni ad o<strong>per</strong>a dell’uomo.<br />
ALBERO: pianta legnosa <strong>il</strong> cui fusto si ramifica verso l'alto ad una certa<br />
altezza dal suolo.<br />
ALLEGAGIONE: <strong>la</strong> fase subito dopo <strong>la</strong> fecondazione che porta al<strong>la</strong><br />
formazione del frutticino.<br />
ALLOCTONA: specie non indigena del luogo; contrario di Autoctona.<br />
ALTERNA (disposizione): distribuzione di foglie o gemme lungo i rami in<br />
modo che ne risulti una so<strong>la</strong> <strong>per</strong> nodo, con distribuzione che si ripete<br />
rego<strong>la</strong>rmente tutto intorno al fusto (anche definita disposizione "sparsa").<br />
ANDROCEO: l’insieme degli organi riproduttivi masch<strong>il</strong>i (stami) del fiore.<br />
ANEMOCORA: tipo di disseminazione che è dovuta al vento.<br />
ANEMOFILA: impollinazione favorita dal vento.<br />
ANGIOSPERME: gruppo di piante su<strong>per</strong>iori dotate di ovuli racchiusi in un<br />
ovario che, dopo <strong>la</strong> fecondazione, formano rispettivamente i semi ed <strong>il</strong><br />
frutto.<br />
ANTERA: parte dello stame in cui si forma <strong>il</strong> polline.<br />
ANTESI: <strong>il</strong> momento dell'a<strong>per</strong>tura del<strong>la</strong> corol<strong>la</strong> del fiore.<br />
ANTIFEEDANT: sostanza che rende <strong>la</strong> pianta ospite non più appetib<strong>il</strong>e ai<br />
parassiti animali.<br />
ANTRACNOSI: sintomatologia generalmente fogliare e di origina fungina,<br />
che si manifesta con <strong>la</strong> comparsa di alterazioni cromatiche "a macchia"<br />
con successiva necrosi dei tessuti.<br />
APLOIDE: dotato di un corredo genetico comprendente cromosomi in<br />
singo<strong>la</strong> copia (n). Presente solo nelle cellule germinali.<br />
APOCARPICO: gineceo con carpelli non saldati tra loro.<br />
ARBUSTO: pianta di consistenza legnosa con ramificazioni interamente<br />
lignificate che partono direttamente dal<strong>la</strong> base; viene anche definito<br />
Frutice.<br />
ARIDITA’: situazione fisiologica di stress determinata da carenza di acqua<br />
disponib<strong>il</strong>e.<br />
ASCELLARE: posto all'ascel<strong>la</strong> di una struttura, cioè fra <strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />
struttura e l’asse su cui essa è inserita.<br />
162
ASCENDENTE: fusto che ha un andamento dapprima orizzontale e che<br />
successivamente cresce verso l'alto.<br />
ASSOCIAZIONE VEGETALE: raggruppamento vegetale più o meno<br />
stab<strong>il</strong>e ed in equ<strong>il</strong>ibrio con <strong>il</strong> mezzo ambiente, caratterizzato da una<br />
composizione floristica determinata, in cui certi elementi quasi esclusivi<br />
(specie caratteristiche) rive<strong>la</strong>no con <strong>la</strong> loro presenza un’ecologia<br />
partico<strong>la</strong>re ed autonoma.<br />
ASSURGENTE: portamento di una pianta caratterizzato da un’inserzione<br />
dei rami sul fusto fortemente orientata verso l'alto.<br />
ASTATA: vedi Sagittata.<br />
ATTIMORFO: caratterizzato da più piani di simmetria; detto comunemente<br />
‘rego<strong>la</strong>re’<br />
AUTOCORIA: disseminazione con meccanismi indipendenti da vettori<br />
esterni.<br />
AUTOINCOMPATIBILITA’: incapacità di alcune piante o genotipi di<br />
ottenere progenie tramite autofecondazione.<br />
AZOTOFISSATORI: batteri del terreno che trasformano l'azoto atmosferico<br />
in forme assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> le piante.<br />
BACCA: frutto carnoso con epicarpo sott<strong>il</strong>e e membranoso, mesocarpo ed<br />
endocarpo polposi e succosi fusi insieme e contenenti i semi.<br />
BIFIDO: diviso all'apice in due parti lunghe e sott<strong>il</strong>i.<br />
BILABIATO: formato da due parti appiattite saldate al<strong>la</strong> base (es. corol<strong>la</strong><br />
delle Labiate).<br />
BILOCULARE: formato da due loculi.<br />
BIOCENOSI: complesso di popo<strong>la</strong>zioni interagenti tra loro in una data area.<br />
BIODIVERSITA’: abbreviazione <strong>per</strong> ‘diversità biologica’, rappresentante <strong>la</strong><br />
variab<strong>il</strong>ità tra gli organismi viventi che fanno parte degli ecosistemi<br />
terrestri e acquatici e dei complessi ecologici di cui sono parte.<br />
BIOMASSA: massa grezza costituita da parti indefinite di organismi<br />
viventi.<br />
BRATTEA: foglia trasformata e spesso ridotta, idonea <strong>per</strong> funzioni<br />
partico<strong>la</strong>ri.<br />
BRATTEOLA: picco<strong>la</strong> brattea.<br />
CADUCA: che cade dopo un tempo prestab<strong>il</strong>ito.<br />
CALCAREO (terreno): ricco in calcare (carbonato di calcio).<br />
CALICE: involucro basale del fiore formato dall’insieme dei sepali.<br />
CAMPANULATO: a forma di campana.<br />
CANALE RESINIFERO: tessuto secretore interno ad alcune piante che<br />
secerne sostanze resinose.<br />
CANCRO: lesione a carico degli organi vegetali, generalmente<br />
longitudinale sugli organi legnosi, con messa a nudo dei tessuti<br />
sottostanti.<br />
CAPILLARE: sott<strong>il</strong>e come un capello.<br />
CAPSULA: tipo di frutto secco che a maturità <strong>la</strong>scia uscire i numerosi semi<br />
secondo più linee di deiscenza tramite apposite fessurazioni<br />
CARENA: in una corol<strong>la</strong> pap<strong>il</strong>ionacea (fam. Leguminosae) è formata dai<br />
due petali interni fra loro strettamente avvicinati.<br />
CARIE: alterazioni di organi legnosi dovute a vari agenti fungini che<br />
traggono nutrimento dal legno stesso invadendone i tessuti, alterando <strong>la</strong><br />
cellulosa e <strong>la</strong> lignina e provocando una disgregazione e una<br />
disorganizzazione dei tessuti stessi.<br />
163
CARPELLO: foglia trasformata ai fini riproduttivi e portante gli ovuli.<br />
CATAFILLO: foglia non verde inspessita e con funzione protettiva o di<br />
riserva.<br />
CEDUO: bosco rinnovato <strong>per</strong>iodicamente mediante <strong>il</strong> taglio dei fusti arborei<br />
più vecchi, dal<strong>la</strong> cui base si avrà lo sv<strong>il</strong>uppo di polloni che li<br />
