11.06.2013 Views

PAGINE BOTANICHE - Gruppo Botanico Milanese

PAGINE BOTANICHE - Gruppo Botanico Milanese

PAGINE BOTANICHE - Gruppo Botanico Milanese

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

1<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

<strong>PAGINE</strong><br />

<strong>BOTANICHE</strong><br />

PERIODICO DEL GRUPPO BOTANICO MILANESE MILA<br />

SOMMARIO<br />

Lettera pag.2<br />

Adalberto Peroni, Cleo Peroni e Gabriele Peroni: pag. 3<br />

I funghi medicinali italiani (un profilo)<br />

Guglielmo Gregorio: pag. 28<br />

Osservazione sulla germinazione delle spore di alcuni<br />

funghi saprofiti<br />

Giorgio Ceffali: pag.40<br />

Escursioni sociali effettuate dal gruppo<br />

botanico nel 2008<br />

Giorgio Ceffali e Benedetto Prinetti: pag. 47<br />

XXXVI Mostra Micologica <strong>Milanese</strong>,<br />

4 - 5 Ottobre 2008.


Lettera a Maurizio<br />

2<br />

Brescia 23 maggio 2007<br />

Il fi ore è una delle creature più semplici che Dio ha creato.<br />

Accetta e vive la sua vita per quello che gli dà.<br />

Per questo ringrazia ogni giorno il sole che lo illumina, che lo<br />

scalda e gli permette di mantenere i suoi colori, ringrazia la pioggia<br />

che lo disseta, ringrazia il vento che lo anima e lo rinfresca.<br />

Così, giorno per giorno, vive la sua vita, tanto breve quanto intensa<br />

e profumata e quando arriva il suo momento…allora ringrazia<br />

anche la morte perché giacendo sull’umida terra lascerà i suoi<br />

semi e con loro riprenderà a vivere una nuova vita.<br />

Anche noi dobbiamo accettare questa legge terrena, questo passaggio<br />

naturale che in un certo senso ci rende immortali.<br />

Vita e morte sono una cosa sola.<br />

Accettiamo umilmente di vivere bene affi dandoci a Dio.<br />

Il tempo è infi nito ma l’Amore è eterno!<br />

Paolo<br />

Lettera di un ex compagno di Istituto Tecnico in un momento<br />

tragico per un comune compagno di scuola.<br />

Documento raccolto da Giorgio Ceffali presso l’amico che lo<br />

conserva.


I FUNGHI MEDICINALI ITALIANI<br />

(un profilo)<br />

*Adalberto Peroni, Cleo Peroni e Gabriele Peroni<br />

RIASSUNTO - gli autori presentano un profi<br />

lo delle attuali conoscenze farmacologiche<br />

su funghi appartenenti alla micofl ora italiana.<br />

ABSTRACT - the autors present an outline of<br />

current pharmacological knowledge on mushrooms<br />

belonging to italian mycofl ora.<br />

O vecchio bosco pieno d’albatrelli,<br />

che sai di funghi e spiri la malia,<br />

Giovanni Pascoli – Il bosco, 1-2<br />

Quando si parla di funghi, generalmente li<br />

si raggruppa in tre categorie: commestibili,<br />

non commestibili e velenosi.<br />

Diffi cilmente li consideriamo come fonti<br />

di sostanze medicamentose.<br />

Eppure i miceti, in senso lato, sono da<br />

tempo considerati fonti insostituibili di<br />

farmaci, basti pensare agli antibiotici ricavati<br />

da funghi del genere Penicillium,<br />

Cephalosporium, et cetera.<br />

3<br />

PAG. BOT. 2009, 33: 3-27<br />

Anche per quanto riguarda la tossicologia<br />

si è dapprima considerata la<br />

tossicità acuta dei funghi velenosi e<br />

poi, solo in tempi molto più recenti,<br />

quelli a lunga latenza dovuta a sostanze<br />

prodotte da funghi microscopici,<br />

generalmente contaminanti le derrate<br />

alimentari.<br />

Le più importanti tra queste sostanze,<br />

da un punto di vista sanitario ed economico,<br />

sono le afl atossine, ma anche<br />

le fumotossine, le ocratossine e le nitrosammine,<br />

responsabili di terribili<br />

malattie come epatiti, cirrosi, sarcoidosi<br />

e soprattutto tumori.


