sabato 27 luglio 2013

Ugolino - I 45 giri


E per concludere con Ugolino ecco i 45 giri
le cui notizie sono alquanto irreperibili



1967 I miei diritti/Le scoperte di Guido
1968 Ma che bella giornata/Gianni il barista
1969 Meno male/La Domenica
1970 Lei mi ama/Un quarto di rosso
1971 I soldi non sono tutto/Il 2000
1971 La vita è bella bella/Senza amore non posso stare
1977 Il matto/La spina bianca
1977 L'amore secondo Matteo/Donne


 


Su questo brano ci sono delle discussioni. Qui ve lo presento sotto due titoli, ascoltateli e poi traete voi le vostre conclusioni:
Dalla colonna sonora della serie televisiva "Le simpatiche canaglie". La base è quella della prima sigla della serie, con testo differente.

Franco Campanino (musica)
Guido Lamberti (testo)
Ugolino (Guido Lamberti) (voce)
Ernesto Vitolo (piano)

1978 Simpatiche canaglie/Il Re del piffero


E per concludere due chicche, due brani di altrettanti 45 giri ma spaiati e tratti entrambi dall'LP Liberi Tutti del 1978:
Ascolta Matilde non lo sa










venerdì 26 luglio 2013

1969 Gian Pieretti - Il Viaggio Celeste di Gian Pieretti

Dante Pieretti, esordì, con lo pseudonimo di Perry, nel 1963, incidendo in modo molto personale una canzone di Adamo, Perduto amor. Sul retro di quel 45 giri, figurava Uno strano ragazzo, brano che affrontava (dopo “Coccinella” di Ghigo), tra il serio e il faceto, l’argomento della omosessualità. Fin dal secondo singolo (Ciao/C’era un bel sole), decise di usare il suo nome, cambiando solo quello di battesimo: "nacque" Gian Pieretti. Pieretti conobbe in questo periodo Ricky Gianco: iniziò così una prolifica collaborazione e il binomio Pieretti-Gianco fu uno dei più gloriosi della nostra musica, lasciando il segno negli anni ‘60. I due, musicalmente, sembravano fatti l’uno per l’altro; le magiche liriche di Pieretti si adattavano stupendamente alle onde musicali di Gianco e spesso, in composizione, i due si scambiavano i ruoli di paroliere e compositore. Nel 1965, fu la volta del singolo Michela/Io so già. Nel 1966, mentre anche in Italia esplose il movimento Beat, Pieretti si recò all’estero, per essere informato sulla musica e sui movimenti giovanili, in special modo per seguire quello che stava accadendo in Inghilterra e nella “swingin London”. Assistette a molti concerti, fra cui quello del suo idolo: Donovan (dopo un concerto riuscì anche ad incontrarlo e a parlargli). Ritornato in Italia, con Gianco, scrisse Il vento dell’Est, brano, dal taglio folkeggiante che ebbe un grande successo. Nel 1967 Gian Pieretti partecipò al Festival di Sanremo con il brano Pietre, cantato in coppia con il francese Antoine, che però la interpretò in chiave comica ottenendo un sensazionale successo popolare, mentre Pieretti, che la interpretava con sentimento e professionalità, fu apprezzato dai giovani che capirono il testo. Lo stesso anno ebbe un notevole successo con Julie 367008 e a fine anno pubblicò un altro grande 45 giri: Io sono tanto stanco/Strade bianche. Sono canzoni utopiche, ricche di desiderio per un mondo, una vita diversa, ma anche consapevoli dell’impossibilità di raggiungere questo obbiettivo, in cui compare la rassegnazione che avvolse molti giovani che videro il sogno di un mondo migliore, senza guerre e soprusi, infrangersi con l’inasprirsi della guerra nel Viet-Nam o l'invio dei carri armati in Cecoslovacchia. In quel periodo, la sua casa discografica, la Vedette, pubblicò un 33 giri, in edizione stereofonica, dal titolo Se vuoi un consiglio, un lavoro splendido e completo. Cessato il contratto con la Vedette, Pieretti venne scritturato dalla Ricordi, dove nel frattempo era già approdato l’amico Ricky Gianco. La collaborazione tra i due si fece ancora più fitta; grazie al programma televisivo di Pippo Baudo “Settevoci”, il cantante "dovette" sfornare canzoni a gettito continuo, poiché non trovava nessuno che lo scalzasse dal podio di vincitore di ogni trasmissione. Incise brani eccellenti come Mao mao, Lei e soprattutto Celeste, erroneamente considerata una sua trasposizione italiana della “Atlantis” di Donovan, (in realtà Celeste uscì prima del brano dell’inglese). Il brano ebbe un ottimo successo ed è, fra i suoi, quello che ha venduto di più (oltre 250.000 copie) arrivando ad 59° posto nei Top 100 di quell'anno. Nel 1970, Pieretti incise un altro piccolo capolavoro, Viola d’amore. Ormai la dimensione del singolo gli stava strettissima e decise di cimentarsi in ben due album “concept”: Il viaggio celeste di Gian Pieretti e Il vestito rosa del mio amico Piero, trattando, con tempestività assoluta rispetto ad altri cantautori, il tema dei diversi e degli emarginati. A questi due avrebbero dovuto seguire tre dischi in realtà mai usciti, ovvero “Come nasce un bambino”, “Splendore nell’erba” e “2000 rapporto sullo sviluppo”. Questi album non vennero mai realizzati e tanto meno incisi. Nel 1975 invece uscì Cianfrusaglie per la Dig.It, album nel quale spiccava la presenza di Ivan Graziani, che, oltre a suonare nel disco, firmò con Pieretti il pezzo Francesca no, Nel disco era contenuta anche Canada, traduzione di “Harvest” di Neil Young. Tutti questi dischi non ebbero successo e Pieretti decise di lasciare l'ambiente musicale, aprendo un negozio di biciclette ed articoli sportivi a Milano. Ma la passione ebbe il sopravvento: nel 1989, pubblicò Don Chisciotte, un lavoro grandioso che, nonostante il suo valore compositivo e musicale, non ottenne successo. Dopo qualche anno uscirono gli album Bang nel1992 (a nome Gian Pieretti Tryo) e Caro Bob Dylan nel 1997 contenente numerose cover di Dylan, Donovan ma anche di Ricky Gianco e Francesco Guccini. Dopo allora nuovamente il silenzio.