sostituiranno.<br />
CENERINO: di colore del<strong>la</strong> cenere.<br />
CIAZIO: caratteristica infiorescenza del genere Euphorbia.<br />
CILIATO: dotato di peli corti e radi (ciglia).<br />
CIMA: infiorescenza con asse centrale che termina apicalmente in un fiore e<br />
che porta inferiormente 1-2 ramificazioni aventi lo stesso modello di<br />
sv<strong>il</strong>uppo.<br />
CLIMAX: Assetto finale in equ<strong>il</strong>ibrio, di un ecosistema, ove ogni specie<br />
occupa una nicchia definita.<br />
CLONE: insieme di individui geneticamente identici ottenuti da un unico<br />
progenitore <strong>per</strong> via vegetativa.<br />
CONCIMAZIONE: apporto di concimi.<br />
CONNATE: strutture, es. le foglie, saldate tra loro fin dal<strong>la</strong> formazione.<br />
CONO: vedi Strob<strong>il</strong>o.<br />
CONTENITORE ALVEOLARE: contenitore piatto comprendente una serie<br />
di fori <strong>per</strong> i semi o <strong>per</strong> le talee.<br />
CORIMBO: infiorescenza in cui tutte le ramificazioni raggiungono <strong>la</strong> stessa<br />
altezza indipendentemente dal punto di inserzione sull'asse principale.<br />
CORNETTI: protuberanze tipiche degli stami (n. 2 <strong>per</strong> stame) di molte<br />
specie di Ericaceae.<br />
COROLLA: è l’involucro fiorale che forma <strong>la</strong> parte vess<strong>il</strong><strong>la</strong>re (cioè adatta<br />
ad essere vista dagli impollinatori) del fiore; è costituita dall’insieme dei<br />
petali; è interna al calice.<br />
CORTECCIA: <strong>la</strong> scorza esterna degli organi legnosi.<br />
COTILEDONE: foglia primordiale contenuta nell'embrione, che può<br />
assolvere nelle monocot<strong>il</strong>edoni <strong>la</strong> funzione di assorbimento di sostanze<br />
nutritive, nelle dicot<strong>il</strong>edoni <strong>la</strong> funzione di riserva o fotosintetica.<br />
CULTIVAR: varietà coltivata e mantenuta <strong>per</strong> o<strong>per</strong>a dell'uomo<br />
CUTICOLA: strato non cellu<strong>la</strong>re formato di una sostanza chiamata cutina<br />
rivestente l'epidermide di alcuni organi epigei.<br />
DECIDUA: pianta che stagionalmente <strong>per</strong>de le foglie.<br />
DECOMBENTE: organo di pianta che ripiega verso <strong>il</strong> basso.<br />
DEISCENZA: meccanismo di a<strong>per</strong>tura naturale, a maturazione avvenuta, di<br />
un frutto, che <strong>per</strong>mette <strong>la</strong> diffusione dei semi.<br />
DENTATO: dotato sul margine di sporgenze a forma di dente triango<strong>la</strong>re.<br />
DENTELLATO: dotato sul margine di sporgenze a forma di piccolo dente<br />
triango<strong>la</strong>re.<br />
DESERTIFICAZIONE: fenomeno di impoverimento e semplificazione<br />
del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale derivante in genere da cause antropiche.<br />
DIADELFI: stami riuniti in due fascetti distinti.<br />
DIALIPETALA: corol<strong>la</strong> con i petali separati tra loro fin dal<strong>la</strong> base.<br />
DIALISEPALO: calice con i sepali separati tra loro fin dal<strong>la</strong> base.<br />
DICOTILEDONI: piante <strong>il</strong> cui embrione ha due cot<strong>il</strong>edoni.<br />
DICOTOMO: organo che nel<strong>la</strong> crescita si divide ripetutamente in due<br />
porzioni.<br />
164
DIFFERENZIAZIONE: trasformazione di cellule embrionali in cellule<br />
specializzate.<br />
DIMORFISMO: presenza di due differenti forme, es. tra i sessi.<br />
DIOICA: pianta che presenta fiori di un solo sesso. I fiori masch<strong>il</strong>i e<br />
femmin<strong>il</strong>i sono quindi portati da piante diverse.<br />
DIPLOIDE: dotato di un corredo genetico comprendente cromosomi in<br />
coppia (2n)<br />
DISSEMINAZIONE: dis<strong>per</strong>sione naturale del seme e, in generale, di frutti,<br />
spore o altri organi preposti al<strong>la</strong> propagazione sessuale.<br />
DISTICO: con strutture disposte lungo un asse a formare due f<strong>il</strong>e<br />
longitudinali.<br />
DORMIENZA: stato fisiologico, dovuto a cause fisiche e/o fisiologiche<br />
intrinseche, che impedisce <strong>la</strong> germinazione, anche in condizioni<br />
ambientali favorevoli.<br />
DORMIENZA SECONDARIA: dormienza provocata da fattori esterni,<br />
generalmente da tem<strong>per</strong>ature su<strong>per</strong>iori a 20°C pressochè costanti, <strong>per</strong> cui<br />
<strong>il</strong> seme rientra in dormienza.<br />
DRENATO: in cui si ha una rapida <strong>per</strong>co<strong>la</strong>zione in profondità dell'acqua.<br />
DRUPA: frutto carnoso contenente un solo seme, formato da un epicarpo<br />
sott<strong>il</strong>e, da un mesocarpo carnoso e da un endocarpo legnoso contenente <strong>il</strong><br />
seme.<br />
ECOFISIOLOGIA: scienza che studia <strong>il</strong> modo in cui le piante interagiscono<br />
con i fattori ambientali.<br />
ECOSISTEMA: l’insieme degli organismi e delle loro cenosi, presenti in<br />
una data area, che interagiscono tra loro e con i fattori ambientali.<br />
ECOTIPO: popo<strong>la</strong>zione di piante che si caratterizza <strong>per</strong> l'adattamento ad un<br />
partico<strong>la</strong>re ambiente.<br />
EDAFICO: re<strong>la</strong>tivo alle condizioni nutritive del terreno.<br />
EDULE : commestib<strong>il</strong>e, mangereccio.<br />
ELAIOSOMA: struttura esterna del seme atta ad attirare gli insetti ed a<br />
servire nel<strong>la</strong> disseminazione.<br />
ELIOFILE: piante che richiedono esposizioni luminose e soleggiate.<br />
ELLISSOIDE: a forma più o meno di ellisse.<br />
EMBRIONE: l'insieme degli elementi che formano nel seme <strong>la</strong> parte<br />
essenziale del<strong>la</strong> futura pianta.<br />
ENDEMICA: specie <strong>la</strong> cui naturale presenza è confinata ad una determinata<br />
regione e <strong>la</strong> cui distribuzione è re<strong>la</strong>tivamente limitata.<br />
ENDOCARPO: strato più interno del <strong>per</strong>icarpo che circonda i semi. Può<br />
essere carnoso, membranoso oppure di consistenza legnosa.<br />
ENDOSPERMA: è <strong>il</strong> tessuto in cui sono immagazzinate le sostanze<br />