Le specie produttrici di micotossine<br />

cancerogene (MTC) più importanti,<br />

appartengono soprattutto ai generi:<br />

Aspergillus, Penicillium, Fusarium, Geotrichium,<br />

Alternaria, Helminthosporium,<br />

Cladosporium, Blastomyces, Cryptococcus,<br />

Histoplasma, Sporothrix.<br />

Questi funghi microscopici sono presenti<br />

nelle derrate alimentari, ma anche<br />

nelle abitazioni e nell’ambiente.<br />

E’ altresì vero che la stessa specie<br />

può produrre o non produrre MTC,<br />

in relazione al substrato, alla temperatura,<br />

al ceppo, alla presenza di particolari<br />

sostanze chimiche e di altri<br />

microrganismi.<br />

Lo studio dei funghi microscopici,<br />

e delle sostanze (medicamentose o<br />

tossiche) da essi prodotte, esula dallo<br />

spirito di questo testo, si rimanda perciò,<br />

per l’approfondimento, ad opere<br />

specifi che.<br />

In questi ultimi decenni, ricercatori di<br />

tutto il mondo hanno preso in considerazione<br />

anche i funghi macroscopici<br />

come sorgenti di nuovi medicamenti<br />

o come produttori di micotossine<br />

pericolose per la salute (da non<br />

confondere con le tossine dei funghi<br />

velenosi).<br />

La panoramica che diamo qui di seguito<br />

si propone proprio di fare il punto,<br />

seppure per brevi cenni, sull’uso<br />

terapeutico (e anche sulla mutagenicità<br />

o cancerogenicità) di funghi macroscopici<br />

italiani, tra i più diffusi e<br />

conosciuti.<br />

Agaricus campestris L.: Fr.<br />

Nome volgare: prataiolo.<br />

4<br />

Noto come prataiolo, per il suo habitat:<br />

prati e luoghi erbosi, in autunno.<br />

E’ un fungo tra i più conosciuti come<br />

mangereccio, assieme ad altri congeneri<br />

(ad esempio: Agaricus pratensis)<br />

è ricercato e considerato ottimo da un<br />

punto di vista alimentare.<br />

Dal prataiolo sono state estratte sostanze<br />

ad azione anticancerogena, una<br />

di queste, isolata da ricercatori giapponesi,<br />

chiamata MS3 si è rivelata<br />

capace di inibire la leucemia e l’adenocarcinoma<br />

mammario, solo per via<br />

parenterale e non per via orale.<br />

Da vari funghi del genere Agaricus<br />

sono state estratte varie sostanze con<br />

una spiccata attività anticancerogena.<br />

Sfortunatamente da questi funghi<br />

sono state isolate anche alcune sostanze<br />

chimicamente appartenenti<br />

alle idrazine ed ai loro derivati, che<br />

hanno mostrato potenzialità mutagene<br />

e cancerogene.<br />

Per questa ragione, secondo diversi<br />

autori è preferibile evitarne l’uso alimentare.<br />

Albatrellus cristatus (Schaeff.: Fr.)<br />

Kotlaba & Pouzar<br />

Cresce nei boschi dall’estate all’autunno.<br />

Questo fungo ha carne amara e non<br />

è considerato commestibile, lo sono<br />

invece altri albatrelli (ad esempio:<br />

Albatrellus ovinus). (Schaeff.:Fr)<br />

Kotlaba&Pouzar.<br />

Da questo fungo a da altri consimili<br />

sono stati isolati diversi composti con<br />

interessanti proprietà farmacologiche,<br />

come l’acido grifolico e l’acido cri-


statico, dotati di attività antineoplastica<br />

e antibiotica; la seconda molecola<br />

è più attiva della prima.<br />

Amanita muscaria (L.: Fr) Hooker<br />

Nome volgare: ovolo malefi co.<br />

E’ uno splendido fungo noto a tutti<br />

per i suoi colori vivaci, che lo fanno<br />

individuare immediatamente tra le foglie<br />

del sottobosco.<br />

Il fungo è diffuso in Europa, in Asia<br />

e nell’America settentrionale; è stato,<br />

ed è tuttora studiato a causa delle sue<br />

proprietà allucinogene, per la presenza<br />

di alcaloidi indolici e isoxazolici.<br />

Troppo lungo sarebbe trattare la storia<br />

e la farmacologia dell’uso psichedelico<br />

dell’Amanita muscaria, ci<br />

limitiamo qui a ricordare l’impiego<br />

che se ne fa in omeopatia, nel trattamento<br />

degli stati di esaurimento e di<br />

agitazione, per i mali di testa e disturbi<br />

della circolazione sanguigna.<br />

Amanita phalloides (Vaill. : Fr.) Link<br />

Nomi volgari: ovolo bastardo, tignola<br />

verdastra.<br />

Cresce nei boschi in autunno.<br />

L’Amanita phalloides è il fungo più<br />

velenoso della micofl ora europea e a<br />

cui si attribuisce la gran parte delle<br />

morti per ingestione di funghi.<br />

Il composto che è causa principale<br />

degli avvelenamenti mortali, la<br />

α-amanitina, ha dimostrato di inibire<br />

alcune forme di tumore.<br />

Purtroppo la sua tossicità è tale che<br />

l’unica possibilità di impiego terapeutico<br />

è la parziale sintesi di composti<br />

selettivi per le cellule tumorali e poco<br />

5<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

o nulla tossici per le cellule normali.<br />

Dall’Amanita phalloides è stato isolato<br />

anche un composto, chiamato amanulina,<br />

con azione antileucemica.<br />

Armillaria mellea (Vahl. : Fr.)Kummer<br />

Nomi volgari: chiodino, famigliola<br />

buona.<br />

Cresce, isolatamente, ma più facilmente<br />

in cespi, sui tronchi degli alberi<br />

vivi o morti o sul terreno in cui vi<br />

siano materiali legnosi interrati.<br />

E’ diffuso in quasi tutto il mondo, infetta<br />

le piante, soprattutto forestali,<br />

procurando danni piuttosto gravi.<br />

Il chiodino è noto come buon commestibile.<br />

Da questo fungo sono stati isolati:<br />

armillir-orsellinato, steroidi e polisaccaridi;<br />

uno di questi ultimi [(1-3),<br />

(1-6)-D-glucosio] ha mostrato spiccata<br />

azione antitumorale.<br />

Il fungo intero ha però anche una leggera<br />

attività mutagena.<br />

Il chiodino contiene anche sostanze<br />

resinose che possono risultare irritanti<br />

per l’apparato gastroenterico procurando,<br />

nelle persone sensibili, disturbi<br />

intestinali e diarrea.<br />

Si consiglia di far cuocere per pochi<br />

minuti i funghi, gettare l’acqua di<br />

bollitura (dove si sono solubilizzate<br />

le sostanze irritanti) e successivamente<br />

cucinarli.<br />

Laddove i funghi di questa specie<br />

fossero conservati crudi nel congelatore,<br />

la prebollitura non produrrebbe<br />

l’eliminazione (segnalazione<br />

del Dott. Alfredo Fontanella, micro-


iologo dell’Ospedale di Niguarda<br />

– Milano). Nota di Alberto Sassi.<br />

Boletus edulis Bull. : Fr.<br />

Nome volgare: porcino.<br />

E’ il famosissimo porcino, noto a tutti,<br />

sia per il suo aspetto simpatico, che<br />

per la sua prelibatezza.<br />

Molto apprezzato dai cercatori di funghi,<br />

cresce in tutto l’emisfero boreale,<br />

in simbiosi con molti alberi, tra cui citiamo:<br />

quercia, castagno e nocciolo.<br />

Dal porcino sono state isolate sostanze,<br />

di natura chimica ancora poco<br />

conosciuta, che hanno dimostrato di<br />

possedere proprietà anticancerogene.<br />

Purtroppo il fungo ha pure azione<br />

mutagena.<br />

Le medesime proprietà sono con–<br />

divise dagli altri porcini: Boletus<br />

aereus Bull. : Fr., Boletus pinophilus<br />

Pilàt & Dermek e Boletus aestivalis<br />

(Paulet) Fries.<br />

Si segnala che molte persone lamentano<br />

disturbi gastroenterici in seguito all’ingestione<br />

di B. edulis e specie affi ni. Ciò è<br />

attribuibile a casi di intolleranza alimentare<br />

da parte di persone particolarmente<br />

sensibili alle sostanze contenute in dette<br />

specie. Anche la consumazione di pasti<br />

ravvicinati a base di dette specie può<br />

produrre una sindrome gastroenterica<br />

per accumulo. Nota di Alberto Sessi<br />

Calvatia excipuliformis (Scop. : Pers.)<br />

Perdeck<br />

E’ un fungo dalla forma particolare,<br />

“clavata”, cresce in varie parti del<br />

mondo, Europa compresa.<br />

6<br />

Da diverse specie di Calvatia sono<br />

state estratte sostanze come l’acido<br />

calvatico, inibente alcune forme di<br />

tumore e la leucemia.<br />

Questa molecola ha mostrato una potente<br />

attività antibatterica e antimicotica<br />

verso funghi patogeni come Candida<br />

albicans.<br />

Di questo composto sono stati approntati<br />

analoghi di sintesi con azione<br />

antibiotica ancora più effi cace.<br />

E’ stata isolata anche una mucoproteina,<br />

la calvacina, a spiccata attività antitumorale<br />

e antivirale (sul virus della poliomielite),<br />

sfortunatamente ha un’azione<br />

tossica da accumulo, con gravi effetti<br />

a carico di cuore, reni e polmoni.<br />

Calvatia utriformis (Bull. : Pers.)<br />

Jaap<br />

Questa vescia (così sono chiamati generalmente<br />

questi funghi a forma di vescica)<br />

è commestibile da giovane, quando<br />

l’interno è ancora bianco (maturando<br />

diventerà sempre più scuro).<br />

E’ usata dalle popolazioni montane<br />

come astringente venoso, in infusione<br />

o in polvere.<br />

allo scopo il fungo è raccolto ancora<br />

immaturo, seccato velocemente e polverizzato.<br />

La droga contiene: mannite, resine,<br />

acidi e sali organici.<br />

E’ interessante notare che popolazioni<br />

indigene dell’America settentrionale,<br />

usavano la povere di vesce locali<br />

(molto simili alle nostre) come inalatorio<br />

per bloccare le epistassi.<br />

Cantharellus cibarius (Fr. : Fr.) Fries


Nomi volgari: cantarello, gallinaccio.<br />

Anche questo fungo è noto per la sua<br />

bontà e ricercato dagli appassionati<br />

raccoglitori.<br />

Secondo alcuni autori, il gallinaccio<br />

è in grado di provocare una reazione<br />

contro la proliferazione cellulare incontrollata.<br />

L’effetto di freno si arresta, però, con<br />

la cessazione del trattamento.<br />

Le sostanze responsabili dell’azione<br />

farmacologica sono sconosciute.<br />

Claviceps purpurea (Fries) Tulasne<br />

Nome volgare: segale cornuta.<br />

Questo piccolissimo fungo, così come<br />

Amanita muscaria, merita una trattazione<br />

farmacologica e tossicologica<br />

a se stante.<br />

Qui ci limitiamo a dare qualche accenno<br />

alle innumerevoli applicazioni terapeutiche<br />

della segale cornuta.<br />

E’ un fungo parassita, infestante soprattutto<br />

la segale, è stato causa, in<br />

passato, di terribili intossicazioni collettive.<br />

Sotto il nome di fuoco di S. Antonio,<br />

di mal degli ardenti, di rafania, di<br />

ignis sacer (fuoco sacro), si comprese<br />

una malattia che poteva esplicarsi in<br />

due forme diverse, spesso intrecciate<br />

tra loro.<br />

L’una era la forma gangrenosa (ergotismus<br />

gangraenosus), a carico soprattutto<br />

degli arti, che portava a grandi mutilazioni<br />

naturali o facilitate dall’azione<br />

del chirurgo; essa era caratteristica delle<br />

epidemie francesi, con propagazioni<br />

verso la Svizzera e l’Inghilterra, e causata<br />

principalmente dall’azione vasoco-<br />

7<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

strittrice dell’ergotamina.<br />

Nelle gravissime intossicazioni acute<br />

il quadro poteva esordire bruscamente<br />

con dolori lancinanti alle estremità<br />

e lesioni cutanee vaste accompagnate<br />

da febbre altissima e senso di bruciore<br />

insopportabile; in pochi giorni si<br />

potevano determinare la gangrena e<br />

la morte.<br />

In chi sopravviveva, l’arto o gli arti colpiti<br />

fi nivano per distaccarsi, lasciando<br />

una cicatrice molto resistente.<br />

In altri casi il debutto si svolgeva in<br />

modo subacuto, ma con sofferenze ed<br />

esiti simili.<br />

In Francia tra il 590 e il 1347 si registrarono<br />

non meno di 30 epidemie, le<br />

più gravi e famose delle quali si ebbero<br />

nel 945, soprattutto a Parigi, e nel<br />

1089-1090 con invasione della valle<br />

del Reno.<br />

L’altra forma era quella nervosa (ergotismus<br />

convulsivus), delineatasi<br />

successivamente in Germania sotto il<br />

nome di mal dei fomicolii, o epidemia<br />

retraente, caratterizzata da parestesie,<br />

fenomeni convulsivanti, spastici<br />

o paretici; tale forma prevalse verso<br />

il 1500 e perdurò fi no al 1770-1771,<br />

con propagazione verso i paesi freddi<br />

del nordest.<br />

La differente sintomatologia non si<br />

sa se attribuirla a minore assunzione<br />

dei principi attivi o a diversità di alcaloidi.<br />

La prevalente insorgenza di una delle<br />

due manifestazioni a seconda dell’area<br />

geografi ca (verso l’ovest d’Europa la<br />

forma cancrenosa, verso l’est quella<br />

nervosa) può suggerire l’ipotesi di


un diverso metabolismo, donde una<br />

differente azione della Claviceps a<br />

seconda della pianta infettata, e forse<br />

anche della semplice varietà colturale<br />

della medesima specie.<br />

Nella tradizione popolare tedesca era<br />

viva la credenza secondo cui, quando<br />

il grano era mosso dal vento, la “madre<br />

del grano” (un demone) attraversava<br />

il campo; i suoi fi gli erano i lupi<br />

della segale (ergot).<br />

Per quel che riguarda il presente contesto,<br />

notiamo che gli antichi nomi, il<br />

francese “seigle ivre” (segale ebbra),<br />

e tedesco “Tollkorn” (grano pazzo)<br />

indicano una certa conoscenza degli<br />

effetti psicotropi dell’ergot.<br />

La consapevolezza popolare della sua<br />

azione psicoattiva indica la familiarità<br />

circa le caratteristiche di questo<br />

fungo parassita.<br />

La droga è data dagli sclerozi, a forma<br />

di cornetto (da cui il nome comune),<br />

colti da giugno a luglio, essiccati,<br />

conservati in recipienti scuri e rinnovati<br />

ogni anno.<br />

Gli sclerozi erano contemplati ancora<br />

nella Farmacopea Uffi ciale Italiana<br />

VII edizione (1965).<br />

Enorme è l’elenco delle sostanze<br />

estratte da questa vera e propria “miniera<br />

farmacologica”.<br />

Sommariamente possiamo accennare<br />

che la droga contiene alcaloidi ad<br />

azione contratturante, elettiva sulle<br />

pareti dell’utero, usati come preventivo<br />

e rimedio curativo nelle emorragie<br />

post partum.<br />

Sono stati isolati composti ad azione<br />

vasodilatatrice, bradicardica,<br />

8<br />

leggermente sedativa, che provocano<br />

aumento della secrezione lattea.<br />

Un gruppo di alcaloidi appartiene alla<br />

serie dell’acido lisergico, da cui fu<br />

sintetizzata la dietilamide o L.S.D.,<br />

potente allucinogeno.<br />

Un derivato della segale cornuta<br />

come l’ergotina (maleato) è impiegato<br />

in terapia per la sua azione ossitocica,<br />

l’ergotamina invece viene<br />

usata nel trattamento dell’emicrania,<br />

quest’ultimo principio attivo iscritto<br />

nella Farmacopea Uffi ciale in vigore<br />

(XII edizione, 2002).<br />

Recentemente sono stati isolati composti<br />

promettenti per la cura della<br />

leucemia, dei tumori prostatici, renali,<br />

mammari, tuttora in fase di sperimentazione.<br />

Clitocybe gibba (Pers.: Fr.) Kummer<br />

Sinonimo: Clitociybe infundiboliformis<br />

(Schaeffer) Quélet<br />

Nome volgare: imbutino.<br />

Cresce nei boschi, sotto gli alberi,<br />

nelle zone verdi o semplicemente nelle<br />

aree a prato, da luglio a novembre.<br />

E’ un fungo commestibile di buon<br />

valore.<br />

Dall’imbutino e da specie simili sono<br />

stati isolati polisaccaridi ad attività<br />

antitumorale.<br />

Clitocybe nebularis (Batsch: Fr.)<br />

Kummer<br />

Sinonimo: Lepista nebularis (Batsch:<br />

Fr. ) Harmaja<br />

Nomi volgari: agarico nebbioso, fungo<br />

delle nebbie.<br />

Fungo saprofi ta, cresce nei boschi a


partire da settembre, formando a volte<br />

i cosidetti “cerchi delle streghe”.<br />

Da Clitocybe nebularis sono stati isolati<br />

i composti: nebularina e portensterolo.<br />

La nebularina si è rivelata attiva come<br />

anticancro e nell’inibizione dei micobatteri.<br />

Sono state pure isolate, da questo fungo,<br />

sostanze mutagene.<br />

La commestibilità di questa specie<br />

è controversa poiché non sono rari i<br />

casi di disturbi gastroenterici causati<br />

da questa specie, per altro facilmente<br />

confondibile con il sosia ben più temibile<br />

Entoloma sinuatum (Bull.:Fr)<br />

Kummer (=E. lividum). (Bull.:St<br />

Amans)Quelet Nota di Alberto Sessi.<br />

Coprinus comatus (Müll.: Fr.) S.F. Gray<br />

Nome volgare: coprino chiomato.<br />

Fungo piuttosto appariscente e facilmente<br />

riconoscibile anche dai non<br />

specialisti.<br />

Cresce soprattutto nei prati spianati di<br />

fresco o nei parchi, da maggio a ottobre.<br />

Molto apprezzato come fungo mangereccio,<br />

quando non completamente<br />

sviluppato e ancora chiuso, è consumato<br />

anche crudo.<br />

Dal coprino sono state isolate sostanze<br />

mutagene, di natura ancora<br />

sconosciuta.<br />

La consumazione di questa specie non<br />

deve essere accompagnata dall’assunzione<br />

di bevande alcoliche poiché<br />

sono segnalati casi di sindrome coprinica<br />

(effetto antabuse) al pari di ciò<br />

che si verifi ca con la consumazione di<br />

9<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

Coprinus atramentarius. (Bull.:Fr)Fr.<br />

Nota di Alberto Sessi.<br />

Cordiceps militaris (L.) Link<br />

Questo fungo molto piccolo (2-5 mm<br />

x 1 mm), cresce sulle larve di insetto,<br />

praticamente in tutto il mondo.<br />

Non ha nessun interesse alimentare.<br />

Da questo caratteristico funghetto è<br />

stata isolata una particolare sostanza,<br />

detta cordicepina, che si è rivelata<br />

in grado di inibire il virus della<br />

leucemia murina e di proteggere<br />

dall’azione di agenti cancerogeni<br />

come il 3-metilcolantrene.<br />

Exobasidium rhododendri Cramer<br />

E’ un fungo che parassita il rododendro,<br />

producendo delle escrescenze comu–<br />

nemente chiamate galle.<br />

La droga è data dalle galle stesse, che<br />

sono raccolte, essiccate velocemente<br />

e ridotte in polvere.<br />

Con l’Exobasidium rhododendri si<br />

prepara un oleito con proprietà antireumatiche.<br />

Flammulina velutipes (Curt.: Fr.) P.<br />

Karsten<br />

Sinonimo: Collybia velutipes (Curt. :<br />

Fr.) Kummer<br />

Fungo che cresce in cespi sui tronchi<br />

morti, tra novembre e marzo.<br />

E’ presente in Europa, Siberia e America<br />

settentrionale.<br />

Considerato un discreto commestibile<br />

è particolarmente apprezzato e coltivato<br />

in Giappone.<br />

Dalla Flammulina velutipes sono stati<br />

isolati polisaccaridi, steroidi e un polipeptide<br />

denominato fl ammulina.


