PAGINE BOTANICHE - Gruppo Botanico Milanese
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1<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
<strong>PAGINE</strong><br />
<strong>BOTANICHE</strong><br />
PERIODICO DEL GRUPPO BOTANICO MILANESE MILA<br />
SOMMARIO<br />
Lettera pag.2<br />
Adalberto Peroni, Cleo Peroni e Gabriele Peroni: pag. 3<br />
I funghi medicinali italiani (un profilo)<br />
Guglielmo Gregorio: pag. 28<br />
Osservazione sulla germinazione delle spore di alcuni<br />
funghi saprofiti<br />
Giorgio Ceffali: pag.40<br />
Escursioni sociali effettuate dal gruppo<br />
botanico nel 2008<br />
Giorgio Ceffali e Benedetto Prinetti: pag. 47<br />
XXXVI Mostra Micologica <strong>Milanese</strong>,<br />
4 - 5 Ottobre 2008.
Lettera a Maurizio<br />
2<br />
Brescia 23 maggio 2007<br />
Il fi ore è una delle creature più semplici che Dio ha creato.<br />
Accetta e vive la sua vita per quello che gli dà.<br />
Per questo ringrazia ogni giorno il sole che lo illumina, che lo<br />
scalda e gli permette di mantenere i suoi colori, ringrazia la pioggia<br />
che lo disseta, ringrazia il vento che lo anima e lo rinfresca.<br />
Così, giorno per giorno, vive la sua vita, tanto breve quanto intensa<br />
e profumata e quando arriva il suo momento…allora ringrazia<br />
anche la morte perché giacendo sull’umida terra lascerà i suoi<br />
semi e con loro riprenderà a vivere una nuova vita.<br />
Anche noi dobbiamo accettare questa legge terrena, questo passaggio<br />
naturale che in un certo senso ci rende immortali.<br />
Vita e morte sono una cosa sola.<br />
Accettiamo umilmente di vivere bene affi dandoci a Dio.<br />
Il tempo è infi nito ma l’Amore è eterno!<br />
Paolo<br />
Lettera di un ex compagno di Istituto Tecnico in un momento<br />
tragico per un comune compagno di scuola.<br />
Documento raccolto da Giorgio Ceffali presso l’amico che lo<br />
conserva.
I FUNGHI MEDICINALI ITALIANI<br />
(un profilo)<br />
*Adalberto Peroni, Cleo Peroni e Gabriele Peroni<br />
RIASSUNTO - gli autori presentano un profi<br />
lo delle attuali conoscenze farmacologiche<br />
su funghi appartenenti alla micofl ora italiana.<br />
ABSTRACT - the autors present an outline of<br />
current pharmacological knowledge on mushrooms<br />
belonging to italian mycofl ora.<br />
O vecchio bosco pieno d’albatrelli,<br />
che sai di funghi e spiri la malia,<br />
Giovanni Pascoli – Il bosco, 1-2<br />
Quando si parla di funghi, generalmente li<br />
si raggruppa in tre categorie: commestibili,<br />
non commestibili e velenosi.<br />
Diffi cilmente li consideriamo come fonti<br />
di sostanze medicamentose.<br />
Eppure i miceti, in senso lato, sono da<br />
tempo considerati fonti insostituibili di<br />
farmaci, basti pensare agli antibiotici ricavati<br />
da funghi del genere Penicillium,<br />
Cephalosporium, et cetera.<br />
3<br />
PAG. BOT. 2009, 33: 3-27<br />
Anche per quanto riguarda la tossicologia<br />
si è dapprima considerata la<br />
tossicità acuta dei funghi velenosi e<br />
poi, solo in tempi molto più recenti,<br />
quelli a lunga latenza dovuta a sostanze<br />
prodotte da funghi microscopici,<br />
generalmente contaminanti le derrate<br />
alimentari.<br />
Le più importanti tra queste sostanze,<br />
da un punto di vista sanitario ed economico,<br />
sono le afl atossine, ma anche<br />
le fumotossine, le ocratossine e le nitrosammine,<br />
responsabili di terribili<br />
malattie come epatiti, cirrosi, sarcoidosi<br />
e soprattutto tumori.
Le specie produttrici di micotossine<br />
cancerogene (MTC) più importanti,<br />
appartengono soprattutto ai generi:<br />
Aspergillus, Penicillium, Fusarium, Geotrichium,<br />
Alternaria, Helminthosporium,<br />
Cladosporium, Blastomyces, Cryptococcus,<br />
Histoplasma, Sporothrix.<br />
Questi funghi microscopici sono presenti<br />
nelle derrate alimentari, ma anche<br />
nelle abitazioni e nell’ambiente.<br />
E’ altresì vero che la stessa specie<br />
può produrre o non produrre MTC,<br />
in relazione al substrato, alla temperatura,<br />
al ceppo, alla presenza di particolari<br />
sostanze chimiche e di altri<br />
microrganismi.<br />
Lo studio dei funghi microscopici,<br />
e delle sostanze (medicamentose o<br />
tossiche) da essi prodotte, esula dallo<br />
spirito di questo testo, si rimanda perciò,<br />
per l’approfondimento, ad opere<br />
specifi che.<br />
In questi ultimi decenni, ricercatori di<br />
tutto il mondo hanno preso in considerazione<br />
anche i funghi macroscopici<br />
come sorgenti di nuovi medicamenti<br />
o come produttori di micotossine<br />
pericolose per la salute (da non<br />
confondere con le tossine dei funghi<br />
velenosi).<br />
La panoramica che diamo qui di seguito<br />
si propone proprio di fare il punto,<br />
seppure per brevi cenni, sull’uso<br />
terapeutico (e anche sulla mutagenicità<br />
o cancerogenicità) di funghi macroscopici<br />
italiani, tra i più diffusi e<br />
conosciuti.<br />
Agaricus campestris L.: Fr.<br />
Nome volgare: prataiolo.<br />
4<br />
Noto come prataiolo, per il suo habitat:<br />
prati e luoghi erbosi, in autunno.<br />
E’ un fungo tra i più conosciuti come<br />
mangereccio, assieme ad altri congeneri<br />
(ad esempio: Agaricus pratensis)<br />
è ricercato e considerato ottimo da un<br />
punto di vista alimentare.<br />
Dal prataiolo sono state estratte sostanze<br />
ad azione anticancerogena, una<br />
di queste, isolata da ricercatori giapponesi,<br />
chiamata MS3 si è rivelata<br />
capace di inibire la leucemia e l’adenocarcinoma<br />
mammario, solo per via<br />
parenterale e non per via orale.<br />
Da vari funghi del genere Agaricus<br />
sono state estratte varie sostanze con<br />
una spiccata attività anticancerogena.<br />
Sfortunatamente da questi funghi<br />
sono state isolate anche alcune sostanze<br />
chimicamente appartenenti<br />
alle idrazine ed ai loro derivati, che<br />
hanno mostrato potenzialità mutagene<br />
e cancerogene.<br />
Per questa ragione, secondo diversi<br />
autori è preferibile evitarne l’uso alimentare.<br />
Albatrellus cristatus (Schaeff.: Fr.)<br />
Kotlaba & Pouzar<br />
Cresce nei boschi dall’estate all’autunno.<br />
Questo fungo ha carne amara e non<br />
è considerato commestibile, lo sono<br />
invece altri albatrelli (ad esempio:<br />
Albatrellus ovinus). (Schaeff.:Fr)<br />
Kotlaba&Pouzar.<br />
Da questo fungo a da altri consimili<br />
sono stati isolati diversi composti con<br />
interessanti proprietà farmacologiche,<br />
come l’acido grifolico e l’acido cri-
statico, dotati di attività antineoplastica<br />
e antibiotica; la seconda molecola<br />
è più attiva della prima.<br />
Amanita muscaria (L.: Fr) Hooker<br />
Nome volgare: ovolo malefi co.<br />
E’ uno splendido fungo noto a tutti<br />
per i suoi colori vivaci, che lo fanno<br />
individuare immediatamente tra le foglie<br />
del sottobosco.<br />
Il fungo è diffuso in Europa, in Asia<br />
e nell’America settentrionale; è stato,<br />
ed è tuttora studiato a causa delle sue<br />
proprietà allucinogene, per la presenza<br />
di alcaloidi indolici e isoxazolici.<br />
Troppo lungo sarebbe trattare la storia<br />
e la farmacologia dell’uso psichedelico<br />
dell’Amanita muscaria, ci<br />
limitiamo qui a ricordare l’impiego<br />
che se ne fa in omeopatia, nel trattamento<br />
degli stati di esaurimento e di<br />
agitazione, per i mali di testa e disturbi<br />
della circolazione sanguigna.<br />
Amanita phalloides (Vaill. : Fr.) Link<br />
Nomi volgari: ovolo bastardo, tignola<br />
verdastra.<br />
Cresce nei boschi in autunno.<br />
L’Amanita phalloides è il fungo più<br />
velenoso della micofl ora europea e a<br />
cui si attribuisce la gran parte delle<br />
morti per ingestione di funghi.<br />
Il composto che è causa principale<br />
degli avvelenamenti mortali, la<br />
α-amanitina, ha dimostrato di inibire<br />
alcune forme di tumore.<br />
Purtroppo la sua tossicità è tale che<br />
l’unica possibilità di impiego terapeutico<br />
è la parziale sintesi di composti<br />
selettivi per le cellule tumorali e poco<br />
5<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
o nulla tossici per le cellule normali.<br />
Dall’Amanita phalloides è stato isolato<br />
anche un composto, chiamato amanulina,<br />
con azione antileucemica.<br />
Armillaria mellea (Vahl. : Fr.)Kummer<br />
Nomi volgari: chiodino, famigliola<br />
buona.<br />
Cresce, isolatamente, ma più facilmente<br />
in cespi, sui tronchi degli alberi<br />
vivi o morti o sul terreno in cui vi<br />
siano materiali legnosi interrati.<br />
E’ diffuso in quasi tutto il mondo, infetta<br />
le piante, soprattutto forestali,<br />
procurando danni piuttosto gravi.<br />
Il chiodino è noto come buon commestibile.<br />
Da questo fungo sono stati isolati:<br />
armillir-orsellinato, steroidi e polisaccaridi;<br />
uno di questi ultimi [(1-3),<br />
(1-6)-D-glucosio] ha mostrato spiccata<br />
azione antitumorale.<br />
Il fungo intero ha però anche una leggera<br />
attività mutagena.<br />
Il chiodino contiene anche sostanze<br />
resinose che possono risultare irritanti<br />
per l’apparato gastroenterico procurando,<br />
nelle persone sensibili, disturbi<br />
intestinali e diarrea.<br />
Si consiglia di far cuocere per pochi<br />
minuti i funghi, gettare l’acqua di<br />
bollitura (dove si sono solubilizzate<br />
le sostanze irritanti) e successivamente<br />
cucinarli.<br />
Laddove i funghi di questa specie<br />
fossero conservati crudi nel congelatore,<br />
la prebollitura non produrrebbe<br />
l’eliminazione (segnalazione<br />
del Dott. Alfredo Fontanella, micro-
iologo dell’Ospedale di Niguarda<br />
– Milano). Nota di Alberto Sassi.<br />
Boletus edulis Bull. : Fr.<br />
Nome volgare: porcino.<br />
E’ il famosissimo porcino, noto a tutti,<br />
sia per il suo aspetto simpatico, che<br />
per la sua prelibatezza.<br />
Molto apprezzato dai cercatori di funghi,<br />
cresce in tutto l’emisfero boreale,<br />
in simbiosi con molti alberi, tra cui citiamo:<br />
quercia, castagno e nocciolo.<br />
Dal porcino sono state isolate sostanze,<br />
di natura chimica ancora poco<br />
conosciuta, che hanno dimostrato di<br />
possedere proprietà anticancerogene.<br />
Purtroppo il fungo ha pure azione<br />
mutagena.<br />
Le medesime proprietà sono con–<br />
divise dagli altri porcini: Boletus<br />
aereus Bull. : Fr., Boletus pinophilus<br />
Pilàt & Dermek e Boletus aestivalis<br />
(Paulet) Fries.<br />
Si segnala che molte persone lamentano<br />
disturbi gastroenterici in seguito all’ingestione<br />
di B. edulis e specie affi ni. Ciò è<br />
attribuibile a casi di intolleranza alimentare<br />
da parte di persone particolarmente<br />
sensibili alle sostanze contenute in dette<br />
specie. Anche la consumazione di pasti<br />
ravvicinati a base di dette specie può<br />
produrre una sindrome gastroenterica<br />
per accumulo. Nota di Alberto Sessi<br />
Calvatia excipuliformis (Scop. : Pers.)<br />
Perdeck<br />
E’ un fungo dalla forma particolare,<br />
“clavata”, cresce in varie parti del<br />
mondo, Europa compresa.<br />
6<br />
Da diverse specie di Calvatia sono<br />
state estratte sostanze come l’acido<br />
calvatico, inibente alcune forme di<br />
tumore e la leucemia.<br />
Questa molecola ha mostrato una potente<br />
attività antibatterica e antimicotica<br />
verso funghi patogeni come Candida<br />
albicans.<br />
Di questo composto sono stati approntati<br />
analoghi di sintesi con azione<br />
antibiotica ancora più effi cace.<br />
E’ stata isolata anche una mucoproteina,<br />
la calvacina, a spiccata attività antitumorale<br />
e antivirale (sul virus della poliomielite),<br />
sfortunatamente ha un’azione<br />
tossica da accumulo, con gravi effetti<br />
a carico di cuore, reni e polmoni.<br />
Calvatia utriformis (Bull. : Pers.)<br />
Jaap<br />
Questa vescia (così sono chiamati generalmente<br />
questi funghi a forma di vescica)<br />
è commestibile da giovane, quando<br />
l’interno è ancora bianco (maturando<br />
diventerà sempre più scuro).<br />
E’ usata dalle popolazioni montane<br />
come astringente venoso, in infusione<br />
o in polvere.<br />
allo scopo il fungo è raccolto ancora<br />
immaturo, seccato velocemente e polverizzato.<br />
La droga contiene: mannite, resine,<br />
acidi e sali organici.<br />
E’ interessante notare che popolazioni<br />
indigene dell’America settentrionale,<br />
usavano la povere di vesce locali<br />
(molto simili alle nostre) come inalatorio<br />
per bloccare le epistassi.<br />
Cantharellus cibarius (Fr. : Fr.) Fries
Nomi volgari: cantarello, gallinaccio.<br />
Anche questo fungo è noto per la sua<br />
bontà e ricercato dagli appassionati<br />
raccoglitori.<br />
Secondo alcuni autori, il gallinaccio<br />
è in grado di provocare una reazione<br />
contro la proliferazione cellulare incontrollata.<br />
L’effetto di freno si arresta, però, con<br />
la cessazione del trattamento.<br />
Le sostanze responsabili dell’azione<br />
farmacologica sono sconosciute.<br />
Claviceps purpurea (Fries) Tulasne<br />
Nome volgare: segale cornuta.<br />
Questo piccolissimo fungo, così come<br />
Amanita muscaria, merita una trattazione<br />
farmacologica e tossicologica<br />
a se stante.<br />
Qui ci limitiamo a dare qualche accenno<br />
alle innumerevoli applicazioni terapeutiche<br />
della segale cornuta.<br />
E’ un fungo parassita, infestante soprattutto<br />
la segale, è stato causa, in<br />
passato, di terribili intossicazioni collettive.<br />
Sotto il nome di fuoco di S. Antonio,<br />
di mal degli ardenti, di rafania, di<br />
ignis sacer (fuoco sacro), si comprese<br />
una malattia che poteva esplicarsi in<br />
due forme diverse, spesso intrecciate<br />
tra loro.<br />
L’una era la forma gangrenosa (ergotismus<br />
gangraenosus), a carico soprattutto<br />
degli arti, che portava a grandi mutilazioni<br />