nutritive che <strong>per</strong>mettono al seme di sopravvivere.<br />
ENTOMOFILA: impollinazione ad o<strong>per</strong>a degli insetti.<br />
EPICARPO: parte più esterna del <strong>per</strong>icarpo dei frutti, generalmente<br />
membranosa e sott<strong>il</strong>e (buccia).<br />
EPICOTILE: porzione dell'asse embrionale o del<strong>la</strong> p<strong>la</strong>ntu<strong>la</strong> collocato tra i<br />
cot<strong>il</strong>edoni e <strong>la</strong> prima foglia vera.<br />
EPIDERMIDE: tessuto tegumentale che riveste <strong>la</strong> foglia e i giovani organi<br />
epigei ancora erbacei.<br />
EPIGEO: re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> parte sopra <strong>il</strong> livello del terreno.<br />
ERMAFRODITA: fiore che presenta sia le strutture riproduttive masch<strong>il</strong>i<br />
che quelle femmin<strong>il</strong>i.<br />
165
EROSIONE: fenomeno di asportazione del terreno dovuto a cause<br />
meteoriche.<br />
ESTIVAZIONE: sinonimo di Stratificazione calda.<br />
ETEROFILLIA: esistenza di differenti forme del<strong>la</strong> foglia sul<strong>la</strong> stessa pianta<br />
(contemporaneamente oppure no).<br />
EURI-MEDITERRANEA: specie con areale che comprende, oltre al Bacino<br />
Mediterraneo, anche diverse zone dell'Europa a clima tem<strong>per</strong>ato.<br />
FACOLTA` GERMINATIVA: La germinazione massima di un lotto di<br />
seme. Si definisce come <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di semi puri in grado di germinare<br />
in partico<strong>la</strong>ri condizioni, entro un determinato <strong>per</strong>iodo.<br />
FECONDAZIONE: momento di incontro e di unione dei due gameti aploidi<br />
con <strong>la</strong> conseguente formazione dello zigote diploide.<br />
FENOLI: idrocarburi aromatici caratterizzati dal<strong>la</strong> presenza di gruppi<br />
ossidr<strong>il</strong>i (-OH).<br />
FERMENTAZIONE: meccanismo biologico di produzione di energia<br />
chimica in assenza di ossigeno.<br />
FERTILIZZAZIONE: aumento del<strong>la</strong> fert<strong>il</strong>ità del terreno attraverso l'uso di<br />
concimi, l'aggiunta di sostanza organica o <strong>la</strong> variazione di pH.<br />
FILLOCLADO: rametto appiattito somigliante ad una foglia <strong>per</strong> forma e<br />
colore.<br />
FIORE: costituisce l'apparato riproduttivo delle Angios<strong>per</strong>me. Si può<br />
dividere in una parte strutturale e vess<strong>il</strong><strong>la</strong>re esterna, costituita dal calice e<br />
dal<strong>la</strong> corol<strong>la</strong>, e in una parte riproduttiva interna costituita dall'androceo e<br />
dal gineceo.<br />
FIORITURA: <strong>la</strong> produzione di fiori da parte del<strong>la</strong> pianta.<br />
FITOFAGI: organismi animali che si cibano delle piante.<br />
FITTONE: radice principale che ha uno sv<strong>il</strong>uppo verticale e prevalente sulle<br />
altre radici secondarie.<br />
FLAVONOIDI: un gruppo di sostanze fenoliche diffuso nelle piante.<br />
FOG: sistema di distribuzione dall'alto dell'acqua in forma di finissima<br />
nebbia; è usato <strong>per</strong> <strong>la</strong> radicazione delle talee.<br />
FOGLIA COMPOSTA: foglia <strong>la</strong> cui <strong>la</strong>mina è costituita dall'insieme di<br />
diverse foglioline che sembrano indipendenti tra loro, inserite su di un<br />
asse centrale formato dal<strong>la</strong> so<strong>la</strong> nervatura.<br />
FOGLIA SEMPLICE: foglia <strong>la</strong> cui <strong>la</strong>mina non è formata da più foglioline.<br />
FOTOINDIFFERENTE: indifferente al<strong>la</strong> presenza di luce.<br />
FOTOSINTESI CLOROFILLIANA: processo fondamentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> vita delle<br />
piante che <strong>per</strong>mette <strong>la</strong> trasformazione dell'energia luminosa in energia<br />
chimica sotto forma di carboidrati.<br />
CEPPAIA: parte del<strong>la</strong> pianta che sta a livello del terreno e che spesso è<br />
ingrossata.<br />
FRUTTIFICAZIONE: <strong>il</strong> momento del<strong>la</strong> formazione dei frutti sul<strong>la</strong> pianta.<br />
FRUTTO: struttura riproduttiva delle Angios<strong>per</strong>me <strong>per</strong> <strong>la</strong> disseminazione<br />
dei semi, derivante dal<strong>la</strong> trasformazione dell'ovario in seguito al<strong>la</strong><br />
fecondazione.<br />
GALBULA: strob<strong>il</strong>o tondeggiante (legnoso o carnoso) tipico di alcune<br />
Cupressacee.<br />
GAMETE: ciascuna delle cellule sessuali masch<strong>il</strong>i o femmin<strong>il</strong>i (aploidi) che<br />
negli animali e nelle piante si fondono durante <strong>il</strong> processo di riproduzione<br />
sessuata.<br />
166
GAMETOFITO: <strong>la</strong> generazione aploide (n) del ciclo riproduttivo,<br />
rappresentato nelle S<strong>per</strong>matofite dal granulo pollinico (masch<strong>il</strong>e) e dal<strong>la</strong><br />
parte centrale dell'ovulo contenente <strong>la</strong> cellu<strong>la</strong> uovo (femmin<strong>il</strong>e). Produce<br />
i gameti.<br />
GAMICA: vedi Propagazione sessuale o gamica.<br />
GAMOPETALA: corol<strong>la</strong> formata da petali più o meno saldati tra loro fin<br />
dal<strong>la</strong> base.<br />
GAMOSEPALO: calice formato da sepali più o meno saldati tra loro fin<br />
dal<strong>la</strong> base..<br />
GELATA PRECOCE: calo repentino del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura sotto zero quando <strong>la</strong><br />
pianta non è ancora in riposo.<br />
GEMMA: l'organo vegetativo ad asse raccorciato che provvede al<strong>la</strong> crescita<br />
del fusto e delle ramificazioni, talvolta portando anche, o soltanto, fiori.<br />
GENOTIPO: l'insieme delle caratteristiche genetiche specifiche di un<br />
individuo (pianta od animale).<br />
GERMINABILITA’: è, in senso generale, <strong>la</strong> capacità di germinare. Si usa,<br />
talvolta, come sinonimo di facoltà germinativa (o capacità germinativa).<br />
GERMINAZIONE: ripresa del<strong>la</strong> crescita attiva dell’embrione contenuto nel<br />
seme che si manifesta con l’emissione del<strong>la</strong> radichetta.<br />