Dante Pieretti, in arte Gian Pieretti, autore e cantante anni '60, è stato al centro di polemiche per la canzone Pietre, scritta assieme a Ricky Gianco, e portata al Festival di San Remo del 1967 (con successo, assieme al cantante francese Antoine), imparentata in modo abbastanza evidente con Rainy Day Women 12 & 35 di Bob Dylan, un brano uscito l'anno prima sull'album Blonde On Blonde del grande musicista americano.
In una intervista del 1987 a Claudio Scarpa, l'editore della rivista Anni '60, spiega la sua posizione in merito, e alcuni retroscena:

"D: Che ne pensi della accoppiata con Antoine, avresti preferito un altro cantante?
R: In effetti Antoine è stato un ripiego, perché inizialmente avevamo pensato ad altri, ad altri nomi. Pensammo subito a Bob Dylan perché in Pietre c'era un po' lo spirito di Dylan, anche in una sua canzone in effetti il concetto era quello ".. sei cattivo, sei buono, e ti tirano le pietre...", c'é però da dire che nel 1300 una canzone napoletana diceva ".. sì bravo e te tirano 'e petre" eccetera, quindi un episodio che è purtroppo storia di sempre.
Dylan era impegnatissimo allora, in vari spettacoli, così pensammo subito a Donovan che però non si sognava mai di venire ad una simile manifestazione. Per fare una accoppiata funzionale quindi pensammo ad Antoine che faceva un po' di contestazione, almeno in quei primi periodi."

Chissà se Dylan è pentito di non essere venuto a San Remo, e cosa ne penserebbe Antoine di questa intervista?
Comunque è improbabile che i due interpreti di Pietre si incontrino, Dante Pieretti ha cambiato settore (ha o aveva un ristorante a Milano) e anche Antoine è decisamente in altro campo e in altro luogo, infatti fa la guida turistica in Polinesia.

Nella intervista però si viene a sapere che il buon Pieretti aveva una certa tendenza a subire influssi subliminali, infatti il suo primo pezzo Perduto amore, è ispirato a Amor Perdu, uno dei primi successi di Adamo (riproposto recentemente da Battiato nella sua nuova raccolta di "brani che gli hanno cambiato la vita", Fleurs 3). Racconta Pieretti riguardo alla sua prima esperienza di lavoro nel campo della musica in Belgio, dove conobbe Adamo:

"... come sai lui aveva fatto una canzone dal titolo "Amor perdu" ed io, quando tornai in Italia, feci "Perduto amore", non copiandolo ma ispirandomi, tanto è vero che le due canzoni hanno tonalità e sfumature diverse. Ecco lo ringrazio (Adamo) perché mi ha fatto capire, mi ha dato la certezza che c'ero anch'io, che anche io potevo cantare".

Ma dopo il successo di Pietre Pieretti ha ripensato ancora a Donovan, il mancato partner di San Remo, scrivendo un'altra canzone apparentemente ispirata a un modello straniero. Il pezzo si chiamava Celeste e il modello era Atlantis, il bel brano dedicato da Donovan al mito del continente scomparso.

Dice ancora Pieretti:
"D: Come scrivesti un brano come Celeste?
R: E' strano. Questa canzone è stata una simbiosi tra me e Donovan. Incredibilmente il mio Celeste uscì in Italia prima della sua Atlantis. Mi sono sempre chiesto come mai queste due canzoni fossero sulla stessa "lunghezza d'onda" così nettamente. Non te lo so dire, però allora esisteva Radio Caroline; forse la sentii lì ed inconsciamente mi uscì Celeste. E' chiaramente da escludere il discorso inverso, cioè che sia stato Donovan a sentire la mia Celeste e a fare poi Atlantis."

"Il viaggio celeste di Gian Pieretti" inizia da Milano in ottobre e si dipana poi su una rotta che passa da Parigi siporta in Oriente, poi negli Usa, quindi Rio De Janeiro per finire poi nell'isola di Celeste, al largo delle coste africane. Ogni città è sede di una piccola storia e, sia la storia che la musica, raccolgono umori e colori locali. Così a Parigi una specie di lenta ballata racconta una storia tristemente malinconia, sottolineata dai violini, a Siviglia l'intro è a cura di una chitarra flamenco, a Londra è uno rock larvatamente progressive con tanto di chitarre elettriche, a Odessa ci aspetta una balalajka e tanto freddo come di prammatica, a Bombay un sitar e un tema pallidamente sociale.

In Giappone ci attende una poesia, quasi un haiku, alla Hawai un ukulele, negli States ritmi compresi tra Bob Dylan e i Byrds, Brasiliana è invece un samba da cantare in Brasile e all'Isola Celeste, paradiso incontaminato, musica paradisiaca con tanto di arpa e parole alate e grida di gabbiani. Forse un po' manicheo al gusto di oggi, ma vivace per l'epoca e ancora più vivace se si considera che i brani non appaiono staccati tra loro, ma collegati dal suono del mezzo di trasporto utilizzato per lo spostamento che si introduce sulle ultime note della canzone precedente e cessa dopo le prime note del brano seguente.

In tutto il disco è trasparente un grande lavoro di chitarra: come era prassi all'epoca i nomi dei collaboratori non sono riportati, ma in Brasiliana è coautore un certo Franco Mussida che, non è da escludere, abbia avuto una parte rilevante alle chitarre. Insomma un vecchio disco, in parte ingenuo, ma che suona ancora dannatamente bene.

01 - Milano - Il Vento D'ottobre
02 - Parigi - Quando L'alba Tornerà
03 - Siviglia - Stanza 103 (No, Cameriere)
04 - Londra - Miss Ann
05 - Odessa - Una
06 - Bombay - Piccolo Bambino
07 - Kyoto - Quello Che Ho, Quello Che Sono
08 - Hawaii - A Naturale Velocità
09 - San Francisco - Bam Bam, Ricordando Bullit
10 - New York - Una Storia
11 - Rio De Janeiro - Brasiliana
12 - Isola Celeste - Celeste










lunedì 22 luglio 2013

Alfredo Cohen - 1977 - Come barchette dentro un tram

TRACKLIST:

1) I vecchi omosessuali 
2) Tremilalire 
3) Signor pudore 
4) Non ho ricchezze non ho paesi non ho tesori non ho città 
5) La mia virilità 
6) Edipuccio e li briganti psicanalisti 
7) Come barchette dentro un tram 
8) Dolce ragazzo vai componi prati 
9) Signor tenente 

Bonus Tracks - 45 GIRI del 1979

10) Roma - lato A
11) Valery - lato B

Testi: Alfredo Cohen - Musica: Franco Battiato e Giusto Pio
Arrangiamenti e direzione d'orchestra: Franco Battiato e Giusto Pio

Disco difficile, questo di Alfredo Cohen, giocato tutto sui testi, provocanti, trasgressivi, basati su racconti di vita quotidiana, ricordi di gioventù, persone incontrate casualmente. Cohen nasce come attore teatrale. Inizia la sua attività artistica a Torino nel 1974 con lo spettacolo di cabaret "Dove vai stasera amico?", un'antologia di personaggi gay da lui stesso interpretati. Lo spettacolo è portato in giro nei locali alternativi con lo scopo di suscitare il dibattito sui temi della lotta contro il sessismo e il moralismo piccolo-borghese. Nel 1975 realizza lo spettacolo di canzoni e monologhi "Oggi sul giornale" e nel 1976 "Salve signori sono normale", dove affronta i luoghi comuni sul sesso. Nel 1977 esce con l'unico 33 giri della sua carriera artistica, "Come barchette dentro un tram" (già il titolo trasuda di alternativo), frutto dell'incontro con Franco Battiato. Nell'aprile 1978 è la volta del monologo "Mezzafemmina e za' Camilla", che riscuote un grande successo in tutta Italia. Nel 1979 vede la luce la sua seconda e ultimissima prova discografica, un 45 giri che contiene Roma e Valery. Anche in questo caso si avvale della collaborazione di Franco Battiato e di Giusto Pio. Valery fra l'altro è la versione embrionale di un brano poi ripreso e rielaborato da Battiato negli anni '80 e diventato Alexanderplatz.