naturali o facilitate dall’azione<br />
del chirurgo; essa era caratteristica delle<br />
epidemie francesi, con propagazioni<br />
verso la Svizzera e l’Inghilterra, e causata<br />
principalmente dall’azione vasoco-<br />
7<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
strittrice dell’ergotamina.<br />
Nelle gravissime intossicazioni acute<br />
il quadro poteva esordire bruscamente<br />
con dolori lancinanti alle estremità<br />
e lesioni cutanee vaste accompagnate<br />
da febbre altissima e senso di bruciore<br />
insopportabile; in pochi giorni si<br />
potevano determinare la gangrena e<br />
la morte.<br />
In chi sopravviveva, l’arto o gli arti colpiti<br />
fi nivano per distaccarsi, lasciando<br />
una cicatrice molto resistente.<br />
In altri casi il debutto si svolgeva in<br />
modo subacuto, ma con sofferenze ed<br />
esiti simili.<br />
In Francia tra il 590 e il 1347 si registrarono<br />
non meno di 30 epidemie, le<br />
più gravi e famose delle quali si ebbero<br />
nel 945, soprattutto a Parigi, e nel<br />
1089-1090 con invasione della valle<br />
del Reno.<br />
L’altra forma era quella nervosa (ergotismus<br />
convulsivus), delineatasi<br />
successivamente in Germania sotto il<br />
nome di mal dei fomicolii, o epidemia<br />
retraente, caratterizzata da parestesie,<br />
fenomeni convulsivanti, spastici<br />
o paretici; tale forma prevalse verso<br />
il 1500 e perdurò fi no al 1770-1771,<br />
con propagazione verso i paesi freddi<br />
del nordest.<br />
La differente sintomatologia non si<br />
sa se attribuirla a minore assunzione<br />
dei principi attivi o a diversità di alcaloidi.<br />
La prevalente insorgenza di una delle<br />
due manifestazioni a seconda dell’area<br />
geografi ca (verso l’ovest d’Europa la<br />
forma cancrenosa, verso l’est quella<br />
nervosa) può suggerire l’ipotesi di
un diverso metabolismo, donde una<br />
differente azione della Claviceps a<br />
seconda della pianta infettata, e forse<br />
anche della semplice varietà colturale<br />
della medesima specie.<br />
Nella tradizione popolare tedesca era<br />
viva la credenza secondo cui, quando<br />
il grano era mosso dal vento, la “madre<br />
del grano” (un demone) attraversava<br />
il campo; i suoi fi gli erano i lupi<br />
della segale (ergot).<br />
Per quel che riguarda il presente contesto,<br />
notiamo che gli antichi nomi, il<br />
francese “seigle ivre” (segale ebbra),<br />
e tedesco “Tollkorn” (grano pazzo)<br />
indicano una certa conoscenza degli<br />
effetti psicotropi dell’ergot.<br />
La consapevolezza popolare della sua<br />
azione psicoattiva indica la familiarità<br />
circa le caratteristiche di questo<br />
fungo parassita.<br />
La droga è data dagli sclerozi, a forma<br />
di cornetto (da cui il nome comune),<br />
colti da giugno a luglio, essiccati,<br />
conservati in recipienti scuri e rinnovati<br />
ogni anno.<br />
Gli sclerozi erano contemplati ancora<br />
nella Farmacopea Uffi ciale Italiana<br />
VII edizione (1965).<br />
Enorme è l’elenco delle sostanze<br />
estratte da questa vera e propria “miniera<br />
farmacologica”.<br />
Sommariamente possiamo accennare<br />
che la droga contiene alcaloidi ad<br />
azione contratturante, elettiva sulle<br />
pareti dell’utero, usati come preventivo<br />
e rimedio curativo nelle emorragie<br />
post partum.<br />
Sono stati isolati composti ad azione<br />
vasodilatatrice, bradicardica,<br />
8<br />
leggermente sedativa, che provocano<br />
aumento della secrezione lattea.<br />
Un gruppo di alcaloidi appartiene alla<br />
serie dell’acido lisergico, da cui fu<br />
sintetizzata la dietilamide o L.S.D.,<br />
potente allucinogeno.<br />
Un derivato della segale cornuta<br />
come l’ergotina (maleato) è impiegato<br />
in terapia per la sua azione ossitocica,<br />
l’ergotamina invece viene<br />
usata nel trattamento dell’emicrania,<br />
quest’ultimo principio attivo iscritto<br />
nella Farmacopea Uffi ciale in vigore<br />
(XII edizione, 2002).<br />
Recentemente sono stati isolati composti<br />
promettenti per la cura della<br />
leucemia, dei tumori prostatici, renali,<br />
mammari, tuttora in fase di sperimentazione.<br />
Clitocybe gibba (Pers.: Fr.) Kummer<br />
Sinonimo: Clitociybe infundiboliformis<br />
(Schaeffer) Quélet<br />
Nome volgare: imbutino.<br />
Cresce nei boschi, sotto gli alberi,<br />
nelle zone verdi o semplicemente nelle<br />
aree a prato, da luglio a novembre.<br />
E’ un fungo commestibile di buon<br />
valore.<br />
Dall’imbutino e da specie simili sono<br />
stati isolati polisaccaridi ad attività<br />
antitumorale.<br />
Clitocybe nebularis (Batsch: Fr.)<br />
Kummer<br />
Sinonimo: Lepista nebularis (Batsch:<br />
Fr. ) Harmaja<br />
Nomi volgari: agarico nebbioso, fungo<br />
delle nebbie.<br />
Fungo saprofi ta, cresce nei boschi a
partire da settembre, formando a volte<br />
i cosidetti “cerchi delle streghe”.<br />
Da Clitocybe nebularis sono stati isolati<br />
i composti: nebularina e portensterolo.<br />
La nebularina si è rivelata attiva come<br />
anticancro e nell’inibizione dei micobatteri.<br />
Sono state pure isolate, da questo fungo,<br />
sostanze mutagene.<br />
La commestibilità di questa specie<br />
è controversa poiché non sono rari i<br />
casi di disturbi gastroenterici causati<br />
da questa specie, per altro facilmente<br />
confondibile con il sosia ben più temibile<br />
Entoloma sinuatum (Bull.:Fr)<br />
Kummer (=E. lividum). (Bull.:St<br />
Amans)Quelet Nota di Alberto Sessi.<br />
Coprinus comatus (Müll.: Fr.) S.F. Gray<br />
Nome volgare: coprino chiomato.<br />
Fungo piuttosto appariscente e facilmente<br />
riconoscibile anche dai non<br />
specialisti.<br />
Cresce soprattutto nei prati spianati di<br />
fresco o nei parchi, da maggio a ottobre.<br />
Molto apprezzato come fungo mangereccio,<br />
quando non completamente<br />
sviluppato e ancora chiuso, è consumato<br />
anche crudo.<br />
Dal coprino sono state isolate sostanze<br />
mutagene, di natura ancora<br />
sconosciuta.<br />
La consumazione di questa specie non<br />
deve essere accompagnata dall’assunzione<br />
di bevande alcoliche poiché<br />
sono segnalati casi di sindrome coprinica<br />
(effetto antabuse) al pari di ciò<br />
che si verifi ca con la consumazione di<br />
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<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
Coprinus atramentarius. (Bull.:Fr)Fr.<br />
Nota di Alberto Sessi.<br />
Cordiceps militaris (L.) Link<br />
Questo fungo molto piccolo (2-5 mm<br />
x 1 mm), cresce sulle larve di insetto,<br />
praticamente in tutto il mondo.<br />
Non ha nessun interesse alimentare.<br />
Da questo caratteristico funghetto è<br />
stata isolata una particolare sostanza,<br />
detta cordicepina, che si è rivelata<br />
in grado di inibire il virus della<br />
leucemia murina e di proteggere<br />
dall’azione di agenti cancerogeni<br />
come il 3-metilcolantrene.<br />
Exobasidium rhododendri Cramer<br />
E’ un fungo che parassita il rododendro,<br />
producendo delle escrescenze comu–<br />
nemente chiamate galle.<br />
La droga è data dalle galle stesse, che<br />
sono raccolte, essiccate velocemente<br />
e ridotte in polvere.<br />
Con l’Exobasidium rhododendri si<br />
prepara un oleito con proprietà antireumatiche.<br />
Flammulina velutipes (Curt.: Fr.) P.<br />
Karsten<br />
Sinonimo: Collybia velutipes (Curt. :<br />
Fr.) Kummer<br />
Fungo che cresce in cespi sui tronchi<br />
morti, tra novembre e marzo.<br />
E’ presente in Europa, Siberia e America<br />
settentrionale.<br />
Considerato un discreto commestibile<br />
è particolarmente apprezzato e coltivato<br />
in Giappone.<br />
Dalla Flammulina velutipes sono stati<br />
isolati polisaccaridi, steroidi e un polipeptide<br />
denominato fl ammulina.
La fl ammulina somministrata endovena<br />
provoca la lisi delle cellule tumorali,<br />
in alcune forme di sarcoma.<br />
Gyromitra esculenta (Persoon) Fries<br />
Cresce soprattutto sotto conifere, singolarmente<br />
o in gruppi, in primavera<br />
ed anche in autunno.<br />
A dispetto del nome (esculenta =<br />
commestibile), è uno dei funghi più<br />
pericolosi, a causa di tossine che si<br />
accumulano nell’organismo.<br />
Considerato un tempo mangereccio,<br />
oggi ne è stato proibito l’uso alimentare,<br />
proibizione, purtroppo non sempre<br />
rispettata dai raccoglitori.<br />
Dalla Gyromitra sono state isolate, in<br />
grande quantità. idrazine e idrazoni,<br />
altamente cancerogeni.<br />
La quantità di sostanze cancerogene<br />
assomma a circa 60 mg/kg di fungo<br />
fresco, scende, dopo essiccamento<br />
prolungato a 3 mg/kg, e dopo cottura<br />
per dieci minuti a 1 mg/kg.<br />
Secondo diversi autori, però, sarebbe<br />
suffi ciente un solo pasto di Gyromitra<br />
esculenta per scatenare un processo<br />
tumorale.<br />
Ganoderma lucidum (Leyss. : Fr.) P.<br />
Karsten<br />
Questo fungo non è commestibile<br />
perchè coriaceo, anzi legnoso.<br />
E’ considerato, in Cina, da lunghissimo<br />
tempo, un ottimo rimedio contro<br />
svariate malattie.<br />
In tempi recenti da Ganoderma lucidum<br />
è stato isolato un polipeptide<br />
chiamato GL1, a spiccata attività antitumorale.<br />
10<br />
L’estratto di una specie congenere, Ganoderma<br />
valesiacum Boud., ha provocato<br />
inibizione e, nel 20% dei casi, regressione<br />
totale del sarcoma 180.<br />
Recentemente vi sono state alcune<br />
segnalazioni riguardanti la epatotossicità<br />
di preparazioni di G. lucidum.<br />
Studi più approfonditi hanno permesso<br />
di dimostrare che la tossicità non è<br />
dovuta al fungo ma ad altre sostanze<br />
aggiunte alle preparazioni confezionate<br />
in forma di polvere.<br />
Helvella crispa (Scop. : Fr.) Fries<br />
Nome volgare: spugnola crespa.<br />
Cresce da settembre a novembre, soprattutto<br />
sui bordi dei sentieri e delle<br />
strade, purchè ombreggiati, tende a rifuggire<br />
le zone più interne del bosco.<br />
Considerata mangereccia, ha la carne un<br />
po’ fi brosa, specialmente nel gambo.<br />
Secondo alcuni autori, la droga, che è<br />
tutto il corpo fruttifero, aiuta nei casi<br />
di digestione diffi cile, presa come infuso<br />
dopo i pasti.<br />
Hirneola auricula-judae (L. : Fr.)<br />
Berkeley<br />
Sinonimo: Auricularia auricula-judae<br />
(L. : Fr.) Schroeter<br />
Nome volgare: orecchietta.<br />
E’ un fungo che vive sulle cortecce<br />
degli alberi, cosmopolita, cresce tutto<br />
l’anno.<br />
E’ commestibile e consumato soprattutto<br />
in Cina e Giappone.<br />
Dall’Hirneola è stato isolato un glucano<br />
(glucano I) che ha mostrato<br />
azione inibitoria su alcuni tumori;<br />
semplici rimaneggiamenti chimici
sulla molecola di glucano I ne hanno<br />
elevato l’effi cacia.<br />
Hydnum repandum L. : Fr.<br />
Nome volgare: steccherino dorato.<br />
Fungo piuttosto conosciuto, anche<br />
grazie agli “aculei” che porta sotto il<br />
cappello.<br />
Piuttosto frequente, cresce soprattutto<br />
sotto faggi, querce, pini e abeti, da<br />
giugno a ottobre.<br />
Commestibile, è apprezzato da molti,<br />
soprattutto nel misto.<br />
Dallo steccherino dorato sono stati<br />
isolati polisaccaridi, ancora poco<br />
conosciuti nella struttura, ad azione<br />
antitumorale.<br />
Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.)<br />
Kummer<br />
Nomi volgari: chiodino giallo, zolfi no.<br />
Cresce a cespi sui tronchi, da aprile a<br />
novembre, è frequente.<br />
Assolutamente non commestibile,<br />
con carne amarissima.<br />
Dallo zofino è stata estratta una<br />
sostanza (un polisaccaride accompagnato<br />
da una proteina) che ha dimostrato<br />
una potente capacità inibitoria<br />
su un particolare sarcoma.<br />
Hypholoma sublateritium (Fries)<br />
Quélet<br />
Nome volgare: falsa famigliola.<br />
Cresce su legno di latifoglia, da settembre<br />
a novembre.<br />
Viene scambiato, dai raccoglitori<br />
poco esperti, con Armillaria mellea<br />
(famigliola buona, chiodino) da cui il<br />
nome comune.<br />
Ha carne molto amara e quindi non<br />
11<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
commestibile.<br />
Ricercatori elvetici considerano le preparazioni<br />
di Hypholoma sublateritium molto<br />
effi caci contro le malattie reumatiche.<br />
Kuehneromyces mutabilis (Scop. :<br />
Fr.) Smith & Singer<br />
Sinonimo: Pholiota mutabilis (Scop.<br />
: Fr.) Kummer<br />
Nome volgare: foliota variabile.<br />
Cresce in cespi, su legno, da aprile a<br />
novembre.<br />
Stimato ottimo fungo da consumarsi<br />
anche in minestre, oggi viene coltivato.<br />
Secondo alcuni autori, il decotto di<br />
foliota è in grado, rompendo l’equilibrio,<br />
di rivelare in anticipo una<br />
proliferazione disordinata di cellule,<br />
prima che sia segnalata a livello sintomatico.<br />
Laccaria laccata (Scop. : Fr.) Berkeley<br />
& Broome<br />
Fungo piuttosto comune, considerato<br />
mangereccio, benchè di scarsa qualità,<br />
anche per la sua piccola taglia.<br />
Da Laccaria laccata sono stati isolati<br />
dei polisaccaridi, poco conosciuti nella<br />
struttura, ad azione antineoplastica.<br />
Lactarius deliciosus (L.: Fr.) S. F.<br />
Gray<br />
Nome volgare: lattario delizioso.<br />
Fungo reputato ottimo commestibile,<br />
cresce nei boschi montani di Alpi e<br />
Appennini.<br />
Da questo, così come da numerosi altri<br />
lattari: Lactarius quietus (Fr. : Fr.)<br />
Fries, Lactarius torminosus (Scha-
eff. : Fr.) S. F. Gray, Lactarius rufus<br />
(Scop. : Fr.) Fries, et cetera, sono stati<br />
isolati dei lattoni cancerogeni o mutageni,<br />
il più potente dei quali è la lactarorufi<br />
na isolata da Lactarius rufus.<br />
Laricifomes offi cinalis (Vill.:Fr.)<br />
Kotl. & Pouz.<br />
Sinonimo: Agaricum offi cinale (Vill.:<br />
Fr.) Donk<br />
Nomi volgari: agarico bianco, agarico<br />