GERMOGLIAMENTO: <strong>il</strong> momento in cui <strong>la</strong> pianta riprende l'attività<br />
vegetativa con <strong>la</strong> formazione di nuove foglie e rami dalle gemme.<br />
GHIANDOLA: struttura in genere microscopica ed esterna al<strong>la</strong> pianta in cui<br />
vengono accumu<strong>la</strong>te sostanze partico<strong>la</strong>ri, es. di tipo aromatico.<br />
GIMNOSPERME: gruppo di piante su<strong>per</strong>iori dotate di ovuli non racchiusi<br />
in ovario, frequentemente dotati di strutture riproduttive riunite in coni.<br />
GINECEO: l'insieme degli organi riproduttivi femmin<strong>il</strong>i del fiore.<br />
GIUNCHIFORME: a forma di giunco, cioè senza foglie.<br />
GLABRA: struttura vegetale priva di peluria.<br />
GLAUCO: con rico<strong>per</strong>tura di una patina biancastra traslucida.<br />
GLOMERULO: piccolo raggruppamento di strutture (fiori o rametti) in<br />
forma sferoidale.<br />
GRAPPOLO: sinonimo di pannocchia.<br />
GUAINA: rivestimento <strong>la</strong>minare di un organo.<br />
HABITAT: è l’ambiente in cui un organismo, o un’intera popo<strong>la</strong>zione o<br />
specie, ha <strong>la</strong> sua nicchia ecologica.<br />
IMPOLLINAZIONE: con questo termine si indica <strong>il</strong> passaggio del polline<br />
dagli organi masch<strong>il</strong>i produttori (antere) agli organi femmin<strong>il</strong>i recettori<br />
(stigmi).<br />
INFESTANTE: specie indesiderata ad ampia diffusione.<br />
INFIORESCENZA: struttura riproduttiva costituita dall'unione di un<br />
numero variab<strong>il</strong>e di singoli fiori disposti su di un asse secondo un<br />
partico<strong>la</strong>re schema.<br />
INFRUTTESCENZA: insieme di frutti che si sv<strong>il</strong>uppano in numero<br />
variab<strong>il</strong>e su di un asse principale, semplice o ramificato, talvolta<br />
formando strutture che sembrano frutti semplici.<br />
INTRODOTTA: non autoctona; sinonimo di alloctona.<br />
INVAIATURA: <strong>il</strong> momento in cui <strong>il</strong> frutto comincia ad assumere <strong>il</strong> colore<br />
definitivo del<strong>la</strong> maturazione.<br />
IPOCOTILE: asse embrionale che collega <strong>la</strong> radichetta con i cot<strong>il</strong>edoni.<br />
IPOGEO: re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> parte sotto <strong>il</strong> livello del terreno.<br />
LACINIA: parte sfrangiata di un organo.<br />
167
LAMINA FOGLIARE: è <strong>la</strong> parte espansa del<strong>la</strong> foglia, costituita<br />
prevalentemente da parenchima clorof<strong>il</strong>liano con funzione fotosintetica.<br />
LANCEOLATO: a forma di <strong>la</strong>ncia.<br />
LATICE: secrezione in genere biancastra di tessuti specifici interni al<strong>la</strong><br />
pianta, spesso irritante.<br />
LEGUME: frutto secco deiscente monocarpel<strong>la</strong>re che a maturità si apre<br />
lungo i margini del carpello e lungo <strong>la</strong> sua nervatura mediana. E' <strong>il</strong> frutto<br />
tipico delle Leguminose.<br />
LIANA: pianta con fusto debole che si appoggia o si avvinghia alle piante<br />
circostanti <strong>per</strong> crescere verso l'alto.<br />
LINEARE: di forma stretta e lunga, con i margini più o meno parallelli.<br />
LOCULI: le suddivisioni dell'ovario in cui sono ospitati gli ovuli.<br />
LOCULICIDA: dicesi di frutto deiscente che si apre con fessurazioni in<br />
corrispondenza del<strong>la</strong> linea dorsale mediana di ciascun carpello.<br />
MACARONESIANO: re<strong>la</strong>tivo ad un'area geografica che gravita intorno alle<br />
Isole Canarie.<br />
MACERAZIONE: o<strong>per</strong>azione con cui si tende all’estrazione delle fibre<br />
vegetali oppure, nel caso dei frutti carnosi, al<strong>la</strong> rimozione del<strong>la</strong> polpa.<br />
Viene eseguita generalmente <strong>per</strong> immersione in acqua.<br />
MARCIUME: sintomo di <strong>la</strong>cune ma<strong>la</strong>ttie delle piante che si manifesta con<br />
disfacimento dei tessuti, che rimangono molli.<br />
MARGOTTA: modalità di propagazione vegetativa in cui <strong>la</strong> radicazione<br />
avviene su un ramo ancora attaccato al<strong>la</strong> pianta.<br />
MESOCARPO: strato mediano del <strong>per</strong>icarpo. In generale è <strong>la</strong> polpa dei<br />
frutti carnosi.<br />
MESOFILLO: tessuto parenchimatico di tipo clorof<strong>il</strong>liano, presente nel<strong>la</strong><br />
foglia tra le due epidermidi.<br />
MESOFITE: piante che vivono in ambienti né troppo umidi né troppo<br />
secchi.<br />
METABOLITI SECONDARI: sostanze di tipo non strutturale, di riserva,<br />
enzimatica od ormonale, che vengono prodotte in quantità limitate dalle<br />
piante <strong>per</strong> scopi specifici.<br />
MICETE: sinonimo di fungo.<br />
MICORRIZA: struttura simbiontica tra piante su<strong>per</strong>iori e funghi.<br />
MICROPILARE: re<strong>la</strong>tiva al microp<strong>il</strong>o, che è <strong>la</strong> parte apicale dell'ovulo su<br />
cui arriva <strong>il</strong> polline.<br />
MIDOLLO: <strong>la</strong> parte centrale e tenera di una pianta non legnosa.<br />
MIST: sistema di distribuzione dall'alto dell'acqua in forma di fine pioggia;<br />
è usata <strong>per</strong> <strong>la</strong> radicazione delle talee.<br />
MONOCAULE: con un unico tronco.<br />
MONOCONO: pianta allevata in forma di un unico cono.<br />
MONOCOTILEDONI: piante <strong>il</strong> cui embrione ha un solo cot<strong>il</strong>edone (vedi<br />
Cot<strong>il</strong>edone).<br />
MONOICA: pianta sul<strong>la</strong> quale sono presenti fiori unisessuali sia masch<strong>il</strong>i<br />
che femmin<strong>il</strong>i.<br />
MUCRONE: costituisce una formazione apicale appuntita ma non spinosa<br />
degli organi vegetali, soprattutto delle foglie.<br />
NATURALIZZATA: pianta introdotta che è diventata capace<br />
autonomamente di riprodursi nel nuovo ambiente.<br />
NECROTICA: di colore nerastro.<br />
168
NODULI: ingrossamenti globu<strong>la</strong>ri presenti sulle radici delle piante;<br />
derivanti ad esempio dal<strong>la</strong> simbiosi con batteri azotofissatori sulle<br />