Il testo sottostante è tratto da un interessantissimo articolo di Stefano Stefano AbulQasim, che potete trovare QUI nella sua interezza. Un grazie "con scuse" a Stefano (nota captainesca)...

A fianco di Cohen, per quanto riguarda gli aspetti musicali, troviamo Franco Battiato, all’epoca decisamente più interessato alla sperimentazione e alle avanguardie musicali che al mondo della canzone di facile presa. Dalla collaborazione nasce questo mix unico (e mai più riascoltato) in cui ai testi decisamente forti di Cohen si sommano arrangiamenti altrettanto azzardati (ascoltate lo stupefacente pre-Mertens de Il signor pudore, il Reich umanizzato di Tremilalire, le fasce armoniche di Dolce ragazzo vai componi prati) utilizzando un ensemble piuttosto originale per una canzone (violino, viola, tromba, piano, oboe, batteria, violoncello, contrabbasso, chitarra, xilofono, clarino, più l'armonium affidato direttamente alle sue mani). Ai cori troviamo nientemeno che Juri Camisasca. "Come barchette dentro un tram" è un disco che ancora oggi colpisce per la sua originalità. Peccato che la ristampa in digitale fatta oltre 10 anni fa dalla piccola MP Records abbia avuto una distribuzione al limite dell’invisibile (a renderla preziosa vi erano contenuti anche i 2 brani del 45 giri del 1979, con Battiato non solo arrangiatore, ma anche co-autore). Ho letto sul web che Christian Zingales sulla rivista Blow Up, in un ottimo articolo a lui dedicato, lo definisce un “outsider autentico” e aggiunge correttamente: “Erano tempi di trincea: all’impellenza dei contenuti rispondeva sempre la voglia di sondare e fondare nuovi linguaggi”.

E il fatto che questo disco non abbia praticamente avuto epigoni ce lo rende oltre modo caro. 

LINK

Post by George

venerdì 19 luglio 2013

Paolo Tofani & Claudio Rocchi - 1980 - Un gusto superiore

TRACKLIST:

1 Jaya Srila Gurudeva Bhagavan
2 O Sei Parte Del Problema O Sei Parte Della Soluzione
3 Dio 
4 La Macellazione 
5 Un Gusto Superiore 
6 Introduzione 
7 Muoiono
8 Jiv Jago

Il testo sottostante è adattato da un bellissimo articolo di Stefano Abulquasim, che potete leggere nella sua interezza QUI.

Due musicisti di grande levatura si trovano agli inizi degli anni '80 per condividere le loro esperienze musicali: sono Claudio Rocchi (da poco scomparso, ahimé - diventa questa un'occasione per ricordarlo ancora una volta), cantante e chitarrista, artista innamorato dei suoni acustici e delle musiche indiane e Paolo Tofani, chitarrista, anche lui sperimentatore di suoni innovativi, componente degli Area. Il titolo del disco è già un programma: "Un gusto superiore" e viene pubblicato nel 1980. A suo tempo ebbe una certa diffusione, oggi è caduto quasi completamente nel dimenticatoio. Probabilmente i due si ritrovano a fronte di una scelta importante nelle loro vite. Tofani ha lasciato gli Area e tutto il mondo che gravita intorno alla Cramps Records, Rocchi ha dismesso i panni di cantautore psichedelico italiano ed entrambi sono entrati in quella ramificazione dell’induismo che qui in Italia viene indicata come Hare Krishna. Hanno abbracciato la loro nuova fede e non resistono alla tentazione di esprimere questo loro cambiamento attraverso il linguaggio che meglio di tutti padroneggiano, quello della musica. Pubblicano dunque questo disco che contiene 8 brani, 7 dei quali si muovono sulle coordinate di un tranquillo soft-rock. L’iniziale “Jaya Shrila Gurudeva Bhagavan” è un mid-tempo con Tofani alla voce e, a dispetto del titolo, senza nessun particolare riferimento musicale alla cultura indiana. “O sei parte del problema, o sei parte della soluzione“, cantata da Rocchi, continua con energia il discorso, qualche venatura bluesy non modifica sostanzialmente il mood del disco; particolarmente presente la chitarra di Tofani, protesa verso sonorità elettroniche. Sulla stessa linea si muovono gli altri brani: “Dio” (una balla morbidissima), “Un gusto superiore” (vagamente reggaeggiante con nuovamente Tofani alla voce), “Muoiono” (ancora un rock leggero cantato da Rocchi). Chiude il disco l’unico brano non cantato da Rocchi o Tofani e non riconducibile alla forma-canzone, un brano tradizionale induista, “Jiv jago“ da ascoltare a luci soffuse e con l'aroma di incenso che si diffonde nell'aria.

Una sottolineatura per il brano “La macellazione”, pezzo definito stracult nel suo esplicito e appassionato inveire contro il consumo di carne e i suoi effetti più o meno collaterali. Pur non godendo di alcuna distribuzione nei negozi normali ed essendo venduto (letteralmente) porta a porta dai devoti, riuscì a vendere moltissimo (si narra di oltre due milioni di copie vendute in tutto il mondo). Di ottimo livello, infine, la band che accompagna nell'album i due musicisti.
Non mi risulta che il disco sia stato ristampato in CD. 