offi cinale.<br />
Anche questo fungo, quasi mitico nel<br />
passato, ha fatto versare torrenti di inchiostro.<br />
Vegeta, soprattutto, attaccato ai tronchi<br />
dei larici, ma anche di abeti e pini<br />
nella regione alpina, ormai rarissimo.<br />
I farmacisti di qualche secolo fa lo pagavano<br />
a peso d’oro, perchè all’agarico<br />
bianco venivano attribuiti poteri<br />
quasi miracolosi.<br />
In realtà il Laricifomes contiene:<br />
acido agaricinico (atropinosimile),<br />
agaricolo, fi tosterina, acido malico e<br />
ossalico, fosfati, calcio magnesio e<br />
glucosio.<br />
Ha proprietà antisudorifere, purgative<br />
e galattofughe.<br />
Interessante è notare che l’acido agaricinico,<br />
pur essendo atropinosimile, a<br />
differenza dell’atropina, non diminuisce<br />
le secrezioni lacrimali, gastriche e<br />
intestinali, così come non interferisce<br />
sull’attività cardiaca e sul normale diametro<br />
pupillare.<br />
Viene usato anche in liquoreria, entrando<br />
nella composizione del “fernet”.<br />
Langermania gigantea (Batsch: Pers.)<br />
12<br />
Rostkovius<br />
Nome volgare: vescia gigante.<br />
Come dice il nome, questa è la vescia<br />
più grande, con un diametro che può<br />
superare i 50 cm.<br />
Vive nei pascoli e nei prati, non è comune.<br />
Il fungo giovane è consumato affettato<br />
e arrostito.<br />
La droga è data dalle spore, che contengono<br />
principalmente: steroidi,<br />
aminoacidi e licoperdina.<br />
Se ne fanno delle preparazioni ome–<br />
opatiche usate nei casi di emorragie<br />
uterine e nasali, nei catarri delle vie<br />
respiratorie, nelle disfunzioni dell’apparato<br />
digerente e contro le eruzioni<br />
cutanee.<br />
Leucopaxillus candidus (Bres.) Sing.<br />
Fungo considerato commestibile, cresce<br />
nelle Prealpi e nelle Alpi, fi no a<br />
1000 m.<br />
Partendo dall’osservazione che spesso<br />
il fungo uccide le erbe che si trovano<br />
nei suoi pressi, e le conserva lungamente<br />
dalla putrefazione, si sono<br />
saggiate le proprietà antibiotiche.<br />
I risultati sono stati incoraggianti, gli<br />
estratti si sono dimostrati attivi su<br />
vari ceppi batterici, ma per ora non vi<br />
sono applicazioni terapeutiche.<br />
Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.<br />
Sinonimo: Lycoperdon gemmatum<br />
Batsch<br />
Nome volgare: vescia perlata.<br />
Fungo piuttosto comune, cresce nei<br />
boschi, ma anche nei prati, da luglio<br />
ad ottobre.
Anche la vescia perlata, come molti suoi<br />
congeneri è commestibile da giovane<br />
(fi nché l’interno si mantiene bianco).<br />
La droga è costituita dalle spore, che<br />
sono conosciute e usate soprattutto<br />
dalla medicina tradizionale cinese.<br />
Alle spore sono riconosciute proprietà<br />
antinfi ammatorie, antipiretiche, antitussive<br />
ed emmenagoghe, utlizzate<br />
sotto forma di decotto.<br />
Esternamente la polvere viene applicata<br />
direttamente sulle ferite, dove arresta<br />
immediatamente l’emorragia.<br />
Macrolepiota procera (Scop.:Fr.)<br />
Singer<br />
Nome volgare: mazza da tamburo.<br />
Fungo decisamente “spettacolare” e<br />
molto conosciuto da tutti i frequentatori<br />
dei boschi.<br />
Vive nell’interno dei boschi e nelle<br />
radure, e può raggiungere i 40 cm sia<br />
in altezza sia in larghezza, lo si trova<br />
da agosto ad ottobre.<br />
Ottimo fungo mangereccio, è attivamente<br />
raccolto.<br />
Secondo alcuni autori le preparazioni<br />
di Macrolepiota procera esalterebbero<br />
gli stati latenti di febbri allergiche,<br />
permettendone una diagnosi precoce.<br />
Macrolepiota rhacodes (Vittadini)<br />
Singer<br />
Nome volgare: bobbola lacerata.<br />
Simile alla precedente, cresce in luoghi<br />
ombrosi, preferibilmente sugli<br />
strati di aghi di conifere.<br />
Più piccola e “compatta” di Macrolepiota<br />
procera è comunque ritenuta<br />
commestibile anche se non ottima.<br />
13<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
La possiamo incontrare da agosto ad<br />
ottobre.<br />
Da Macrolepiota rhacodes sono stati<br />
isolati composti mutageni, di natura<br />
chimica sconosciuta.<br />
Premesso che questa specie ha causato,<br />
in alcuni casi, disturbi gastrici, è<br />
opportuno segnalare che Macrolepiota<br />
rhacodes varietà bohemica, facilmente<br />
confondibile con la specie citata, è notoriamente<br />
responsabile di una sindrome<br />
gastrointestinale. Nota di Alberto Sessi.<br />
Marasmius alliaceus (Jacq.:Fr.) Fries<br />
Questo fungo, non molto grande (cappello<br />
fi no a sei centimetri di diametro<br />
e gambo lungo fi no a dodici) ha la caratteristica<br />
di odorare d’aglio, come<br />
si intuisce anche dal nome.<br />
E’, qualche volta, usato in cucina<br />
come fungo aromatico.<br />
Da Marasmus alliaceus sono stati<br />
isolati diversi alliacoli, di cui due, denominati<br />
A e B, sono stati sperimentati<br />
farmacologicamente, ed hanno<br />
dimostrato notevole azione inibitrice<br />
su particolari tumori.<br />
Sono state, inoltre, identifi cate alcune sostanze<br />
mutagene di natura sconosciuta.<br />
Marasmius oreades (Bolt.:Fr.) Fries<br />
Nome volgare: gambe secche.<br />
Fungo di non grandi dimensioni, lo si<br />
trova nei prati da maggio a ottobre.<br />
Ha una caratteristica particolare, se a<br />
causa del sole e dei venti secchi raggrinzisce,<br />
alla prima pioggia, rapidamente<br />
si rigonfi a e continua a vivere.<br />
Nonostante la sua piccola taglia è rac-
colto e molto apprezzato come commestibile.<br />
La droga che è la parte aerea, ha proprietà<br />
regolatrici del tasso lipico sottocutaneo.<br />
A questo scopo si usa l’infuso.<br />
Marasmius scorodonius (Fr.: Fr.) Fries<br />
Anche questo marasmio ha odore di<br />
aglio, e viene, a volte, consumato<br />
come aromatizzante.<br />
Lo si trova, sulle lettiere formate da<br />
aghi di conifere, non molto comunemente,<br />
tra agosto e ottobre.<br />
Da Marasmius scorodonius sono state<br />
estratte: marasmina, scorodonina,<br />
α-glutamilmarasmina.<br />
Soprattutto quest’ultima sostanza ha<br />
dimostrato attività antibatteriche e<br />
antifungine, oltre ad una promettente<br />
azione anticancerogena.<br />
Mycena pura (Pers. : Fr.) Kummer<br />
Questo fungo, di piccola taglia, può<br />
crescere in gruppi numerosi nei boschi<br />
di varia natura.<br />
Da Mycena pura e da altre specie<br />
congeneri: Mycena rosella (Fr.: Fr.)<br />
Kummer, Mycena leptocephala<br />
(Pers.: Fr.) Gill., Mycena zephirus<br />
(Fr.: Fr.) Kumm., Mycena galopus<br />
(Pers.: Fr.) Kummer, sono state isolate<br />
le strobilurine A e B, attive contro<br />
il carcinoma.<br />
Alcuni autori riferiscono per Mycena<br />
pura uno stato di perdita di coscienza,<br />
dopo averne fumati alcuni esemplari,<br />
mentre nessun effetto è stato riferito<br />
per ingestione.<br />
Le analisi cromatografi che hanno se-<br />
14<br />
gnalato sostanze indoliche non identifi<br />
cate e muscarina.<br />
Morchella esculenta (L.) Pers.<br />
Sinonimo: Morchella vulgaris (Pers.)<br />
Bound.<br />
Nome volgare: spugnola.<br />
Notissimi funghi primaverili, attivamente<br />
ricercati dagli appassionati, per la<br />
bontà delle loro carni.<br />
Dobbiamo però segnalare che per varie<br />
morchelle è stata riscontrata un’attività<br />
mutagena dovuta a sostanze<br />
sconosciute.<br />
Omphalotus olearius (DC. Fr.) Sing.<br />
Sinonimo: Clitocybe olearia (DC.:<br />
Fr.) Mre.<br />
Fungo che cresce sull’olivo nella forma<br />
tipica di colore rosso arancio, si<br />
può trovare di colore giallo aranciato<br />
su latifoglie, in particolare quercie.<br />
Spunta dall’estate all’autunno.<br />
Se consumato può dare disturbi gastrici.<br />
L’infuso di Omphalotus olearius ha<br />
la proprietà di stimolare la minzione<br />
quando si compie con diffi coltà o a<br />
brevi intervalli.<br />
Ha pure un’azione leggermente astringente<br />
sulle piccole lesioni dell’apparato<br />
urinario.<br />
Oudemansiella mucida (Schrad.: Fr.)<br />
Höhn<br />
Nome volgare: agarico mucoso.<br />
Questo fungo cresce sui tronchi di<br />
abeti morti o ammalati.<br />
Lo si trova da agosto a novembre e<br />
benché non molto ricercato è commestibile.<br />
Da questo fungo sono state isolate:
oudemansina, mucidina, strobilurina<br />
A, quest’ultima presente anche in<br />
molti funghi del genere Mycena.<br />
Oudemansina (chimicamente simile<br />
alla strobilurina) ha dimostrato attività<br />
inibitoria su particolari tipi di<br />
tumore.<br />
L’oudemansina stessa è stata isolata anche<br />
da Mycena polygramma (Bull.: Fr.)<br />
Gray.<br />
Peziza vesiculosa Bull.<br />
Nome volgare: peziza bruna.<br />
Fungo di forma particolare, cresce<br />
da aprile a novembre, su terreni in<br />
cui siano presenti abbondanti residui<br />
vegetali, sui mucchi di composta o di<br />
letame.<br />
E’ commestibile, anche se quasi priva<br />
di odore e sapore.<br />
Da Peziza vesiculosa è stata estratta<br />
una sostanza, chiamata vesiculogeno,<br />
dotata di capacità antineoplastica.<br />
Phlebia tremellosa (Schrad.: Fr.)<br />
Burds. & Nakas.<br />
Sinonimo: Merulius tremellosus Fr.<br />
Fungo dalla consistenza gelatinosa,<br />
tremolante (da cui il nome di specie),<br />
cresce su ceppaie di pino e varie latifoglie.<br />
Non è commestibile.<br />
Da Phlebia tremellosa sono stati isolati:<br />
acido merulinico e merulidiale.<br />
Quest’ultimo composto ha dimostrato<br />
un’azione inibente il sarcoma.<br />
Piptoporus betulinus (Bull.: Fr.)<br />
Karst.<br />
Nome volgare: poliporo delle betulle.<br />
15<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
Cresce sui tronchi vivi di betulle, da agosto<br />
a settembre, è un fungo parassita.<br />
Non è commestibile, perchè prima è<br />
elastico e poi legnoso.<br />
Da Piptoporus betulinus sono stati<br />
isolati steroidi e polisaccaridi anticancerogeni,<br />
che in alcuni casi, hanno<br />
indotto una regressione totale del<br />
tumore.<br />
Phallus impudicus L. : Pers.<br />
Nomi volgari: satirione, lumacone.<br />
Fungo che cresce nei boschi, è possibile<br />
trovarlo da giugno a ottobre.<br />
Emana un odore fetido (con questa<br />
particolare caratteristica organolettica<br />
attira mosche e altri insetti, che trasportano<br />
poi lontano le spore) e non è<br />
commestibile.<br />
In alcune zone viene però consumato<br />
quando si trova allo stato giovanile di<br />
“ovulo” e ancora non emana il cattivo<br />
odore.<br />
Secondo alcuni autori, il decotto<br />
è in grado di produrre regressione<br />
dell’ateroma aortico, senza però portare<br />
benefi cio alla struttura vascolare<br />
stessa.<br />
Phellinus ignarius s.l. (L. : Fr.) Quélet<br />
Sinonimo: Ochroporus ignarius (L.:<br />
Fr.) Schröt.<br />
Nomi volgari: fungo da esca, fungo<br />
dei chirurghi.<br />
Cresce sul tronco degli ontani e dei<br />
salici.<br />
Si raccoglie da agosto a settembre.<br />
Un tempo serviva a fare l’esca (da cui<br />
il nome) per accendere il fuoco.<br />
Era pure usato dai chirurghi per fer-
mare piccole emorragie.<br />
Ha proprietà antinevralgiche e a<br />
questo scopo può essere applicato,<br />
all’esterno, in cataplasmi secchi per<br />
i dolori reumatici o gottosi e nelle<br />
nevralgie; coprendo con un panno di<br />
fl anella si favorisce la traspirazione.<br />
Pleurotus ostreatus (Jacq. : Fr.) Kumm.<br />
Nomi volgari: orecchione, gelone.<br />
Cresce sui tronchi degli alberi, soprattutto<br />
quelli danneggiati dai fulmini o<br />
da altri accidenti.<br />
Considerato buon commestibile, è ormai<br />
coltivato in tutto il mondo.<br />
Da Pleurotus ostreatus sono stati isolati<br />
diversi polisaccaridi con spiccata<br />
attività anticancerogena, che portano<br />
in molti casi alla regressione totale<br />
del tumore.<br />
Pluteus cervinus (Schaeff.) Kumm.<br />
Sinonimo: Pluteus atricapillus (Batsch)<br />
Fay.<br />
Cresce sulle ceppaie da maggio a ottobre.<br />
Giudicato commestibile, non è però<br />
molto apprezzato in cucina.<br />
Da Pluteus cervinus sono stati estratti<br />
polisaccaridi che per via intraperitoneale<br />
inibiscono alcune forme di<br />
tumore.<br />
Russula sp.<br />
Il genere Russula è molto diffuso e ad<br />
esso appartengono un gran numero di<br />
specie.<br />
Da molte russole, alcune commestibili,<br />
altre no, sono state isolate sostanze<br />
di natura sconosciuta, che hanno rivelato<br />
un’azione mutagena.<br />
16<br />
Schizophyllum commune Fr.: Fr.<br />
Piccolo fungo lignicolo, cresce sui<br />
tronchi, tutto l’anno.<br />
Di nessun interesse alimentare.<br />
Da questo fungo è stato isolato un polisaccaride<br />
denominato schizofi llano<br />
(SPG), che ha mostrato una notevole<br />
capacità antitumorale.<br />
Si è rivelato attivo su tutti i tumori impiantati<br />
sperimentalmente sottocute,<br />
spesso con regressione totale.<br />
Inibisce anche la formazione di metastasi<br />
polmonari.<br />
Strobilurus esculentus (Wulf.: Fr.)<br />
Sing.<br />
Fungo di piccola taglia, cresce sulle<br />
pigne che si trovano nel muschio,<br />
nell’humus o nella sabbia.<br />
E’ fungo commestibile.<br />
Da Strobilurus esculentus sono state<br />
isolate le strobilurine A e B (come<br />
pure da molte Mycene) che inibiscono<br />
alcune forme di tumore, agendo a<br />
livello degli acidi nucleici.<br />
Stropharia aeruginosa (Curt.: Fr.)<br />
Quélet<br />
Nome volgare: strofaria verderame.<br />
Da settembre a novembre è possibile<br />
vedere questo fungo, che risalta col<br />
suo bel colore verde o grigio blu, dal<br />
terreno, spesso coperto di foglie morte,<br />
del bosco.<br />
E’ considerato fungo commestibile, se<br />
non pregiato, è utilizzato nel “misto”.<br />
Stropharia aeruginosa ha però mostrato<br />
capacità mutagena, dovuta a<br />
sostanze ancora sconosciute.