La fl ammulina somministrata endovena<br />

provoca la lisi delle cellule tumorali,<br />

in alcune forme di sarcoma.<br />

Gyromitra esculenta (Persoon) Fries<br />

Cresce soprattutto sotto conifere, singolarmente<br />

o in gruppi, in primavera<br />

ed anche in autunno.<br />

A dispetto del nome (esculenta =<br />

commestibile), è uno dei funghi più<br />

pericolosi, a causa di tossine che si<br />

accumulano nell’organismo.<br />

Considerato un tempo mangereccio,<br />

oggi ne è stato proibito l’uso alimentare,<br />

proibizione, purtroppo non sempre<br />

rispettata dai raccoglitori.<br />

Dalla Gyromitra sono state isolate, in<br />

grande quantità. idrazine e idrazoni,<br />

altamente cancerogeni.<br />

La quantità di sostanze cancerogene<br />

assomma a circa 60 mg/kg di fungo<br />

fresco, scende, dopo essiccamento<br />

prolungato a 3 mg/kg, e dopo cottura<br />

per dieci minuti a 1 mg/kg.<br />

Secondo diversi autori, però, sarebbe<br />

suffi ciente un solo pasto di Gyromitra<br />

esculenta per scatenare un processo<br />

tumorale.<br />

Ganoderma lucidum (Leyss. : Fr.) P.<br />

Karsten<br />

Questo fungo non è commestibile<br />

perchè coriaceo, anzi legnoso.<br />

E’ considerato, in Cina, da lunghissimo<br />

tempo, un ottimo rimedio contro<br />

svariate malattie.<br />

In tempi recenti da Ganoderma lucidum<br />

è stato isolato un polipeptide<br />

chiamato GL1, a spiccata attività antitumorale.<br />

10<br />

L’estratto di una specie congenere, Ganoderma<br />

valesiacum Boud., ha provocato<br />

inibizione e, nel 20% dei casi, regressione<br />

totale del sarcoma 180.<br />

Recentemente vi sono state alcune<br />

segnalazioni riguardanti la epatotossicità<br />

di preparazioni di G. lucidum.<br />

Studi più approfonditi hanno permesso<br />

di dimostrare che la tossicità non è<br />

dovuta al fungo ma ad altre sostanze<br />

aggiunte alle preparazioni confezionate<br />

in forma di polvere.<br />

Helvella crispa (Scop. : Fr.) Fries<br />

Nome volgare: spugnola crespa.<br />

Cresce da settembre a novembre, soprattutto<br />

sui bordi dei sentieri e delle<br />

strade, purchè ombreggiati, tende a rifuggire<br />

le zone più interne del bosco.<br />

Considerata mangereccia, ha la carne un<br />

po’ fi brosa, specialmente nel gambo.<br />

Secondo alcuni autori, la droga, che è<br />

tutto il corpo fruttifero, aiuta nei casi<br />

di digestione diffi cile, presa come infuso<br />

dopo i pasti.<br />

Hirneola auricula-judae (L. : Fr.)<br />

Berkeley<br />

Sinonimo: Auricularia auricula-judae<br />

(L. : Fr.) Schroeter<br />

Nome volgare: orecchietta.<br />

E’ un fungo che vive sulle cortecce<br />

degli alberi, cosmopolita, cresce tutto<br />

l’anno.<br />

E’ commestibile e consumato soprattutto<br />

in Cina e Giappone.<br />

Dall’Hirneola è stato isolato un glucano<br />

(glucano I) che ha mostrato<br />

azione inibitoria su alcuni tumori;<br />

semplici rimaneggiamenti chimici


sulla molecola di glucano I ne hanno<br />

elevato l’effi cacia.<br />

Hydnum repandum L. : Fr.<br />

Nome volgare: steccherino dorato.<br />

Fungo piuttosto conosciuto, anche<br />

grazie agli “aculei” che porta sotto il<br />

cappello.<br />

Piuttosto frequente, cresce soprattutto<br />

sotto faggi, querce, pini e abeti, da<br />

giugno a ottobre.<br />

Commestibile, è apprezzato da molti,<br />

soprattutto nel misto.<br />

Dallo steccherino dorato sono stati<br />

isolati polisaccaridi, ancora poco<br />

conosciuti nella struttura, ad azione<br />

antitumorale.<br />

Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.)<br />

Kummer<br />

Nomi volgari: chiodino giallo, zolfi no.<br />

Cresce a cespi sui tronchi, da aprile a<br />

novembre, è frequente.<br />

Assolutamente non commestibile,<br />

con carne amarissima.<br />

Dallo zofino è stata estratta una<br />

sostanza (un polisaccaride accompagnato<br />

da una proteina) che ha dimostrato<br />

una potente capacità inibitoria<br />

su un particolare sarcoma.<br />

Hypholoma sublateritium (Fries)<br />

Quélet<br />

Nome volgare: falsa famigliola.<br />

Cresce su legno di latifoglia, da settembre<br />

a novembre.<br />

Viene scambiato, dai raccoglitori<br />

poco esperti, con Armillaria mellea<br />

(famigliola buona, chiodino) da cui il<br />

nome comune.<br />

Ha carne molto amara e quindi non<br />

11<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

commestibile.<br />

Ricercatori elvetici considerano le preparazioni<br />

di Hypholoma sublateritium molto<br />

effi caci contro le malattie reumatiche.<br />

Kuehneromyces mutabilis (Scop. :<br />

Fr.) Smith & Singer<br />

Sinonimo: Pholiota mutabilis (Scop.<br />

: Fr.) Kummer<br />

Nome volgare: foliota variabile.<br />

Cresce in cespi, su legno, da aprile a<br />

novembre.<br />

Stimato ottimo fungo da consumarsi<br />

anche in minestre, oggi viene coltivato.<br />

Secondo alcuni autori, il decotto di<br />

foliota è in grado, rompendo l’equilibrio,<br />

di rivelare in anticipo una<br />

proliferazione disordinata di cellule,<br />

prima che sia segnalata a livello sintomatico.<br />

Laccaria laccata (Scop. : Fr.) Berkeley<br />

& Broome<br />

Fungo piuttosto comune, considerato<br />

mangereccio, benchè di scarsa qualità,<br />

anche per la sua piccola taglia.<br />

Da Laccaria laccata sono stati isolati<br />

dei polisaccaridi, poco conosciuti nella<br />

struttura, ad azione antineoplastica.<br />

Lactarius deliciosus (L.: Fr.) S. F.<br />

Gray<br />

Nome volgare: lattario delizioso.<br />

Fungo reputato ottimo commestibile,<br />

cresce nei boschi montani di Alpi e<br />

Appennini.<br />

Da questo, così come da numerosi altri<br />

lattari: Lactarius quietus (Fr. : Fr.)<br />

Fries, Lactarius torminosus (Scha-


eff. : Fr.) S. F. Gray, Lactarius rufus<br />

(Scop. : Fr.) Fries, et cetera, sono stati<br />

isolati dei lattoni cancerogeni o mutageni,<br />

il più potente dei quali è la lactarorufi<br />

na isolata da Lactarius rufus.<br />

Laricifomes offi cinalis (Vill.:Fr.)<br />

Kotl. & Pouz.<br />

Sinonimo: Agaricum offi cinale (Vill.:<br />

Fr.) Donk<br />

Nomi volgari: agarico bianco, agarico<br />

offi cinale.<br />

Anche questo fungo, quasi mitico nel<br />

passato, ha fatto versare torrenti di inchiostro.<br />

Vegeta, soprattutto, attaccato ai tronchi<br />

dei larici, ma anche di abeti e pini<br />

nella regione alpina, ormai rarissimo.<br />

I farmacisti di qualche secolo fa lo pagavano<br />

a peso d’oro, perchè all’agarico<br />

bianco venivano attribuiti poteri<br />

quasi miracolosi.<br />

In realtà il Laricifomes contiene:<br />

acido agaricinico (atropinosimile),<br />

agaricolo, fi tosterina, acido malico e<br />

ossalico, fosfati, calcio magnesio e<br />

glucosio.<br />

Ha proprietà antisudorifere, purgative<br />

e galattofughe.<br />

Interessante è notare che l’acido agaricinico,<br />

pur essendo atropinosimile, a<br />

differenza dell’atropina, non diminuisce<br />

le secrezioni lacrimali, gastriche e<br />

intestinali, così come non interferisce<br />

sull’attività cardiaca e sul normale diametro<br />

pupillare.<br />

Viene usato anche in liquoreria, entrando<br />

nella composizione del “fernet”.<br />

Langermania gigantea (Batsch: Pers.)<br />

12<br />

Rostkovius<br />

Nome volgare: vescia gigante.<br />

Come dice il nome, questa è la vescia<br />

più grande, con un diametro che può<br />

superare i 50 cm.<br />

Vive nei pascoli e nei prati, non è comune.<br />

Il fungo giovane è consumato affettato<br />

e arrostito.<br />

La droga è data dalle spore, che contengono<br />

principalmente: steroidi,<br />

aminoacidi e licoperdina.<br />

Se ne fanno delle preparazioni ome–<br />

opatiche usate nei casi di emorragie<br />

uterine e nasali, nei catarri delle vie<br />

respiratorie, nelle disfunzioni dell’apparato<br />

digerente e contro le eruzioni<br />

cutanee.<br />

Leucopaxillus candidus (Bres.) Sing.<br />

Fungo considerato commestibile, cresce<br />

nelle Prealpi e nelle Alpi, fi no a<br />

1000 m.<br />

Partendo dall’osservazione che spesso<br />

il fungo uccide le erbe che si trovano<br />

nei suoi pressi, e le conserva lungamente<br />

dalla putrefazione, si sono<br />

saggiate le proprietà antibiotiche.<br />

I risultati sono stati incoraggianti, gli<br />

estratti si sono dimostrati attivi su<br />

vari ceppi batterici, ma per ora non vi<br />

sono applicazioni terapeutiche.<br />

Lycoperdon perlatum Pers. : Pers.<br />

Sinonimo: Lycoperdon gemmatum<br />

Batsch<br />

Nome volgare: vescia perlata.<br />

Fungo piuttosto comune, cresce nei<br />

boschi, ma anche nei prati, da luglio<br />

ad ottobre.


Anche la vescia perlata, come molti suoi<br />

congeneri è commestibile da giovane<br />

(fi nché l’interno si mantiene bianco).<br />

La droga è costituita dalle spore, che<br />

sono conosciute e usate soprattutto<br />

dalla medicina tradizionale cinese.<br />

Alle spore sono riconosciute proprietà<br />

antinfi ammatorie, antipiretiche, antitussive<br />

ed emmenagoghe, utlizzate<br />

sotto forma di decotto.<br />

Esternamente la polvere viene applicata<br />

direttamente sulle ferite, dove arresta<br />

immediatamente l’emorragia.<br />

Macrolepiota procera (Scop.:Fr.)<br />

Singer<br />

Nome volgare: mazza da tamburo.<br />

Fungo decisamente “spettacolare” e<br />

molto conosciuto da tutti i frequentatori<br />

dei boschi.<br />

Vive nell’interno dei boschi e nelle<br />

radure, e può raggiungere i 40 cm sia<br />

in altezza sia in larghezza, lo si trova<br />

da agosto ad ottobre.<br />

Ottimo fungo mangereccio, è attivamente<br />

raccolto.<br />

Secondo alcuni autori le preparazioni<br />

di Macrolepiota procera esalterebbero<br />

gli stati latenti di febbri allergiche,<br />

permettendone una diagnosi precoce.<br />

Macrolepiota rhacodes (Vittadini)<br />

Singer<br />

Nome volgare: bobbola lacerata.<br />

Simile alla precedente, cresce in luoghi<br />

ombrosi, preferibilmente sugli<br />

strati di aghi di conifere.<br />

Più piccola e “compatta” di Macrolepiota<br />

procera è comunque ritenuta<br />

commestibile anche se non ottima.<br />

13<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

La possiamo incontrare da agosto ad<br />

ottobre.<br />

Da Macrolepiota rhacodes sono stati<br />

isolati composti mutageni, di natura<br />

chimica sconosciuta.<br />

Premesso che questa specie ha causato,<br />

in alcuni casi, disturbi gastrici, è<br />

opportuno segnalare che Macrolepiota<br />

rhacodes varietà bohemica, facilmente<br />

confondibile con la specie citata, è notoriamente<br />

responsabile di una sindrome<br />

gastrointestinale. Nota di Alberto Sessi.<br />

Marasmius alliaceus (Jacq.:Fr.) Fries<br />

Questo fungo, non molto grande (cappello<br />

fi no a sei centimetri di diametro<br />

e gambo lungo fi no a dodici) ha la caratteristica<br />

di odorare d’aglio, come<br />

si intuisce anche dal nome.<br />

E’, qualche volta, usato in cucina<br />

come fungo aromatico.<br />

Da Marasmus alliaceus sono stati<br />

isolati diversi alliacoli, di cui due, denominati<br />

A e B, sono stati sperimentati<br />

farmacologicamente, ed hanno<br />

dimostrato notevole azione inibitrice<br />

su particolari tumori.<br />

Sono state, inoltre, identifi cate alcune sostanze<br />

mutagene di natura sconosciuta.<br />

Marasmius oreades (Bolt.:Fr.) Fries<br />

Nome volgare: gambe secche.<br />

Fungo di non grandi dimensioni, lo si<br />

trova nei prati da maggio a ottobre.<br />

Ha una caratteristica particolare, se a<br />

causa del sole e dei venti secchi raggrinzisce,<br />

alla prima pioggia, rapidamente<br />

si rigonfi a e continua a vivere.<br />

Nonostante la sua piccola taglia è rac-


colto e molto apprezzato come commestibile.<br />

La droga che è la parte aerea, ha proprietà<br />

regolatrici del tasso lipico sottocutaneo.<br />

A questo scopo si usa l’infuso.<br />

Marasmius scorodonius (Fr.: Fr.) Fries<br />

Anche questo marasmio ha odore di<br />

aglio, e viene, a volte, consumato<br />

come aromatizzante.<br />

Lo si trova, sulle lettiere formate da<br />

aghi di conifere, non molto comunemente,<br />

tra agosto e ottobre.<br />

Da Marasmius scorodonius sono state<br />

estratte: marasmina, scorodonina,<br />

α-glutamilmarasmina.<br />

Soprattutto quest’ultima sostanza ha<br />

dimostrato attività antibatteriche e<br />

antifungine, oltre ad una promettente<br />

azione anticancerogena.<br />

Mycena pura (Pers. : Fr.) Kummer<br />

Questo fungo, di piccola taglia, può<br />

crescere in gruppi numerosi nei boschi<br />

di varia natura.<br />

Da Mycena pura e da altre specie<br />

congeneri: Mycena rosella (Fr.: Fr.)<br />

Kummer, Mycena leptocephala<br />

(Pers.: Fr.) Gill., Mycena zephirus<br />

(Fr.: Fr.) Kumm., Mycena galopus<br />

(Pers.: Fr.) Kummer, sono state isolate<br />

le strobilurine A e B, attive contro<br />

il carcinoma.<br />

Alcuni autori riferiscono per Mycena<br />

pura uno stato di perdita di coscienza,<br />

dopo averne fumati alcuni esemplari,<br />

mentre nessun effetto è stato riferito<br />

per ingestione.<br />

Le analisi cromatografi che hanno se-<br />

14<br />

gnalato sostanze indoliche non identifi<br />

cate e muscarina.<br />

Morchella esculenta (L.) Pers.<br />

Sinonimo: Morchella vulgaris (Pers.)<br />

Bound.<br />

Nome volgare: spugnola.<br />

Notissimi funghi primaverili, attivamente<br />

ricercati dagli appassionati, per la<br />

bontà delle loro carni.<br />

Dobbiamo però segnalare che per varie<br />

morchelle è stata riscontrata un’attività<br />

mutagena dovuta a sostanze<br />

sconosciute.<br />

Omphalotus olearius (DC. Fr.) Sing.<br />

Sinonimo: Clitocybe olearia (DC.:<br />

Fr.) Mre.<br />

Fungo che cresce sull’olivo nella forma<br />

tipica di colore rosso arancio, si<br />

può trovare di colore giallo aranciato<br />

su latifoglie, in particolare quercie.<br />

Spunta dall’estate all’autunno.<br />

Se consumato può dare disturbi gastrici.<br />

L’infuso di Omphalotus olearius ha<br />

la proprietà di stimolare la minzione<br />

quando si compie con diffi coltà o a<br />

brevi intervalli.<br />

Ha pure un’azione leggermente astringente<br />

sulle piccole lesioni dell’apparato<br />

urinario.<br />

Oudemansiella mucida (Schrad.: Fr.)<br />

Höhn<br />

Nome volgare: agarico mucoso.<br />

Questo fungo cresce sui tronchi di<br />

abeti morti o ammalati.<br />

Lo si trova da agosto a novembre e<br />

benché non molto ricercato è commestibile.<br />

Da questo fungo sono state isolate:


oudemansina, mucidina, strobilurina<br />

A, quest’ultima presente anche in<br />

molti funghi del genere Mycena.<br />

Oudemansina (chimicamente simile<br />

alla strobilurina) ha dimostrato attività<br />

inibitoria su particolari tipi di<br />

tumore.<br />

L’oudemansina stessa è stata isolata anche<br />

da Mycena polygramma (Bull.: Fr.)<br />

Gray.<br />

Peziza vesiculosa Bull.<br />

Nome volgare: peziza bruna.<br />

Fungo di forma particolare, cresce<br />

da aprile a novembre, su terreni in<br />

cui siano presenti abbondanti residui<br />

vegetali, sui mucchi di composta o di<br />

letame.<br />

E’ commestibile, anche se quasi priva<br />

di odore e sapore.<br />

Da Peziza vesiculosa è stata estratta<br />

una sostanza, chiamata vesiculogeno,<br />

dotata di capacità antineoplastica.<br />

Phlebia tremellosa (Schrad.: Fr.)<br />

Burds. & Nakas.<br />

Sinonimo: Merulius tremellosus Fr.<br />

Fungo dalla consistenza gelatinosa,<br />

tremolante (da cui il nome di specie),<br />

cresce su ceppaie di pino e varie latifoglie.<br />

Non è commestibile.<br />

Da Phlebia tremellosa sono stati isolati:<br />

acido merulinico e merulidiale.<br />

Quest’ultimo composto ha dimostrato<br />

un’azione inibente il sarcoma.<br />

Piptoporus betulinus (Bull.: Fr.)<br />

Karst.<br />

Nome volgare: poliporo delle betulle.<br />

15<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

Cresce sui tronchi vivi di betulle, da agosto<br />

a settembre, è un fungo parassita.<br />

Non è commestibile, perchè prima è<br />

elastico e poi legnoso.<br />

Da Piptoporus betulinus sono stati<br />

isolati steroidi e polisaccaridi anticancerogeni,<br />

che in alcuni casi, hanno<br />

indotto una regressione totale del<br />

tumore.<br />

Phallus impudicus L. : Pers.<br />

Nomi volgari: satirione, lumacone.<br />

Fungo che cresce nei boschi, è possibile<br />

trovarlo da giugno a ottobre.<br />

Emana un odore fetido (con questa<br />

particolare caratteristica organolettica<br />

attira mosche e altri insetti, che trasportano<br />

poi lontano le spore) e non è<br />

commestibile.<br />

In alcune zone viene però consumato<br />

quando si trova allo stato giovanile di<br />

“ovulo” e ancora non emana il cattivo<br />

odore.<br />

Secondo alcuni autori, il decotto<br />

è in grado di produrre regressione<br />

dell’ateroma aortico, senza però portare<br />

benefi cio alla struttura vascolare<br />

stessa.<br />

Phellinus ignarius s.l. (L. : Fr.) Quélet<br />

Sinonimo: Ochroporus ignarius (L.:<br />

Fr.) Schröt.<br />

Nomi volgari: fungo da esca, fungo<br />

dei chirurghi.<br />

Cresce sul tronco degli ontani e dei<br />

salici.<br />

Si raccoglie da agosto a settembre.<br />

Un tempo serviva a fare l’esca (da cui<br />

il nome) per accendere il fuoco.<br />

Era pure usato dai chirurghi per fer-


mare piccole emorragie.<br />

Ha proprietà antinevralgiche e a<br />

questo scopo può essere applicato,<br />

all’esterno, in cataplasmi secchi per<br />

i dolori reumatici o gottosi e nelle<br />

nevralgie; coprendo con un panno di<br />

fl anella si favorisce la traspirazione.<br />

Pleurotus ostreatus (Jacq. : Fr.) Kumm.<br />

Nomi volgari: orecchione, gelone.<br />

Cresce sui tronchi degli alberi, soprattutto<br />

quelli danneggiati dai fulmini o<br />

da altri accidenti.<br />

Considerato buon commestibile, è ormai<br />

coltivato in tutto il mondo.<br />

Da Pleurotus ostreatus sono stati isolati<br />

diversi polisaccaridi con spiccata<br />

attività anticancerogena, che portano<br />

in molti casi alla regressione totale<br />

del tumore.<br />

Pluteus cervinus (Schaeff.) Kumm.<br />

Sinonimo: Pluteus atricapillus (Batsch)<br />

Fay.<br />

Cresce sulle ceppaie da maggio a ottobre.<br />

Giudicato commestibile, non è però<br />

molto apprezzato in cucina.<br />

Da Pluteus cervinus sono stati estratti<br />

polisaccaridi che per via intraperitoneale<br />

inibiscono alcune forme di<br />

tumore.<br />

Russula sp.<br />

Il genere Russula è molto diffuso e ad<br />

esso appartengono un gran numero di<br />

specie.<br />

Da molte russole, alcune commestibili,<br />

altre no, sono state isolate sostanze<br />

di natura sconosciuta, che hanno rivelato<br />

un’azione mutagena.<br />

16<br />

Schizophyllum commune Fr.: Fr.<br />

Piccolo fungo lignicolo, cresce sui<br />

tronchi, tutto l’anno.<br />

Di nessun interesse alimentare.<br />

Da questo fungo è stato isolato un polisaccaride<br />

denominato schizofi llano<br />

(SPG), che ha mostrato una notevole<br />

capacità antitumorale.<br />

Si è rivelato attivo su tutti i tumori impiantati<br />

sperimentalmente sottocute,<br />

spesso con regressione totale.<br />

Inibisce anche la formazione di metastasi<br />

polmonari.<br />

Strobilurus esculentus (Wulf.: Fr.)<br />

Sing.<br />

Fungo di piccola taglia, cresce sulle<br />

pigne che si trovano nel muschio,<br />

nell’humus o nella sabbia.<br />

E’ fungo commestibile.<br />

Da Strobilurus esculentus sono state<br />

isolate le strobilurine A e B (come<br />

pure da molte Mycene) che inibiscono<br />

alcune forme di tumore, agendo a<br />

livello degli acidi nucleici.<br />

Stropharia aeruginosa (Curt.: Fr.)<br />

Quélet<br />

Nome volgare: strofaria verderame.<br />

Da settembre a novembre è possibile<br />

vedere questo fungo, che risalta col<br />

suo bel colore verde o grigio blu, dal<br />

terreno, spesso coperto di foglie morte,<br />

del bosco.<br />

E’ considerato fungo commestibile, se<br />

non pregiato, è utilizzato nel “misto”.<br />

Stropharia aeruginosa ha però mostrato<br />

capacità mutagena, dovuta a<br />

sostanze ancora sconosciute.