MUSICISTI

Paolo Tofani: chitarra, voce
Claudio Rocchi: chitarra, voce
Mauro Spina: batteria
Beppe Sciuto: batteria in 2
Paolo Donnarumma: basso in 2
Mark Harris: basso, piano, tastiere
Srila Bhagavan Goswami: tampoura in 8


Post by George

1977 - Ugolino - Siam rimasti fregati

Un tipo strano, dalle movenze nervose, la voce graffiante, tagliata di gola,  le atmosfere scure che ricordavano il beat nero dei Corvi, una soluzione di canto e di canzoni in apparenza scriteriata, qualche accenno di nonsense, Ugolino, al secolo Guido Lamberti, calabrese di nascita ma genovese di adozione, venne alla ribalta verso la fine degli anni '60 con un paio di brani, in apparenza frivoli, in realtà dalla mira esatta. Ma che bella giornata e Meno male che tutto va bene spingevano al sorriso a denti stretti, ma fra le parole figuravano delle rughe di amarezza del tutto cosciente. Con quei brani fece anche breccia sul mercato, ma il personaggio di Ugolino non si impose, evitando di spingere la propria parabola oltre il singolo brano di successo e di curiosità immediata. Scomparso dalla circolazione per anni, senza che di lui si rammentasse nessuno, Ugolino riemerse con un disco di una piccola etichetta Siam rimasti fregati (Pierrot, distribuzione Phonogram, 1977) e alla fine del 1978 con l’album Liberi tutti, album tuttora freschissimi, tutti da riscoprire. Il tentativo non ebbe praticamente esito, e Ugolino, sull’orlo dei 40 anni, scomparse dall'industria musicale. Sembra, a detta di David Zard, che il progetto originario di "Burattino senza fili" di Edoardo Bennato, fosse firmato proprio da Ugolino, che nei primi anni '70 fu costretto a  rinchiuderlo nel cassetto, in attesa che arrivasse il suo momento. "Nel campo artistico nazionale, in generale, compagna di sventura è certo più la fame che il denaro. Le case discografiche parlano di multimiliardari, ma accennano sempre a quei dodici omettendo per galateo, gli altri dodicimila che invece....". Il suo titolo era "Pinocchiaccio". Peccato!!

Ugolino è uno di quegli artisti del rock italiano troppo avanti per il panorama musicale degli anni '60, e per questo i sui lp sono dischi volanti, ossia dischi che sono presto scomparsi dai negozi, anche se a volte riappaiono. I dischi di Ugolino, al secolo Guido Lamberti, sono fuori catalogo da un pezzo. Calabrese di nascita ma genovese di adozione, Ugolino venne alla ribalta verso la fine degli anni '60 con un paio di 45 che entrarono in hit parade, Ma che bella giornata e Meno male. Accompagnato dal complesso Gli Arcivescovi, Ugolino fece pure un'apparizione nel film I magnifici fresconi con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, magro, dal volto scavato e i capelli scarmigliati neri, le movenze nervose che anticipavano di 30 anni il ballo tarantolato di Axl dei Guns & Roses. La sua voce graffiante, autarchica, tagliata di gola, e le atmosfere scure delle musiche, in apparenza sembravano eredi del beat nero dei Corvi, ma in realtà Ugolino era già proiettato nei '70. I testi e le musiche sono già calati oltre le belle utopie di quegli anni.

Il Matto
Donne
Il Figlio Del Pagliaccio
I Pagani
La Spina Bianca
L'amore Secondo Matteo
Uomo D'allevamento
Vangelo Di Periferia
Il Popolino









mercoledì 17 luglio 2013

Le Streghe - 1978 - Le Streghe

 
TRACKLIST :

01 - Lucifer And The Witch (Ouverture) (S.Shapiro)
02 - Kapua Pele Ea (La Piana-Gazmen)
 03 - Segui Me (Il Volo)
04 - Cosa Mi Succederà (Colombini-Holland-Dozier-Holland)
05 - Chi (Simonluca-Shapiro)
06 - Ballerino (Albertelli-Shapiro)
07 - Finale - Lucifer And The Witch (S.Shapiro)

Le Streghe furono un trio femminile che registrò un Long Playing ed un paio di singoli nel biennio 1978/79. Non fatevi ingannare dagli accenni prog dell'Ouverture che apre questo album: le Streghe proponevano un genere "disco" commerciale, come era in voga nella seconda metà degli anni 70. Commerciale ma non banale: siamo di fronte infatti ad un album di ottima qualità, suonato e prodotto in maniera impeccabile (c'è lo zampino, anzi lo zampone di Shel Shapiro, già a quei tempi vecchio volpone del pop con oltre un decennio di successi alle spalle). Per quanto riguarda la lead vocalist della band, e qui sta il vero motivo di questo post sulla stratosfera, bisogna precisare che Silvana la Strega è in realtà Silvana Aliotta dei Circus 2000 (qualcuno li chiamò i Jefferson Airplane italiani). Non mi dilungo oltre nella descrizione di album e band, come vedete qui sotto c'è chi lo fa per me e, soprattutto, molto meglio di me...

Un interessantissimo ed esauriente articolo su queste deliziose streghette lo scrisse alcuni anni fa  Verdier il Vampiro dal Blog Pensieri a 33 giri. Ve lo ripropongo per intero, ringraziando di cuore l'autore mentre gli offro la giugulare in segno di amicizia:

"Beh, chi volete che vi presenti un vampiro se non tre streghe?
Magari ci scappa anche un bel sabba su qualche pendice di vulcano in eruzione.
Una produzione coi fiocchi dovuta a Shel Shapiro e ad altri autori (come il bravissimo Simon Luca) fanno sì che Le Streghe sfornino un 33 giri e due singoli molto interessanti. Si tratta di disco music, tanto vituperata all'epoca così come rivalutata al giorno d'oggi. Ma c'è disco e disco. Sylvester non è Barry White e Le Streghe non hanno una produzione di livello mediocre come Kathleen Del Casino, tanto per fare un esempio. A parte il fatto che la cantante del gruppo è una cantante vera: Silvana Aliotta, già facente parte dei Circus 2000, gruppo pop prog dei primissimi anni del decennio, poi diventata solista col solo nome di Silvana. Silvana è anche l'autrice, insieme a Pippo Caruso del singolo DON DON BABY. Accanto a lei Momi (che diverrà solista nel 1980 sebbene per breve tempo). Momi è una ragazza di origine cinese che dice di essere nata a Maui alle Hawaii (o così fanno sapere dalla casa discografica); e poi Luna, anche lei straniera (brasiliana) e anche per lei ci sarà un futuro brevissimo come solista (da non confonderla con Luna alias Farida). Il loro disco a trentatrè è un concept album: narra la storia di tre streghe, dall'iniziazione all'arrivo sulla terra dove, cantando e ballando, seducono gli uomini per procurare anime all'inferno. Ma poi si ribellano a Satana, perché si innamorano veramente e la canzone che racconta di questa inversione di tendenza è CHI?, nella quale si chiedono se valga davvero la pena di perdere i poteri di strega per amore e vivere una vita da comuni mortali. La canzone è scritta da Simon Luca e da Shel Shapiro. Nel 1979 Silvana abbandona il gruppo e viene sostituita da Dawn, già componente del gruppo degli Eruption, complesso di produzione tedesca, nonostante gli appartenenti dal complesso siano giamaicani (quelli di I CAN'T STAND THE RAIN, per intenderci, grosso hit del 1978). Ai tempi di DON DON BABY non ebbero molto riscontro di pubblico forse, perché non c'era molta coerenza fra il modo in cui volevano presentarsi ai telespettatori e quello nel quale in effetti apparivano (più sexy che streghe). A 10 HERTZ, il programma presentato da Gianni Morandi, cantano BALLERINO (scritta dal solito Shapiro e da Luigi Albertelli) e riescono a portare il pezzo in classifica in Italia e non solo. Ma poi, non sappiamo per quale ragione, il progetto Streghe si esaurisce proprio in quel 1979 con TAMARINDO BAY. Forse proprio con l'estinguersi del filone della disco music.
"

 Una chicca: ho voluto dare evidenza a 2 dei numerosi commenti che il post ricevette, sempre dal blog Pensieri a 33 giri, se mai vi foste chiesti "che fine hanno fatto Le Streghe...?"