Trametes versicolor (L.: Fr.) Pilàt<br />
E’ probabilmente il più comune fungo<br />
lignicolo “a mensola”, cresce fi ssato<br />
al legno di tronchi guasti.<br />
Data la sua consistenza legnosa non è<br />
commestibile.<br />
Da Trametes sono stati isolati vari<br />
composti, tra cui polisaccaridi e proteoglicani<br />
che hanno dimostrato attività<br />
antitumorale e immunostimolante.<br />
Preparazioni a base di questi principi<br />
attivi sono già entrati in terapia<br />
Tuber sp.<br />
Nome volgare: tartufo.<br />
I tartufi sono funghi ipogei, crescono<br />
cioè, sottoterra.<br />
Alcuni di loro (tartufo bianco, tartufo<br />
nero, et cetera) sono attivamente ricercati<br />
e sono oggetto di un fi orente<br />
commercio.<br />
Anticamente erano considerati afrodisiaci<br />
ed una “coda” di questa credenza<br />
sussiste ancora oggi.<br />
Da un punto di vista medicinale, si<br />
sono dimostrati in grado di aiutare il<br />
17<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
rapido ritorno alla normalità dopo un<br />
attacco epilettico e di avere azione sedativa<br />
anche negli spasmi periferici.<br />
Secondo alcuni autori i tartufi agirebbero<br />
positivamente sui globuli rossi,<br />
aumentandone la vita media.<br />
Ustilago majdis (DC.) Corda<br />
Nome volgare: carbone del mais.<br />
E’ un fungo parassita del granoturco,<br />
che forma un carbone nero sulle infi orescenze<br />
femminili di questa pianta.<br />
Come principi attivi contiene l’alcaloide<br />
ustilagina, resina, olio grasso e<br />
trietanolammina.<br />
Possiede proprietà farmacologiche simili<br />
a quelle della segale cornuta.<br />
Sarebbe quindi indicato per contrarre<br />
la musculatura dell’utero dopo il parto,<br />
come emostatico nelle emorragie e<br />
vasocostrittore.<br />
Gli estratti acquosi acetici sono ipotensivi.<br />
E’ comunque droga molto meno studiata<br />
di Claviceps purpurea.
Armillaria mellea<br />
Claviceps purpurea<br />
18
Flammulina velutipes<br />
Ganoderma lucidum<br />
19<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009
Gyromitra esculenta<br />
Helvella crispa<br />
20
Hirneola auricula-judae<br />
Macrolepiota rhacodes<br />
21<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009
22<br />
Laricifomes officinale<br />
Morchella esculenta.
Mycena pura<br />
23<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009
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Ringraziamenti: gli autori intendono ringraziare la Sig.ra Diana Lo<br />
Prete Bistoletti per la “traduzione sicura” dell’Abstract e il Dott. Alberto<br />
Sessi per le note aggiuntive e la rilettura del dattiloscritto.
OSSERVAZIONI SULLA GERMINAZIONE<br />
DELLE SPORE DI ALCUNI FUNGHI SAPROFITI<br />
*Guglielmo Gregorio<br />
RIASSUNTO - L’osservazione delle spore al momento<br />
della germinazione può contribuire in modo originale a conoscere<br />
meglio le caratteristiche di alcuni funghi anche se<br />
comuni e ampiamente descritti. A livello amatoriale, senza<br />
quindi toccare tutti gli altri aspetti del ciclo riproduttivo,<br />
l’articolo riporta una modalità operativa di facile esecuzione<br />
e che non richiede speciali attrezzature. Vengono illustrati<br />
alcuni esempi pratici con le immagini al microscopio.<br />
ABSTRACT - The knowledge and the characterisation of<br />
some common mushrooms, may be improved by observing<br />
their spores during the germination. This paper describes a<br />
method, easy to do also for a beginner, neglecting any scientifi<br />
c approach to the entire reproductive cycle that would<br />
require special equipments. Some practical examples are<br />
given including the images observed by microscopy.<br />
Premessa: È relativamente facile<br />
osservare i primi stadi della formazione<br />
del micelio da una spora fungina.<br />
Questo vale però soprattutto per<br />
funghi cosiddetti inferiori, termine un<br />
po’ generico per indicare le specie con<br />
sporofori piccoli, numerosi, non ben<br />
localizzati ma dispersi lungo il corpo<br />
fungino, le muffe tanto per intenderci<br />
o le ruggini delle piante.<br />
* e-mail: gugli.greg@alice.it<br />
28<br />
Questi funghi hanno una capacità<br />
riproduttiva enorme, in ambiente<br />
umido la quasi totalità delle spore è<br />
in grado di germinare anche se poi la<br />
propagazione è condizionata alla capacità<br />
di trovare elementi nutritivi. È<br />
comprensibile dunque che la maggior<br />
parte degli studi sui cicli riproduttivi<br />
si siano concentrati sui funghi microscopici.<br />
Gli stessi studi, su funghi più
grandi hanno invece incontrato, a volte,<br />
il problema di come far germinare<br />
le spore. La germinazione poi è solo<br />
l’inizio! La ricerca più approfondita<br />
riguarda la genetica del micelio e le<br />
condizioni in cui quest’ultimo dà luogo<br />
a nuovi sporofori. Il quadro delle<br />
conoscenze ormai consolidate sulla<br />
riproduzione dei funghi è veramente<br />
imponente. È tutto chiaro quando si<br />
trova riassunto e schematizzato nei<br />
libri, ma è stupefacente se appena<br />
si prova a pensare quale massa di<br />
osservazioni, esperimenti e colture<br />
di laboratorio e poi discussioni<br />
e confronti sia stata necessaria per<br />
dipanare la matassa, soprattutto<br />
dove c’è alternanza di generazioni<br />
(DEACON pag. 70).<br />
Sembrerebbe saggio ristudiarsi tutta<br />
la letteratura prima di procedere ad<br />
altri esperimenti.<br />
Esiste però un altro approccio forse<br />
meno scientifi co, che confi na con la<br />
semplice esplorazione naturalistica,<br />
ed è alla portata di tutti i micofi li che<br />
sappiano osservare le spore al microscopio:<br />
se si fa cadere la sporata su<br />
una piastra di gelatina di agar o un barattolo<br />
con un po’ di agar sul fondo, in<br />
molti casi si riesce a osservare il micelio<br />
che spunta qua e là dopo poche<br />
ore, dalle prime spore che germinano,<br />
e dopo alcuni giorni è visibile l’intrico<br />
della ife che a volte ricoprono<br />
il terreno con un feltro sottilissimo.<br />
Dopo i primi esperimenti riusciti ci si<br />
domanda se non sarebbe possibile osservare<br />
la germinazione delle spore di<br />
29<br />
PAG. BOT. 2009, 33: 28-39<br />
tutti i funghi del bosco e aggiungere<br />
così altre caratteristiche a quelle che<br />
osserviamo abitualmente negli esemplari<br />
delle nostre raccolte, tanto più<br />
quando riguardano specie o ambienti<br />
che non hanno ancora attirato l’attenzione<br />
dei micologi più esperti. Si<br />
tratta però di un progetto più diffi cile<br />
di quel che sembra: tante e tante volte<br />
vediamo spore fresche e ben formate<br />
giacere inerti giorni e settimane sulle<br />
nostre piastre di gelatina fi nché qualche<br />
colonia di batteri o qualche muffa<br />
invade tutto. Dovremo quindi limitarci<br />
ai casi più facili, che però non sono<br />
affatto pochi. In sintesi: sembra che la<br />
maggior parte dei funghi saprofi ti possano<br />
germinare, su terreni abbastanza<br />
prevedibili mentre i funghi simbionti<br />
richiedono perlopiù un ambiente particolare<br />
che andrebbe studiato di volta<br />
in volta. Non si può neanche contare<br />
molto sulle conoscenze relative<br />
ai funghi coltivati. Oggi, si coltivano<br />
centinaia di specie, alcune ben note a<br />
scopo commestibile e moltissime altre<br />
a scopo di studio. Le colture sono<br />
tenute in vita e trapiantate presso ditte<br />
specializzate, per rivenderle ai laboratori<br />
che le richiedono, ma sono<br />
colture ottenute generalmente non da<br />
una singola spora ma da tessuto preformato<br />
.<br />
Modalità operative<br />
Diciamo innanzi tutto come preparare<br />
i terreni di coltura in modo semplice<br />
“nella cucina di casa” direi in modo<br />
paradossale. Nella realtà poi le colture
vere e proprie dovranno stare lontane<br />
da alimenti e bevande perché possono<br />
essere infestate da batteri pericolosi.<br />
I microbiologi mi perdoneranno se<br />
dirò cose che per loro sono scontate.<br />
Si prepara una gelatina solida partendo<br />
da agar-agar in polvere o in fogli.<br />
L’agar in polvere si trova in alcune<br />
farmacie ed è più costoso ma anche<br />
più facile da dosare, l’agar in fogli si<br />
trova in alcuni negozi alimentari. La<br />
polvere o i frammenti di foglio spezzettato<br />
si lasciano impregnare 1 – 2<br />
ore nel liquido di coltura che può essere<br />
acqua o brodo di patate o acqua<br />
+ fecola di patate o ancora un infuso<br />
o decotto di frammenti di legno, corteccia,<br />
radici con aggiunta di un po’ di<br />
patata ed eventualmente una quantità<br />
minore di lievito di birra. La quantità<br />
di agar va da 1% per ottenere una<br />
gelatina un po’ più dura a 0,4% per<br />
una gelatina più morbida e più umida<br />
ma forse un po’ troppo fragile. Per la<br />
quantità di gelatina che serve a coprire<br />
il fondo di un barattolo da conserva,<br />
o anche cinque o sei barattoli da<br />
tenere a disposizione, ci vorrebbe un<br />
bilancino, ma se non c’è si può farsi<br />
pesare la polvere da un amico la prima<br />
volta in un cucchiaino raso e poi<br />
usare sempre lo stesso cucchiaino.<br />
Per gli altri ingredienti è diffi cile dare<br />
una dose ottimale senza aver fatto<br />
molti esperimenti, anzi i tentativi di<br />
ottenere la giusta miscela saranno altrettanti<br />
esperimenti per scoprire cosa<br />
va e cosa non va per le specie meno<br />
adattabili, più esigenti. L’agar inumidito<br />
e il suo brodo si omogeneizzano<br />
30<br />
scaldando una decina di minuti a bagno<br />
maria a debole ebollizione muovendo<br />
ogni tanto il barattolo con una<br />
mano protetta, dopodiché si avvita il<br />
coperchio e si lascia raffreddare nello<br />
stesso bagno. Queste piastre di gelatina<br />
diffi cilmente saranno sterili e ancor<br />
meno lo saranno dopo la sporata,<br />
ma essendo un terreno solido anche<br />
se crescesse qualche colonia di batteri<br />
o qualche muffa si riuscirà quasi sempre<br />
a individuare un angolino vergine<br />
dove le nostre spore depositate attendono<br />
di germinare. I barattoli che non<br />
si usano subito si possono conservare<br />
in freezer. Per la sporata si sostituisce<br />
il coperchio con una reticella su cui si<br />
appoggia un pezzetto di fungo con la<br />
parte imeniale rivolta verso il basso.<br />
Per evitare che cadano piccoli insetti<br />
che rovinerebbero la coltura è meglio<br />
preparare il fungo lasciandolo un po’<br />
di tempo a riposo, nella stessa posizione,<br />
per liberarsi dagli ospiti. Appena<br />
si intravede l’inizio del deposito<br />
sporale si toglie la reticella, si chiude<br />
il barattolo e si attende. La foto di un<br />
cappello di Agrocybe aegerita, pronto<br />
a deporre le spore sulla gelatina<br />
che sta in fondo a un vasetto di vetro<br />
dovrebbe illustrare quanto detto.<br />
Un velo per proteggere dalla polvere<br />
è sempre consigliabile. I prelievi si<br />
faranno con un pezzetto di lama ad<br />
angolo (come una piccola zappa) e il<br />
frammento di gelatina si schiaccia tra<br />
i vetrini del microscopio: anche se lo<br />
spessore non è proprio minimo come<br />
con una goccia d’acqua, l’osservazione<br />
è comunque agevole.