Leguminose.<br />
OBCORDATA: a forma di cuore, con inserzione del picciolo (nel caso del<strong>la</strong><br />
foglia) dal<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> punta.<br />
OBLANCEOLATA: a forma di <strong>la</strong>ncia, con inserzione del picciolo (nel caso<br />
del<strong>la</strong> foglia) dal<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> punta più acuta.<br />
OBLUNGO: più lungo che <strong>la</strong>rgo.<br />
OBOVATA: a forma di uovo, con inserzione del picciolo (nel caso del<strong>la</strong><br />
foglia) dal<strong>la</strong> parte dell'apice.<br />
OMBRAIO: struttura protettiva che serve ad evitare una eccessiva intensità<br />
luminosa a livello delle piante.<br />
OMBREGGIAMENTO: riduzione dell'intensità luminosa a livello delle<br />
piante.<br />
OPPORTUNISTA: specie che si diffonde in condizioni partico<strong>la</strong>ri,<br />
sfruttando possib<strong>il</strong>ità ecologiche del momento.<br />
OPPOSTE: foglie inserite su un asse, una davanti all'altra sullo stesso nodo.<br />
OVATA: a forma di uovo.<br />
OVARIO: l'insieme dei carpelli, fusi o no tra loro.<br />
OVARIO INFERO: ovario completamente avvolto dal ricettacolo.<br />
OVARIO SUPERO: ovario collocato su<strong>per</strong>iormente al ricettacolo.<br />
OVOIDALE: con forma all'incirca di un uovo.<br />
OVULO: è <strong>la</strong> struttura riproduttiva che dà origine al seme dopo <strong>la</strong><br />
fecondazione.<br />
PACCIAMATURA: protezione del terreno realizzata con diversi materiali<br />
al fine di proteggere <strong>la</strong> pianta dal freddo e <strong>la</strong> struttura del terreno e di<br />
ridurre le infestanti.<br />
PALMATA: foglia di forma che ricorda <strong>il</strong> palmo di una mano.<br />
PANNOCCHIA: l'infiorescenza a racemo (v.) composto, con ramificazione<br />
degli assi <strong>per</strong> due o più volte.<br />
PAPILIONACEO: <strong>il</strong> fiore tipico delle Leguminose, composto da vess<strong>il</strong>lo,<br />
ali e carena.<br />
PAPILLOSO: dotato di pap<strong>il</strong>le.<br />
PAPPO: struttura annessa ai semi formata da molte <strong>la</strong>cinie cap<strong>il</strong><strong>la</strong>ri ed atta<br />
al<strong>la</strong> disseminazione anemocora.<br />
PARTENOCARPIA: formazione e sv<strong>il</strong>uppo di frutti senza che sia avvenuta<br />
<strong>la</strong> fecondazione.<br />
PATENTE: disposto <strong>per</strong>pendico<strong>la</strong>rmente rispetto all'organo su cui si<br />
inserisce.<br />
PATOGENO: agente di ma<strong>la</strong>ttie.<br />
PEDOLOGICO: riferito al terreno.<br />
PEDUNCOLO: <strong>il</strong> f<strong>il</strong>amento di sostegno al fiore.<br />
PENTAMERO: formato di cinque pezzi (es. i petali del<strong>la</strong> corol<strong>la</strong>).<br />
PERIANZIO: l’insieme delle strutture ster<strong>il</strong>i del fiore (calice e corol<strong>la</strong>).<br />
PERICARPO: è <strong>la</strong> parte del frutto (struttura specifica delle Angios<strong>per</strong>me)<br />
derivante dal<strong>la</strong> trasformazione dell’ovario dopo <strong>la</strong> fecondazione. Il<br />
<strong>per</strong>icarpo è formato da tre strati: epicarpo, mesocarpo, endocarpo.<br />
PERIGONIO: l'insieme dei tepali.<br />
PETALOIDE: di aspetto sim<strong>il</strong>e al petalo.<br />
PICCIOLO: parte ass<strong>il</strong>e del<strong>la</strong> foglia che unisce <strong>la</strong> foglia al fusto.<br />
169
PIONIERA: specie dotata del<strong>la</strong> capacità di colonizzare <strong>per</strong> prima un nuovo<br />
ambiente.<br />
PIRIFORME: a forma di <strong>per</strong>a.<br />
PIUMETTA: <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> gemma presente nell’embrione del seme, destinata a<br />
sv<strong>il</strong>upparsi nel germoglio.<br />
PLANTULA: <strong>la</strong> giovane piantina da seme.<br />
POLIADELFI: stami riuniti in più fascetti.<br />
POLIGAMIA: presenza sul<strong>la</strong> stessa pianta di fiori unisessuali ed<br />
ermafroditi.<br />
POLLINE: l'insieme dei granuli che si formano nelle antere ed hanno <strong>il</strong><br />
compito di fecondare gli ovuli.<br />
POLLONE: vigoroso getto legnoso che si origina dal colletto o dal<strong>la</strong> parte<br />
basale del<strong>la</strong> pianta.<br />
PORTAMENTO: modo di presentarsi del<strong>la</strong> pianta in funzione del<strong>la</strong><br />
direzione assunta dai rami.<br />
POTATURA: <strong>il</strong> taglio rego<strong>la</strong>to di parte dei rami del<strong>la</strong> pianta.<br />
POTENZIALE IDRICO: una espressione del modo in cui l'acqua è<br />
trattenuta dal<strong>la</strong> pianta o dal terreno. Valori minori (maggiori in valore<br />
assoluto in quanto si tratta di valori negativi) esprimono una forza<br />
maggiore.<br />
PROPAGAZIONE VEGETATIVA (o agamica): Produzione di piante senza<br />
fusione dei gameti, ma mediante radicazione di talee, innesto,<br />
micropropagazione, ecc.. Consente l’ottenimento di individui con<br />
caratteristiche genetiche identiche a quello da cui è stato prelevato <strong>il</strong><br />
materiale di partenza.<br />
PROPAGAZIONE SESSUALE ( o gamica): Produzione di piante derivanti<br />
dal<strong>la</strong> fusione del gamete masch<strong>il</strong>e e di quello femmin<strong>il</strong>e. E’ sinonimo di<br />
Riproduzione.<br />
PROPAGGINE: modalità di propagazione vegetativa in cui <strong>la</strong> radicazione<br />
avviene su una parte allungata e flessib<strong>il</strong>e del<strong>la</strong> pianta posta sottoterra ma<br />
ancora attaccata al<strong>la</strong> pianta madre.<br />
PROSTRATO: portamento in cui i rami si appoggiano sul terreno e non<br />
risalgono mai.<br />
PRUINOSI: organi e strutture vegetali co<strong>per</strong>ti di pruina (costituita da<br />
microgranelli di cera) che conferisce loro un aspetto "infarinato".<br />
PUBESCENTE: organo rico<strong>per</strong>to da una fitta e fine peluria molto corta.<br />
RACEMO: infiorescenza caratterizzata da un asse principale ad<br />
accrescimento indeterminato, da cui dipartono peduncoli di uguale<br />
lunghezza terminanti con un fiore.<br />
RACHIDE: asse principale di una struttura ramificata.<br />