Trametes versicolor (L.: Fr.) Pilàt<br />

E’ probabilmente il più comune fungo<br />

lignicolo “a mensola”, cresce fi ssato<br />

al legno di tronchi guasti.<br />

Data la sua consistenza legnosa non è<br />

commestibile.<br />

Da Trametes sono stati isolati vari<br />

composti, tra cui polisaccaridi e proteoglicani<br />

che hanno dimostrato attività<br />

antitumorale e immunostimolante.<br />

Preparazioni a base di questi principi<br />

attivi sono già entrati in terapia<br />

Tuber sp.<br />

Nome volgare: tartufo.<br />

I tartufi sono funghi ipogei, crescono<br />

cioè, sottoterra.<br />

Alcuni di loro (tartufo bianco, tartufo<br />

nero, et cetera) sono attivamente ricercati<br />

e sono oggetto di un fi orente<br />

commercio.<br />

Anticamente erano considerati afrodisiaci<br />

ed una “coda” di questa credenza<br />

sussiste ancora oggi.<br />

Da un punto di vista medicinale, si<br />

sono dimostrati in grado di aiutare il<br />

17<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

rapido ritorno alla normalità dopo un<br />

attacco epilettico e di avere azione sedativa<br />

anche negli spasmi periferici.<br />

Secondo alcuni autori i tartufi agirebbero<br />

positivamente sui globuli rossi,<br />

aumentandone la vita media.<br />

Ustilago majdis (DC.) Corda<br />

Nome volgare: carbone del mais.<br />

E’ un fungo parassita del granoturco,<br />

che forma un carbone nero sulle infi orescenze<br />

femminili di questa pianta.<br />

Come principi attivi contiene l’alcaloide<br />

ustilagina, resina, olio grasso e<br />

trietanolammina.<br />

Possiede proprietà farmacologiche simili<br />

a quelle della segale cornuta.<br />

Sarebbe quindi indicato per contrarre<br />

la musculatura dell’utero dopo il parto,<br />

come emostatico nelle emorragie e<br />

vasocostrittore.<br />

Gli estratti acquosi acetici sono ipotensivi.<br />

E’ comunque droga molto meno studiata<br />

di Claviceps purpurea.


Armillaria mellea<br />

Claviceps purpurea<br />

18


Flammulina velutipes<br />

Ganoderma lucidum<br />

19<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009


Gyromitra esculenta<br />

Helvella crispa<br />

20


Hirneola auricula-judae<br />

Macrolepiota rhacodes<br />

21<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009


22<br />

Laricifomes officinale<br />

Morchella esculenta.


Mycena pura<br />

23<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009


BIBLIOGRAFIA<br />

✓AA. VV., 1984 – La diagnosi e la terapia degli avvelenamenti da<br />

funghi. Regione Lombardia, Milano, 295 pp<br />

✓AA. VV., 1988 – Atti del 1° Convegno Internazionale di Micotossicologia.<br />

AMB, Trento, 140 pp<br />

✓AA. VV., 2001 – Manuale per la prevenzione delle intossicazioni da<br />

funghi. Regione Lombardia, Milano, 312 pp<br />

✓ARIETTI N. & TOMASI R., 1975 – I funghi velenosi. Edagricole, Bologna,<br />

270 pp<br />

✓AZZARETTI G., GALLI R., BERNINI A. & POLANI F., 1983, Funghi velenosi.<br />

La Tipotecnica, S. Vittore Olona, 160 pp<br />

✓BENJAMIN D. R., 1995 – Mushrooms, poisons and panaceas. Freeman,<br />

New York, 422 pp<br />

✓BONALBERTI PERONI C., PERONI A. & PERONI G., 1989 – Funghi medicinali.<br />

Erboristeria Domani, 9: 65-76<br />

✓BRUNELLI E., 2009 – Ganoderma lucidum: Fungo medicinale, commestibile<br />

o tossico? In FOLLESA P. – Manuale Tecnico Pratico per indagini<br />

su campioni fungini. AMB, Trento, 384 pp<br />

✓BRUNORI A., BUISCHIO A. & CASSINIS A., 1985 – Introduzione allo studio<br />

dei funghi. Editrice Il Libro, Roma, 303 pp<br />

✓BRUNORI A., BUISCHIO A. & CASSINIS A., 2003 – Funghi, “dalla leggenda<br />

alla scienza”. De Tommaso, Roma, 305 pp<br />

✓BUHRNER S. H., 2003 – Antibiotici naturali. Il Punto d’incontro, Vicenza,<br />

235 pp<br />

✓CAMILLA G., 2004 – Psicofunghi italiani. Stampa Alternativa, Roma,<br />

100 pp<br />

✓CERUTI A. & CERUTI M., 1986 – Funghi cancerogeni e anticancero-<br />

24


25<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

geni dell’ambiente – degli alimenti – dei mangimi. Musumeci, Aosta,<br />

240 pp<br />

✓CERRATO P., 1969 – Funghi mangerecci e velenosi. Società di Farmacia<br />

di Torino, Torino, 100 pp<br />

✓CERVINI M., GABBA G. & MACCHI P., 2000 – Censimento dei funghi<br />

della provincia di Varese. Nicolini, Varese, 160 pp<br />

✓CHEN YOU-WA, 1992 – Manuale di fi toterapia. Tecniche Nuove, Milano,<br />

217 pp<br />

✓Corda G., 1985 – Determinazione di alfa-amanitina, beta-amanitina<br />

e falloidina mediamte HPLC. Tesi laurea, Facoltà di Farmacia, Milano,<br />

62 pp<br />

✓CORNACCHIA P. ET AL., 1980 – I funghi magici. Editiemme, Milano,<br />

175 pp<br />

✓D’ANTUONO G. & TOMASI R., 1988 – I funghi velenosi: tossicologia<br />

micologica e terapia clinica. Edagricole. Bologna, 195 pp<br />

✓FESTI F., 1985, Funghi allucinogeni. Manfrini, Trento, 250 pp<br />

✓GARTZ J., 1996 – Magic mushroom. Lis Pubblications, Los Angeles,<br />

136 pp<br />

✓HEIM R., 1963, Les champignons toxiques et hallucinogènes. Boubée,<br />

Paris, 328 pp<br />

✓HUDLER G. W., 1998 – Magical mushroom, mischievous molds. Princeton<br />

Press, Princeton, 248 pp<br />

✓KIDD P., ET AL., 2000 – The use of mushroom glucans and proteoglycan<br />

in cancer treatment. Alter. Med. Rev., 5(1): 4-27<br />

✓KOBAYASHI Y., ET AL.,1994 – Suppressive effects on cancer cell proliferation<br />

of the enhancement of superoxide dismutase (SOD) activity<br />

associated with the protein-bound polysaccharide of Coriolus ver. Cancer<br />

Bioter., 9: 171-178<br />

✓LAZZARINI E. & LONARDONI A. R., 1992 – I funghi tra medicina popolare<br />

e acquisizioni scientifi che. Panozzo, Rimini, 130 pp<br />

✓LIU W. K. ET AL, 1993 – Activation of peritoneal macrophages by<br />

polysaccharo-peptide from the mushroom Coriolus versicolor. Immunopharmacology,<br />

26: 139-146<br />

✓MAYER P. & DREW J., 1980 – The effect of protein bound polysaccharide<br />

from Coriolus ver. on imm. Parameters and experimental infections<br />

in mice. Infectology, 8: 13-21<br />

✓MENSER G. P., 1997 – Hallucinogenic and Poisonous Mushroom. Ronin,<br />

Berkeley, 130 pp<br />

✓MIZUSHIMA Y. ET AL, 1982 – Diminution of cyclophosphamide-indused<br />

suppression of antitumor activity by an immunomodulator PSK


and combined therapeutic effects of PSK and cyclophosphamide on<br />

trasplanted tumor in rats. Cancer Research, 42: 5176-5180<br />

✓PAGANI S., 1993 – Funghetti. Nautilus, Torino, 35 pp<br />

✓PELLE G., 2007 – Funghi velenosi e sindromi tossiche. Bacchetta,<br />

Albenga, 254 pp<br />

✓PERONI G., 1995 – Le intossicazioni da funghi. L’Idea Vegetariana.<br />

103: 15-16<br />

✓PERONI G., 2006 – Tutte le piante medicinali del dottor Peroni. Macchione,<br />

Varese, 670 pp<br />

✓PERONI G., 2007 – Curarsi con le piante. 17° volume de “La grande<br />

Enciclopedia medica”.Repubblica-L’Espresso, Roma, 650 pp<br />

✓RÖMER E. & TESTA E., 1981 – Funghi velenosi e veleni dei funghi<br />

con riferimento alle specie identifi cate nel Cantone Ticino. In AA. VV.,<br />

Rassegna Micologica Ticinese. Credito Svizzero, Chiasso – Lugano,<br />

60 pp<br />

✓SAKAGAMI H. ET AL, 1991 – Induction of immunopotentation activity<br />

by a protein-bound polysaccharide, PSK. Anticancer Research, 11:<br />

993-1000<br />

✓SAMORINI G., 1998, Amanita muscaria. Nautilus. Torino, 62 pp<br />

✓SAMORINI G., 2002 – Funghi allucinogeni, studi etnomicologici. Telesterion,<br />

Dozza, 250 pp<br />

✓SCHEIBLER G., 1987 – Champignons hallucinogènes. Grafi held, Neuchâtel,<br />

32 pp<br />

✓SCHULTEN F.D., 2007 – Reishi il fungo dell’immortalità. Il Punto<br />

d’Incontro, Vicenza, 160 pp<br />

✓SCHULTES R. E. & HOFMANN A., 1983 – Botanica e chimica degli allucinogeni.<br />

Cesco Ciapanna, Roma, 350 pp<br />

✓SCHULTES R. E. & HOFMANN A., 1992 – Plants of the Gods. Healing<br />

Arts Press, Rochester, 192 pp<br />

✓SPORTELLI C., 1979 – Funghi eduli e velenosi. Hoepli, Milano, 195 pp<br />

✓STAMETS P., 1996 – Psilocybin mushrooms of the world. Ten Speed<br />

Press, Berkeley, 245 pp<br />

✓TSUKAGOSHI S. ET AL, 1984 – Krestin (PSK). Cancer Treatment Review.<br />

11: 131-155<br />

✓VERONA O., 1985 – Il vasto mondo dei funghi. Edagricole, Bologna,<br />

250 pp<br />

✓WANG H. X. et Al., 1996 – Polysaccharide-peptide complexes from<br />

the cultured mycelia of the mushroom Coriolus versicolor and their<br />

culture medium activate mouse lymphocytes and macrophages. Int. J.<br />

Biochem. Cell. Biol., 28: 601-607<br />

26


27<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

✓YANG Q. Y. et Al., 1992 – Antitumor and immunomodulating activies<br />

of the polysaccharide- peptide (PSP) of Coriolus ver. J. Immunol. Immunopharmacol.,<br />

12: 29-34<br />

✓YUAN C. et Al., 1996 – PSK protect macrophages from lipoeroxide<br />

accumulation and foam cell formation caused by oxidatively modifi ed<br />

low-density lipoprotein. Arteriosclerosis, 124: 171-181<br />

Ringraziamenti: gli autori intendono ringraziare la Sig.ra Diana Lo<br />

Prete Bistoletti per la “traduzione sicura” dell’Abstract e il Dott. Alberto<br />

Sessi per le note aggiuntive e la rilettura del dattiloscritto.