Sylvia La Piana ha detto...
    ciao sono Io Momi era una delle streghe. i live on Maui now. my daughter Chiara lives with her father in torino Italy. we had a great show with "secondo voi" and "10 Hertz, and had our own greatgroup " Le Streghe" and we worked in so many discoteques. I'd love to have some copies of the shows we did on television Rai, Antenna 3 and in discoteques. please if you do have them, call me at this number 808/298/1522 Maui, Hawaii. I'd love to show it to my daughter Chiara La Piana, o11614301. she now sings with a group and attend college in Alessandria. Studia il Jazz e suona 3 isrumenti e sa 3 lingue. E' Hawaiiana, filipina, Chinese,e Italiana. E' BELLA come la Mama. and of her father too. please contact me. ALOHA

Luna Leso ha detto...
sono Luna la strega, è un vero piacere sapere che Momi sta bene, ha una bella figlia che vive a Torino ed è felice :) sono stati tempi belli e intensi!!! se avete foto di qualche nostro spettacolo, inviatele, please :) dopo le Streghe ho cantato come solista per la Five Record e in gruppo con le Toys for Boys per la Durium con cui abbiamo fatto il Festivalbar del 1985 e 1986

 Le STREGHE :

Silvana la Strega (Silvana Aliotta)
Luna la Strega (Luna Leso)
  Momi la Strega (Sylvia La Piana)

  LINK

Post by Captain & V.V.

P.S. - Purtroppo non ricordo con precisione la provenienza del file, non me ne voglia l'amico che ce lo ha passato o il blog da cui l'ho scaricato.

lunedì 15 luglio 2013

...Piccolo spazio pubblicità...

 Ragazzi, so che è inusuale per la Stratosfera, ma voglio fare un po' di pubblicità (gratutita, nè il blog nè il sottoscritto ci guadagnano nulla, ci tengo a dirlo, si tratta più di un favore ad un amico). D'altro canto trattasi di qualcosa di davvero attinente al tema del nostro blog. Infatti voglio segnalarvi (in colpevole ritardo) l'uscita dell'ultimo numero di Classix, che dedica un servizione di 25 (dicansi venticinque !!!) pagine tutte al rock progressivo italiano degli anni d'oro (1970-1975). Cercatelo, ne vale la pena, anche perchè," in generale, il 37 di Classix è un numero ad altissimo coefficente prog, con un pezzo di 15 pagine su Steven Wilson/Porcupine Tree, oltre a cose su Ten Years After, Pearl Jam e uno speciale su Sly Stone ed il funk che volle farsi rock (come, viceversa, su quei rocker dei '70 che volevano la pelle nera)" (Parole del redattore della rivista, Francesco Pascoletti)

Doppia cover, non ho dubbi su quale sceglieranno gli amici del nostro blog... Buona lettura

domenica 14 luglio 2013

1969 - Ugolino

« Mi sveglio al mattino e sento gridare,
qualcuno mi dice: "Ti devi sbrigare!",
in sette minuti mi lavo la faccia
e prendo il caffè con un po’ di focaccia...
Ma che bella giornata, ma che bella giornata! »
(Ugolino, Ma che bella giornata)

« La domenica è sempre un'altra cosa,
c'è chi si diverte, c'è chi si riposa... »
(Ugolino, La domenica)

Ugolino, nome d'arte di Guido Lamberti (Paola, 24 febbraio 1940), è un cantautore italiano che è stato attivo negli anni sessanta e settanta.
Considerato uno dei padri del rock demenziale, aveva uno stile in anticipo sui tempi, ricollegabile a quello di artisti come Enzo Jannacci e Rino Gaetano.
Calabrese di nascita, nato a Paola, in provincia di Cosenza, si trasferisce con la famiglia prima a Roma, e poi a Genova, dove inizia ad interessarsi alla musica (alcune sue canzoni sono cantate con spiccato accento genovese); decide quindi di trasferirsi a Milano dove, per mantenersi, inizia a lavorare come macellaio, garzone e cameriere, formando un suo complesso, Gli Arcivescovi.

Nel frattempo entra in contatto con la SAAR, e firma un contratto per una casa discografica satellite, la FP4/Enterprise, che lo porta all'incisione di un 45 giri con la denominazione Le scoperte di Guido, che però passa inosservato; gli viene quindi trovato uno pseudonimo, Ugolino, che il cantante decide di mantenere.

Riesce l'anno successivo a firmare un contratto con la RCA Italiana (che lo affida alla produzione ed agli arrangiamenti di Detto Mariano) e, nel 1968 pubblica il suo primo 45 giri, Ma che bella giornata che, grazie alla partecipazione di Ugolino alla trasmissione televisiva Quelli della domenica, condotta da Paolo Villaggio, riscuote subito successo: il pubblico dimostra di apprezzare i testi ironici ed eclettici scritti da Lamberti, accoppiati a musiche orecchiabili e ben arrangiate.

Insieme al suo complesso fa un'apparizione nel film I due magnifici fresconi (un imbroglio tutto curve), con la regia di Marino Girolami (e l'interpretazione di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia), cantando Ma che bella giornata.
Anche i 45 giri successivi hanno un buon successo, ponendosi quasi come antesignani del rock demenziale: in particolare La domenica e Meno male.

Tutte queste canzoni vengono raccolte nel 1969 in un album, dall'omonimo titolo, dove sono presenti anche canzoni con uno stile più pacato, a volte vicino al folk, ed altre invece decisamente rock, anche se con mescolanze riuscite con la tradizione italiana (del resto Ugolino sosteneva nelle sue interviste che il rock era nato dalla tarantella, portata negli Stati Uniti dagli immigrati italiani, concetto che verrà ripreso e sostenuto in seguito anche da Ivan Graziani).