RESILIENZA ECOLOGICA: è <strong>la</strong> capacità di un sistema che abbia subito<br />
un impatto negativo di ristab<strong>il</strong>ire l’equ<strong>il</strong>ibrio omeostatico. Essa riflette le<br />
possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong> sistema ha di tornare a livelli di qualità accettab<strong>il</strong>i.<br />
REVOLUTO: ripiegato in basso su se stesso.<br />
RICACCIO: emissione di nuovi getti dai punti di taglio (su rami, tronco,<br />
ceppaia).<br />
RICETTACOLO: <strong>la</strong> parte basale del fiore sui cui sono inserite le parti ster<strong>il</strong>i<br />
(calice, corol<strong>la</strong>) e fert<strong>il</strong>i (androceo, gineceo). E’ detto anche ta<strong>la</strong>mo.<br />
RIFLESSO: inserito su un asse e ripiegato verso <strong>il</strong> basso.<br />
RIPICCHETTAMENTO: trasferimento delle giovani piante dal<strong>la</strong> seminiera<br />
ad altro contenitore <strong>per</strong> dare loro maggiore spazio di crescita.<br />
170
RIZOGENO (ormone): capace di stimo<strong>la</strong>re l'emissione di nuove radici.<br />
RIZOMA: fusto sotterraneo ingrossato, ad andamento orizzontale e con<br />
funzioni di riserva, spesso raccorciato. Da esso partono i rami che<br />
crescono verso l’alto.<br />
RUSTICA: pianta poco esigente ed estremamente adattab<strong>il</strong>e a diverse<br />
situazioni pedo-climatiche.<br />
SAGITTATA: a forma di punta di freccia, con due lobi acuti rivolti<br />
all’indietro. Se <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza è paragonab<strong>il</strong>e al<strong>la</strong> lunghezza ed i lobi sono<br />
<strong>la</strong>rghi, <strong>la</strong> forma si dice Astata.<br />
SARMENTOSO: dicesi di panta arbustiva, volub<strong>il</strong>e o no, con rami lunghi e<br />
flessib<strong>il</strong>i.<br />
SATURAZIONE LUMINOSA: <strong>il</strong> livello di intensità luminosa massimo che<br />
<strong>la</strong> pianta riesce a sfruttare <strong>per</strong> <strong>la</strong> fotosintesi.<br />
SCALARE: che avviene in modo progressivo.<br />
SCAPO FIORALE: asse privo di foglie portante <strong>il</strong> fiore o l’infiorescenza.<br />
SCARIFICAZIONE DEL SEME: Abrasione dei tegumenti esterni dei semi,<br />
con mezzi meccanici, fisici o chimici, <strong>per</strong> favorire l’assorbimento<br />
dell’acqua e lo scambio dei gas. Vedi appendice <strong>per</strong> maggiori dettagli.<br />
SCLEROFILLE: gruppo di piante accomunate dal<strong>la</strong> caratteristica di avere le<br />
foglie inspessite e coriacee.<br />
SEGHETTATO: dotato sul margine di sporgenze dentiformi con l'apice<br />
rivolto verso <strong>la</strong> punta del<strong>la</strong> struttura interessata.<br />
SEME ORTODOSSO: tipo di seme che mantiene <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi <strong>la</strong><br />
facoltà germinativa se portato a un ridotto contenuto di umidità e<br />
conservato a basse tem<strong>per</strong>ature in contenitori ermetici.<br />
SEME RECALCITRANTE: tipo di seme che <strong>per</strong>de rapidamente <strong>la</strong><br />
germinab<strong>il</strong>ità se <strong>il</strong> contenuto di umidità scende al di sotto di livelli critici.<br />
Non tollera lunghi <strong>per</strong>iodi di conservazione ed è caratterizzato da tenori<br />
idrici molto elevati al momento del<strong>la</strong> disseminazione.<br />
SEME: dal punto di vista botanico è l’organo che contiene l’embrione e che<br />
si forma dopo <strong>la</strong> fecondazione dal<strong>la</strong> trasformazione dell’ovulo. Nel<strong>la</strong><br />
pratica vivaistica <strong>il</strong> termine si riferisce a qualsiasi materiale impiegato <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> semina, indipendentemente dal<strong>la</strong> corretta definizione botanica.<br />
SEMILEGNOSO: di consistenza intermedia tra l'erbaceo ed <strong>il</strong> legnoso.<br />
SEMPREVERDE: pianta che mantiene le foglie <strong>per</strong> più anni.<br />
SESSILE: privo di picciolo o di peduncolo.<br />
SILICEO (terreno): derivante da roccia ricca in s<strong>il</strong>ice.<br />
SIMBIOSI: rapporto di mutua ut<strong>il</strong>ità tra due organismi viventi.<br />
SOLCATO: con evidenti solchi.<br />
SOPRASSUOLO: tutto ciò che sta sopra <strong>il</strong> livello del terreno.<br />
SPADICE: infiorescenza non ramificata e con asse ingrossato.<br />
SPATA: grossa brattea che accompagna esternamente lo spadice.<br />
SPERMOFITA: pianta dotata di semi.<br />
STAME: struttura riproduttiva masch<strong>il</strong>e del fiore delle Angios<strong>per</strong>me,<br />
composta dall'antera con <strong>il</strong> polline e dal f<strong>il</strong>amento.<br />
STENO-MEDITERRANEA: specie con areale centrato sul Bacino<br />
Mediterraneo.<br />
STIGMA: parte su<strong>per</strong>iore espansa del pist<strong>il</strong>lo che capta <strong>il</strong> polline.<br />
STILO: tubo di collegamento del pist<strong>il</strong>lo, posto fra lo stigma e l'ovario.<br />
STIPITE: tronco non ramificato.<br />
171
STIPOLE: strutture <strong>la</strong>minari, in genere di picco<strong>la</strong> dimensione, presenti al<strong>la</strong><br />
base del picciolo fogliare in alcune famiglie.<br />
STOLONE: fusto strisciante, aereo o sotterraneo, che ad ogni nodo forma un<br />
germoglio e nuove radici.<br />
STRATIFICAZIONE DEL SEME: procedimento consistente nel<strong>la</strong><br />
disposizione a strati dei semi in un substrato soffice e umido, con<br />
l’obiettivo fondamentale di rimuovere <strong>la</strong> dormienza. Vedi Appendice <strong>per</strong><br />
maggiori dettagli.<br />
STRATIFICAZIONE CALDA DEL SEME: stratificazione condotta a<br />
tem<strong>per</strong>ature intorno ai 20°C.<br />
STRATIFICAZIONE FREDDA DEL SEME: stratificazione condotta a<br />
tem<strong>per</strong>ature generalmente comprese tra 3°C e 5°C; si chiama anche<br />
vernalizzazione.<br />
STROBILO: struttura riproduttiva unisessuale, propria delle Gimnos<strong>per</strong>me,<br />
di forma sim<strong>il</strong>e ad un cono. E’ formata dall'unione di tante piccole<br />
squame riunite lungo un asse; le squame, portanti gli ovuli o le sacche<br />