OSSERVAZIONI SULLA GERMINAZIONE<br />

DELLE SPORE DI ALCUNI FUNGHI SAPROFITI<br />

*Guglielmo Gregorio<br />

RIASSUNTO - L’osservazione delle spore al momento<br />

della germinazione può contribuire in modo originale a conoscere<br />

meglio le caratteristiche di alcuni funghi anche se<br />

comuni e ampiamente descritti. A livello amatoriale, senza<br />

quindi toccare tutti gli altri aspetti del ciclo riproduttivo,<br />

l’articolo riporta una modalità operativa di facile esecuzione<br />

e che non richiede speciali attrezzature. Vengono illustrati<br />

alcuni esempi pratici con le immagini al microscopio.<br />

ABSTRACT - The knowledge and the characterisation of<br />

some common mushrooms, may be improved by observing<br />

their spores during the germination. This paper describes a<br />

method, easy to do also for a beginner, neglecting any scientifi<br />

c approach to the entire reproductive cycle that would<br />

require special equipments. Some practical examples are<br />

given including the images observed by microscopy.<br />

Premessa: È relativamente facile<br />

osservare i primi stadi della formazione<br />

del micelio da una spora fungina.<br />

Questo vale però soprattutto per<br />

funghi cosiddetti inferiori, termine un<br />

po’ generico per indicare le specie con<br />

sporofori piccoli, numerosi, non ben<br />

localizzati ma dispersi lungo il corpo<br />

fungino, le muffe tanto per intenderci<br />

o le ruggini delle piante.<br />

* e-mail: gugli.greg@alice.it<br />

28<br />

Questi funghi hanno una capacità<br />

riproduttiva enorme, in ambiente<br />

umido la quasi totalità delle spore è<br />

in grado di germinare anche se poi la<br />

propagazione è condizionata alla capacità<br />

di trovare elementi nutritivi. È<br />

comprensibile dunque che la maggior<br />

parte degli studi sui cicli riproduttivi<br />

si siano concentrati sui funghi microscopici.<br />

Gli stessi studi, su funghi più


grandi hanno invece incontrato, a volte,<br />

il problema di come far germinare<br />

le spore. La germinazione poi è solo<br />

l’inizio! La ricerca più approfondita<br />

riguarda la genetica del micelio e le<br />

condizioni in cui quest’ultimo dà luogo<br />

a nuovi sporofori. Il quadro delle<br />

conoscenze ormai consolidate sulla<br />

riproduzione dei funghi è veramente<br />

imponente. È tutto chiaro quando si<br />

trova riassunto e schematizzato nei<br />

libri, ma è stupefacente se appena<br />

si prova a pensare quale massa di<br />

osservazioni, esperimenti e colture<br />

di laboratorio e poi discussioni<br />

e confronti sia stata necessaria per<br />

dipanare la matassa, soprattutto<br />

dove c’è alternanza di generazioni<br />

(DEACON pag. 70).<br />

Sembrerebbe saggio ristudiarsi tutta<br />

la letteratura prima di procedere ad<br />

altri esperimenti.<br />

Esiste però un altro approccio forse<br />

meno scientifi co, che confi na con la<br />

semplice esplorazione naturalistica,<br />

ed è alla portata di tutti i micofi li che<br />

sappiano osservare le spore al microscopio:<br />

se si fa cadere la sporata su<br />

una piastra di gelatina di agar o un barattolo<br />

con un po’ di agar sul fondo, in<br />

molti casi si riesce a osservare il micelio<br />

che spunta qua e là dopo poche<br />

ore, dalle prime spore che germinano,<br />

e dopo alcuni giorni è visibile l’intrico<br />

della ife che a volte ricoprono<br />

il terreno con un feltro sottilissimo.<br />

Dopo i primi esperimenti riusciti ci si<br />

domanda se non sarebbe possibile osservare<br />

la germinazione delle spore di<br />

29<br />

PAG. BOT. 2009, 33: 28-39<br />

tutti i funghi del bosco e aggiungere<br />

così altre caratteristiche a quelle che<br />

osserviamo abitualmente negli esemplari<br />

delle nostre raccolte, tanto più<br />

quando riguardano specie o ambienti<br />

che non hanno ancora attirato l’attenzione<br />

dei micologi più esperti. Si<br />

tratta però di un progetto più diffi cile<br />

di quel che sembra: tante e tante volte<br />

vediamo spore fresche e ben formate<br />

giacere inerti giorni e settimane sulle<br />

nostre piastre di gelatina fi nché qualche<br />

colonia di batteri o qualche muffa<br />

invade tutto. Dovremo quindi limitarci<br />

ai casi più facili, che però non sono<br />

affatto pochi. In sintesi: sembra che la<br />

maggior parte dei funghi saprofi ti possano<br />

germinare, su terreni abbastanza<br />

prevedibili mentre i funghi simbionti<br />

richiedono perlopiù un ambiente particolare<br />

che andrebbe studiato di volta<br />

in volta. Non si può neanche contare<br />

molto sulle conoscenze relative<br />

ai funghi coltivati. Oggi, si coltivano<br />

centinaia di specie, alcune ben note a<br />

scopo commestibile e moltissime altre<br />

a scopo di studio. Le colture sono<br />

tenute in vita e trapiantate presso ditte<br />

specializzate, per rivenderle ai laboratori<br />

che le richiedono, ma sono<br />

colture ottenute generalmente non da<br />

una singola spora ma da tessuto preformato<br />

.<br />

Modalità operative<br />

Diciamo innanzi tutto come preparare<br />

i terreni di coltura in modo semplice<br />

“nella cucina di casa” direi in modo<br />

paradossale. Nella realtà poi le colture


vere e proprie dovranno stare lontane<br />

da alimenti e bevande perché possono<br />

essere infestate da batteri pericolosi.<br />

I microbiologi mi perdoneranno se<br />

dirò cose che per loro sono scontate.<br />

Si prepara una gelatina solida partendo<br />

da agar-agar in polvere o in fogli.<br />

L’agar in polvere si trova in alcune<br />

farmacie ed è più costoso ma anche<br />

più facile da dosare, l’agar in fogli si<br />

trova in alcuni negozi alimentari. La<br />

polvere o i frammenti di foglio spezzettato<br />

si lasciano impregnare 1 – 2<br />

ore nel liquido di coltura che può essere<br />

acqua o brodo di patate o acqua<br />

+ fecola di patate o ancora un infuso<br />

o decotto di frammenti di legno, corteccia,<br />

radici con aggiunta di un po’ di<br />

patata ed eventualmente una quantità<br />

minore di lievito di birra. La quantità<br />

di agar va da 1% per ottenere una<br />

gelatina un po’ più dura a 0,4% per<br />

una gelatina più morbida e più umida<br />

ma forse un po’ troppo fragile. Per la<br />

quantità di gelatina che serve a coprire<br />

il fondo di un barattolo da conserva,<br />

o anche cinque o sei barattoli da<br />

tenere a disposizione, ci vorrebbe un<br />

bilancino, ma se non c’è si può farsi<br />

pesare la polvere da un amico la prima<br />

volta in un cucchiaino raso e poi<br />

usare sempre lo stesso cucchiaino.<br />

Per gli altri ingredienti è diffi cile dare<br />

una dose ottimale senza aver fatto<br />

molti esperimenti, anzi i tentativi di<br />

ottenere la giusta miscela saranno altrettanti<br />

esperimenti per scoprire cosa<br />

va e cosa non va per le specie meno<br />

adattabili, più esigenti. L’agar inumidito<br />

e il suo brodo si omogeneizzano<br />

30<br />

scaldando una decina di minuti a bagno<br />

maria a debole ebollizione muovendo<br />

ogni tanto il barattolo con una<br />

mano protetta, dopodiché si avvita il<br />

coperchio e si lascia raffreddare nello<br />

stesso bagno. Queste piastre di gelatina<br />

diffi cilmente saranno sterili e ancor<br />

meno lo saranno dopo la sporata,<br />

ma essendo un terreno solido anche<br />

se crescesse qualche colonia di batteri<br />

o qualche muffa si riuscirà quasi sempre<br />

a individuare un angolino vergine<br />

dove le nostre spore depositate attendono<br />

di germinare. I barattoli che non<br />

si usano subito si possono conservare<br />

in freezer. Per la sporata si sostituisce<br />

il coperchio con una reticella su cui si<br />

appoggia un pezzetto di fungo con la<br />

parte imeniale rivolta verso il basso.<br />

Per evitare che cadano piccoli insetti<br />

che rovinerebbero la coltura è meglio<br />

preparare il fungo lasciandolo un po’<br />

di tempo a riposo, nella stessa posizione,<br />

per liberarsi dagli ospiti. Appena<br />

si intravede l’inizio del deposito<br />

sporale si toglie la reticella, si chiude<br />

il barattolo e si attende. La foto di un<br />

cappello di Agrocybe aegerita, pronto<br />

a deporre le spore sulla gelatina<br />

che sta in fondo a un vasetto di vetro<br />

dovrebbe illustrare quanto detto.<br />

Un velo per proteggere dalla polvere<br />

è sempre consigliabile. I prelievi si<br />

faranno con un pezzetto di lama ad<br />

angolo (come una piccola zappa) e il<br />

frammento di gelatina si schiaccia tra<br />

i vetrini del microscopio: anche se lo<br />

spessore non è proprio minimo come<br />

con una goccia d’acqua, l’osservazione<br />

è comunque agevole.


Risultati<br />

La germinazione delle spore su gelatina<br />

è stata osservata nei seguenti<br />

funghi.<br />

Ascomiceti:<br />

Ptycoverpa bohemica (Krombholz)<br />

Boudier<br />

Mitrophora semilibera (De Cand.:<br />

Fr.) Lev.<br />

Mitrophora hybrida (Sow.) Boudier<br />

Morchella elata Fries<br />

Morchella rotunda (Pers.:Fr.) Boudier<br />

Tarzetta catinus (Holmskj.:Fr) Korf<br />

& Rogers<br />

Ptycoverpa bohemica in bosco misto con<br />

pioppi e robinie. Appennino piacentino.<br />

31<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

Fragmobasidiomiceti:<br />

Exidia glandulosa (Bull:Fr.) Fries<br />

Hyrneola auricula-judae (L.:Fr.)<br />

Berkeley<br />

Basidiomiceti<br />

Agrocybe pediades (Pers.:Fr.) Fayod<br />

Agrocybe aegerita (Brig.) Fayod<br />

Agrocybe praecox (Pers.:Fr.) Fayod<br />

Collybia dryophila (Bull.:Fr.)<br />

Kummer<br />

Agaricus arvensis Sch.: Fries<br />

Coprinus domesticus (Bolt.:Fr.)<br />

S.F.Gray<br />

Flammulina velutipes (Curt.:Fr.)<br />

Karsten<br />

Piptoporus betulinus (Bull.) Karsten<br />

Flammulina velutipes su tronco di sambuco


Cappello di Agrocybe aegerita posto a sporare su gelatina di Agar.<br />

Spore di Agrocybe praecox 4gg dopo la sporata a debole ingrandimento per seguire<br />

le ramifi cazioni delle ife. Colorato con violetto di genziana.<br />

32


Agrocybe pediades, spore che iniziano a germinare 40h dopo la sporata.<br />

Spora di Ptycoverpa bohemica con micelio ramifi cato 24h dopo la sporata. Colorato<br />

con violetto di genziana.<br />

33<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009


Trametes versicolor (L.:Fr.) Lloyd<br />

Hypholoma fasciculare (Huds.: Fr.)<br />

Kummel<br />

Armillaria mellea (Vahl:Fr.) Kummer<br />

Armillaria tabescens (Scop.) Emeland<br />

Molti dei funghi elencati sono lignicoli<br />

o comunque saprofi ti, con qualche eccezione,<br />

per esempio Ptycoverpa bohemica<br />

raccolto in boscaglie di robinie<br />

e pioppi con cui probabilmente vive in<br />

simbiosi, che germina facilmente su<br />

agar e infuso di legno di pioppo, Morchella<br />

rotunda germina su terreno di<br />

agar-patata. I Coprinus lignicoli germinano<br />

altrettanto facilmente mentre<br />

per C. comatus le condizioni provate ai<br />

primi tentativi non sono risultate adatte.<br />

Quelli sopra citati sono solo pochi<br />

esempi ed è concepibile che proseguendo<br />

queste osservazioni il numero<br />

di specie saprofi te con spore germinabili<br />

si riveli molto più grande. Al contrario,<br />

le spore dei più comuni funghi<br />

simbionti esaminati, russule, boleti, tricolomi<br />

ecc. non sono state in grado di<br />

germinare nelle condizioni delle nostre<br />

prove. Secondo alcune osservazioni riportate<br />

in letteratura la presenza della<br />

pianta simbionte potrebbe essere necessaria<br />

già in questi primi stadi ( DEACON<br />

pag. 222 ). Per certi Agaricus un terreno<br />

ricco di biotina, provato su Agaricus<br />

arvensis, o terreno preparato con lievito<br />

di birra (che a sua volta contiene biotina)<br />

per Agaricus bisporus, hanno dato<br />

buoni risultati dove altri nutrienti rimanevano<br />

ineffi caci ( Kerrigan).<br />

La forma e le ramifi cazioni del micelio<br />

34<br />

rappresentano l’aspetto più immediato,<br />

e attraente, che caratterizza le nostre<br />

colture. Le illustrazioni di questo lavoro<br />

sono ricavate da fotografi e al microscopio.<br />

Il disegno a contorno semplifi<br />

ca un po’ le immagini ma è ricavato<br />

ricalcando la fotografi a in modo da garantire<br />

fedeltà all’originale, comprese<br />

le guttule nelle spore e nelle ife la cui<br />

presenza può essere signifi cativa.<br />

Ricordiamo che le fotografi e risentono<br />

della presenza della gelatina che<br />

dà un certo spessore al preparato per<br />

cui può essere a fuoco la spora e non<br />

il micelio o viceversa e nella visione<br />

diretta, solo se si regola la messa<br />

a fuoco si riesce a rendersi conto di<br />

tutto l’insieme. In questi casi il disegno<br />

forza un po’ le immagini, perché<br />

semplifi ca segnando con un tratto<br />

netto anche qualcosa che nella foto<br />

appare sfocato.<br />

La prima cosa che salta all’occhio è<br />

il numero di primordi che spuntano<br />

dalle spore degli ascomiceti. Anche<br />

se nella spora secca si osserva, a volte,<br />

qualcosa che assomiglia a un poro<br />

germinativo, il micelio spunta poi da<br />

due o tre punti diversi in modo apparentemente<br />

casuale.<br />

Particolarmente bene si vedono spore<br />

e micelio in Ptycoverpa bohemica,<br />

fungo ben noto per avere spore tra le<br />

più grandi delle specie di casa nostra.<br />

Nella foto riportata, spora e micelio<br />

sono stati evidenziati con l’ausilio<br />

di un colorante. Il disegno fi g. 1 riproduce<br />

l’immagine di un micelio<br />

particolarmente voluminoso che si


fi g. 1 Spora di Ptycoverpa bohemica 24h<br />

dopo la sporata.<br />

Il micelio s’intreccia con quello di altre spore.<br />

intreccia con altri di spore vicine che<br />

si trovano appena fuori campo. Già a<br />

questo stadio si intuisce che il materiale<br />

costitutivo non può provenire tutto dalla<br />

spora e il fungo comincia a utilizzare<br />

i nutrienti del terreno di coltura che gli<br />

è stato fornito (in questo caso patata e<br />

infuso di legno di pioppo). Altre morchelle<br />

e mitrofore fi g. 2, 3, 4 presentano<br />

fi g. 2 Spora di<br />

Morchella elata,<br />

prelevata da<br />

esemplare secco<br />

12h dopo aver<br />

sparso le spore<br />

sulla gelatina.<br />

35<br />

la doppia germinazione, ciascuna con<br />

caratteristiche diverse. È presto per dire<br />

se i caratteri di questi primordi di tessuto<br />

siano distintivi della specie o dipendano<br />

dalle condizioni di crescita. Il terreno,<br />

come sopra, è agar con infuso di legno<br />

di pioppo e di frassino.<br />

L’esperimento di germinazione di Morchella<br />

elata contraddice in parte quanto<br />

detto nelle modalità operative cioè non<br />

è stato fatto con spore fresche ma con<br />

fi g. 3. Spora di Mitrophora semilibera<br />

24h dopo la sporata.<br />

Il micelio germina da tre punti diversi.<br />

fi g. 4. Spora di<br />

Mitrophora hybrida<br />

36h dopo la sporata.<br />

Si notano altre spore<br />

non identifi cate cadute<br />

accidentalmente e<br />

germinanti.<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009


fi g. 5. Spore di Flammulina velutipes 24h<br />

dopo la sporata. Alcune spore germinano<br />

dalle due estremità.<br />

spore di un vecchio esemplare rinsecchito<br />

prelevate con un pennellino, spore<br />

che evidentemente erano ancora vitali.<br />

Operando in questo modo il prelievo<br />

non è sterile ma la germinazione è abbastanza<br />

rapida da poterla osservare<br />

prima che il preparato sia troppo infestato<br />

da batteri.<br />

Non è invece riuscita la germinazione<br />

di altri ascomiceti apparentemente<br />

simili, in particolare dei generi Gyromitra<br />

o Helvella, per le quali manca<br />

evidentemente qualcosa legato al loro<br />

ambiente naturale di crescita.<br />

Tra i basidiomiceti presi in considerazione<br />

soltanto Flammulina velutipes ha<br />

permesso di osservare un micelio che<br />

spunta da due punti diversi della spora.<br />

La spora appare come allungata senza<br />

un vero e proprio poro germinativo facilmente<br />

visibile. fi g. 5<br />

36<br />

Coprinus e Agrocybe invece, anche<br />

per la colorazione della spora<br />

che facilita l’osservazione, lasciano<br />

vedere un poro germinativo ben<br />

formato e dilatato da cui spunta una<br />

specie di bolla.<br />

La foto delle spore di Agrocybe pediades<br />

poco dopo l’inizio della germinazione<br />

e il disegno fi g. 6 del micelio<br />

di Agrocybe praecox in uno stadio ancora<br />

più primitivo, mostrano questa<br />

strana struttura del micelio in forma di<br />

bolle. Le guttule presenti in una spora<br />

e non nell’altra sembrano casuali.<br />

Nell’immagine a colori delle spore<br />

di A. praecox fotografate a debole<br />

ingrandimento a 96h dalla sporata,<br />

la germinazione è in uno stadio più<br />

fi g.6. Spore di Agrocybe<br />

praecox iniziano a germinare<br />

24h dopo la sporata.<br />

fi g. 6 A . Spore<br />

di Agrocybe<br />

praecox 48h dopo<br />

la sporata.


