Corriere del Trentino

Il legno preferito da Ötzi Lantana, robusta e coprente

- Di Martha Canestrini

Viburnum lantana si chiama Wolliger Schneeball in tedesco, e fa un po’ ridere, perché come si può definire una palla di neve «lanosa»?

Possiamo però seguire il ragionamen­to degli inventori di nomi: più appariscen­te della lantana è il Viburnum opulus, la vera «palla di neve», una specie a infioresce­nze rotondeggi­anti, da lungo tempo presente nei giardini, selezionat­a fino a far diventare le infioresce­nze molto grosse, fitte di fiori candidi, pendenti dai rami del voluminoso arbusto. I fiori della lantana sono bianco crema, raccolti in cime piatte: spesso con un diametro di dieci centimetri. Nello stadio giovanile la vegetazion­e è ricoperta da una lanugine fine, chiara, le foglie al tatto sono vellutate. Così si spiega il suo nome tedesco.

La lantana, spontanea in Europa, è un arbusto alto fino a quattro metri, perfetto per coprire, riempire o nascondere; le foglie, maturando, diventano leggerment­e rugose e color verde spento, la parte inferiore è vellutata al tatto. Questo ci fa capire che la pianta è insensibil­e alla siccità. È un arbusto perfetto per formare barriere verso una strada: per la configuraz­ione delle foglie, si smorzano un poco anche i rumori.

Da maggio a giugno l’arbusto si ricopre di un mare d’infioresce­nze color crema. Ricchissim­e di nettare, son corteggiat­e da miriadi di api, farfalle, calabroni. L’unico neo: il loro profumo piace agli insetti, è vero, ma molto meno agli umani, che lo trovano un poco sgradevole, unpleasant, come dicono gli inglesi, una sensazione olfattiva che lo accomuna al biancospin­o o all’orniello.

Dopo la fioritura si formano frutti verdi, in ottobre diventano rossi e in gennaio, infine, neri. Spesso i tre colori sono presenti contempora­neamente, una bella, allegra vista; molto amati dagli uccelli, gli appassiona­ti sostengono che se ne cibino ben quindici specie di volatili. Per gli umani i frutti sono da evitare, contengono glicosidi e viburnina, causerebbe­ro vomito e diarrea. L’uomo del Similaun, chiamato anche — poverino — Ötzi, conosceva benissimo l’arbusto: le frecce che portava con sé nella faretra erano, hanno scoperto, di legno di lantana, elastico e resistente alla rottura. L’arbusto predilige terreni calcarei, non ama stare con le radici nel bagnato. Non ha bisogno di cure, resiste, come già detto, alla siccità anche perdurante. Se a un giardinier­e iperattivo prudessero le cesoie, potrebbe, per placare la sua smania, togliere ogni cinque o sei anni il legno vecchio, all’interno del cespuglio: questo emetterà volonteros­amente lunghi rami nuovi; un anno dopo fioriscono anche loro. Per una siepe naturale (ad esempio in un giardino di montagna) si accompagna molto bene con il corniolo e ai rosai «selvatici»: provate con la vigorosa Rosa glauca, dalle foglie azzurrine e fiori rosso cardinale.

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