polliniche,, hanno varia consistenza e sono embricate (sovrapposte).<br />
SUBEGUALE: quasi uguale.<br />
SUBSESSILE: quasi sess<strong>il</strong>e.<br />
SUBSFERICO: quasi sferico.<br />
SUBSTRATO: <strong>il</strong> mezzo solido su cui si sostengono le piante. Il substrato<br />
naturale è <strong>il</strong> terreno<br />
SUFFRUTICE: pianta con base legnosa e con getti di consistenza erbacea<br />
che si rinnovano ogni anno.<br />
TALEA: porzione di ramo o di radice usata <strong>per</strong> propagare vegetativamente<br />
<strong>la</strong> pianta.<br />
TAXON: è <strong>il</strong> termine usato <strong>per</strong> indicare una categoria tassonomica (plurale:<br />
taxa).<br />
TEGUMENTO DEL SEME: rivestimento del seme costituito da tessuti<br />
adattati al<strong>la</strong> funzione di protezione e iso<strong>la</strong>mento dall’ambiente.<br />
TEMPERATURA OTTIMALE: <strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura a cui <strong>la</strong> crescita del<strong>la</strong> pianta<br />
o, in generale, <strong>il</strong> manifestarsi di un fenomeno avvengono <strong>il</strong> più<br />
rapidamente possib<strong>il</strong>e.<br />
TEPALI: le parti ster<strong>il</strong>i del fiore non differenziate morfologicamente in<br />
sepali e petali (nelle Monocot<strong>il</strong>edoni).<br />
TERMINALE: sinonimo di apicale.<br />
TERMOFITE: piante che crescono e vivono in ambienti con tem<strong>per</strong>ature<br />
elevate. Si par<strong>la</strong> di boschi termof<strong>il</strong>i in ambienti caldi che consentono lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo solo di determinate essenze vegetali.<br />
TESSUTO A PALIZZATA: <strong>la</strong> parte su<strong>per</strong>iore del mesof<strong>il</strong>lo (v.) che è<br />
formato da cellule allungate verticalmente e rego<strong>la</strong>rmente disposte in un<br />
tessuto compatto.<br />
TETRACHENIO: frutto tipico delle Labiate composto da quattro acheni.<br />
TETRAGONO: a sezione quadrango<strong>la</strong>re.<br />
TETRAMERO: formato da quattro pezzi (es. i petali del<strong>la</strong> corol<strong>la</strong>).<br />
TOMENTOSO: rico<strong>per</strong>to di fitta e sott<strong>il</strong>e peluria.<br />
TOPIARIA (Arte): studio e realizzazione di "sculture viventi" ottenute con<br />
partico<strong>la</strong>ri piante mediante adeguati interventi cesori.<br />
TRASPIRAZIONE: <strong>il</strong> meccanismo attraverso <strong>il</strong> quale l'acqua circo<strong>la</strong> dal<br />
terreno al fusto ed alle foglie, <strong>per</strong> poi essere dis<strong>per</strong>sa nell'atmosfera<br />
attraverso gli stomi.<br />
172
TRIFOLIATE: foglie composte da tre foglioline distinte.<br />
TRIGONO: a sezione triango<strong>la</strong>re.<br />
TRIMERO: composto da tre elementi.<br />
TUBERCOLATO: con tubercoli prominenti.<br />
TUBO COROLLINO: <strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> corol<strong>la</strong> indivisa.<br />
TUBULOSO: a forma di tubo.<br />
TUMORE: anoma<strong>la</strong> proliferazione di cellule di un tessuto vegetale, <strong>la</strong> cui<br />
crescita avviene in modo abnorme, provocando <strong>la</strong> formazione di masse<br />
nodose più o meno vistose sugli organi colpiti.<br />
TURIONE: giovane getto di alcune specie di L<strong>il</strong>iaceae al momento in cui<br />
non sono ancora dispiegate le strutture <strong>la</strong>minari.<br />
UMBONE: protuberanza conica su su<strong>per</strong>fici sferiche.<br />
UNISESSUALE: fiore nel quale è presente solo <strong>la</strong> parte riproduttiva<br />
masch<strong>il</strong>e o femmin<strong>il</strong>e.<br />
URCEOLATO: a forma di orcio.<br />
VARIABILITA’ GENETICA: <strong>la</strong> presenza in una specie di differenti forme<br />
dello/gli stesso/i carattere/i.<br />
VERNALIZZAZIONE: processo <strong>per</strong> cui un <strong>per</strong>iodo di basse tem<strong>per</strong>ature<br />
promuove un fenomeno biologico (es. fioritura, a<strong>per</strong>tura delle gemme,<br />
germinazione dei semi) che altrimenti non avverrebbe. Nel caso dei semi,<br />
<strong>il</strong> termine è sinonimo di stratificazione fredda (vedere Stratificazione e<br />
Stratificazione fredda del seme).<br />
VERTICILLASTRO: falso vertic<strong>il</strong>lo formato da strutture, es. fiori,<br />
estremamamnte ravvicinati tra loro che sembrano inserirsi in un<br />
medesimo punto (come nel vero vertic<strong>il</strong>lo).<br />
VERTICILLO: punto di inserzione di più strutture o organi dello stesso tipo<br />
(es. foglie vertic<strong>il</strong><strong>la</strong>te).<br />
VESSILLO: <strong>il</strong> petalo più grande e visib<strong>il</strong>e del fiore pap<strong>il</strong>ionaceo.<br />
XEROFITE: piante adattate al<strong>la</strong> vita in ambienti poverissimi d'acqua.<br />
ZIGOMORFO: di forma irrego<strong>la</strong>re e quindi caratterizzato da un solo piano<br />
di simmetria.<br />
ZIGOTE: <strong>la</strong> cellu<strong>la</strong> diploide che deriva dall’unione di due gameti aploidi in<br />
seguito al<strong>la</strong> fecondazione.<br />
ZOOCORA: tipo di disseminazione che è dovuta agli animali.<br />
Termini riguardanti le proprietà medicinali delle piante<br />
AFRODISIACO: che accresce <strong>la</strong> potenza o <strong>il</strong> desiderio sessuale.<br />
ANTIALLERGICO: che combatte o previene le manifestazioni allergiche.<br />
ANTIARTEROSCLEROTICO: che combatte o previene l’arterosclerosi.<br />
ANTIBATTERICO: capace arrestare lo sv<strong>il</strong>uppo e <strong>la</strong> moltiplicazione dei<br />
batteri o di provocarne <strong>la</strong> morte.<br />
ANTICATARRALE: che previene o cura <strong>il</strong> catarro.<br />
ANTIEMORROIDALE: che cura le emorroidi.<br />
ANTIEPATOTOSSICO: che contrasta l’azione tossica, nei confronti del<br />
fegato, di alcune sostanze.<br />
173
ANTIERITEMATOSO: che cura o previene gli eritemi.<br />
ANTIFLOGISTICO: atto a combattere un processo infiammatorio e le sue<br />
conseguenze.<br />
ANTIFUNGINO: che previene o combatte lo sv<strong>il</strong>uppo dei funghi.<br />
ANTINFIAMMATORIO: vedi Antiflogistico.<br />