fi g. 7 Spore di Agrocybe aegerita iniziano<br />

a germinare già a fi ne sporata (6 – 8 ore).<br />

avanzato ma le ife si incrociano ancora<br />

abbastanza liberamente in un preparato<br />

relativamente povero di spore.<br />

Se la sporata fosse più abbondante,<br />

dopo due o tre giorni non si riuscirebbe<br />

più a seguire il percorso di un<br />

singolo micelio.<br />

Per Agrocybe aegerita, il cosiddetto<br />

pioppino, il terreno che viene alla<br />

mente per primo è l’infuso di legno di<br />

pioppo e infatti sulla piastra di agarpioppo<br />

già dopo poche ore dalla caduta<br />

delle prime spore, prima ancora<br />

di rimuovere il fungo messo a sporare,<br />

si è osservato un micelio ben formato<br />

fi g. 7. L’immagine ingrandita tenta di<br />

dare un’idea della connessione spora<br />

– micelio. Dopo 12 ore la crescita del<br />

micelio era in fase abbastanza avanzata<br />

da quasi tutte le spore fi g. 8.<br />

Questo fungo ha fatto notare un par-<br />

37<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

ticolare in più sulla scelta del terreno<br />

di crescita.<br />

Premesso che in alcuni esperimenti si<br />

arricchisce il terreno con un po’ di lievito<br />

di birra accompagnato da poche<br />

gocce di aceto per stabilizzarne gli<br />

elementi nutritivi, il pH tra 4 e 5 permette<br />

la crescita delle altre Agrocybe<br />

(e di altri funghi) mentre A. aegerita<br />

si è dimostrata così sensibile da non<br />

far germinare praticamente nessuna<br />

spora a pH acido mentre la germinazione<br />

è facile a pH neutro. Da qui si<br />

capisce come si rischia a volte di concludere<br />

che un fungo è inerte quando<br />

invece basta una banale modifi ca del<br />

terreno.<br />

Un’ immagine abbastanza curiosa è<br />

quella della coltura di Hypholoma<br />

fasciculare dove quasi tutte le spore<br />

germinano e si vede un groviglio intri-<br />

fi g. 8. Spore di Agrocybe aegerita poche<br />

ore dopo la sporata.<br />

Ramifi cazioni ancora scarse.


fi g. 9. Ultime spore di Hypholoma<br />

fasciculare che iniziano a germinare in<br />

una rete di ife ormai sviluppate.<br />

cato con quattro palloncini trasparenti<br />

attaccati alle loro quattro spore che<br />

sembrano un’appendice secondaria<br />

del palloncino (fi g. 9). Il preparato è<br />

stato fotografato dopo 10 giorni dalla<br />

sporata e le ultime spore, a differenza<br />

delle prime, sembrano germinare solo<br />

con una bolla molto gonfi a e localizzata<br />

come se l’intrico della ife, o più probabilmente<br />

i loro metaboliti, togliesse<br />

spazio alla propagazione del micelio.<br />

Ricordiamo a questo proposito che è<br />

diffi cile conservare per 10 giorni un<br />

terreno dove crescano solo le spore<br />

coltivate di proposito. Questo è stato<br />

possibile perché la gelatina era preparata<br />

in un infuso di legno di castagno,<br />

cioè il legno su cui il fungo era<br />

cresciuto. I tannini di cui è ricco il<br />

castagno hanno un potere antisettico<br />

38<br />

che ostacola fortemente la crescita<br />

dei batteri indesiderati.<br />

Per altri funghi citati l’immagine della<br />

sporata e dei primordi di micelio<br />

sono abbastanza banali e ripetitive.<br />

Nell’osservazione di spore piccole e<br />

incolori ci si aiuta con qualche aggiustamento<br />

del diaframma o dell’incidenza<br />

della luce. Per la fotografi a<br />

invece, dove il campo deve essere<br />

ben illuminato, le immagini migliori<br />

si otterrebbero con un microscopio a<br />

contrasto di fase.<br />

È il caso di Piptoporus betulinus, con<br />

spore ialine di 1 x 3 micron da cui<br />

spunta un micelio ancor più sottile e<br />

trasparente.<br />

La fi g. 10 mostra le spore germinanti<br />

di Armillaria tabescens su un terreno<br />

contenente un infuso di vari legni. Le<br />

spore sono amigdaliformi e in un caso<br />

sembra di scorgere il poro germina-<br />

fi g. 10. Spore di<br />

Armillaria tabescens.<br />

Solo alcune germinano<br />

48h dopo la sporata.


tivo dalla parte arrotondata mentre<br />

nell’altro il micelio sembra spuntare<br />

dalla parte dell’apicolo.<br />

La differenza tra la presenza o l’assenza<br />

del legno di crescita del fungo<br />

è stata osservata su Armillaria mellea<br />

le cui spore sembravano diffi cili da<br />

germinare. In alcuni esperimenti su<br />

un terreno “povero”, contenente solo<br />

agar e patata, meno dell’1% delle spore<br />

dopo 2 giorni mostrava un inizio di<br />

micelio. Quando invece la gelatina di<br />

agar e fecola di patate è stata preparata<br />

in un infuso di legno di robinia<br />

si è ottenuta la germinazione di oltre<br />

l’80-90% delle spore.<br />

Terminiamo con un’immagine di spore<br />

di Exidia glandulosa, un fungo invernale<br />

gelatinoso comune su molti ceppi morti,<br />

appartenente alla classe dei fragmobasidiomiceti,<br />

come Hyrneola auriculajudae.<br />

In questo caso l’imenio è diffuso<br />

su tutta la superfi cie esposta e deposita<br />

spore reniformi, apparentemente settate<br />

soprattutto dopo lo sviluppo del micelio<br />

fi g. 11. Molto simile appaiono le spore<br />

di H. auricula-judae, qui non illustrate<br />

e che appaiono ancor più chiaramente<br />

divise in quattro segmenti nelle condizioni<br />

di germinazione. È diffi cile dire se<br />

i peduncoli che sembrano spuntare dai<br />

39<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

fi g. 11. Spore<br />

reniformi di Exidia<br />

glandulosa 24h<br />

dopo la sporata.<br />

Non è chiaro<br />

se i peduncoli<br />

laterali siano<br />

un embrione di<br />

micelio.<br />

vari segmenti siano altrettanti embrioni<br />

di micelio.<br />

Ringrazio l’amico e socio del<br />

<strong>Gruppo</strong> <strong>Botanico</strong> <strong>Milanese</strong>, Al<br />

fredo Fontanella per le osservazioni<br />

sulla germinazione di Agaricus<br />

arvensis.<br />

Riferimenti bibliografi ci:<br />

Deacon J. W., 2000 - Micologia moderna,<br />

Calderini Edagricole, Bologna.<br />

Kerrigan R. W. & Al, 1992. Mycologia<br />

84 p 575.<br />

Rambelli A., 1981 - Fondamenti di<br />

micologia. Zanichelli, Bologna.


ESCURSIONI SOCIALI EFFETTUATE<br />

DAL GRUPPO BOTANICO NEL 2008<br />

Constatata la ormai scarsa adesione<br />

alle escursioni giornaliere, complici<br />

anche le incerte condizioni climatiche<br />

primaverili, il G.B.M. ha puntato oltre<br />

che alla tradizionale Settimana Botanica<br />

in giugno, anche ad un’escursione<br />

di più giorni nel mese di maggio.<br />

Ambedue le manifestazioni si sono<br />

rivelate di pieno successo: il “mordi<br />

e fuggi” non regge il confronto con<br />

“assaggia ed insisti”.<br />

La prima, dall’11 al 16 maggio, ha avuto<br />

come campo base la Villa Freschi a<br />

Ronchi di Massa con mete giornaliere<br />

nel gruppo delle Alpi Apuane oltre<br />

ad una puntata al mare nelle pinete e<br />

spiagge di Torre del Lago Puccini.<br />

La settimana Botanica dal 21 al<br />

28 giugno è stata un felice ritorno<br />

40<br />

Giorgio Ceffali<br />

a Breguzzo nelle Valli Giudicarie,<br />

doppiamente felice perché oltre alla<br />

meravigliosa ed amichevole ospitalità<br />

dell’Albergo Serena, il tempo, contrariamente<br />

alle precedenti edizioni,<br />

si è rivelato lui pure sereno.<br />

Diamo ora un rapido resoconto delle<br />

due sortire.<br />

ESCURSIONE BOTANICA<br />

NELLE ALPI APUANE<br />

11 maggio:<br />

Dopo gli arrivi distribuiti nell’intera<br />

mattinata ed il pranzo, più che mai<br />

scalpitanti i soci del G.B.M. assaltano<br />

il M. Belvedere di Massa m 895,<br />

il più a portata di mano, poco sopra<br />

la località Pasquilio dove parcheggia-


no le auto. Il rilievo isolato e molto<br />

panoramico si presenta “inquinato”<br />

da impianti artifi ciali di conifere: rari<br />

esemplari enormi di Pinus radiata<br />

e numerosi Pinus nigra più o meno<br />

bene scampati a ripetuti incendi, con<br />

spazi lestamente colonizzati da falangi<br />

di Ulex europaeus nello splendore<br />

della fi oritura primaverile; qua e là<br />

gruppetti di esemplari adulti di Alnus<br />

cordata sicuramente piantati ed ancora<br />

numerosi esemplari di Castanea<br />

sativa con il corollario di Erica arborea,<br />

E. carnea, Vaccinium myrtillus,<br />

Cistus salviifolius ed erbacee molto<br />

comuni fra le quali spiccavano in piena<br />

fi oritura Narcissus poeticus, Cephalanthera<br />

longifolia e Dactylorhiza<br />

maculata subsp. fuchsii.<br />

12 maggio:<br />

Camminata piuttosto lunga e faticosa<br />

per il notevole dislivello con partenza<br />

da Resceto nella severa valle del<br />

fi ume Frigido seguendo l’antica Via<br />

Vandelli, ardita strada costruita per<br />

collegare Parma alla Versilia.<br />

Sarà il primo assaggio del marmo delle<br />

Apuane, bianco, accecante, aspro,<br />

tagliente, dove incredibilmente la vita<br />

trionfa con specie comuni ed anche<br />

endemiche o rare; ricordiamo Globularia<br />

incanescens, G. cordifolia, Cerastium<br />

scaranii, Saxifraga caesia,<br />

S. tridactylites, Aethionema saxatile,<br />

Doronicum columnae, Primula auricula,<br />

Pulsatilla alpina, Orchis mascula,<br />

O. provincialis, O. anthropophora<br />

e numerosissime altre.<br />

La maggior parte dei soci raggiunge il<br />

41<br />

PAG. BOT. 2009, 33: 40-46<br />

Rifugio Conti m 1420, alcuni salgono<br />

al Passo della Tambura m 1620 e al<br />

ritorno alcuni discendono l’impervio<br />

Canale dei Piastriccioni sulle tracce<br />

delle antiche vie di “lizza” utilizzate un<br />

tempo per scendere a valle i blocchi di<br />

pregiato marmo.<br />

13 maggio:<br />

Giornata al mare per recuperare le forze<br />

dopo la faticosa Via Vandelli. Trasferimento<br />

a Torre del Lago Puccini<br />

attraverso un paesaggio caoticamente<br />

urbanizzato. Qui, lungo il canale di<br />

drenaggio del Lago di Massaciuccoli<br />

che separa la Macchia Lucchese dalla<br />

Pineta di Migliarino in ambiente costituito<br />

parco e in parte segnato dal<br />

disordine e dalla sporcizia, si possono<br />

ammirare esemplari imponenti<br />

di Pinus pinea ed anche P. pinaster,<br />

Fraxinus angustifolia subsp.oxycarpa<br />

e Populus alba che sovrastano una<br />

macchia mediterranea abbastanza<br />

povera fi no ad arrivare ad un retroduna<br />

dove incredibilmente si è inserita<br />

una numerosa colonia di Yucca gloriosa<br />

qui naturalizzata a condividere<br />

lo spazio con Cistus salviifolius, C.<br />

creticus subsp. eriocephalus ed altri<br />

arbusti mediterranei.<br />

La spiaggia e le basse dune offrono<br />

dovizia di specie alofi le perfettamente<br />

adattate a vivere in ambiente<br />

così estremo: Helichrysum stoechas,<br />

Rostraria litorea (Lophochloa pubescens),<br />

Calystegia soldanella, Otanthus<br />

maritimus, Cakile maritima,<br />

Medicago marina, Silene colorata,<br />

Eryngium maritimum, ecc.