Risultati<br />
La germinazione delle spore su gelatina<br />
è stata osservata nei seguenti<br />
funghi.<br />
Ascomiceti:<br />
Ptycoverpa bohemica (Krombholz)<br />
Boudier<br />
Mitrophora semilibera (De Cand.:<br />
Fr.) Lev.<br />
Mitrophora hybrida (Sow.) Boudier<br />
Morchella elata Fries<br />
Morchella rotunda (Pers.:Fr.) Boudier<br />
Tarzetta catinus (Holmskj.:Fr) Korf<br />
& Rogers<br />
Ptycoverpa bohemica in bosco misto con<br />
pioppi e robinie. Appennino piacentino.<br />
31<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
Fragmobasidiomiceti:<br />
Exidia glandulosa (Bull:Fr.) Fries<br />
Hyrneola auricula-judae (L.:Fr.)<br />
Berkeley<br />
Basidiomiceti<br />
Agrocybe pediades (Pers.:Fr.) Fayod<br />
Agrocybe aegerita (Brig.) Fayod<br />
Agrocybe praecox (Pers.:Fr.) Fayod<br />
Collybia dryophila (Bull.:Fr.)<br />
Kummer<br />
Agaricus arvensis Sch.: Fries<br />
Coprinus domesticus (Bolt.:Fr.)<br />
S.F.Gray<br />
Flammulina velutipes (Curt.:Fr.)<br />
Karsten<br />
Piptoporus betulinus (Bull.) Karsten<br />
Flammulina velutipes su tronco di sambuco
Cappello di Agrocybe aegerita posto a sporare su gelatina di Agar.<br />
Spore di Agrocybe praecox 4gg dopo la sporata a debole ingrandimento per seguire<br />
le ramifi cazioni delle ife. Colorato con violetto di genziana.<br />
32
Agrocybe pediades, spore che iniziano a germinare 40h dopo la sporata.<br />
Spora di Ptycoverpa bohemica con micelio ramifi cato 24h dopo la sporata. Colorato<br />
con violetto di genziana.<br />
33<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009
Trametes versicolor (L.:Fr.) Lloyd<br />
Hypholoma fasciculare (Huds.: Fr.)<br />
Kummel<br />
Armillaria mellea (Vahl:Fr.) Kummer<br />
Armillaria tabescens (Scop.) Emeland<br />
Molti dei funghi elencati sono lignicoli<br />
o comunque saprofi ti, con qualche eccezione,<br />
per esempio Ptycoverpa bohemica<br />
raccolto in boscaglie di robinie<br />
e pioppi con cui probabilmente vive in<br />
simbiosi, che germina facilmente su<br />
agar e infuso di legno di pioppo, Morchella<br />
rotunda germina su terreno di<br />
agar-patata. I Coprinus lignicoli germinano<br />
altrettanto facilmente mentre<br />
per C. comatus le condizioni provate ai<br />
primi tentativi non sono risultate adatte.<br />
Quelli sopra citati sono solo pochi<br />
esempi ed è concepibile che proseguendo<br />
queste osservazioni il numero<br />
di specie saprofi te con spore germinabili<br />
si riveli molto più grande. Al contrario,<br />
le spore dei più comuni funghi<br />
simbionti esaminati, russule, boleti, tricolomi<br />
ecc. non sono state in grado di<br />
germinare nelle condizioni delle nostre<br />
prove. Secondo alcune osservazioni riportate<br />
in letteratura la presenza della<br />
pianta simbionte potrebbe essere necessaria<br />
già in questi primi stadi ( DEACON<br />
pag. 222 ). Per certi Agaricus un terreno<br />
ricco di biotina, provato su Agaricus<br />
arvensis, o terreno preparato con lievito<br />
di birra (che a sua volta contiene biotina)<br />
per Agaricus bisporus, hanno dato<br />
buoni risultati dove altri nutrienti rimanevano<br />
ineffi caci ( Kerrigan).<br />
La forma e le ramifi cazioni del micelio<br />
34<br />
rappresentano l’aspetto più immediato,<br />
e attraente, che caratterizza le nostre<br />
colture. Le illustrazioni di questo lavoro<br />
sono ricavate da fotografi e al microscopio.<br />
Il disegno a contorno semplifi<br />
ca un po’ le immagini ma è ricavato<br />
ricalcando la fotografi a in modo da garantire<br />
fedeltà all’originale, comprese<br />
le guttule nelle spore e nelle ife la cui<br />
presenza può essere signifi cativa.<br />
Ricordiamo che le fotografi e risentono<br />
della presenza della gelatina che<br />
dà un certo spessore al preparato per<br />
cui può essere a fuoco la spora e non<br />
il micelio o viceversa e nella visione<br />
diretta, solo se si regola la messa<br />
a fuoco si riesce a rendersi conto di<br />
tutto l’insieme. In questi casi il disegno<br />
forza un po’ le immagini, perché<br />
semplifi ca segnando con un tratto<br />
netto anche qualcosa che nella foto<br />
appare sfocato.<br />
La prima cosa che salta all’occhio è<br />
il numero di primordi che spuntano<br />
dalle spore degli ascomiceti. Anche<br />
se nella spora secca si osserva, a volte,<br />
qualcosa che assomiglia a un poro<br />
germinativo, il micelio spunta poi da<br />
due o tre punti diversi in modo apparentemente<br />
casuale.<br />
Particolarmente bene si vedono spore<br />
e micelio in Ptycoverpa bohemica,<br />
fungo ben noto per avere spore tra le<br />
più grandi delle specie di casa nostra.<br />
Nella foto riportata, spora e micelio<br />
sono stati evidenziati con l’ausilio<br />
di un colorante. Il disegno fi g. 1 riproduce<br />
l’immagine di un micelio<br />
particolarmente voluminoso che si
fi g. 1 Spora di Ptycoverpa bohemica 24h<br />
dopo la sporata.<br />
Il micelio s’intreccia con quello di altre spore.<br />
intreccia con altri di spore vicine che<br />
si trovano appena fuori campo. Già a<br />
questo stadio si intuisce che il materiale<br />
costitutivo non può provenire tutto dalla<br />
spora e il fungo comincia a utilizzare<br />
i nutrienti del terreno di coltura che gli<br />
è stato fornito (in questo caso patata e<br />
infuso di legno di pioppo). Altre morchelle<br />
e mitrofore fi g. 2, 3, 4 presentano<br />
fi g. 2 Spora di<br />
Morchella elata,<br />
prelevata da<br />
esemplare secco<br />
12h dopo aver<br />
sparso le spore<br />
sulla gelatina.<br />
35<br />
la doppia germinazione, ciascuna con<br />
caratteristiche diverse. È presto per dire<br />
se i caratteri di questi primordi di tessuto<br />
siano distintivi della specie o dipendano<br />
dalle condizioni di crescita. Il terreno,<br />
come sopra, è agar con infuso di legno<br />
di pioppo e di frassino.<br />
L’esperimento di germinazione di Morchella<br />
elata contraddice in parte quanto<br />
detto nelle modalità operative cioè non<br />
è stato fatto con spore fresche ma con<br />
fi g. 3. Spora di Mitrophora semilibera<br />
24h dopo la sporata.<br />
Il micelio germina da tre punti diversi.<br />
fi g. 4. Spora di<br />
Mitrophora hybrida<br />
36h dopo la sporata.<br />
Si notano altre spore<br />
non identifi cate cadute<br />
accidentalmente e<br />
germinanti.<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009
fi g. 5. Spore di Flammulina velutipes 24h<br />
dopo la sporata. Alcune spore germinano<br />
dalle due estremità.<br />
spore di un vecchio esemplare rinsecchito<br />
prelevate con un pennellino, spore<br />
che evidentemente erano ancora vitali.<br />
Operando in questo modo il prelievo<br />
non è sterile ma la germinazione è abbastanza<br />
rapida da poterla osservare<br />
prima che il preparato sia troppo infestato<br />
da batteri.<br />
Non è invece riuscita la germinazione<br />
di altri ascomiceti apparentemente<br />
simili, in particolare dei generi Gyromitra<br />
o Helvella, per le quali manca<br />
evidentemente qualcosa legato al loro<br />
ambiente naturale di crescita.<br />
Tra i basidiomiceti presi in considerazione<br />
soltanto Flammulina velutipes ha<br />
permesso di osservare un micelio che<br />
spunta da due punti diversi della spora.<br />
La spora appare come allungata senza<br />
un vero e proprio poro germinativo facilmente<br />
visibile. fi g. 5<br />
36<br />
Coprinus e Agrocybe invece, anche<br />
per la colorazione della spora<br />
che facilita l’osservazione, lasciano<br />
vedere un poro germinativo ben<br />
formato e dilatato da cui spunta una<br />
specie di bolla.<br />
La foto delle spore di Agrocybe pediades<br />
poco dopo l’inizio della germinazione<br />
e il disegno fi g. 6 del micelio<br />
di Agrocybe praecox in uno stadio ancora<br />
più primitivo, mostrano questa<br />
strana struttura del micelio in forma di<br />
bolle. Le guttule presenti in una spora<br />
e non nell’altra sembrano casuali.<br />
Nell’immagine a colori delle spore<br />
di A. praecox fotografate a debole<br />
ingrandimento a 96h dalla sporata,<br />
la germinazione è in uno stadio più<br />
fi g.6. Spore di Agrocybe<br />
praecox iniziano a germinare<br />
24h dopo la sporata.<br />
fi g. 6 A . Spore<br />
di Agrocybe<br />
praecox 48h dopo<br />
la sporata.
fi g. 7 Spore di Agrocybe aegerita iniziano<br />
a germinare già a fi ne sporata (6 – 8 ore).<br />
avanzato ma le ife si incrociano ancora<br />
abbastanza liberamente in un preparato<br />
relativamente povero di spore.<br />
Se la sporata fosse più abbondante,<br />
dopo due o tre giorni non si riuscirebbe<br />
più a seguire il percorso di un<br />
singolo micelio.<br />
Per Agrocybe aegerita, il cosiddetto<br />
pioppino, il terreno che viene alla<br />
mente per primo è l’infuso di legno di<br />
pioppo e infatti sulla piastra di agarpioppo<br />
già dopo poche ore dalla caduta<br />
delle prime spore, prima ancora<br />
di rimuovere il fungo messo a sporare,<br />
si è osservato un micelio ben formato<br />
fi g. 7. L’immagine ingrandita tenta di<br />
dare un’idea della connessione spora<br />
– micelio. Dopo 12 ore la crescita del<br />
micelio era in fase abbastanza avanzata<br />
da quasi tutte le spore fi g. 8.<br />
Questo fungo ha fatto notare un par-<br />
37<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
ticolare in più sulla scelta del terreno<br />
di crescita.<br />
Premesso che in alcuni esperimenti si<br />
arricchisce il terreno con un po’ di lievito<br />
di birra accompagnato da poche<br />
gocce di aceto per stabilizzarne gli<br />
elementi nutritivi, il pH tra 4 e 5 permette<br />
la crescita delle altre Agrocybe<br />
(e di altri funghi) mentre A. aegerita<br />
si è dimostrata così sensibile da non<br />
far germinare praticamente nessuna<br />
spora a pH acido mentre la germinazione<br />
è facile a pH neutro. Da qui si<br />
capisce come si rischia a volte di concludere<br />
che un fungo è inerte quando<br />
invece basta una banale modifi ca del<br />
terreno.<br />
Un’ immagine abbastanza curiosa è<br />
quella della coltura di Hypholoma<br />
fasciculare dove quasi tutte le spore<br />
germinano e si vede un groviglio intri-<br />
fi g. 8. Spore di Agrocybe aegerita poche<br />
ore dopo la sporata.<br />
Ramifi cazioni ancora scarse.
fi g. 9. Ultime spore di Hypholoma<br />
fasciculare che iniziano a germinare in<br />
una rete di ife ormai sviluppate.<br />
cato con quattro palloncini trasparenti<br />
attaccati alle loro quattro spore che<br />
sembrano un’appendice secondaria<br />
del palloncino (fi g. 9). Il preparato è<br />
stato fotografato dopo 10 giorni dalla<br />
sporata e le ultime spore, a differenza<br />
delle prime, sembrano germinare solo<br />
con una bolla molto gonfi a e localizzata<br />
come se l’intrico della ife, o più probabilmente<br />
i loro metaboliti, togliesse<br />
spazio alla propagazione del micelio.<br />
Ricordiamo a questo proposito che è<br />
diffi cile conservare per 10 giorni un<br />
terreno dove crescano solo le spore<br />
coltivate di proposito. Questo è stato<br />
possibile perché la gelatina era preparata<br />
in un infuso di legno di castagno,<br />
cioè il legno su cui il fungo era<br />
cresciuto. I tannini di cui è ricco il<br />
castagno hanno un potere antisettico<br />
38<br />
che ostacola fortemente la crescita<br />
dei batteri indesiderati.<br />
Per altri funghi citati l’immagine della<br />
sporata e dei primordi di micelio<br />
sono abbastanza banali e ripetitive.<br />
Nell’osservazione di spore piccole e<br />
incolori ci si aiuta con qualche aggiustamento<br />
del diaframma o dell’incidenza<br />
della luce. Per la fotografi a<br />
invece, dove il campo deve essere<br />
ben illuminato, le immagini migliori<br />
si otterrebbero con un microscopio a<br />
contrasto di fase.<br />
È il caso di Piptoporus betulinus, con<br />
spore ialine di 1 x 3 micron da cui<br />
spunta un micelio ancor più sottile e<br />
trasparente.<br />
La fi g. 10 mostra le spore germinanti<br />
di Armillaria tabescens su un terreno<br />
contenente un infuso di vari legni. Le<br />
spore sono amigdaliformi e in un caso<br />
sembra di scorgere il poro germina-<br />
fi g. 10. Spore di<br />
Armillaria tabescens.<br />
Solo alcune germinano<br />
48h dopo la sporata.