MA CHE BELLA GIORNATA
LA DOMENICA
UN QUARTO DI ROSSO
ERAVAMO UNA BELLA COMPAGNIA
MENO MALE
CAPPUCCETTO NERO
SOGNARE
ADOLESCENZA
NEL SOLITO BAR
SONO UN BURLONE

Un tipo strano, dalle movenze nervose, la voce graffiante, tagliata di gola,  le atmosfere scure che ricordavano il beat nero dei Corvi, una soluzione di canto e di canzoni in apparenza scriteriata, qualche accenno di nonsense, Ugolino, al secolo Guido Lamberti, calabrese di nascita ma genovese di adozione, venne alla ribalta verso la fine degli anni '60 con un paio di brani, in apparenza frivoli, in realtà dalla mira esatta. Ma che bella giornata e Meno male che tutto va bene spingevano al sorriso a denti stretti, ma fra le parole figuravano delle rughe di amarezza del tutto cosciente. Con quei brani fece anche breccia sul mercato, ma il personaggio di Ugolino non si impose, evitando di spingere la propria parabola oltre il singolo brano di successo e di curiosità immediata. Scomparso dalla circolazione per anni, senza che di lui si rammentasse nessuno, Ugolino riemerse con un disco di una piccola etichetta Siam rimasti fregati (Pierrot, distribuzione Phonogram, 1977) e alla fine del 1978 con l’album Liberi tutti, album tuttora freschissimi, tutti da riscoprire. Il tentativo non ebbe praticamente esito, e Ugolino, sull’orlo dei 40 anni, scomparse dall'industria musicale. Sembra, a detta di David Zard, che il progetto originario di "Burattino senza fili" di Edoardo Bennato, fosse firmato proprio da Ugolino, che nei primi anni '70 fu costretto a  rinchiuderlo nel cassetto, in attesa che arrivasse il suo momento. "Nel campo artistico nazionale, in generale, compagna di sventura è certo più la fame che il denaro. Le case discografiche parlano di multimiliardari, ma accennano sempre a quei dodici omettendo per galateo, gli altri dodicimila che invece....". Il suo titolo era "Pinocchiaccio". Peccato!!











1969 - Alusa Fallax

Già attivi dal 1965 come gruppo da balera, tramutano nel 1969 il loro nome da "Adelfi" in "Alusa Fallax", ritenendolo commercialmente più elegante...

Intervista con il tastierista Massimo Parretti, di Giovanni Ottone, ott. 2003.

Quali sono le origini del gruppo? Come e perché si è formato?

Il gruppo è nato nel 1969 e ti spiego come. Erano già un paio di anni che io, che frequentavo il Liceo scientifico e studiavo privatamente per dare esami di pianoforte e poi di composizione al Conservatorio di Milano, bazzicavo per le case discografiche e gli studi di registrazione, avevo anche cominciato a collaborare con alcuni arrangiatori di quel tempo, tra cui Augusto Martelli.
Un giorno mi viene proposto da un micro-discografico di ridurre una canzone dall'intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni, un brano molto arioso e nostalgico. Ne faccio una canzone in stile Procol Harum, viene dato l'incarico a un paroliere di fare un testo e la canzone è pronta per essere incisa. Come spesso si usava allora, eravamo partiti dalla canzone per poi trovare l'interprete, cosa che risultò poi abbastanza complessa per vari motivi. Si pensò allora di trovare un gruppo esordiente, ed io partecipai alla ricerca.
Un mio compagno di classe al Liceo, Guido Gabet, chitarrista-cantante, era da poco entrato a far parte di un gruppo: gli Adelfi composto da lui, un tastierista, e tre fratelli: batteria, chitarra e basso. Mi invitò ad ascoltarli in una sala prove e devo dire che li trovai molto interessanti, soprattutto per la voglia che dimostravano di impegnarsi per progredire e costruire qualcosa di importante. Per farla breve facemmo un provino scegliendo la voce del batterista, cambiammo il nome al gruppo con quello di Alusa Fallax, che pensavamo potesse attrarre e incuriosire di più e incidemmo il disco. Tutti tranne il tastierista che si rivelò eccessivamente carente su tutti i fronti e non fu in grado di partecipare alla registrazione, dovetti sostituirlo io in studio.

Il disco a 45 giri Dedicato a chi amo ebbe una distribuzione regionale, non mi chiedere perché, non l'ho mai saputo, ma fu distribuito solo in Puglia, dove vendette poco più di 5000 copie, quantità che oggi darebbe un successo nazionale, ma che allora, tempi in cui si vendevano anche un milione di copie, era irrilevante. La cosa servì però per cementare l'amicizia fra di noi, ed io, che fino ad allora non avevo mai voluto entrare in gruppi, poiché preferivo pensare ad una carriera dietro le quinte come arrangiatore e compositore, ben presto entrai nel gruppo sostituendo il tastierista che aveva deciso di abbandonare. Incidemmo altri dischi 45 giri e soprattutto, cominciammo a fare parecchie serate con un impresario di Novara, Gianni Fonio, da qui deriva il nostro rapporto privilegiato con Novara e il Piemonte in genere.
Allora il nostro repertorio era al limite fra l'attrazione e il ballo; nel senso che venivamo ingaggiati nei Dancing per far ballare il pubblico, ma spesso infilavamo qualche brano eclatante, di bravura, durante il quale la gente si fermava volentieri attorno al palco per ascoltarci. Questi anni di "gavetta" sono stati molto utili per capire il pubblico, quali erano le cose che più lo colpivano positivamente, sia dal punto di vista musicale che di atteggiamento sul palco, cosa a cui in futuro abbiamo dato grande importanza per la funzione scenica. Nello stesso tempo sono serviti a noi per amalgamare i nostri gusti, e trovare uno stile personale..

Il primo 45 giri che esce nel 1969 per la West side, Dedicata a chi amo, è un brano melodico, tipico del periodo, dominato dalle tastiere, e caratterizzato da un'introduzione che pare anticipare i Procol Harum di "A salty dog"; sul lato B la più caotica e meno riuscita "Charleston 1923", sorta di revival anni '30. Charleston 1923 nasce sull’onda della moda del momento: il grosso successo cinematografico e discografico di Bonnie and Clyde.

1. Dedicata A Chi Amo
2. Charleston 1923

- Augusto Cirla: voce, batteria, flauto dolce
- Guido Gabet: chitarra, voce
- Massimo Parretti: tastiere
- Mario Cirla: flauto, sax, corno, voce
- Guido Cirla: basso, voce

Tutto passa/Cade una stella, secondo singolo anni '60, pubblicato per la precisione nel 1969 con la piccola etichetta West Side, per gli Alusa Fallax, gruppo di Milano più noto per quello che ha prodotto nel decennio successivo, vale a dire l'album "Intorno alla mia cattiva educazione", pubblicato nel 1974 con la Fonit Cetra, uno dei "classici" del progressive italiano, all'epoca stampato in pochissime copie e  con una copertina molto ricercata, e negli anni successivi oggetto di collezionismo spinto. Poi pubblicato anche su CD.