ANTIPIRETICO: che combatte <strong>la</strong> febbre o ne previene gli eccessi.<br />
ANTISETTICO: che uccide i microbi o ne impedisce lo sv<strong>il</strong>uppo, evitando<br />
<strong>il</strong> contagio: serve a disinfettare le ferite e certi organi.<br />
ANTIVARICOSA: che cura le varici o ne previene <strong>la</strong> formazione.<br />
ASTRINGENTE: che diminuisce le secrezioni, favorendo <strong>la</strong> cicatrizzazione<br />
(<strong>per</strong> applicazioni locali).<br />
CAPILLAROPROTETTRICE: che protegge l’integrità e <strong>la</strong> funzionalità dei<br />
cap<strong>il</strong><strong>la</strong>ri.<br />
CARMINATIVO: che riduce <strong>la</strong> formazione di gas intestinali e ne favorisce<br />
l’eliminazione.<br />
DEPURATIVO: che depura <strong>il</strong> sangue aiutando l’eliminazione dei residui<br />
con un’azione diuretica, <strong>la</strong>ssativa o sudorifera.<br />
DIGESTIVO: che fac<strong>il</strong>ita <strong>la</strong> digestione aiutando <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro dello stomaco.<br />
DISINFETTANTE: che previene o cura le infezioni.<br />
DIURETICO: che completa <strong>il</strong> processo di eliminazione depurando <strong>il</strong> sangue<br />
dalle tossine che esso contiene. Alcuni diuretici eliminano i cloruri e sono<br />
ut<strong>il</strong>i in caso di edema, altri eliminano l’urea, altri aumentano semplicemente<br />
<strong>il</strong> volume dell’urina.<br />
EMOSTATICO: che arresta l’ emorragia, sia con azione vaso-costruttrice<br />
sia con apporto di elementi coagu<strong>la</strong>nti (vitamine K e P).<br />
CICATRIZZANTE: che aiuta <strong>la</strong> cicatrizzazione delle ferite delle piaghe e <strong>la</strong><br />
guarigione delle contusioni.<br />
EPATOPROTETTIVO: che protegge <strong>la</strong> funzionalità del fegato.<br />
ESPETTORANTE: che favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali e<br />
faringee.<br />
FEBBRIFUGO: vedi Antipiretrico.<br />
GALATTOGOGO: che aumenta <strong>la</strong> produzione del <strong>la</strong>tte.<br />
IPOCOLESTEROLIZZANTE: che abbassa <strong>il</strong> tasso di colesterolo nel<br />
sangue, riducendo i rischi dell’ arterosclerosi.<br />
IPOTENSIVO: che provoca un abbassamento del<strong>la</strong> pressione arteriosa.<br />
LASSATIVO: che fac<strong>il</strong>ita l’evacuazione delle feci, sia aumentandone <strong>il</strong><br />
volume, sia stimo<strong>la</strong>ndo i movimenti <strong>per</strong>istaltici dell’intestino.<br />
LENITIVO: ad azione calmante, es. di un dolore o di un’ irritazione.<br />
PURGATIVO: che esercita azione fortemente <strong>la</strong>ssativa, accelerando i<br />
movimenti <strong>per</strong>istaltici dell’intestino e talvolta irritandone le mucose.<br />
SEDATIVO: che calma e rego<strong>la</strong>rizza l’attività nervosa.<br />
SPASMOLITICO: che r<strong>il</strong>assa certi muscoli doloranti agendo sull’influsso<br />
nervoso che comanda <strong>il</strong> ritmo del<strong>la</strong> contrazione musco<strong>la</strong>re.<br />
STIMOLANTE: che eccita l’attività nervosa e vasco<strong>la</strong>re. Esistono<br />
stimo<strong>la</strong>nti specifici <strong>per</strong> diversi organi come, <strong>per</strong> esempio, l‘apparato<br />
digerente o <strong>il</strong> cuore.<br />
SUDORIFERO: che stimo<strong>la</strong> <strong>la</strong> traspirazione.<br />
TERMORESISTENTE: resistente alle alte tem<strong>per</strong>ature.<br />
VERMIFUGO: che fa espellere i vermi dall’intestino. Si ut<strong>il</strong>izzano allo<br />
scopo piante diverse secondo i vermi da cui si è affetti (ossiuri, tenia,<br />
ascaridi).<br />
174
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178
■ Indice<br />
_________________________________________________________________________________________<br />
PREFAZIONE . . . . . . . . . . . . pag. 5<br />
PREMESSA. . . . . . . . . . . . . “ 7<br />
INTRODUZIONE<br />
La macchia mediterranea:<br />
<strong>la</strong> vegetazione e <strong>il</strong> suo rapporto con l’uomo . . . “ 11<br />
1. La vegetazione mediterranea . . . . . . . “ 11<br />
2. Il degrado del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea. . . . “ 18<br />
3. La ripresa dopo gli incendi. . . . . . . . “ 24<br />
4. Aspetti storico-culturali ed importanza economica . “ 30<br />
SCHEDE MONOGRAFICHE . . . . . . . “ 37<br />
Arbutus unedo L. . . . . . . . . . . . “ 39<br />
Calicotome spinosa (L.) Link . . . . . . . “ 47<br />
Chamaerops hum<strong>il</strong>is L. . . . . . . . . . “ 51<br />
Cistus monspeliensis L. . . . . . . . . . “ 57<br />
Erica arborea L. . . . . . . . . . . . “ 62<br />
Euphorbia dendroides L. . . . . . . . . “ 67<br />
Helichrysum italicum (Roth.) Don. . . . . . . “ 71<br />
Juni<strong>per</strong>us oxycedrus L. . . . . . . . . . “ 77<br />
Lavandu<strong>la</strong> stoechas L. . . . . . . . . . “ 83<br />
Myrtus communis L. . . . . . . . . . . “ 89<br />
Olea europaea L. var. sylvestris. . . . . . . “ 97<br />
Ph<strong>il</strong>lyrea angustifolia L., Ph<strong>il</strong>lyrea <strong>la</strong>tifolia L. . . . “ 103<br />
Pistacia lentiscus L. . . . . . . . . . . “ 109<br />
Rhamnus a<strong>la</strong>ternus L. . . . . . . . . . “ 116<br />
Rosmarinus officinalis L. . . . . . . . . . “ 121<br />
Ruscus aculeatus L. . . . . . . . . . . “ 129<br />
Sm<strong>il</strong>ax as<strong>per</strong>a L. . . . . . . . . . . . “ 134<br />
179
Spartium junceum L. . . . . . . . . . . “ 139<br />
Thymus capitatus (L.) Hofmgg. et Lk. . . . . . “ 144<br />
Viburnum tinus L. . . . . . . . . . . “ 148<br />
APPENDICE<br />
La propagazione <strong>per</strong> seme . . . . . . . . “ 154<br />
1. Il processo di germinazione . . . . . . . . “ 154<br />
1.1. I fattori che influenzano <strong>la</strong> germinazione . . . . “ 154<br />
1.1.1. Fattori esterni . . . . . . . . . . . “ 155<br />
1.1.2. Fattori interni . . . . . . . . . .<br />
2. I trattamenti <strong>per</strong> migliorare le caratteristiche germinative<br />
“ 156<br />
del seme . . . . . . . . . . . . . “ 157<br />
GLOSSARI . . . . . . . . . . . . “ 162<br />
BIBLIOGRAFIA GENERALE . . . . . . . “ 175<br />
180