tivo dalla parte arrotondata mentre<br />
nell’altro il micelio sembra spuntare<br />
dalla parte dell’apicolo.<br />
La differenza tra la presenza o l’assenza<br />
del legno di crescita del fungo<br />
è stata osservata su Armillaria mellea<br />
le cui spore sembravano diffi cili da<br />
germinare. In alcuni esperimenti su<br />
un terreno “povero”, contenente solo<br />
agar e patata, meno dell’1% delle spore<br />
dopo 2 giorni mostrava un inizio di<br />
micelio. Quando invece la gelatina di<br />
agar e fecola di patate è stata preparata<br />
in un infuso di legno di robinia<br />
si è ottenuta la germinazione di oltre<br />
l’80-90% delle spore.<br />
Terminiamo con un’immagine di spore<br />
di Exidia glandulosa, un fungo invernale<br />
gelatinoso comune su molti ceppi morti,<br />
appartenente alla classe dei fragmobasidiomiceti,<br />
come Hyrneola auriculajudae.<br />
In questo caso l’imenio è diffuso<br />
su tutta la superfi cie esposta e deposita<br />
spore reniformi, apparentemente settate<br />
soprattutto dopo lo sviluppo del micelio<br />
fi g. 11. Molto simile appaiono le spore<br />
di H. auricula-judae, qui non illustrate<br />
e che appaiono ancor più chiaramente<br />
divise in quattro segmenti nelle condizioni<br />
di germinazione. È diffi cile dire se<br />
i peduncoli che sembrano spuntare dai<br />
39<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
fi g. 11. Spore<br />
reniformi di Exidia<br />
glandulosa 24h<br />
dopo la sporata.<br />
Non è chiaro<br />
se i peduncoli<br />
laterali siano<br />
un embrione di<br />
micelio.<br />
vari segmenti siano altrettanti embrioni<br />
di micelio.<br />
Ringrazio l’amico e socio del<br />
<strong>Gruppo</strong> <strong>Botanico</strong> <strong>Milanese</strong>, Al<br />
fredo Fontanella per le osservazioni<br />
sulla germinazione di Agaricus<br />
arvensis.<br />
Riferimenti bibliografi ci:<br />
Deacon J. W., 2000 - Micologia moderna,<br />
Calderini Edagricole, Bologna.<br />
Kerrigan R. W. & Al, 1992. Mycologia<br />
84 p 575.<br />
Rambelli A., 1981 - Fondamenti di<br />
micologia. Zanichelli, Bologna.
ESCURSIONI SOCIALI EFFETTUATE<br />
DAL GRUPPO BOTANICO NEL 2008<br />
Constatata la ormai scarsa adesione<br />
alle escursioni giornaliere, complici<br />
anche le incerte condizioni climatiche<br />
primaverili, il G.B.M. ha puntato oltre<br />
che alla tradizionale Settimana Botanica<br />
in giugno, anche ad un’escursione<br />
di più giorni nel mese di maggio.<br />
Ambedue le manifestazioni si sono<br />
rivelate di pieno successo: il “mordi<br />
e fuggi” non regge il confronto con<br />
“assaggia ed insisti”.<br />
La prima, dall’11 al 16 maggio, ha avuto<br />
come campo base la Villa Freschi a<br />
Ronchi di Massa con mete giornaliere<br />
nel gruppo delle Alpi Apuane oltre<br />
ad una puntata al mare nelle pinete e<br />
spiagge di Torre del Lago Puccini.<br />
La settimana Botanica dal 21 al<br />
28 giugno è stata un felice ritorno<br />
40<br />
Giorgio Ceffali<br />
a Breguzzo nelle Valli Giudicarie,<br />
doppiamente felice perché oltre alla<br />
meravigliosa ed amichevole ospitalità<br />
dell’Albergo Serena, il tempo, contrariamente<br />
alle precedenti edizioni,<br />
si è rivelato lui pure sereno.<br />
Diamo ora un rapido resoconto delle<br />
due sortire.<br />
ESCURSIONE BOTANICA<br />
NELLE ALPI APUANE<br />
11 maggio:<br />
Dopo gli arrivi distribuiti nell’intera<br />
mattinata ed il pranzo, più che mai<br />
scalpitanti i soci del G.B.M. assaltano<br />
il M. Belvedere di Massa m 895,<br />
il più a portata di mano, poco sopra<br />
la località Pasquilio dove parcheggia-
no le auto. Il rilievo isolato e molto<br />
panoramico si presenta “inquinato”<br />
da impianti artifi ciali di conifere: rari<br />
esemplari enormi di Pinus radiata<br />
e numerosi Pinus nigra più o meno<br />
bene scampati a ripetuti incendi, con<br />
spazi lestamente colonizzati da falangi<br />
di Ulex europaeus nello splendore<br />
della fi oritura primaverile; qua e là<br />
gruppetti di esemplari adulti di Alnus<br />
cordata sicuramente piantati ed ancora<br />
numerosi esemplari di Castanea<br />
sativa con il corollario di Erica arborea,<br />
E. carnea, Vaccinium myrtillus,<br />
Cistus salviifolius ed erbacee molto<br />
comuni fra le quali spiccavano in piena<br />
fi oritura Narcissus poeticus, Cephalanthera<br />
longifolia e Dactylorhiza<br />
maculata subsp. fuchsii.<br />
12 maggio:<br />
Camminata piuttosto lunga e faticosa<br />
per il notevole dislivello con partenza<br />
da Resceto nella severa valle del<br />
fi ume Frigido seguendo l’antica Via<br />
Vandelli, ardita strada costruita per<br />
collegare Parma alla Versilia.<br />
Sarà il primo assaggio del marmo delle<br />
Apuane, bianco, accecante, aspro,<br />
tagliente, dove incredibilmente la vita<br />
trionfa con specie comuni ed anche<br />
endemiche o rare; ricordiamo Globularia<br />
incanescens, G. cordifolia, Cerastium<br />
scaranii, Saxifraga caesia,<br />
S. tridactylites, Aethionema saxatile,<br />
Doronicum columnae, Primula auricula,<br />
Pulsatilla alpina, Orchis mascula,<br />
O. provincialis, O. anthropophora<br />
e numerosissime altre.<br />
La maggior parte dei soci raggiunge il<br />
41<br />
PAG. BOT. 2009, 33: 40-46<br />
Rifugio Conti m 1420, alcuni salgono<br />
al Passo della Tambura m 1620 e al<br />
ritorno alcuni discendono l’impervio<br />
Canale dei Piastriccioni sulle tracce<br />
delle antiche vie di “lizza” utilizzate un<br />
tempo per scendere a valle i blocchi di<br />
pregiato marmo.<br />
13 maggio:<br />
Giornata al mare per recuperare le forze<br />
dopo la faticosa Via Vandelli. Trasferimento<br />
a Torre del Lago Puccini<br />
attraverso un paesaggio caoticamente<br />
urbanizzato. Qui, lungo il canale di<br />
drenaggio del Lago di Massaciuccoli<br />
che separa la Macchia Lucchese dalla<br />
Pineta di Migliarino in ambiente costituito<br />
parco e in parte segnato dal<br />
disordine e dalla sporcizia, si possono<br />
ammirare esemplari imponenti<br />
di Pinus pinea ed anche P. pinaster,<br />
Fraxinus angustifolia subsp.oxycarpa<br />
e Populus alba che sovrastano una<br />
macchia mediterranea abbastanza<br />
povera fi no ad arrivare ad un retroduna<br />
dove incredibilmente si è inserita<br />
una numerosa colonia di Yucca gloriosa<br />
qui naturalizzata a condividere<br />
lo spazio con Cistus salviifolius, C.<br />
creticus subsp. eriocephalus ed altri<br />
arbusti mediterranei.<br />
La spiaggia e le basse dune offrono<br />
dovizia di specie alofi le perfettamente<br />
adattate a vivere in ambiente<br />
così estremo: Helichrysum stoechas,<br />
Rostraria litorea (Lophochloa pubescens),<br />
Calystegia soldanella, Otanthus<br />
maritimus, Cakile maritima,<br />
Medicago marina, Silene colorata,<br />
Eryngium maritimum, ecc.
14 maggio:<br />
Ritorno ai monti! Giro del M. Altissimo,<br />
non tanto poi alto, solo 1589 m,<br />
ma decisamente alpino: percorsi non<br />
facili, rocciosi, ripidi ed anche un po’<br />
esposti nella parte alta. La cima non è<br />
stata raggiunta causa il tempo incerto<br />
che la nascondeva. Partiti dall’Albergo<br />
Le Gobbie sulla strada che scavalca<br />
le Apuane per raggiungere la<br />
Garfagnana, inizialmente viene attraversata<br />
una bella faggeta con le prime<br />
fi oriture primaverili – l’esposizione<br />
è a nord – di Anemone nemorosa,<br />
Primula veris, Lathyrus vernus, Helleborus<br />
foetidus, Euphorbia dulcis,<br />
Aposeris foetida, Tussilago farfara e<br />
poche altre.<br />
La parte alta percorre creste ed aggira<br />
torrioni, attraversa piccoli brecciai<br />
sempre a substrato di puro marmo e<br />
permette di incontrare le specie già<br />
incontrate sulla Via Vandelli oltre ad<br />
Arabis alpina, Gentiana clusii, G.<br />
verna, Helianthemum mummularium<br />
subsp.grandifl orum, Iberis semper–<br />
virens, Potentilla caulescens, P. micrantha,<br />
Valeriana tripteris, Limodorum<br />
abortivunm, Asphodelus macrocarpus,<br />
Aquilegia atrata.<br />
Un rinfrescante temporale sigilla<br />
l’interessante percorso proprio<br />
all’arrivo al parcheggio delle auto<br />
ma poi permette sulla via del ritorno<br />
di scoprire con buona luce una<br />
balza rocciosa lungo la strada con<br />
un interessante insediamento della<br />
non comune Moltkia suffruticosa in<br />
degna compagnia di Globularia incanescens.<br />
42<br />
15 maggio:<br />
Ultimo giorno interamente a dispo–<br />
sizione per l’ultima importante<br />
escursione: si opta per il M. Matanna<br />
m 1317, il più alto della porzione<br />
meridionale delle Apuane, stante la<br />
stagione arretrata ed i versanti più<br />
bassi probabilmente più remu–nerativo.<br />
Un sentiero circolare permette<br />
di aggirare completamente il monte,<br />
ma, non raggiunta l’unanimi–tà sulla<br />
località di attacco, il gruppo si divide:<br />
parte attacca da Stazzema sopra<br />
Seravezza e parte dall’Albergo Alto<br />
Matanna m 1030 sopra Pescaglia.<br />
Non tutti riusciranno a completare<br />
il periplo intimoriti da una pioggerellina<br />
non proprio rassicurante e<br />
torneranno rapidamente a Stazzena<br />
dopo aver raggiunto il Rif. Forte dei<br />
Marmi m 878, luogo d’incontro con il<br />
secondo gruppo. I fortunati che completeranno<br />
il giro potranno ammirare<br />
svariati ed interessanti ambienti, vaste<br />
praterie con abbondanti fi oriture<br />
e percorrere facili e panoramicissimi<br />
sentieri. Ricordiamo alcune fra le tante<br />
specie ritrovate sia nei boschi che<br />
nelle praterie e nei luoghi rupestri:<br />
Pinguicula reichenbachiana, Corydalis<br />
ocroleuca, Arabis alpina, Asphodelus<br />
macrocarpus, Astragalus monspessulanus,<br />
Gymnadenia conopsea, Cyclamen<br />
hederifolium, Asarum europaeum,<br />
Neottia nidusavis, Cephalanthera longifolia,<br />
Cyanus triumphetti (Centaurea<br />
triumphetti), Orchis mascula, O.<br />
morio, O. provincialis, O. militaris,<br />
Primula veris, Narcissus poeticus ed a<br />
livello forestale Castanea sativa, Fa-
gus sylvatica, Abies alba, Alnus glutinosa,<br />
Fraxinus ornus, Ilex aquifolium,<br />
Populus tremula, Laburnum anagyroides,<br />
Taxus baccata e altri a portamento<br />
sia arboreo che arbustivo.<br />
SETTIMANA BOTANICA<br />
A BREGUZZO,<br />
VALLI GIUDICARIE<br />
21 giugno:<br />
Giornata degli arrivi: i soci più golosi,<br />
dopo il pranzo preparato dall’ottima<br />
cuoca Luigina, si precipitano a Campo<br />
Carlo Magno m 1681 per il dessert ambientale<br />
tra Adamello e Brenta. Una comoda<br />
passeggiata su stradelle forestali<br />
li condurrà al Lago delle Malghette m<br />
1890 tra fi tti boschi di pecci e squarci<br />
panoramici sul Brenta. Lungo il percorso<br />
vengono osservate le specie tipiche<br />
di mediamontagna dalle più precoci –<br />
qui la primavera è appena iniziata – alle<br />
prime sentinelle della fl ora alpina.<br />
Ricordiamo: Gentiana acaulis, G. verna,<br />
Arabis alpina, Daphne striata, Coeloglossum<br />
viride, Pseudorchis albida<br />
(Leucorchis albida), Homogine alpina,<br />
Kalmia procumbens (Loiseleuria procumbens),<br />
Pulsatilla vernalis ed altre.<br />
Un altro gruppo, più moderatamente,<br />
visiterà il grazioso ed ordinato borgo di<br />
Ragoli, conosciuto per i suoi affreschi<br />
e graffi ti che decorano le facciate delle<br />
case con argomenti della vita e della<br />
cultura montanara e raggiungerà poi il<br />
paese di Stenico, appollaiato in alto sul<br />
versante sinistro della valle del Sarca,<br />
per ammirare la cascata delle sorgenti<br />
del Rio Bianco e percorrere il breve ed<br />
43<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
interessante itinerario botanico allestito<br />
lì appresso.<br />
22 giugno:<br />