14 maggio:<br />

Ritorno ai monti! Giro del M. Altissimo,<br />

non tanto poi alto, solo 1589 m,<br />

ma decisamente alpino: percorsi non<br />

facili, rocciosi, ripidi ed anche un po’<br />

esposti nella parte alta. La cima non è<br />

stata raggiunta causa il tempo incerto<br />

che la nascondeva. Partiti dall’Albergo<br />

Le Gobbie sulla strada che scavalca<br />

le Apuane per raggiungere la<br />

Garfagnana, inizialmente viene attraversata<br />

una bella faggeta con le prime<br />

fi oriture primaverili – l’esposizione<br />

è a nord – di Anemone nemorosa,<br />

Primula veris, Lathyrus vernus, Helleborus<br />

foetidus, Euphorbia dulcis,<br />

Aposeris foetida, Tussilago farfara e<br />

poche altre.<br />

La parte alta percorre creste ed aggira<br />

torrioni, attraversa piccoli brecciai<br />

sempre a substrato di puro marmo e<br />

permette di incontrare le specie già<br />

incontrate sulla Via Vandelli oltre ad<br />

Arabis alpina, Gentiana clusii, G.<br />

verna, Helianthemum mummularium<br />

subsp.grandifl orum, Iberis semper–<br />

virens, Potentilla caulescens, P. micrantha,<br />

Valeriana tripteris, Limodorum<br />

abortivunm, Asphodelus macrocarpus,<br />

Aquilegia atrata.<br />

Un rinfrescante temporale sigilla<br />

l’interessante percorso proprio<br />

all’arrivo al parcheggio delle auto<br />

ma poi permette sulla via del ritorno<br />

di scoprire con buona luce una<br />

balza rocciosa lungo la strada con<br />

un interessante insediamento della<br />

non comune Moltkia suffruticosa in<br />

degna compagnia di Globularia incanescens.<br />

42<br />

15 maggio:<br />

Ultimo giorno interamente a dispo–<br />

sizione per l’ultima importante<br />

escursione: si opta per il M. Matanna<br />

m 1317, il più alto della porzione<br />

meridionale delle Apuane, stante la<br />

stagione arretrata ed i versanti più<br />

bassi probabilmente più remu–nerativo.<br />

Un sentiero circolare permette<br />

di aggirare completamente il monte,<br />

ma, non raggiunta l’unanimi–tà sulla<br />

località di attacco, il gruppo si divide:<br />

parte attacca da Stazzema sopra<br />

Seravezza e parte dall’Albergo Alto<br />

Matanna m 1030 sopra Pescaglia.<br />

Non tutti riusciranno a completare<br />

il periplo intimoriti da una pioggerellina<br />

non proprio rassicurante e<br />

torneranno rapidamente a Stazzena<br />

dopo aver raggiunto il Rif. Forte dei<br />

Marmi m 878, luogo d’incontro con il<br />

secondo gruppo. I fortunati che completeranno<br />

il giro potranno ammirare<br />

svariati ed interessanti ambienti, vaste<br />

praterie con abbondanti fi oriture<br />

e percorrere facili e panoramicissimi<br />

sentieri. Ricordiamo alcune fra le tante<br />

specie ritrovate sia nei boschi che<br />

nelle praterie e nei luoghi rupestri:<br />

Pinguicula reichenbachiana, Corydalis<br />

ocroleuca, Arabis alpina, Asphodelus<br />

macrocarpus, Astragalus monspessulanus,<br />

Gymnadenia conopsea, Cyclamen<br />

hederifolium, Asarum europaeum,<br />

Neottia nidusavis, Cephalanthera longifolia,<br />

Cyanus triumphetti (Centaurea<br />

triumphetti), Orchis mascula, O.<br />

morio, O. provincialis, O. militaris,<br />

Primula veris, Narcissus poeticus ed a<br />

livello forestale Castanea sativa, Fa-


gus sylvatica, Abies alba, Alnus glutinosa,<br />

Fraxinus ornus, Ilex aquifolium,<br />

Populus tremula, Laburnum anagyroides,<br />

Taxus baccata e altri a portamento<br />

sia arboreo che arbustivo.<br />

SETTIMANA BOTANICA<br />

A BREGUZZO,<br />

VALLI GIUDICARIE<br />

21 giugno:<br />

Giornata degli arrivi: i soci più golosi,<br />

dopo il pranzo preparato dall’ottima<br />

cuoca Luigina, si precipitano a Campo<br />

Carlo Magno m 1681 per il dessert ambientale<br />

tra Adamello e Brenta. Una comoda<br />

passeggiata su stradelle forestali<br />

li condurrà al Lago delle Malghette m<br />

1890 tra fi tti boschi di pecci e squarci<br />

panoramici sul Brenta. Lungo il percorso<br />

vengono osservate le specie tipiche<br />

di mediamontagna dalle più precoci –<br />

qui la primavera è appena iniziata – alle<br />

prime sentinelle della fl ora alpina.<br />

Ricordiamo: Gentiana acaulis, G. verna,<br />

Arabis alpina, Daphne striata, Coeloglossum<br />

viride, Pseudorchis albida<br />

(Leucorchis albida), Homogine alpina,<br />

Kalmia procumbens (Loiseleuria procumbens),<br />

Pulsatilla vernalis ed altre.<br />

Un altro gruppo, più moderatamente,<br />

visiterà il grazioso ed ordinato borgo di<br />

Ragoli, conosciuto per i suoi affreschi<br />

e graffi ti che decorano le facciate delle<br />

case con argomenti della vita e della<br />

cultura montanara e raggiungerà poi il<br />

paese di Stenico, appollaiato in alto sul<br />

versante sinistro della valle del Sarca,<br />

per ammirare la cascata delle sorgenti<br />

del Rio Bianco e percorrere il breve ed<br />

43<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

interessante itinerario botanico allestito<br />

lì appresso.<br />

22 giugno:<br />

Come da tradizione la prima gita si<br />

effettua in Val Breguzzo, fi no in fondo,<br />

al Rifugio Trivena m 1650, con<br />

il premio fi nale dell’ottimo pranzo<br />

alpino nel rifugio convenzionato con<br />

l’Albergo Serena.<br />

In auto fi no al parcheggio dal quale si<br />

diparte la ripida strada acciottolata che<br />

supera l’antica soglia glaciale sopra la<br />

quale si distendono i pascoli della Malga<br />

Trivena. La valle ricca di acqua e<br />

fi tta di boschi presenta un ricchissimo<br />

sottobosco a megaforbieto con le specie<br />

tipiche tra le quali abbondantissima la<br />

stupenda felce Matteuccia struthiopteris<br />

che dona all’ambiente un non so che<br />

di antidiluviano. Tra le specie osservate<br />

ricordiamo: Achillea macrophilla, Actaea<br />

spicata, Cicerbita alpina, Angelica<br />

sylvestris, Lilium martagon, Streptopus<br />

amplexifolius, Thalictrum aquilegifolium,<br />

Ranunculus platanifolius, Geranium<br />

sylvaticum, G. phaeum, Cirsium<br />

montanum, ecc. Nella parte alta del<br />

percorso, superata la soglia glaciale:<br />

Homogine alpina, Tozzia alpina, Thesium<br />

alpinum, Pinguicula vulgaris, Pedicularis<br />

recutita, Soldanella alpina, ed<br />

altre fra le cento specie annotate.<br />

23 giugno:<br />

Prima sortita nel <strong>Gruppo</strong> del Brenta,<br />

proprio in Val Brenta e Vallesinella<br />

nel cuore del gruppo.<br />

Trasferimento in auto a Madonna di<br />

Campiglio al grande parcheggio di


Malga Vallesinella di Sotto m 1513<br />

da dove, a piedi, il folto gruppo dei<br />

soci del G.B.M., attraverso il suggestivo<br />

percorso delle Cascate Alte,<br />

ricchissime di acqua grazie ad un generoso<br />

inverno, perviene al Rifugio<br />

Casinei m 1825, stupendo balcone<br />

sulle cime innevate dell’Adamello. E<br />

qui, sazi del buon dislivello superato,<br />

molti si fermano per la ben meritata<br />

contemplazione. Buona parte invece<br />

prosegue per il sentiero della Val<br />

Brenta Alta, salvo deviare alla Sella<br />

del Freddolin per imboccare il suggestivo<br />

percorso attraverso un’enorme<br />

antica frana, fra macigni grandi come<br />

case, che raggiunge il Rifugio Tuckett<br />

a 2272 m.<br />

Qui nel regno della dolomia, una<br />

straordinaria fl ora, adattata ad un<br />

substrato così estremo, sfoggia il suo<br />

abito più bello per cantare la sua gioia<br />

di vivere. Ricordiamo fra le specie<br />

più belle e signifi cative: Achillea<br />

clavenae, Anemone baldensis, Callianthemum<br />

coriandrifolium, Cypripedium<br />

calceolus, Orchis spitzelii,<br />

Horminum pyrenaicum, Gentiana<br />

clusii, G. verna, Draba aizoides, Paederota<br />

bonarota, Pedicularis rosea,<br />

Pinguicula leptoceras, Potentilla<br />

nitida, Pulsatilla alpina, Rhododendron<br />

hirsutum, Silene acaulis, Soldanella<br />

alpina, Thlaspi rotundifolium,<br />

Leontopodium alpinum, e cento altre<br />

specie osservate qui in alto ma anche<br />

nel percorso nel bosco più a valle.<br />

24 giugno:<br />

Chi assaggia ritorna! Seconda sorti-<br />

44<br />

ta nel <strong>Gruppo</strong> del Brenta, dalla parte<br />

sud, attraverso la Val d’Algone che<br />

permette facilmente di penetrare quasi<br />

nel cuore del <strong>Gruppo</strong>. Parcheggio<br />

delle auto poco prima della Malga<br />

Movlina a circa m 1700, poi a piedi<br />

attraverso ampi pascoli fi oriti fi no al<br />

Passo Bregn de l’Ors m 1836 in ambiente<br />

boscoso per poi discendere<br />

un poco nell’ampia piana della Val<br />

di Nardis ricoperta di una mugheta<br />

pura insediatasi sulle distese di detriti<br />

calcarei. Qui i nostri soci pianteranno<br />

il loro campo base in un delizioso<br />

pratello allietati anche dalla presenza<br />

di una graziosa vipera che passeggia<br />

pigramente tra gli “stravaccati”<br />

che si beavano al sole di montagna.<br />

Un’esplorazione a tappeto nella piana<br />

permetteva il rinvenimento di parecchie<br />

specie tipiche del substrato<br />

calcareo come Cerastium unifl orum,<br />

Daphne striata, Leontopodium alpinum,<br />

Dianthus sternbergii, Doronicum<br />

grandifl orum, Dryas octopetala,<br />

Gypsophila repens, Ranunculus alpestris,<br />

R. seguieri, R. hybridus, Saxifraga<br />

caesia, Petrocallis pyrenaica,<br />

Papaver alpinum subsp. rhaeticum,<br />

Pedicularis rosea, P. tuberosa tanto<br />

per citarne alcune fra le 150 riconosciute<br />

ad una rapida scorsa. Da non<br />

dimenticare inoltre la ricchissima<br />

stazione della rara orchidea Cypripedium<br />

calceolus presente pure con<br />

alcuni esemplari ipocromici.<br />

Per dovere di cronaca si tramanda<br />

ai posteri che uno sparuto gruppo di<br />

soci votati al martirio ardiva salire al<br />

Rifugio XII Apostoli m 2489 per poi


discendere attraverso il passo a 2578<br />

m per la Val di Sacco per arrivare a<br />

Malga Movlina con il volto segnato<br />

dalla fatica come nei gloriosi fi nali di<br />

certi fi lm di guerra.<br />

25 giugno:<br />

Giorno di riposo, soprattutto per rispetto<br />

agli ardimentosi del giorno precedente<br />

che necessitano di un minimo<br />

di recupero. Ma non completamente<br />

inattivo: chi andrà in Val di Genova<br />

per ammirare le cascate e fi ccare il<br />

naso nelle torbiere così ricche di una<br />

fl ora particolare, altri nella Valle di<br />

San Valentino dove scopriranno una<br />

nuova stazione della rarissima Trientalis<br />

europaea ed altri ancora, più<br />

che mai innamorati del Brenta, sperimenteranno<br />

un nuovo percorso per<br />

raggiungere da Campo Carlo Magno<br />

il Rifugio Graffer m 2261 attraverso<br />

ambienti quanto mai suggestivi che<br />

verrà proposto per l’ultima gita di<br />

questo soggiorno quale dignitoso e<br />

struggente arrivederci a queste straordinarie<br />

montagne.<br />

26 giugno:<br />

Giornata dedicata ad una meta classica:<br />

la Val di Fumo, la più meridionale<br />

delle vallate che originano dal gruppo<br />

dell’Adamello che, nella sua parte inferiore,<br />

prende il nome di Val di Daone<br />

per poi confl uire nelle Giudicarie<br />

per alimentare con le acque del fi ume<br />

Chiese il bacino del Lago d’Idro. Il<br />

punto di arrivo della comoda passeggiata<br />

che dal parcheggio costeggia il<br />

Lago di Bissina per poi risalire lungo<br />

45<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

il torrente in vista della superba cima<br />

del Carè alto è il Rifugio Val di Fumo<br />

m 2000, esso pure convenzionato con<br />

l’Albergo Serena per la tradizionale<br />

“abboffata” di mezzogiorno.<br />

La fl ora osservata, naturalmente prima<br />

dell’ottundimento “post prandium” risente<br />

della diversità del substrato roccioso:<br />

metamorfi co con inclusioni calcaree<br />

nella prima parte lungo il lago,<br />

cristallino con preponderanza della<br />

tonalite nella quasi pianeggiante Val<br />

di Fumo. Alla varietà litologica corrisponde<br />

una ricca varietà di fl ora. Fra<br />

le circa 130 specie registrate diligentemente<br />

da Sandro Perego ne ricordiamo<br />

alcune: Achillea clavenae, A. moscata,<br />

Androsace alpina, Clematis alpina,<br />

Drosera rotundifolia, Viola palustris,<br />

Doronicum clusii, Crepis aurea, Gentiana<br />

punctata, Leucanthemopsis alpina,<br />

Lilium bulbiferum subsp. croceum,<br />

Linaria alpina, Myosotis alpestris, Pedicularis<br />

elongata, P. recutita, Ranunculus<br />

glacialis, Saxifraga cotyledon, S.<br />

paniculata, S. stellaris, Trichophorum<br />

caespitosum, Veronica alpina, V. fruticans,<br />

V. serpyillifolia oltre ad un ricco<br />

corredo di specie arbustive consueto a<br />

tale altitudine in ambiente per giunta<br />

ricco di acque.<br />

27 giugno:<br />

Ultimo giorno! Spostamento in auto<br />

a Campo Carlo Magno ed oltre fi no<br />

al parcheggio a Malga Vaglianella m<br />

1826 immersa nei boschi di peccio. Il<br />

percorso a piedi segue inizialmente la<br />

strada forestale che conduce a Malga<br />

Vagliana dove termina il bosco ed


iniziano i pascoli e i macereti ai piedi<br />

delle pareti dolomitiche. Superato un<br />

dosso poco sopra la malga ecco apparire<br />

una grande conca erbosa nobilitata<br />

da rari esemplari monumentali di larice<br />

e delimitata da un lato dal bosco di<br />

pecci e larici e dall’altro, verso monte,<br />

da un vasto versante interamente ricoperto<br />

di fi ori. Al di là della conca un<br />

immenso spazio a prati, rocce montonate<br />

e macereti calcarei dell’altopiano<br />

del Monte Spinale, deturpato purtroppo<br />

da faraonici impianti sciistici, che<br />

culmina al Passo del Grostè dove poco<br />

sotto il Rifugio Graffer m 2261, alquanto<br />

snob, ospiterà il nostro gruppo<br />

per la colazione.<br />

La ricerca fl oristica comporterà solamente<br />

l’imbarazzo della scelta per<br />

ammirare, fotografare, studiare quanto<br />

46<br />

di meglio il substrato calcareo può offrire<br />

con l’unico limite della stagione<br />

ancora un po’ arretrata. Oltre le specie<br />

già osservate nelle due precedenti<br />

escursioni del Brenta sono state ancora<br />

riconosciute: Acinos alpinus, Androsace<br />

obtusifolia, Aster alpinus, Anemone<br />

narcissifl ora, A. baldensis, Antyllis<br />

vulneraria subsp. alpestris, Lloydia<br />

serotina, Nigritella rhellicani, Saxifraga<br />

sedoides, Sempervivum montanum,<br />

Cerastium arvense subsp. fruticosum,<br />

Polygala alpestris, Globularia cordifolia,<br />

Galium baldense, Rhododendron<br />

hirsutum, e ancora Callianthemum coriandifolium<br />

a di-stese e, stranamente,<br />

un esemplare ridotto ma in fi ore di<br />

Clematis alpina nella bastionata calcarea<br />

che sostiene gli Orti della Regina a<br />

circa 2500 m di altitudine.


XXXVI MOSTRA<br />

MICOLOGICA MILANESE<br />

4 - 5 OTTOBRE 2008<br />

2008 anno infame per la micologia!<br />

Nel vero senso della parola: fame per i<br />

micogastrocultori che a parte sporadiche,<br />

piccole e molto localizzate “buttate”<br />

a inizio estate hanno dovuto sopportare<br />

un lungo digiuno autunnale;<br />

fame anche per i puristi della micologia<br />

per i quali è tornato in auge l’antico<br />

detto che la miseria aguzza l’ingegno.<br />

In questo frangente si sono trovati costretti<br />

– ed è il lato positivo – ad indagare,<br />

cercare, avventurarsi a scoprire e<br />

studiare nuove specie anche fra le più<br />

trascurate e meno simpatiche.<br />

Alla vigilia della Mostra i musi lunghe<br />

erano di rigore, ma gli sforzi dei<br />

solerti soci ed amici e parenti tutti<br />

hanno permesso che avvenisse a Milano<br />

il miracolo autunnale dell’apparizione<br />

dei funghi sui tavoli della<br />

Mostra.<br />

200 specie non sono uno scherzo!<br />

In dignitoso stato di conservazione,<br />

47<br />

PAG. BOT. 2009, 33: 47-52<br />

Giorgio Ceffali e Benedetto Prinetti<br />

anche se di breve durata, causa il tempo<br />

sempre asciutto che generosamente<br />

riscaldava l’esposizione dalle ampie<br />

vetrate del Museo di Storia Naturale,<br />

hanno reso possibile il riconoscimento<br />

ed il confronto delle specie molto ben<br />

distribuite fra i vari generi; la dislocazione<br />

nell’atrio d’ingresso dell’edifi cio<br />

ha ancora favorito l’affl usso di un gran<br />

numero di visitatori.<br />

E, come ormai indispensabile com–<br />

plemento dell’esposizione degli esem–<br />

plari freschi, la tradizionale mostra, ancora<br />

arricchita, delle stupende immagini<br />

fotografi che di alto valore artistico di<br />

Stefano Vianello che, presente per tutta<br />

la durata della Mostra, con grande competenza<br />

micologica e fotografi ca, si è<br />

sempre reso disponibile alle domande<br />

dei visitatori.<br />

Un grazie sentito a tutti coloro che<br />

hanno collaborato.<br />

A seguire l’elenco delle specie esposte.