Tutto passa è presentato in copertina come "adattamento di una ballata pellerossa" e cover di "All My Trials", mentre invece di solito è citata come una cover di "All My Sorrows" dei Searchers.
Per una volta gli Alusa Fallax di Parretti, Gabet (autore dell'adattamento) e dei fratelli Cirla non avevano del tutto torto. Infatti la base di tutto è un motivo popolare raccolto nelle isole Bahamas, quindi non prodotto sicuramente dalla cultura pellerossa, ma probabilmente dalla cultura degli schiavi neri, ma comunque folk. Un brano diventato poi noto anche come canzone di protesta con il titolo appunto "All My Trials" (tutte le mie prove). Il primo gruppo folk revival di grande successo, il Kingston Trio, aveva poi inserito questo brano con testo leggermente diverso e titolo "All My Sorrows" in un loro album del 1959. In seguito è arrivata (nel 1963) la versione degli inglesi Searchers, piuttosto simile, anche se ora eseguita con strumenti elettrici. Quest'ultima è la base per gli Alusa Fallax, dal punto di vista dell'arrangiamento.

Riguardo al testo italiano invece, nessun riferimento (come al solito) alle parole della canzone originale, la prima o la seconda che sia. Le parole inserite non fanno alcun cenno ai pellerossa, a prove da superare o a un sentimento di tristezza, ma, molto più semplicemente, parlano di amori estivi. L'originale invece parlava di tutte le tristezze che una storia finita ha lasciato dietro di sé, con un vago senso di compianto e nostalgia, che è coerente (a differenza della cover) con il tema musicale morbido e rassegnato (e di grande bellezza).

1. Tutto Passa
2. Cade Una Stella

- Augusto Cirla: voce, batteria, flauto dolce
- Guido Gabet: chitarra, voce
- Massimo Parretti: tastiere
- Mario Cirla: flauto, sax, corno, voce
- Guido Cirla: basso, voce

Purtroppo, i primi due 45 giri incisi in stile melodico sotto la nuova denominazione per l'etichetta "West Side", deludono immediatamente le aspettative commerciali del quintetto milanese: vendono poco e vengono distribuiti ancor peggio. Un esordio del genere avrebbe stroncato chiunque, ma i neonati "Alusa Fallax" non mollano, anzi, mettono in moto una strategia di sopravvivenza che col tempo si rivela vincente, che poi è la stessa che adottarono "I Sagittari" prima di diventare i "Delirium". Da un lato, la band continua ad esibirsi pubblicamente come orchestra da ballo; dall'altro, elabora privatamente un discorso d'avanguardia assimilando tutto il meglio del movimento prog che, nel frattempo, sta sfilando sotto i loro occhi.







venerdì 12 luglio 2013

Sheriff (Sensations' Fix) - 1979 - Sheriff

TRACKLIST:

1. Girl with the optional eyes (4:35) 
2. Don't let go (3:27) 
3. Trouble maker blues (4:01) 
4. Infall defrauders and audiophones (3:56) 
5. Stranger (4:04) 
6. Sustain city (4:05) 
7. Theme from the phantom base (3:43) 
8. Transfixion wait-in (2:42)

L'album americano dei Sensations' Fix viene pubblicato nel 1979. Il gruppo, dopo  l'uscita di Flying Tapes (1978) si trasferisce stabilmente, o quasi, in Virginia e cambia addirittura il nome in Sheriff. Il disco omonimo esce solo negli Stati Uniti per l'etichetta Observatory e, a quanto mi risulta, non è mai stato ristampato in CD. La formazione, oltre a Falsini, Ursillo ed Ewards vede la presenza di un secondo chitarrista, Frank Filfoyt. Il suono è decisamente più rock, caratterizzato da ottimi assoli di chitarra di Falsini e riff elettrici e potenti, come nel caso di Girl with the optional eyes, brano di apertura del 33 giri. Non è un capolavoro, ma è sicuramente un disco che si ascolta volentieri, caratterizzato da quel rock tipicamente made in USA che scorre veloce dalla prima all'ultima nota. All'uscita di Ursillo, che era rientrato in Italia, il gruppo prosegue come trio con il nuovo bassista Gary Falwell per tutto il 1979, suonando però una sola volta dal vivo. Lo scioglimento definitivo giunge verso la fine di quell'anno, quando Falsini decide di trasferirsi a New York e lavorare come tecnico del suono. 

FORMAZIONE:

Keith Edwards / drums 
Franco Falsini / vocals, guitars 
Frank Filfoyt / guitars 
Richard Ursillo / bass, vocals (5)


Post by George

Roberto Sanesi - 1972 - Viaggio Verso Il Nord

"TRACK" LIST :

01. Eine Geburtstagstorte für die Katze (16:33)
02. Armer Pettersson (15:47)

Grazie all'intermediazione dell'amico Rattus, che vorrei tanto tornasse a farsi vivo qui sulla stratosfera, da misteriosa fonte è giunto a noi questo rarissimo album, analogo per molti motivi ad un altra rarità che pubblicammo a suo tempo sulla stratosfera, Metràpolis di Guido Ballo. Come si diceva pocanzi, le affinità tra questo lavoro di Sanesi e quello di Ballo sono davvero tante:
- l'anno di pubblicazione, ovvero quel 1972 che è considerato unanimamente come l'anno d'oro del rock progressivo italiano; - entrambi gli albums contengono poesie con accompagnamento musicale e sono intitolati ai due poeti, autori delle composizioni e voci recitanti negli albums; - inoltre, ed è la cosa che più interessa noi appassionati del blog, nel disco suonano Gianni Leone e Gianchi Stinca del Balletto di Bronzo (nell'anno di YS!!), oltre che l'ottimo Ronnie Jackson del duo Ciampini & Jackson, al cui unico lavoro su vinile dedicò un post, a suo tempo, il buon George...

Così su Italianprog, grazie al quale sono venuto a conoscenza di questo e di molti altri dischi persi nel tempo: "Disco molto ricercato tra i collezionisti più accaniti di prog italiano per la presenza di alcuni collaboratori illustri e perciò molto costoso, Viaggio verso il nord è in realtà un disco di poesie, recitate dall'autore, il poeta milanese Roberto Sanesi, su un cupo sottofondo musicale basato prevalentemente sulle tastiere. Collaborarono al disco il tastierista Gianni Leone e il batterista "Gianchi" Stinga del Balletto di Bronzo, il chitarrista Ronnie Jackson (del duo Ciampini & Jackson - nota del capitano), il bassista Danny Besquet."