Come da tradizione la prima gita si<br />
effettua in Val Breguzzo, fi no in fondo,<br />
al Rifugio Trivena m 1650, con<br />
il premio fi nale dell’ottimo pranzo<br />
alpino nel rifugio convenzionato con<br />
l’Albergo Serena.<br />
In auto fi no al parcheggio dal quale si<br />
diparte la ripida strada acciottolata che<br />
supera l’antica soglia glaciale sopra la<br />
quale si distendono i pascoli della Malga<br />
Trivena. La valle ricca di acqua e<br />
fi tta di boschi presenta un ricchissimo<br />
sottobosco a megaforbieto con le specie<br />
tipiche tra le quali abbondantissima la<br />
stupenda felce Matteuccia struthiopteris<br />
che dona all’ambiente un non so che<br />
di antidiluviano. Tra le specie osservate<br />
ricordiamo: Achillea macrophilla, Actaea<br />
spicata, Cicerbita alpina, Angelica<br />
sylvestris, Lilium martagon, Streptopus<br />
amplexifolius, Thalictrum aquilegifolium,<br />
Ranunculus platanifolius, Geranium<br />
sylvaticum, G. phaeum, Cirsium<br />
montanum, ecc. Nella parte alta del<br />
percorso, superata la soglia glaciale:<br />
Homogine alpina, Tozzia alpina, Thesium<br />
alpinum, Pinguicula vulgaris, Pedicularis<br />
recutita, Soldanella alpina, ed<br />
altre fra le cento specie annotate.<br />
23 giugno:<br />
Prima sortita nel <strong>Gruppo</strong> del Brenta,<br />
proprio in Val Brenta e Vallesinella<br />
nel cuore del gruppo.<br />
Trasferimento in auto a Madonna di<br />
Campiglio al grande parcheggio di
Malga Vallesinella di Sotto m 1513<br />
da dove, a piedi, il folto gruppo dei<br />
soci del G.B.M., attraverso il suggestivo<br />
percorso delle Cascate Alte,<br />
ricchissime di acqua grazie ad un generoso<br />
inverno, perviene al Rifugio<br />
Casinei m 1825, stupendo balcone<br />
sulle cime innevate dell’Adamello. E<br />
qui, sazi del buon dislivello superato,<br />
molti si fermano per la ben meritata<br />
contemplazione. Buona parte invece<br />
prosegue per il sentiero della Val<br />
Brenta Alta, salvo deviare alla Sella<br />
del Freddolin per imboccare il suggestivo<br />
percorso attraverso un’enorme<br />
antica frana, fra macigni grandi come<br />
case, che raggiunge il Rifugio Tuckett<br />
a 2272 m.<br />
Qui nel regno della dolomia, una<br />
straordinaria fl ora, adattata ad un<br />
substrato così estremo, sfoggia il suo<br />
abito più bello per cantare la sua gioia<br />
di vivere. Ricordiamo fra le specie<br />
più belle e signifi cative: Achillea<br />
clavenae, Anemone baldensis, Callianthemum<br />
coriandrifolium, Cypripedium<br />
calceolus, Orchis spitzelii,<br />
Horminum pyrenaicum, Gentiana<br />
clusii, G. verna, Draba aizoides, Paederota<br />
bonarota, Pedicularis rosea,<br />
Pinguicula leptoceras, Potentilla<br />
nitida, Pulsatilla alpina, Rhododendron<br />
hirsutum, Silene acaulis, Soldanella<br />
alpina, Thlaspi rotundifolium,<br />
Leontopodium alpinum, e cento altre<br />
specie osservate qui in alto ma anche<br />
nel percorso nel bosco più a valle.<br />
24 giugno:<br />
Chi assaggia ritorna! Seconda sorti-<br />
44<br />
ta nel <strong>Gruppo</strong> del Brenta, dalla parte<br />
sud, attraverso la Val d’Algone che<br />
permette facilmente di penetrare quasi<br />
nel cuore del <strong>Gruppo</strong>. Parcheggio<br />
delle auto poco prima della Malga<br />
Movlina a circa m 1700, poi a piedi<br />
attraverso ampi pascoli fi oriti fi no al<br />
Passo Bregn de l’Ors m 1836 in ambiente<br />
boscoso per poi discendere<br />
un poco nell’ampia piana della Val<br />
di Nardis ricoperta di una mugheta<br />
pura insediatasi sulle distese di detriti<br />
calcarei. Qui i nostri soci pianteranno<br />
il loro campo base in un delizioso<br />
pratello allietati anche dalla presenza<br />
di una graziosa vipera che passeggia<br />
pigramente tra gli “stravaccati”<br />
che si beavano al sole di montagna.<br />
Un’esplorazione a tappeto nella piana<br />
permetteva il rinvenimento di parecchie<br />
specie tipiche del substrato<br />
calcareo come Cerastium unifl orum,<br />
Daphne striata, Leontopodium alpinum,<br />
Dianthus sternbergii, Doronicum<br />
grandifl orum, Dryas octopetala,<br />
Gypsophila repens, Ranunculus alpestris,<br />
R. seguieri, R. hybridus, Saxifraga<br />
caesia, Petrocallis pyrenaica,<br />
Papaver alpinum subsp. rhaeticum,<br />
Pedicularis rosea, P. tuberosa tanto<br />
per citarne alcune fra le 150 riconosciute<br />
ad una rapida scorsa. Da non<br />
dimenticare inoltre la ricchissima<br />
stazione della rara orchidea Cypripedium<br />
calceolus presente pure con<br />
alcuni esemplari ipocromici.<br />
Per dovere di cronaca si tramanda<br />
ai posteri che uno sparuto gruppo di<br />
soci votati al martirio ardiva salire al<br />
Rifugio XII Apostoli m 2489 per poi
discendere attraverso il passo a 2578<br />
m per la Val di Sacco per arrivare a<br />
Malga Movlina con il volto segnato<br />
dalla fatica come nei gloriosi fi nali di<br />
certi fi lm di guerra.<br />
25 giugno:<br />
Giorno di riposo, soprattutto per rispetto<br />
agli ardimentosi del giorno precedente<br />
che necessitano di un minimo<br />
di recupero. Ma non completamente<br />
inattivo: chi andrà in Val di Genova<br />
per ammirare le cascate e fi ccare il<br />
naso nelle torbiere così ricche di una<br />
fl ora particolare, altri nella Valle di<br />
San Valentino dove scopriranno una<br />
nuova stazione della rarissima Trientalis<br />
europaea ed altri ancora, più<br />
che mai innamorati del Brenta, sperimenteranno<br />
un nuovo percorso per<br />
raggiungere da Campo Carlo Magno<br />
il Rifugio Graffer m 2261 attraverso<br />
ambienti quanto mai suggestivi che<br />
verrà proposto per l’ultima gita di<br />
questo soggiorno quale dignitoso e<br />
struggente arrivederci a queste straordinarie<br />
montagne.<br />
26 giugno:<br />
Giornata dedicata ad una meta classica:<br />
la Val di Fumo, la più meridionale<br />
delle vallate che originano dal gruppo<br />
dell’Adamello che, nella sua parte inferiore,<br />
prende il nome di Val di Daone<br />
per poi confl uire nelle Giudicarie<br />
per alimentare con le acque del fi ume<br />
Chiese il bacino del Lago d’Idro. Il<br />
punto di arrivo della comoda passeggiata<br />
che dal parcheggio costeggia il<br />
Lago di Bissina per poi risalire lungo<br />
45<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
il torrente in vista della superba cima<br />
del Carè alto è il Rifugio Val di Fumo<br />
m 2000, esso pure convenzionato con<br />
l’Albergo Serena per la tradizionale<br />
“abboffata” di mezzogiorno.<br />
La fl ora osservata, naturalmente prima<br />
dell’ottundimento “post prandium” risente<br />
della diversità del substrato roccioso:<br />
metamorfi co con inclusioni calcaree<br />
nella prima parte lungo il lago,<br />
cristallino con preponderanza della<br />
tonalite nella quasi pianeggiante Val<br />
di Fumo. Alla varietà litologica corrisponde<br />
una ricca varietà di fl ora. Fra<br />
le circa 130 specie registrate diligentemente<br />
da Sandro Perego ne ricordiamo<br />
alcune: Achillea clavenae, A. moscata,<br />
Androsace alpina, Clematis alpina,<br />
Drosera rotundifolia, Viola palustris,<br />
Doronicum clusii, Crepis aurea, Gentiana<br />
punctata, Leucanthemopsis alpina,<br />
Lilium bulbiferum subsp. croceum,<br />
Linaria alpina, Myosotis alpestris, Pedicularis<br />
elongata, P. recutita, Ranunculus<br />
glacialis, Saxifraga cotyledon, S.<br />
paniculata, S. stellaris, Trichophorum<br />
caespitosum, Veronica alpina, V. fruticans,<br />
V. serpyillifolia oltre ad un ricco<br />
corredo di specie arbustive consueto a<br />
tale altitudine in ambiente per giunta<br />
ricco di acque.<br />
27 giugno:<br />
Ultimo giorno! Spostamento in auto<br />
a Campo Carlo Magno ed oltre fi no<br />
al parcheggio a Malga Vaglianella m<br />
1826 immersa nei boschi di peccio. Il<br />
percorso a piedi segue inizialmente la<br />
strada forestale che conduce a Malga<br />
Vagliana dove termina il bosco ed
iniziano i pascoli e i macereti ai piedi<br />
delle pareti dolomitiche. Superato un<br />
dosso poco sopra la malga ecco apparire<br />
una grande conca erbosa nobilitata<br />
da rari esemplari monumentali di larice<br />
e delimitata da un lato dal bosco di<br />
pecci e larici e dall’altro, verso monte,<br />
da un vasto versante interamente ricoperto<br />
di fi ori. Al di là della conca un<br />
immenso spazio a prati, rocce montonate<br />
e macereti calcarei dell’altopiano<br />
del Monte Spinale, deturpato purtroppo<br />
da faraonici impianti sciistici, che<br />
culmina al Passo del Grostè dove poco<br />
sotto il Rifugio Graffer m 2261, alquanto<br />
snob, ospiterà il nostro gruppo<br />
per la colazione.<br />
La ricerca fl oristica comporterà solamente<br />
l’imbarazzo della scelta per<br />
ammirare, fotografare, studiare quanto<br />
46<br />
di meglio il substrato calcareo può offrire<br />
con l’unico limite della stagione<br />
ancora un po’ arretrata. Oltre le specie<br />
già osservate nelle due precedenti<br />
escursioni del Brenta sono state ancora<br />
riconosciute: Acinos alpinus, Androsace<br />
obtusifolia, Aster alpinus, Anemone<br />
narcissifl ora, A. baldensis, Antyllis<br />
vulneraria subsp. alpestris, Lloydia<br />
serotina, Nigritella rhellicani, Saxifraga<br />
sedoides, Sempervivum montanum,<br />
Cerastium arvense subsp. fruticosum,<br />
Polygala alpestris, Globularia cordifolia,<br />
Galium baldense, Rhododendron<br />
hirsutum, e ancora Callianthemum coriandifolium<br />
a di-stese e, stranamente,<br />
un esemplare ridotto ma in fi ore di<br />
Clematis alpina nella bastionata calcarea<br />
che sostiene gli Orti della Regina a<br />
circa 2500 m di altitudine.
XXXVI MOSTRA<br />
MICOLOGICA MILANESE<br />
4 - 5 OTTOBRE 2008<br />
2008 anno infame per la micologia!<br />
Nel vero senso della parola: fame per i<br />
micogastrocultori che a parte sporadiche,<br />
piccole e molto localizzate “buttate”<br />
a inizio estate hanno dovuto sopportare<br />
un lungo digiuno autunnale;<br />
fame anche per i puristi della micologia<br />
per i quali è tornato in auge l’antico<br />
detto che la miseria aguzza l’ingegno.<br />
In questo frangente si sono trovati costretti<br />
– ed è il lato positivo – ad indagare,<br />
cercare, avventurarsi a scoprire e<br />
studiare nuove specie anche fra le più<br />
trascurate e meno simpatiche.<br />
Alla vigilia della Mostra i musi lunghe<br />
erano di rigore, ma gli sforzi dei<br />
solerti soci ed amici e parenti tutti<br />
hanno permesso che avvenisse a Milano<br />
il miracolo autunnale dell’apparizione<br />
dei funghi sui tavoli della<br />
Mostra.<br />
200 specie non sono uno scherzo!<br />
In dignitoso stato di conservazione,<br />
47<br />
PAG. BOT. 2009, 33: 47-52<br />
Giorgio Ceffali e Benedetto Prinetti<br />
anche se di breve durata, causa il tempo<br />
sempre asciutto che generosamente<br />
riscaldava l’esposizione dalle ampie<br />
vetrate del Museo di Storia Naturale,<br />
hanno reso possibile il riconoscimento<br />
ed il confronto delle specie molto ben<br />
distribuite fra i vari generi; la dislocazione<br />
nell’atrio d’ingresso dell’edifi cio<br />
ha ancora favorito l’affl usso di un gran<br />
numero di visitatori.<br />
E, come ormai indispensabile com–<br />
plemento dell’esposizione degli esem–<br />
plari freschi, la tradizionale mostra, ancora<br />
arricchita, delle stupende immagini<br />
fotografi che di alto valore artistico di<br />
Stefano Vianello che, presente per tutta<br />
la durata della Mostra, con grande competenza<br />
micologica e fotografi ca, si è<br />
sempre reso disponibile alle domande<br />
dei visitatori.<br />
Un grazie sentito a tutti coloro che<br />
hanno collaborato.<br />
A seguire l’elenco delle specie esposte.