Agaricus silvaticus Schaeff.: Fr.<br />

Agaricus silvicola (Vitt.) Saccardo<br />

Agaricus xanthoderma var. griseus<br />

Genev.<br />

Agaricus campestris L.: Fr.<br />

Agaricus bresadolianus Bohus<br />

Agaricus praeclaresquamosus Freeman<br />

Agaricus augustus Fr.<br />

Agrocybe aegerita (Brig.) Singer<br />

Agrocybe erebia (Fr.: Fr.) Kuhner<br />

Albatrellus ovinus (Schaeff.: Fr.) Kotl. &<br />

Pouzar<br />

Amanita muscaria var.formosa Gonn. &<br />

Rabben<br />

Amanita citrina (Schaeff.: Fr.) Gray<br />

Amanita crocea (Quél.) Singer<br />

Amanita fulva (Schaeff.: Fr.) Fr.<br />

Amanita gemmata (Fr.) Gillet<br />

Amanita muscaria (L.: Fr.) Hooker<br />

Amanita pantherina (D.C.: Fr.) Secr.<br />

Amanita rubescens (Pers.: Fr.) Secr.<br />

Amanita vaginata (Bull.: Fr.) Vitt.<br />

Amanita malleata Piane<br />

Amanita phalloides (Vail.: Fr.) Gray<br />

Armillaria gallica Marxm. & Romagn.<br />

Artomyces pyxidatus (Pers.ex Fr.) Julich<br />

Boletus edulis Bull.: Fr.<br />

Boletus pinophilus Pilat & Dermek<br />

Boletus pulverulentus Opatowskyi<br />

Boletus depilauts Redeuilh<br />

Calocera viscosa (Pers.: Fr.) Fr.<br />

Calvatia excipuliformis (Schaeff.: Fr.)<br />

Perdek<br />

Cantharellus tubaeformis Fr.: Fr.<br />

Cantharellus cibarius (Fr.: Fr.) Fr.<br />

Chalciporus piperatus (Bull.: Fr.) Bat.<br />

Chroogomphus helveticus (Singer) Moser<br />

Clitocybe gibba (Pers.: Fr.) Kummer<br />

Clitocybe clavipes (Pers.: Fr.) Kummer<br />

Clitocybe odora (Bull.: Fr.) Kummer<br />

48<br />

Clitocybe phyllophila (Pers.: Fr.)<br />

Kummer<br />

Clitopilus prunulus (Scop.: Fr.) Kummer<br />

Collybia dryophila (Bull.: Fr.) Kummer<br />

Coprinus comatus (Mueller : Fries)<br />

Persoon<br />

Coprinus atramentarius (Bull.: Fr.) Fr.<br />

Coprinus disseminatus (Pers.: Fr.) Gray<br />

Cortinarius torvus (Fr.: Fr.) Fr.<br />

Cortinarius anomalus (Fr.: Fr.) Fr.<br />

Cortinarius aureoturbinatus (Secr.) Lange<br />

Cortinarius calochrous (Pers.:Fr.)Fr.<br />

Cortinarius delibutus Fries<br />

Cortinarius largus Fr.<br />

Cortinarius violaceus (L.: Fr.) Gray<br />

Cortinarius venetus var. montanus<br />

(Fr.: Fr.) Fr.<br />

Cortinarius malachius Fries<br />

Cortinarius saginus (Fr.: Fr.) Fr.<br />

Cortinarius glaucopus (Schaeffer) Gray<br />

Cortinarius camphoratus Fr.<br />

Cortinarius bulliardii (Pers.: Fr.) Fr.<br />

Cortinarius arcuatorum Henry R.<br />

Cortinarius vitellinus Moser<br />

Cortinarius varius (Schaeffer: Fries)<br />

Fries<br />

Cortinarius variecolor (Pers.: Fr.) Fries<br />

Cortinarius caninus (Fr.: Fr.) Fr.<br />

Cortinarius orellanus Fries<br />

Cystoderma carcharias (Pers.: Secr.)<br />

Fayod<br />

Cystoderma amianthinum (Scopoli)<br />

Fayod<br />

Daedalepsis confragosa (Bolt.: Fr.)<br />

Schroeter<br />

Entoloma rhodopolium (Fr.: Fr.) Karst.<br />

Fistulina hepatica (Scaeff.: Fr.) With.<br />

Ganoderma lucidum (W.Curt.:Fr.) Karst.<br />

Geastrum sessile (Sow.) Pouzar<br />

Gomphidius glutinosus (Schaeff.: Fr.)


Grifola frondosa (Dicks.: Fr.) Gray<br />

Gymnopilus spectabilis (Fr.: Fr.) Singer<br />

Hebeloma truncatum (Schaeffer : Fr.)<br />

Kummer<br />

Hebeloma radicosum (Bull.: Fr.) Richen<br />

Hebeloma edurum Metrod ex Bon<br />

Hydnum repandum L.: Fr.<br />

Hydnum rufescens Fr.<br />

Hygrophoropsis aurantiaca (Wulf.: Fr.)<br />

Maire<br />

Hygrophorus pudorinus (Fr.: Fr.) Fr.<br />

Hygrophorus capreolarius (Kalchbr.)<br />

Fries<br />

Hygrophorus agathosmus (Fr.) Fr.<br />

Hygrophorus eburneus (Bull.: Fr.) Fr.<br />

Hypholoma sublateritium (Schaffer. Fr.)<br />

Quélet<br />

Hypholoma fasciculare (Huds.: Fr.)<br />

Kummer<br />

Hypholoma capnoides (Fr.: Fr.) Kummer<br />

Inocybe rimosa (Bull.: Fr.) Kummer<br />

Inocybe eutheles (Berk. & Br.) Quélet<br />

Laccaria bicolor (Maire) Orton<br />

Laccaria amethystina Bolt. ex Hooker)<br />

Murr.<br />

Lactarius azonites f.ma azonites Bulliard-<br />

Lange<br />

Lactarius circellatus Fr.<br />

Lactarius torminosus (Schaeff.: Fr.) Gray<br />

Lactarius glyciosmus (Fr.: Fr.) Fries<br />

Lactarius pyrogalus (Bull.: Fr.) Fr.<br />

Lactarius salmonicolor Heim ex Laclaire<br />

Lactarius subdulcis (Pers.: Fr.) Gray<br />

Lactarius picinus Fr.<br />

Lactarius pubescens (Fr.) Fr.<br />

Lactarius rufus (Scop.: Fr.) Fr.<br />

Lactarius aurantiacus (Pers.: Fr.) Gray<br />

Lactarius blennius (Fr.: Fr.) Fr.<br />

Lactarius chrysorrheus Fr.<br />

Lactarius controversus (Pers.: Fr.) Fr.<br />

49<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

Lactarius necator (Bull.: Fr.) Karst.<br />

Lactarius rubrocintus Fr.<br />

Lactarius deterrimus Groger<br />

Leccinum duriusculum (Schulzer) Singer<br />

Leccinum quercinum Pil. ex Pil.<br />

Leccinum scabrum (Bull.: Fr.) Gray<br />

Lentinus tigrinus Bull.:Fr.<br />

Lepiota oreadiformis Vel.<br />

Lepiota cristata ( Bolton: Fr.) Kummer<br />

Lepista glaucocana ( Bres.) Singer<br />

Lepista nuda ( Bull.: Fr.) Cooke<br />

Lepista nebularis ( Batsch: Fr.) Harm.<br />

Lepista sordida ( Fr.: Fr.) Singer<br />

Lepista caespitosa (Bresadola) Singer<br />

Leucortinarius bulbiger (Alb. & Schw.:<br />

Fr.) Singer<br />

Lycoperdon perlatum Pers.: Pers.<br />

Lycoperdon pyriforme Schaeff.: Pers.<br />

Lycoperdon molle Pers.: Pers.<br />

Lyophyllum connatum (Schum.: Fr.)<br />

Lyophyllum decastes (Fr.: Fr.) Singer<br />

Macrolepiota mastoidea (Fr.: Fr.) Singer<br />

Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Singer<br />

Macrolepiota rhacodes (Vitt.) Singer<br />

Marasmius wynneae Berk. & Br.<br />

Marasmius oreades (Bolt.: Fr.) Fr.<br />

Marasmius cohaerens (Pers.ex Fr.) Fr.<br />

Megacollybia platyphylla (Pers.: Fr.)<br />

Kotlaba & Pouzar<br />

Meripilus giganteus (Pers.: Fr.) Karsten<br />

Morchella esculenta var. rotunda Pers.<br />

Mycena pura Pers.: Fr.<br />

Mycena epipterigia (Scop.: Fr.) Gray<br />

Mycena galericulata (Scop.: Fr.) Gray<br />

Mycena inclinata (Fr.) Quél.<br />

Mycena pura f.ma alba (Gill.) Kuhn.<br />

Mycena polygramma (Bull.: Fr.) Gray<br />

Omphalotus olearius (D.C.: Fr.) Fayod<br />

Oudemansiella mucida (Schrader: Fr.)<br />

V.Hoehnell


Oudemansiella longipes (Bull. ex<br />

St.Amans) Moser<br />

Panaeolus sphinctrinus (Fr.) Quélet<br />

Paxillus involutus (Batsch: Fr.) Fr.<br />

Peziza badia Pers.: Fr.<br />

Phaeocollybia lugubris (Fr.: Fr.) Heim<br />

Pholiota alnicola (Fr.: Fr.) Singer<br />

Pholiota squarrosa (Pers.: Fr.) Kummer<br />

Pholiota lenta (Pers.: Fr.) Singer<br />

Piptoporus betulinus (Bull.: Fr.) Karsten<br />

Pleurotus ostreatus (Jacq.: Fr.) Kummer<br />

Pluteus cervinus (Schaeffer: Fr.)<br />

Kummer<br />

Postia caesia (Schrad.: Fr.)<br />

Psathyrella lacrimabunda (Bull.: Fr.)<br />

Moer<br />

Ramaria stricta (Fr.) Quélet<br />

Rhodocybe nitellina (Fr.) Singer<br />

Russula aeruginea Lindblad ex Fr.<br />

Russula amoena Quél.<br />

Russula atropurpurea (Krombh.) Britz.<br />

Russula atropurpurea f.ma dissidens Zv.<br />

Russula cyanoxantha f.ma peltereaui<br />

Singer<br />

Russula densifolia Secr. ex Gillet<br />

Russula emetica (Schaeff.: Fr.) Persoon<br />

Russula fellea (Fr.: Fr.) Fr.<br />

Russula foetens Persoon : Fr.<br />

Russula ionochlora Romagn.<br />

Russula mairei Singer<br />

Russula mustelina Fr.<br />

Russula nigricans (Bull.) Fr.<br />

Russula parazurea J.Schaeffer<br />

Russula queletii Fr.<br />

Russula viscida Kudrna<br />

Sarcodon imbricatus (L.: Fr.) Karst<br />

Scleroderma polyrhizum Gmelen: Pers.<br />

Scleroderma citrinum Pers.<br />

Spatularia fl avida Pers.: Fr.<br />

Stropharia aeruginosa (Curt.: Fr.) Quél.<br />

50<br />

Suillus bovinus (L.: Fr.) Kuntzc<br />

Suillus luteus (L.: Fr.) Roussel<br />

Suillus grevillei (Klot.: Fr.) Singer<br />

Suillus viscidus (L.) Roussel<br />

Trametes versicolor (L.: Fr.) Pil.<br />

Trametes hirsuta (Wulf.: Fr.) Pil.<br />

Tremellodon gelatinosum (Scop.: Fr.)<br />

Karsten<br />

Tremiscus helvelloides (D.C.: Pers.)<br />

Donk<br />

Tricholoma batschii Gro Gulden<br />

Tricholoma terreum (Scahaeff.: Fr.)<br />

Kummer<br />

Tricholoma pseudoalbum Bon<br />

Tricholoma pardinum (Pers.: Secr.)<br />

Quélet<br />

Tricholoma sciodes (Secr.) Martin<br />

Tricholoma fl avobrunneum (Fr.) Sacc.<br />

Tricholoma columbetta (Fr.: Fr.)<br />

Kummer<br />

Tricholoma colossus (Fr.) Quélet<br />

Tricholoma vaccinum (Pers.: Fr.)<br />

Kummer<br />

Tricholoma ustale (Fr.: Fr.) Kummer<br />

Tricholoma saponaceum ( Fr.: Fr.)<br />

Kummer<br />

Tricholoma psammopus (Kalc.) Quél.<br />

Tricholoma portentosum (Fr.) Quél.<br />

Tricholoma imbricatum (Fr.: Fr.)<br />

Kummer<br />

Tricholomopsis rutilans (Schaeff.: Fr.)<br />

Xerocomus subtomentosus (L.: Fr.) Quélet<br />

Xerocomus badius (Fr.: Fr.) Kuhn. &<br />

Gilbert<br />

Xylaria polymorpha (Pers.: Fr.) Greville<br />

La Mostra è stata integrata con esemplari<br />

freschi di muschi e la descrizione<br />

dell’ambiente in cui vivono accompagnati<br />

dalla seguente presentazione:


Elenco specie esposte:<br />

Anomodon viticulosus (Hedw.) Hook.<br />

& Taylor<br />

Anthelia juratzkana (Limpr.) Trevis.<br />

Antitrichia curtipendula (Hedw.)<br />

Brid.<br />

Atrichum undulatum (Hedw.) P.<br />

Beauv.<br />

Barbula unguiculata Hedw.<br />

Brachythecium rutabulum (Hedw.)<br />

Schimp.<br />

Bryum argenteum Hedw.<br />

Conocephalum conicum (L.) Dumort.<br />

Ctenidium molluscum (Hedw.) Mitt.<br />

Dicranum scoparius Hedw.<br />

Eucladium verticillatum (With.)<br />

Bruch & Schimp.<br />

Fissidens adianthoides Hedw.<br />

Frullania dilatata (L.) Dumort.<br />

51<br />

<strong>PAGINE</strong> <strong>BOTANICHE</strong> 2009<br />

BRIOFITE (Muschi)<br />

Cercando funghi, potete incontrare dei soffi ci cuscinetti verdi, apparentemente<br />

tutti uguali, chiamati genericamente “muschi”: sono le BRIOFITE, piante con<br />

forme molto primitive che si pensa siano state le prime a colonizzare le terre<br />

emerse.<br />

Non hanno radici, né veri vasi conduttori, né foglie protette da una cuticola<br />

che eviti la disidratazione, come avviene nelle piante superiori; ciononostante<br />

ancora oggi vivono in molti differenti ambienti, da umidi ad aridi, da assolati<br />

a poco luminosi.<br />

Le loro strategie di sopravvivenza non sono ancora ben conosciute.<br />

Questa ristretta rassegna, che mostra alcune delle 1155 specie presenti in Italia,<br />

intende suscitare curiosità verso un mondo poco conosciuto, molto più vario e<br />

interessante di quanto appaia al primo sguardo e che svolge una funzione importante<br />

per l’equilibrio del mondo vivente.<br />

Sandro Perego<br />

Grimmia pulvinata (Hedw.) Sm.<br />

Hedwigia ciliata (Hedw.) P. Beauv.<br />

Homalothecium sericeum (Hedw.)<br />

Schimp.<br />

Hylocomium splendens (Hedw.)<br />

Schimp.<br />

Hypnum cupressiforme Hedw.<br />

Leucodon sciuroides (Hedw.)<br />

Schwägr.<br />

Neckera crispa Hedw.<br />

Orthotrichum affi ne Schrad. ex Brid.<br />

Orthotrichum anomalum Hedw.<br />

Palustriella commutata (Hedw.)<br />

Ochyra<br />

Palustriella decipiens (De Not.)<br />

Ochyra<br />

Philonotis calcarea (Bruch &<br />

Schimp.) Schimp.<br />

Plagiochila porelloides (Torrey ex<br />

Nees) Lindenb.


Plagiomnium undulatum (Hedw.)<br />

T.J.Kop.<br />

Pleurozium schreberi (Willd. ex<br />

Brid.) Mitt.<br />

Porella platyphylla (L.) Pfeiff.<br />

Polytrichastrum formosum (Hedw.)<br />

G.L.Sm.<br />

Pseudoleskeella nervosa (Brid.)<br />

Nyholm<br />

Pseudoscleropodium purum (Hed.)<br />

M.Fleisch.<br />

52<br />

Racomitrium ericoides (Brid.) Brid.<br />

Radula complanata (L.) Dumort.<br />

Rhytidiadelphus triquetrus (Hedw.)<br />

Warnst.<br />

Sanionia uncinata (Hedw.) Loeske<br />

Sphagnum russowii Warnst.<br />

Thuidium tamariscinum (Hedw.)<br />

Schimp.<br />

Tortella fl avovirens (Bruch) Broth.<br />

Tortella tortuosa (Hedw.) Limpr.<br />

Tortula muralis Hedw.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!