ARTISTI :

ROBERTO SANESI - Voce recitante, autore
GIANNI LEONE - Organ, moog, celestial, mellotron and piano
GIANCHI STINGA - Drums & percussions
DANNY B.BESQUET - Bass
RONNIE JACKSON - Guitars and vocals

 

Post by Captain with Rattus help

giovedì 11 luglio 2013

Luigi Tenco

Tra i più grandi artisti che si siano mai affacciati alla finestra della canzone d'autore, Luigi Tenco. Poeta colto - nella sua biblioteca trovavano posto volumi di Kafka, Garcia Lorca, Byron, Moravia, Joyce e Thomas Mann - il cantautore nato a Cassine, in provincia di Alessandria, ma a buon diritto entrato a far parte della cosiddetta scuola genovese, non si limitò a stravolgere il mondo della musica leggera con brani intensi e seri, esistenzialisti e anticonformisti, dalla metrica strana e irregolare, dalle storie d'amore mai allegre e spensierate, ma visse sulla propria pelle, in prima persona, i dubbi e le ansie dei personaggi che metteva in musica, dei protagonisti delle sue canzoni. E portò alle estreme conseguenze questo suo essersi fatto portavoce del malessere e dei disagi di quegli anni, di quel gruppo di amici che si raccontavano rabbie e dolori in un piccolo bar della Foce, a Genova, convinti dell'inutilità delle cose e del proprio ruolo ("E poi mille strade/grigie come il fumo/in un mondo di luci/sentirsi nessuno") suicidandosi a Sanremo.

Lasciando dietro sé un solo biglietto, che mal riassumeva quella drammatica scelta: "Ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda lo tu e le rose in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao, Luigi".

Naturalmente, quel "giovane angelo senza spada", come lo avrebbe definito De Gregori in una sua canzone-omaggio all'artista scomparso, si era tolto la vita per qualcosa di più complesso di una canzone non entrata in finale (Ciao amore ciao, per la cronaca) o dei mille pettegolezzi di cui si discusse allora: debiti di gioco, donne, alcol o droga. O, forse, Tenco si uccise per qualcosa di più semplice: la tendenza, tipica del suo gruppo, di confondere il gioco con la realtà, l'arte con la vita, il malessere con l'essere. "Pensavamo di aver ottenuto tutto dalla vita e volevamo provare quello che c'era oltre la porta", ha ricordato non molto tempo fa Gino Paoli, che, come il vecchio amico, cercò di togliersi la vita con un colpo di pistola.

Rimangono, 25 anni dopo, le canzoni di Luigi Tenco, così belle da non meritare la finale del Festival di Sanremo, così intense da non meritare l'onore del primo posto in classifica. Canzoni strane e tristissime, che ereditavano i dolori non solo dagli chansonnier francesi (Brel, Brassens, Aznavour, Mouloudji), ma anche dagli scrittori d'oltralpe: Camus (che come lui cercava inutilmente una giustificazione alla sua esistenza), Sartre (tra l'essere e il nulla, i muri e la nausea) e Celine (con i suoi viaggi al termine della notte). Oggi è intitolato a lui il più importante premio e la più importante rassegna della canzone d'autore italiana.

* 1938 Nasce il 21 marzo a Cassine, Alessandria.
* 1953 Rimasto orfano di padre e trasferitosi con la madre e il fratello maggiore nei pressi di Genova, oltre a frequentare proficuamente la scuola coltiva una grande passione per il jazz e dopo aver imparato a suonare piano, sax, chitarra e clarinetto fonda la Jelly Roll Morton Boys Jazz Band (nel gruppo compare anche Bruno Lauzi al banjo).

* 1957 Dopo aver conseguito la maturità liceale e aver esordito come cantante in diverse formazioni, al fianco dei fratelli Reverberi, Umberto Bindi, Fabrizio De André, Enzo Jannacci e Gino Paoli, entra a far parte del gruppo di Riccardo Rauchi.

* 1958 Forma I Diavoli del Rock, con Gino Paoli alla chitarra e Nicola Grassi alla batteria; suona il sax nel Trio Garibaldi.

* 1959-61 Approda alla Ricordi, etichetta che ha già lanciato Paoli e Bindi; incide diversi singoli come cantante con il nome di Gigi Mai, Gordon Cliff o Dick Ventuno; deciso a laurearsi, continua a seguire l'università e intanto, a Milano, frequenta Giorgio Gaber e Piero Ciampi.

* 1962 Approda al 33 d'esordio Luigi Tenco che contiene futuri classici come Quando, Angela, Mi sono innamorato di te e Come mi vedono gli altri, incontra l'ostilità della Rai che censura molte delle sue canzoni.

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* 1962 Debutta nel cinema grazie a Luciano Salce che gli affida il ruolo di protagonista nel film "La cuccagna"; la sua amicizia con Paoli s'incrina per la relazione di quest'ultimo con Stefania Sandrelli.

* 1964 Mentre la vena compositiva di Tenco si fa sempre più prolifica, Wilma Goich porta al successo la sua canzone Ho capito che ti amo; intanto, conseguentemente alla separazione di Nanni Ricordi e Crepax dalla Ricordi, Tenco passa a incidere per la Saar/Jolly e pubblica Ragazzo mio/No non è vero.
* 1965 Mentre vede la luce il suo secondo Lp, anch'esso intitolato Luigi Tenco (contiene Ragazzo mio, Ho capito che ti amo, Vedrai vedrai), è costretto a partire per il servizio militare.

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* 1966 Firma un contratto con la Rca e si trasferisce a Roma dove rafforza il suo impegno politico in campo musicale stabilendo contatti con Lucio Dalla e altri artisti; mentre la moda beat spopola, scrive canzoni come Mondo di uomini per Dalla e Yèeeeeh... per i Primitives, e incide Un giorno dopo l'altro, sigla dello sceneggiato TV "Il commissario Maigret"; in novembre esce Tenco, contenente 12 brani fra cui Lontano lontano, Se sapessi come fai, Un giorno dopo l'altro, E se ci diranno.

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* 1967 La Rca, nonostante le vendite modeste finora raggiunte, decide di lanciarlo in maniera definitiva e lo iscrive al Festival di Sanremo con Ciao amore ciao; il 26 gennaio, in coppia con Dalida, Tenco interpreta Ciao amore ciao sul palcoscenico di Sanremo ma la sua esibizione non convince e la canzone, ispirata al tema dell'emigrazione, non accede alla finale; durante la stessa notte dell'eliminazione viene ritrovato privo di vita nella sua camera d'albergo, ucciso da un colpo di pistola alla tempia; sul comodino viene rinvenuto un biglietto nel quale il cantautore si rivela suicida (un alone di mistero avvolgerà sempre l'intera vicenda).

* Anni'70 Escono raccolte e Lp postumi; in sua memoria, Amilcare Rambaldi istituisce nel '72 la prestigiosa rassegna della canzone d'autore Premio Tenco. Consegnato al mito da una tragica e prematura morte, Tenco è stato ricordato con diversi album (prevalentemente antologici) immessi sul mercato dal '67 in poi.

1967 Ti ricorderai di me (4 inediti)
1967 Se stasera sono qui (5 inediti)
1969 Pensaci un po' (5 inediti)

1972 Luigi Tenco canta Tenco, De André, Jannacci, Bob Dylan (Registrazioni del periodo SAAR, tutte inedite)