Agaricus silvaticus Schaeff.: Fr.<br />
Agaricus silvicola (Vitt.) Saccardo<br />
Agaricus xanthoderma var. griseus<br />
Genev.<br />
Agaricus campestris L.: Fr.<br />
Agaricus bresadolianus Bohus<br />
Agaricus praeclaresquamosus Freeman<br />
Agaricus augustus Fr.<br />
Agrocybe aegerita (Brig.) Singer<br />
Agrocybe erebia (Fr.: Fr.) Kuhner<br />
Albatrellus ovinus (Schaeff.: Fr.) Kotl. &<br />
Pouzar<br />
Amanita muscaria var.formosa Gonn. &<br />
Rabben<br />
Amanita citrina (Schaeff.: Fr.) Gray<br />
Amanita crocea (Quél.) Singer<br />
Amanita fulva (Schaeff.: Fr.) Fr.<br />
Amanita gemmata (Fr.) Gillet<br />
Amanita muscaria (L.: Fr.) Hooker<br />
Amanita pantherina (D.C.: Fr.) Secr.<br />
Amanita rubescens (Pers.: Fr.) Secr.<br />
Amanita vaginata (Bull.: Fr.) Vitt.<br />
Amanita malleata Piane<br />
Amanita phalloides (Vail.: Fr.) Gray<br />
Armillaria gallica Marxm. & Romagn.<br />
Artomyces pyxidatus (Pers.ex Fr.) Julich<br />
Boletus edulis Bull.: Fr.<br />
Boletus pinophilus Pilat & Dermek<br />
Boletus pulverulentus Opatowskyi<br />
Boletus depilauts Redeuilh<br />
Calocera viscosa (Pers.: Fr.) Fr.<br />
Calvatia excipuliformis (Schaeff.: Fr.)<br />
Perdek<br />
Cantharellus tubaeformis Fr.: Fr.<br />
Cantharellus cibarius (Fr.: Fr.) Fr.<br />
Chalciporus piperatus (Bull.: Fr.) Bat.<br />
Chroogomphus helveticus (Singer) Moser<br />
Clitocybe gibba (Pers.: Fr.) Kummer<br />
Clitocybe clavipes (Pers.: Fr.) Kummer<br />
Clitocybe odora (Bull.: Fr.) Kummer<br />
48<br />
Clitocybe phyllophila (Pers.: Fr.)<br />
Kummer<br />
Clitopilus prunulus (Scop.: Fr.) Kummer<br />
Collybia dryophila (Bull.: Fr.) Kummer<br />
Coprinus comatus (Mueller : Fries)<br />
Persoon<br />
Coprinus atramentarius (Bull.: Fr.) Fr.<br />
Coprinus disseminatus (Pers.: Fr.) Gray<br />
Cortinarius torvus (Fr.: Fr.) Fr.<br />
Cortinarius anomalus (Fr.: Fr.) Fr.<br />
Cortinarius aureoturbinatus (Secr.) Lange<br />
Cortinarius calochrous (Pers.:Fr.)Fr.<br />
Cortinarius delibutus Fries<br />
Cortinarius largus Fr.<br />
Cortinarius violaceus (L.: Fr.) Gray<br />
Cortinarius venetus var. montanus<br />
(Fr.: Fr.) Fr.<br />
Cortinarius malachius Fries<br />
Cortinarius saginus (Fr.: Fr.) Fr.<br />
Cortinarius glaucopus (Schaeffer) Gray<br />
Cortinarius camphoratus Fr.<br />
Cortinarius bulliardii (Pers.: Fr.) Fr.<br />
Cortinarius arcuatorum Henry R.<br />
Cortinarius vitellinus Moser<br />
Cortinarius varius (Schaeffer: Fries)<br />
Fries<br />
Cortinarius variecolor (Pers.: Fr.) Fries<br />
Cortinarius caninus (Fr.: Fr.) Fr.<br />
Cortinarius orellanus Fries<br />
Cystoderma carcharias (Pers.: Secr.)<br />
Fayod<br />
Cystoderma amianthinum (Scopoli)<br />
Fayod<br />
Daedalepsis confragosa (Bolt.: Fr.)<br />
Schroeter<br />
Entoloma rhodopolium (Fr.: Fr.) Karst.<br />
Fistulina hepatica (Scaeff.: Fr.) With.<br />
Ganoderma lucidum (W.Curt.:Fr.) Karst.<br />
Geastrum sessile (Sow.) Pouzar<br />
Gomphidius glutinosus (Schaeff.: Fr.)
Grifola frondosa (Dicks.: Fr.) Gray<br />
Gymnopilus spectabilis (Fr.: Fr.) Singer<br />
Hebeloma truncatum (Schaeffer : Fr.)<br />
Kummer<br />
Hebeloma radicosum (Bull.: Fr.) Richen<br />
Hebeloma edurum Metrod ex Bon<br />
Hydnum repandum L.: Fr.<br />
Hydnum rufescens Fr.<br />
Hygrophoropsis aurantiaca (Wulf.: Fr.)<br />
Maire<br />
Hygrophorus pudorinus (Fr.: Fr.) Fr.<br />
Hygrophorus capreolarius (Kalchbr.)<br />
Fries<br />
Hygrophorus agathosmus (Fr.) Fr.<br />
Hygrophorus eburneus (Bull.: Fr.) Fr.<br />
Hypholoma sublateritium (Schaffer. Fr.)<br />
Quélet<br />
Hypholoma fasciculare (Huds.: Fr.)<br />
Kummer<br />
Hypholoma capnoides (Fr.: Fr.) Kummer<br />
Inocybe rimosa (Bull.: Fr.) Kummer<br />
Inocybe eutheles (Berk. & Br.) Quélet<br />
Laccaria bicolor (Maire) Orton<br />
Laccaria amethystina Bolt. ex Hooker)<br />
Murr.<br />
Lactarius azonites f.ma azonites Bulliard-<br />
Lange<br />
Lactarius circellatus Fr.<br />
Lactarius torminosus (Schaeff.: Fr.) Gray<br />
Lactarius glyciosmus (Fr.: Fr.) Fries<br />
Lactarius pyrogalus (Bull.: Fr.) Fr.<br />
Lactarius salmonicolor Heim ex Laclaire<br />
Lactarius subdulcis (Pers.: Fr.) Gray<br />
Lactarius picinus Fr.<br />
Lactarius pubescens (Fr.) Fr.<br />
Lactarius rufus (Scop.: Fr.) Fr.<br />
Lactarius aurantiacus (Pers.: Fr.) Gray<br />
Lactarius blennius (Fr.: Fr.) Fr.<br />
Lactarius chrysorrheus Fr.<br />
Lactarius controversus (Pers.: Fr.) Fr.<br />
49<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
Lactarius necator (Bull.: Fr.) Karst.<br />
Lactarius rubrocintus Fr.<br />
Lactarius deterrimus Groger<br />
Leccinum duriusculum (Schulzer) Singer<br />
Leccinum quercinum Pil. ex Pil.<br />
Leccinum scabrum (Bull.: Fr.) Gray<br />
Lentinus tigrinus Bull.:Fr.<br />
Lepiota oreadiformis Vel.<br />
Lepiota cristata ( Bolton: Fr.) Kummer<br />
Lepista glaucocana ( Bres.) Singer<br />
Lepista nuda ( Bull.: Fr.) Cooke<br />
Lepista nebularis ( Batsch: Fr.) Harm.<br />
Lepista sordida ( Fr.: Fr.) Singer<br />
Lepista caespitosa (Bresadola) Singer<br />
Leucortinarius bulbiger (Alb. & Schw.:<br />
Fr.) Singer<br />
Lycoperdon perlatum Pers.: Pers.<br />
Lycoperdon pyriforme Schaeff.: Pers.<br />
Lycoperdon molle Pers.: Pers.<br />
Lyophyllum connatum (Schum.: Fr.)<br />
Lyophyllum decastes (Fr.: Fr.) Singer<br />
Macrolepiota mastoidea (Fr.: Fr.) Singer<br />
Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Singer<br />
Macrolepiota rhacodes (Vitt.) Singer<br />
Marasmius wynneae Berk. & Br.<br />
Marasmius oreades (Bolt.: Fr.) Fr.<br />
Marasmius cohaerens (Pers.ex Fr.) Fr.<br />
Megacollybia platyphylla (Pers.: Fr.)<br />
Kotlaba & Pouzar<br />
Meripilus giganteus (Pers.: Fr.) Karsten<br />
Morchella esculenta var. rotunda Pers.<br />
Mycena pura Pers.: Fr.<br />
Mycena epipterigia (Scop.: Fr.) Gray<br />
Mycena galericulata (Scop.: Fr.) Gray<br />
Mycena inclinata (Fr.) Quél.<br />
Mycena pura f.ma alba (Gill.) Kuhn.<br />
Mycena polygramma (Bull.: Fr.) Gray<br />
Omphalotus olearius (D.C.: Fr.) Fayod<br />
Oudemansiella mucida (Schrader: Fr.)<br />
V.Hoehnell
Oudemansiella longipes (Bull. ex<br />
St.Amans) Moser<br />
Panaeolus sphinctrinus (Fr.) Quélet<br />
Paxillus involutus (Batsch: Fr.) Fr.<br />
Peziza badia Pers.: Fr.<br />
Phaeocollybia lugubris (Fr.: Fr.) Heim<br />
Pholiota alnicola (Fr.: Fr.) Singer<br />
Pholiota squarrosa (Pers.: Fr.) Kummer<br />
Pholiota lenta (Pers.: Fr.) Singer<br />
Piptoporus betulinus (Bull.: Fr.) Karsten<br />
Pleurotus ostreatus (Jacq.: Fr.) Kummer<br />
Pluteus cervinus (Schaeffer: Fr.)<br />
Kummer<br />
Postia caesia (Schrad.: Fr.)<br />
Psathyrella lacrimabunda (Bull.: Fr.)<br />
Moer<br />
Ramaria stricta (Fr.) Quélet<br />
Rhodocybe nitellina (Fr.) Singer<br />
Russula aeruginea Lindblad ex Fr.<br />
Russula amoena Quél.<br />
Russula atropurpurea (Krombh.) Britz.<br />
Russula atropurpurea f.ma dissidens Zv.<br />
Russula cyanoxantha f.ma peltereaui<br />
Singer<br />
Russula densifolia Secr. ex Gillet<br />
Russula emetica (Schaeff.: Fr.) Persoon<br />
Russula fellea (Fr.: Fr.) Fr.<br />
Russula foetens Persoon : Fr.<br />
Russula ionochlora Romagn.<br />
Russula mairei Singer<br />
Russula mustelina Fr.<br />
Russula nigricans (Bull.) Fr.<br />
Russula parazurea J.Schaeffer<br />
Russula queletii Fr.<br />
Russula viscida Kudrna<br />
Sarcodon imbricatus (L.: Fr.) Karst<br />
Scleroderma polyrhizum Gmelen: Pers.<br />
Scleroderma citrinum Pers.<br />
Spatularia fl avida Pers.: Fr.<br />
Stropharia aeruginosa (Curt.: Fr.) Quél.<br />
50<br />
Suillus bovinus (L.: Fr.) Kuntzc<br />
Suillus luteus (L.: Fr.) Roussel<br />
Suillus grevillei (Klot.: Fr.) Singer<br />
Suillus viscidus (L.) Roussel<br />
Trametes versicolor (L.: Fr.) Pil.<br />
Trametes hirsuta (Wulf.: Fr.) Pil.<br />
Tremellodon gelatinosum (Scop.: Fr.)<br />
Karsten<br />
Tremiscus helvelloides (D.C.: Pers.)<br />
Donk<br />
Tricholoma batschii Gro Gulden<br />
Tricholoma terreum (Scahaeff.: Fr.)<br />
Kummer<br />
Tricholoma pseudoalbum Bon<br />
Tricholoma pardinum (Pers.: Secr.)<br />
Quélet<br />
Tricholoma sciodes (Secr.) Martin<br />
Tricholoma fl avobrunneum (Fr.) Sacc.<br />
Tricholoma columbetta (Fr.: Fr.)<br />
Kummer<br />
Tricholoma colossus (Fr.) Quélet<br />
Tricholoma vaccinum (Pers.: Fr.)<br />
Kummer<br />
Tricholoma ustale (Fr.: Fr.) Kummer<br />
Tricholoma saponaceum ( Fr.: Fr.)<br />
Kummer<br />
Tricholoma psammopus (Kalc.) Quél.<br />
Tricholoma portentosum (Fr.) Quél.<br />
Tricholoma imbricatum (Fr.: Fr.)<br />
Kummer<br />
Tricholomopsis rutilans (Schaeff.: Fr.)<br />
Xerocomus subtomentosus (L.: Fr.) Quélet<br />
Xerocomus badius (Fr.: Fr.) Kuhn. &<br />
Gilbert<br />
Xylaria polymorpha (Pers.: Fr.) Greville<br />
La Mostra è stata integrata con esemplari<br />
freschi di muschi e la descrizione<br />
dell’ambiente in cui vivono accompagnati<br />
dalla seguente presentazione:
Elenco specie esposte:<br />
Anomodon viticulosus (Hedw.) Hook.<br />
& Taylor<br />
Anthelia juratzkana (Limpr.) Trevis.<br />
Antitrichia curtipendula (Hedw.)<br />
Brid.<br />
Atrichum undulatum (Hedw.) P.<br />
Beauv.<br />
Barbula unguiculata Hedw.<br />
Brachythecium rutabulum (Hedw.)<br />
Schimp.<br />
Bryum argenteum Hedw.<br />
Conocephalum conicum (L.) Dumort.<br />
Ctenidium molluscum (Hedw.) Mitt.<br />
Dicranum scoparius Hedw.<br />
Eucladium verticillatum (With.)<br />
Bruch & Schimp.<br />
Fissidens adianthoides Hedw.<br />
Frullania dilatata (L.) Dumort.<br />
51<br />
<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />
BRIOFITE (Muschi)<br />
Cercando funghi, potete incontrare dei soffi ci cuscinetti verdi, apparentemente<br />
tutti uguali, chiamati genericamente “muschi”: sono le BRIOFITE, piante con<br />
forme molto primitive che si pensa siano state le prime a colonizzare le terre<br />
emerse.<br />
Non hanno radici, né veri vasi conduttori, né foglie protette da una cuticola<br />
che eviti la disidratazione, come avviene nelle piante superiori; ciononostante<br />
ancora oggi vivono in molti differenti ambienti, da umidi ad aridi, da assolati<br />
a poco luminosi.<br />
Le loro strategie di sopravvivenza non sono ancora ben conosciute.<br />
Questa ristretta rassegna, che mostra alcune delle 1155 specie presenti in Italia,<br />
intende suscitare curiosità verso un mondo poco conosciuto, molto più vario e<br />
interessante di quanto appaia al primo sguardo e che svolge una funzione importante<br />
per l’equilibrio del mondo vivente.<br />
Sandro Perego<br />
Grimmia pulvinata (Hedw.) Sm.<br />
Hedwigia ciliata (Hedw.) P. Beauv.<br />
Homalothecium sericeum (Hedw.)<br />
Schimp.<br />
Hylocomium splendens (Hedw.)<br />
Schimp.<br />
Hypnum cupressiforme Hedw.<br />
Leucodon sciuroides (Hedw.)<br />
Schwägr.<br />
Neckera crispa Hedw.<br />
Orthotrichum affi ne Schrad. ex Brid.<br />
Orthotrichum anomalum Hedw.<br />
Palustriella commutata (Hedw.)<br />
Ochyra<br />
Palustriella decipiens (De Not.)<br />
Ochyra<br />
Philonotis calcarea (Bruch &<br />
Schimp.) Schimp.<br />
Plagiochila porelloides (Torrey ex<br />
Nees) Lindenb.
Plagiomnium undulatum (Hedw.)<br />
T.J.Kop.<br />
Pleurozium schreberi (Willd. ex<br />
Brid.) Mitt.<br />
Porella platyphylla (L.) Pfeiff.<br />
Polytrichastrum formosum (Hedw.)<br />
G.L.Sm.<br />
Pseudoleskeella nervosa (Brid.)<br />
Nyholm<br />
Pseudoscleropodium purum (Hed.)<br />
M.Fleisch.<br />
52<br />
Racomitrium ericoides (Brid.) Brid.<br />
Radula complanata (L.) Dumort.<br />
Rhytidiadelphus triquetrus (Hedw.)<br />
Warnst.<br />
Sanionia uncinata (Hedw.) Loeske<br />
Sphagnum russowii Warnst.<br />
Thuidium tamariscinum (Hedw.)<br />
Schimp.<br />
Tortella fl avovirens (Bruch) Broth.<br />
Tortella tortuosa (Hedw.) Limpr.<br />
Tortula muralis Hedw.